sabato 4 giugno 2011

Federali Sera-4 giugno 2011. Napoli. Alcuni residenti – spiega un esercente della zona che preferisce rimanere anonimo –, hanno tolto con prepotenza i cassonetti da via Correra, nell'area nota col nome di Cavone, portando la spazzatura davanti ai negozi di piazza Dante in segno di protesta. O, peggio ancora, lasciando l’immondizia aperta a bruciare sotto il sole cocente.----Il nostro territorio, ha concluso il primo cittadino di Vittoria, ha bisogno della facoltà di Agraria: lo richiedono le tante imprese agricole, i produttori, gli operatori del comparto, che ogni giorno faticano, e che sono costretti a misurarsi con gli effetti nefasti della globalizzazione.----Canton Ticino. Lavoro in nero significa in effetti dumping salariale, precariato sociale, mancanza di tutela per la salute dei lavoratori, messa in discussione del sistema previdenziale e della stessa credibilità delle istituzioni pubbliche, a cui vengono sottratte risorse finanziare.

Il territorio ragusano perde la facoltà di agraria
Napoli, passate le elezioni i rifiuti restano e i turisti fanno foto
Termovalorizzatore Napoli Est, quanto pesa nel piano regionale
Napoli, Marotta: de Magistris tenga 'per se' i fondi del Forum 2013
Svizzera. In Ticino crescono le denunce di lavoro nero


Il territorio ragusano perde la facoltà di agraria
Il territorio ibleo, naturalmente vocato all'agricoltura e alla zootecnia, valorizzato dal serio e appassionato lavoro di contadini e supportato da una rete di tecnici, esperti, ricercatori e docenti tra i più preparati d'Italia, è ad un passo dal perdere uno dei beni più grandi che ha, dal punto di vista scientifico: la Facoltà di Agraria dell'Università locale.
 Una facoltà che nell'arco degli ultimi decenti ha offerto un sostegno decisivo agli operatori agricoli, aiutandoli a far emergere il comparto sino ai vertici dell'eccellenza, che su mercato si traduce in nomi altisonanti, in Italia e all'estero, visto che i vini Cerasuolo, Nero d’Avola, Frappato provengono da queste terre, come peraltro la meno nota seppur eccellente Carota d’Ispida, l’Olio Extravergine d'Oliva Ibleo, e il formaggio Ragusano, ovviamente.
 Queste straordinarie eccellenze, e le aziende che le producono, dovrebbero d'ora in avanti rinunciare alla ricerca, quindi allo sviluppo, al futuro supporto scientifico, privando i giovani del posto della possibilità di studiare nell'ambito di un settore che troverebbe ampio sbocco lavorativo sul territorio.
 Le ragioni ufficiali del provvedimento, che avrà attuazione già dal prossimo anno accademico, sono evidentemente pretestuose, e vanno dalla necessità di razionalizzare i corsi di laurea al problema delle scarse iscrizioni, vale a dire agli introiti che non riuscirebbero a garantire il pareggio dei costi di esercizio.
 In una lettera aperta ai giornali della provincia di Ragusa, i "giovani comunisti di Vittoria" puntano il dito contro "i politicanti che si stanno impegnando ad affossare l’università", e che sarebbero "le stesse persone che poi si indignano per i fenomeni di agropirateria e dumping", chiedendosi poi, giustamente, "come sia possibile combattere tali fenomeni senza la ricerca?" Il loro messaggio accorato lancia "un appello al segretario generale della Camera di Commercio e membro del Consorzio Universitario, Carmelo Arezzo, in quanto persona seria e preparata", chiedendo con urgenza un incontro per discutere queste tematiche.
 Dal suo canto, Giuseppe Nicosia, sindaco della cittadina a maggior vocazione agricola della provincia - Vittoria, per l'appunto - è intervenuto sulla questione sottolineando, in un'intervista a Radio Rtm di Modica, quanto «la vocazione agricola del nostro territorio imponga il mantenimento di un forte legame tra il mondo del lavoro e l’università» e aggiungendo che «la facoltà di Agraria non può essere dismessa in obbedienza a logiche di razionalizzazione e di contenimento dei costi», perché «eliminare la possibilità di fare ricerca sarebbe un delitto».
 «Il nostro territorio», ha concluso il primo cittadino di Vittoria, «ha bisogno della facoltà di Agraria: lo richiedono le tante imprese agricole, i produttori, gli operatori del comparto, che ogni giorno faticano, e che sono costretti a misurarsi con gli effetti nefasti della globalizzazione».
3 giugno 2011

Napoli, passate le elezioni i rifiuti restano e i turisti fanno foto
Napoli, 3 giu (Il Velino/Il Velino Campania) - Rifiuti e turisti. Ormai questo è il binomio partenopeo che sembra descrivere al meglio la realtà napoletana. Da piazza Bellini al corso Vittorio Emanuele, da piazza Trinità Maggiore a via Toledo il canovaccio è sempre lo stesso e sembra essere scritto con eccezionale precisione e dovizia di particolari. In piazza Bellini, una dei ritrovi storici della movida napoletana, mentre una troupe di “Un Posto al Sole” gira nuove scene per la soap partenopea, cumuli di rifiuti producono olezzi nauseabondi tali da distrarre gli attori e provocare le immancabili ire dei commercianti del luogo sempre più stanchi per “l'infinita” emergenza. Dal corso Vittorio Emanuele e fino al centro della city, ci sono vere e proprie “installazioni” simili alle montagne di Sale, risalenti ai fasti Bassoliniani, solo che ora le montange sono composte dai sacchetti di rifiuti ammassati gli uni sugli altri. Tanto grandi, tali “installazioni” da conquistare fin troppo spesso l'attenzione dei turisti sempre più increduli per la situazione in cui versa il capoluogo partenopeo. Il tour per il centro prosegue giungendo in piazza Trinità Maggiore, dove dal marciapiede traboccano i sacchetti “abbandonati” al loro destino, così come nel dedalo di vicoli dei Quartieri Spagnoli. Un po’ di tregua si nota “soltanto” in via Toledo e davanti alle sedi di Comune, Provincia e Regione.
 In via Medina, torna poi l'incubo rifiuti, con lo scheletro di un cassonetto rovesciato e bruciato, diventato per molti lo spettro di Napoli e ciò che rimane dell’emergenza tutt'altro che finita. Stesso scenario in piazza Dante, dove l'angolo con via Tarsia è invaso dal cattivo odore e dalla spazzatura lasciata sul marciapiede. “Alcuni residenti – spiega un esercente della zona che preferisce rimanere anonimo –, hanno tolto con prepotenza i cassonetti da via Correra, nell'area nota col nome di 'Cavone', portando la spazzatura davanti ai negozi di piazza Dante in segno di protesta. O, peggio ancora, lasciando l’immondizia aperta a bruciare sotto il sole cocente”. La crisi dei rifiuti si vede e si sente ancora in via Santa Teresa degli Scalzi, dove le strade non sono state spazzate e sono invase dai cumuli di rifiuti. In città, intanto, c'è grande attesa per la neo elezione a sindaco di Luigi de Magistris che ha parlato, in campagna elettorale, di raccolta differenziata e porta a porta al 65 per cento entro entro sei mesi dal suo insediamento. In molti si chiedono se questa sarà la svolta o l'ennesimo “bluff”. Il tempo, che come si dice è galantuomo, darà il suo verdetto.
(rep/Maria Pedata) 3 giu 2011 17:56

Termovalorizzatore Napoli Est, quanto pesa nel piano regionale
Napoli, 3 giu (Il Velino/Il Velino Campania) - Cifre, potenzialità, scenari dei rifiuti a Napoli. Partendo dal tanto contestato (a sinistra) termovalorizzatore di Napoli Est che dovrebbe cominciare a essere costruito ad inizio 2012. Il piano regionale per la gestione dei rifiuti della Regione Campania è stato adottato dalla giunta il 28 marzo scorso: si individua in esso – a quanto si apprende - la necessità di impiantistica di termovalorizzazione per una potenzialità pari a 1.364 mila tonnellate all’anno; tale potenzialità è soddisfatta dall’insieme dell’unico impianto esistente e dei tre nuovi impianti già programmati. Nello specifico: Acerra, funzionante dal 2009 e con collaudo completato il 28 febbraio 2010, con una potenzialità di circa 566 mila t/a (tonnellate annuo); Napoli Est, con una potenzialità nominale di 400 mila t/a; Salerno, con una potenzialità nominale di 300 mila t/a, per il quale è in corso la procedura di aggiudicazione dell’appalto in concessione; Provincia di Caserta, con una potenzialità nominale di 90 mila t/a. In pratica, il termovalorizzatore di Napoli Est viene considerato indispensabile per delineare un assetto stabile e definitivo della situazione regionale dei rifiuti.
 Dai dati certificati per l’anno 2009 si evince che la Provincia di Napoli produce un quantitativo di R.S.U. pari a 1.584.340 t/a. L’aliquota di Raccolta Differenziata per il 2009 per tale Provincia (incluso il dato del Comune di Napoli) è pari al 36,39 per cento. Ne consegue che, per l’anno 2009, le quantità di indifferenziato e di differenziato sono rispettivamente pari a 1.007.799 e 576.541 t/a. Negli scenari del citato Piano Regionale si prevede un obiettivo di miglioramento della Raccolta differenziata, nei due anni successivi dall’approvazione, sia quantitativo, fino a portare l’aliquota di tale raccolta al 50 per cento, sia qualitativo. Per tali valori elevati di Rd ci si attenderebbe infatti uno scarto molto elevato, pari a oltre il 50 per cento come avviene attualmente nelle Province di Avellino e Salerno che sono già a questi livelli di raccolta differenziata.
Se si assumessero tali dati, desunti dalla realtà del territorio campano, i quantitativi da inviare a termovalorizzazione sarebbero ben oltre quelli previsti dal Piano Regionale. Quest’ultimo, però, ha ottimisticamente ipotizzato che assieme ad un miglioramento quantitativo della differenziata si verifichi anche un miglioramento qualitativo che porti lo scarto medio regionale al 29 per cento. Con tale assunzione ottimistica, e considerando sempre che gli scarti della selezione di carta e plastica vanno inviati necessariamente a termovalorizzazione per i motivi di cui sopra, si può stimare che l’indifferenziato residuale da inviare a termovalorizzazione, al netto delle quantità trattate dall’inceneritore di Acerra, risulti pari a 438.700 t/a.
(rep/rp) 3 giu 2011 18:11

Napoli, Marotta: de Magistris tenga 'per se' i fondi del Forum 2013
Il fondatore dell'Istituto Studi Filosofici: per la nuova Giunta penso a Nino Daniele alla Cultura
Napoli, 3 giu (Il Velino/Il Velino Campania) - “Basta con la cultura effimera, fatta di feste di piazza e pranzi pubblici. È il tempo di tornare a fare qualcosa per la città”. Questo è quanto spiega l'avvocato Gerardo Marotta, filosofo e fondatore nel 1975 dell'Istituto italiano per gli Studi Filosofici.

Avvocato, lei è stato un sostenitore di de Magistris dal primo momento, ora cosa si aspetta che faccia per la cultura?
“Deve fare una scelta netta tra la cultura vera, che serve a formare le nuove generazioni, e la cultura effimera che serve soltanto a diseducare i giovani”.

Può fare un esempio più di cosa intende per cultura effimera?
“Basti pensare a tutti i miliardi spesi inutilmente negli scorsi anni per feste e festicciole di piazza, per cibarie e cantanti. Quelle sono cose che si può permettere un paese ricco, non noi”.

E, dunque, qual è la 'vera' cultura?
“Intendo l'umanesimo e la ricerca di base. L'Italia ha prodotto scienziati di grandissimo valore, come il gruppo di via Panisperna per citarne solo uno, e quella era ricerca di base. Invece oggi si fa più ricerca tecnologica che è fine a se stessa”.

Dal punto di vista pratico cosa si aspetta dal neo sindaco?
“L'Istituto Italiano per gli Studi Filosofici attende da de Magistris una grande attenzione al comparto culturale, dando finalmente una sede alla Scuola di studi superiori e la creazione di una foresteria per i giovani. Struttura questa che accolga gli studenti provenienti dal resto del mondo”.

Al fianco dell'ex pm, si schierati esponenti della borghesia napoletana filo bassoliniana, cosa ne pensa?
“Per quanto mi riguarda l'essenziale dell'essenziale è che de Magistris tenga 'per se' il Forum delle Culture 2013. Quelle, di fatto, sono le uniche risorse di cui disporrà il Comune di Napoli e bisogna impedire che quei fondi cadano nelle mani sbagliate”.

A cosa pensa?
“Purtroppo abbiamo avuto una lunga serie di iniziative terrificanti, in cui si sono stati sprecati miliardi, mentre noi come Istituto Italiano siamo sul lastrico. Ho dovuto vendere le mie proprietà per portare avanti i nostri studi. Si deve sapere che siamo agli sgoccioli e che non possiamo più pagare i fitti per i locali che ospitano i nostri libri (circa 300mila volumi, ndr). Si pensi che la Reigone ci ha promesso, da 12 anni, locali per la nuova biblioteca, ma a causa di lungaggini burocratiche ne stiamo ancora parlando”.

Che sinergia auspica tra l'amministrazione comunale e gli istituti di cultura?
“Spero si facciano una serie di riunioni tra il sindaco e le associazioni culturali prima che de Magistris scelga la squadra di governo ”.

Chi vedrebbe o chi vorrebbe suggerire come assessore alla cultura
“Nino Daniele. Dico il suo nome perché anni fa, quando Daniele era vice presidente della Regione Campania, aveva proposto di creare nell'attuale caserma Bixio di Monte di Dio un grande centro di ricerca. La caserma sorge sul Tempio di Afrodite Euploia, e lì negli anni scorsi si decise di organizzare la grande biblioteca della Nunziatella, la Scuola di Studi Superiori e un centro di ricerca”.
(rep/fmc) 3 giu 2011 18:15

Svizzera. In Ticino crescono le denunce di lavoro nero
L'economia sommersa potrebbe raggiungere il 9% del PIL
Un mondo sommerso, difficile da quantificare, un nemico per le imprese e per i lavoratori. È il lavoro nero, una pratica che, secondo uno studio pubblicato su “Dati, statistiche e società” (pubblicazione semsestrale dell’USTAT, nel nostro Paese potrebbe raggiungere la notevole cifra d’affari di 37 miliardi di franchi all’anno, il 9 % del PIL. E con gli accordi di libera circolazione c’è il rischio che tale pratica possa ulteriormente diffondersi. Ciò crea una concorrenza sleale nei confronti di chi è in regola. Lavoro in nero significa in effetti dumping salariale, precariato sociale, mancanza di tutela per la salute dei lavoratori, messa in discussione del sistema previdenziale e della stessa credibilità delle istituzioni pubbliche, a cui vengono sottratte risorse finanziare.
A livello di dati statistici, negli ultimi tre anni i casi segnalati in Ticino sono stati 1.068, con un trend in crescita. I livelli del 2009-10, come la ripartizione per settori, tendono a confermarsi anche per i primi mesi del 2011, secondo l’Ufficio per la sorveglianza del mercato del lavoro (USML). Da notare che le cifre indicano le segnalazioni e quindi potrebbero dare un quadro sbilanciato in favore dei rami economici più “visibili”. Nel nostro Cantone le denunce hanno portato a 808 richieste di controllo affidate all’ente di prima istanza (di regola l’Ufficio dell’ispettorato del lavoro, UIL). Fra i 683 accertamenti giunti ad un esito, 198 hanno attestato l’esistenza di lavoro nero. Sono quindi partite 532 comunicazioni agli enti interessati (60 % assicurazioni sociali, 10% diritto degli stranieri, 30 % fisco): 157 di queste sono giunte a una decisione finale: in 116 casi sono stati regolarizzate le posizioni dei datori di lavoro e dei lavoratori, mentre in 41 casi più gravi, sono state emesse sanzioni (nei 2/3 dei casi tagli agli aiuti finanziari, per un terzo l’esclusione dagli appalti pubblici).

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