giovedì 23 giugno 2011

Federali.Mattino_23.6.11. Il giornalista pubblicista Pierpaolo Faggiano, 41 anni, si è suicidato ieri sera impiccandosi a un albero nel giardino della sua abitazione, nel Brindisino.----Io un grande trascinatore? Di questo - risponde il sindaco di Napoli a Panorama - sono consapevole: sono un punto di riferimento e ho una grande capacità di leadership.

Giornalista precario suicida nel Brindisino
Perrone: «Spazio ai giovani e ai mestieri tradizionali»
Piero Grasso: «La Calabria ha bisogno di ulteriori risorse»
De Magistris «studia» da premier. «Io leader: gli altri solo capi di partito»
Bozen. Alto Adige: Fitto, su segnaletica presto accordo storico
Bozen. Svp: nuovi confini? No, grazie


Giornalista precario suicida nel Brindisino
BRINDISI – Il giornalista pubblicista, Pierpaolo Faggiano, 41 anni, si è suicidato ieri sera impiccandosi a un albero nel giardino della sua abitazione, in cui viveva con la madre e un fratello. E’ stato quest’ultimo a scoprire il suicidio quando assieme alla madre è rientrato dopo che avevano partecipato a un matrimonio.
L'uomo, collaboratore della Gazzetta del Mezzogiorno, da Ceglie Messapica (Brindisi), a quanto si è appreso avrebbe lasciato una lettera in cui spiegherebbe le motivazioni del gesto legate a una delusione sentimentale e alle precarie condizioni lavorative.
"Cordoglio e sconcerto" sono espressi dall’Associazione della stampa di Puglia in relazione al suicidio del giornalista collaboratore della Gazzetta, Pierpaolo Faggiano da un comune della provincia di Brindisi che "si è abbandonato ad un gesto estremo, dettato dal profondo disagio esistenziale legato anche alla sua condizione di precarietà lavorativa".
L'episodio – viene spiegato in una nota – "deve imporre a tutti, specialmente a chi detiene responsabilità di governo a tutti i livelli, una profonda riflessione sul dramma di migliaia di persone, giovani e meno giovani che, non soltanto nel giornalismo, vivono ogni giorno sulla propria pelle il dramma di un’occupazione precaria e senza alcuna prospettiva di stabilizzazione. Una condizione che impedisce a chiunque di guardare al futuro con fiducia e di realizzare progetti di vita".

Perrone: «Spazio ai giovani e ai mestieri tradizionali»
Francesco Rosso
 L'Acai è l'Associazione Cristiana Artigiani Italiani, nata nel 1945ed è presieduta dal professor Dino Perrone docente di economia presso l'Università Giovanni Paolo I.
«Se vogliamo uscire dalla crisi – spiega – dobbiamo tornare ad essere un Paese capace di parlare ai giovani e di valorizzare quei mestieri tradizionali che tanto hanno contribuito, in passato, alla crescita economica e sociale dell'Italia». Ha le idee chiare Dino Perrone che in queste ultime settimane è intervenuto a più riprese sui temi caldi dell'economia italiana illustrando la «ricetta» che l'artigianato italiano e le piccole e medie imprese intendono proporre per superare il momento di difficoltà del Paese. Idee chiare e concetti forti che passano attraverso quella che il massimo dirigente dell'Acai definisce «la necessaria riscoperta di quel giacimento nascosto costituito dalla cultura e dalla professionalità che ancora si respirano nei nostri laboratori e nelle nostre botteghe». Ma davvero, presidente Perrone, pensa che i giovani d'oggi siano ancora interessati a riscoprire i mestieri dei loro padri se non addirittura dei loro nonni? «Non lo penso solo io. A pensarlo, per meglio dire a dimostrarlo, sono proprio i giovani. Uno studio condotto dal Censis ci dice infatti che un giovane su tre sceglie un lavoro artigianale oppure operaio. Questa indagine, del resto, dimostra come, in ambito europeo, l'Italia presenti attualmente la più alta percentuale di giovani impegnati in lavori manuali». Oggi però i giovani imprenditori incontrano non poche difficoltà nell'avviare una attività, non solo nei settori più innovativi ma anche in quelli tradizionali. «Questo è certamente vero. La crisi colpisce a pioggia e qualsiasi riparo appare precario. Tuttavia vorrà pur dire qualcosa il fatto che oltre il 60% degli studenti degli istituti tecnici, alla fine del percorso scolastico, trova un lavoro. Sono dati statistici in controtendenza rispetto al panorama formativo del nostro Paese e che dovrebbero indurre a ripensare criticamente certi schematismi culturali che si stanno dimostrando inadeguati ad affrontare i cambiamenti del mercato del lavoro». In questo quadro, presidente Perrone, cosa può dare al Paese il comparto artigiano? «Anzitutto un esempio di coerenza ed un substrato di valori che può fungere da collante e tenere insieme l'anima fin troppo lacerata del Paese. E da tutto questo possono derivare anche positive ricadute economiche. Lo scorso anno i giovani artigiani sono cresciuti di oltre trentamila unità. Non bisogna abbandonarli, non bisogna scoraggiarli. Meno che mai bisogna ostacolarne la formazione e l'affermazione sui mercati internazionali. La cultura artigiana è la vera cultura del fare. È l'esaltazione del principio di solidarietà nel mondo del lavoro. Tutto questo deve essere compreso e, ripeto, incoraggiato».

Piero Grasso: «La Calabria ha bisogno di ulteriori risorse»
Il procuratore Antimafia Piero Grasso, al termine di un incontro con il procuratore di Lamezia, Salvatore Vitello, ha ribadito la necessità di dotare la Calabria «di ulteriori risorse»
22/06/2011  «Questa è una terra che ha bisogno di ulteriori risorse perchè ci sono persone che lavorano e credono in quello che fanno. Questo è il modo migliore per investire le risorse nel nostro Paese, nel tentativo di migliorare questa comunità e questa società». A dirlo è stato il procuratore nazionale antimafia, Piero Grasso, al termine di un incontro che ha avuto oggi con il procuratore di Lamezia Terme, Salvatore Vitello, e con le forze dell’ordine. Grasso incontrerà poi i magistrati della Dda di Catanzaro ed in serata parteciperà al festival dei libri sulle mafie, “Trame». «Abbiamo fatto il punto della situazione – ha aggiunto – che è certamente positivo perchè l’operazione di sequestro di oggi di beni per 200 milioni di euro e la risoluzione di un caso di omicidio di qualche giorno fa ci fanno intravedere una volontà di fare da parte delle forze dell’ordine e della magistratura veramente eccezionale. I risultati sono sempre miracolosi rispetto ai mezzi ed alle risorse che si hanno a disposizione». «Bisogna combattere sia la grande criminalità che la microcriminalità – ha aggiunto Grasso – cosa che già si fa. La mia venuta qua è per puntare i riflettori su Lamezia Terme, per focalizzare l’attenzione anche del Governo perchè questa è una terra che ha bisogno, come il resto della Calabria, di risorse e mezzi per poter continuare questa battaglia contro il crimine organizzato, ma, soprattutto, perchè questo deve costituire il volano affinchè si attivi il risveglio di una società. Non più indifferenza e rassegnazione. Qui si percepisce che c'è la voglia di colpire coloro che detengono un potere che viene usato contro dei sudditi, con gente che non sente il sapore della democrazia, della libertà. Questo è ciò che è più importante: avere la partecipazione sociale della comunità in questa opera di risveglio e di restaurazione dei valori democratici». Grasso, in merito al problema delle estorsioni, si è poi chiesto «quanto deve durare la sottomissione a questo balzello che si deve pagare per avere una protezione da pericoli che gli stessi soggetti mettono contro di te? Ci vuole la rivoluzione culturale degli imprenditori e dei commercianti in genere». Il procuratore nazionale antimafia, infine, ha sottolineato che «da tempo la strategia del sequestro e della confisca dei beni mafiosi è una strategia per contrastare quelle che sono le infiltrazioni. Oggi si sequestrano anche aziende e imprese mafiose».

De Magistris «studia» da premier. «Io leader: gli altri solo capi di partito»
Frecciata a Di Pietro, Vendola e Bersani: «Il mio successo da trascinatore bisognerà coglierlo a livello nazionale»
NAPOLI - "Di Pietro, Vendola e Bersani sono leader di partito, mentre io sono un leader politico”: parola di Luigi de Magistris, che ha concesso un’intervista clamorosa a Panorama, in edicola domani. Un colloquio, quello col settimanale, nel quale De Magistris lancia apertamente la sua Opa sul centrosinistra nazionale. “Io un grande trascinatore? Di questo - risponde il sindaco di Napoli a Panorama - sono consapevole: sono un punto di riferimento e ho una grande capacità di leadership. Ma voglio esercitarla all'interno di una squadra. Una leadership moderna va esercitata così”. De Magistris parla anche dei suoi presunti dissapori con il leader di Idv Antonio di Pietro: “Il problema non è quello di una contrapposizione tra me e Antonio Di Pietro. A Napoli anche grazie a me, si è creata una situazione che va molto oltre Di Pietro. Qui non si è avuto il successo dell’Italia dei Valori, ma il successo di un leader. E a livello nazionale bisognerà saperlo cogliere”.

De Magistris insiste sulla differenza tra capopartito e leader politico: “Io sono un leader politico: Di Pietro è un leader di partito, come Nichi Vendola, come Pier Luigi Bersani”. Anche sulla emergenza – rifiuti l’ex pm dice chiaramente la sua, a cominciare dal famigerato autoultimatum sulla soluzione del problema in cinque giorni che tante critiche gli ha attirato: “Ho fatto la delibera, non una cosa qualsiasi. Il comune ha già fatto una delibera sulla raccolta differenziata che sarà operativa il primo settembre in sette quartieri e poi negli altri. Per Napoli – aggiunge il sindaco - è una rivoluzione. Abbiamo individuato, senza aspettare Roma, i siti provvisori: non nuove discariche, ma siti dove i rifiuti dovrebbero sostare un paio di mesi per essere subito trasferiti altrove. I cittadini vanno convinti che non sarà più come prima: la musica è cambiata, c’è stata una rivoluzione. Andranno convinti che stiamo facendo l'impossibile e dialogheremo con tutti per risolvere il problema”. Finale sul termovalorizzatore di Napoli Est: “Non se ne parla neanche. Quello di Acerra funziona, un altro sarebbe uno spreco di denaro, una diminuzione dei posti di lavoro, un contributo all'inquinamento e la raccolta differenziata lo renderebbe tra l’altro obsoleto, è la strada sbagliata”.
Carlo Tarallo

Bozen. Alto Adige: Fitto, su segnaletica presto accordo storico
"Vogliamo lavorare per arrivare ad un accordo nelle prossime settimane", ha detto Fitto.
ROMA. Sul tema della segnaletica dei sentieri di montagna "si può arrivare, a breve, ad un accordo storico": lo ha detto il ministro per i Rapporti con le Regioni, Raffaele Fitto, che ha incontrato il presidente della giunta provinciale di Bolzano Luis Durnwalder. "Vogliamo lavorare per arrivare ad un accordo nelle prossime settimane - ha detto Fitto - il clima è positivo e costruttivo; abbiamo preso atto del lavoro svolto dalla commissione paritetica ma ci sono ancora alcuni nodi da definire. Sono fiducioso che riusciremo ad arrivare ad una sintesi". 22 giugno 2011

Bozen. Svp: nuovi confini? No, grazie
La Svp risponde così alla proposta dei Freiheitlichen di trasformare l'Alto Adige in una Stato libero.
BOLZANO. "Spostare confini? No grazie!" La Svp risponde così alla proposta dei Freiheitlichen di trasformare l'Alto Adige in una Stato libero. Secondo il segretario amministrativo della Svp, Philipp Achammer, "nell'Europa del 21º secolo non è realistico chiedere lo spostamento di confini". "L'accordo di Schengen e l'Euro hanno dimostrato che solo l'Europa fa sparire i confini", prosegue Achammer. "Non c'è motivo - conclude - per lasciare la strada dell'autonomia che non è stata ancora del tutto realizzata".

"Un Libero Stato dell'Alto Adige? E' la soluzione giusta per il gruppo linguistico tedesco ma anche per gli italiani''. A rilanciare il tema era stato, poche ore prima, Pius Leitner dei Freiheitlichen. ''I sudtirolesi - ha detto il consigliere regionale liberal-nazionale - in gran parte non vogliono definirsi italiani e dagli altoatesini di lingua italiana non si puo' pretendere che gradiscano essere assimilati all'Austria''. La soluzione, secondo Leitner, costituirebbe un ''progetto di pace nel cuore dell'Europa''. 22 giugno 2011

Nessun commento: