giovedì 23 giugno 2011

La scuola fantasma dei pm padani


Inaugurata due volte a Bergamo, per ora si paga solo l'affitto
di Roberto Miliacca  


La Lega inaugura la «sua» scuola per magistrati padani di Bergamo. Peccato che lo abbia fatto venerdì scorso per la seconda volta nell'arco di due anni, e dopo aver fatto pagare a comune e provincia mezzo milione di euro per affitti a vuoto solo per avere a disposizione delle mura.

Che fosse un pallino di Umberto Bossi, era risaputo: già nel lontano 2008 il leader del carroccio voleva i magistrati padani.

E domenica, da Pontida, il messaggio di Bossi è stato ancora più chiaro: «Io mi sento più sicuro se vado a farmi giudicare da un magistrato che capisce il mio dialetto».

Detto fatto. Il Carroccio si è fatto la «sua» scuola per formare i futuri pm del Nord, fortemente voluta dall'allora guardasigilli, e attuale viceministro alle infrastrutture, Roberto Castelli.

Peccato che si è però trattato di un parto lento, travagliato e anche costoso. L'istituzione della Scuola superiore della magistratura di Bergamo è infatti avvenuta, attraverso un decreto legislativo del 2006. Ma solo nel 2008 Castelli ha firmato un protocollo d'intesa con la Curia per l'utilizzo di un'ala del collegio Sant'Alessandro per i corsi. Per due anni, però, cioè fino al settembre del 2010, comune e provincia di Bergamo hanno pagato a vuoto 485mila euro di affitto per spazi inutilizzati. Cioè solo per le mura.

Venerdì, invece, è avvenuta la grande inaugurazione, guarda caso a poche ore dalla manifestazione di Pontida, e alla presenza di ben tre ministri della repubblica, cioè dello stesso Bossi, titolare del dicastero delle riforme, di Roberto Calderoli, titolare di quello della semplificazione, e del siciliano Angelino Alfano, attuale ministro della giustizia.

Peccato però che quella di venerdì fosse la seconda inaugurazione della stessa scuola, avvenuta, come detto, già a settembre dello scorso anno, e sempre con annunci in grande stile dello stesso Calderoli: «non si tratta di una scuola leghista, bensì di una scuola padana per avere magistrati padani in Padania».

Stavolta, però, la foga pontidiana delle frasi di Bossi, di Calderoli e di Castelli, ma anche quelle del ministro dell'interno Roberto Maroni (dal palco di Pontida aveva detto: abbiamo contro tutta la magistratura che è a favore dei clandestini»), hanno fatto esplodere l'ennesimo caso. L'Associazione nazionale magistrati, per bocca del suo segretario Luca Palamara ha espresso «sgomento» per l'utilizzo dell'espressione «magistrati padani». «L'enfasi della cerimonia sorprende», spiega in una nota l'Anm. Che sottolinea peraltro come la scuola non esista proprio e che sia tutta una costruzione leghista. «La scuola, in realtà, non esiste, in quanto non sono ancora in vigore le norme che ne consentono l'operatività».

E il sindacato delle toghe, forte anche del commento a caldo che era stato rilasciato da Michele Vietti, vicepresidente del Consiglio superiore della magistratura («La Scuola della magistratura di Bergamo, sarà la scuola della magistratura italiana.

Le sue sedi sul territorio, ovunque ubicate saranno sedi di formazione per tutti i magistrati italiani di qualunque provenienza geografica»), è tornato alla carica. «L'assetto normativo della Scuola, di cui si rimarca la centralità, prevede la formazione e l'aggiornamento professionale di tutti i magistrati italiani», dice l'Anm.

«Non può essere in alcun modo pensata una Scuola strutturata a misura di localismi o funzionale a una formazione omogenea ad aspettative politiche».

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