mercoledì 15 giugno 2011

Federali.Sera_15.6.11. Lombardo ha capito come funziona la politica economica: fai affari con tutti. E resta te stesso.

Campania, Caldoro soddisfatto rapporto di Bankitalia
Toh, riappare Nardi, uno e trino: destinazione staff del sindaco
L'UNIONE SARDA - Trasporti e infrastrutture: Porto, la stagione più nera
Calderoli e Lombardo, patto per le arance. Una spremiagrumi siciliana al ministero
Svizzera. Tremonti snobba anche San Marino
Manifesti anti-carabinieri in Alto Adige: due ministri contro la Klotz
L’Austria “svende” due monti a 121 mila euro


Campania, Caldoro soddisfatto rapporto di Bankitalia
Il presidente della Regione: Viene riconosciuto sforzo per investimenti in ricerca e sviluppo
Napoli, 14 giu (Il Velino/Il Velino Campania) - “Grande soddisfazione” è stata espressa dalla Regione per i dati del Rapporto della Banca d’Italia sulla economia della Campania. Lo si legge in una nota dell'ufficio stampa di Palazzo Santa Lucia. “La Banca centrale – sottolinea il presidente Stefano Caldoro – riconosce lo sforzo prodotto dalla Regione con la riorganizzazione degli investimenti pubblici in ricerca e sviluppo avviata l’anno scorso. “Andremo avanti su questa strada nei prossimi mesi. È nostro intendimento produrre tutti gli sforzi utili per crescere ulteriormente in innovazione”, conclude Caldoro. “È un fatto di straordinaria importanza - aggiunge l’assessore alla Ricerca scientifica della Regione Campania, Guido Trombetti - che la neonata Agenzia Regionale per l’Innovazione, Campania Innovazione, sia oggetto di citazione nell’importante documento economico stilato dalla banca centrale italiana. “Con essa perseguiamo l’obiettivo di incrociare l’esigenza di innovazione delle imprese e la ricerca condotta nei nostri centri”, conclude Trombetti.
(rep/com) 14 giu 2011 15:56

Toh, riappare Nardi, uno e trino: destinazione staff del sindaco
L’ex assistente di Alfonso Pecoraro Scanio, festeggiò accanto al sindaco. Ma prima aveva firmato appelli Pdl
NAPOLI - Il suo nome è tra quelli “papabilissimi”: Alessandro Nardi è in procinto di entrare nello staff del sindaco Luigi De Magistris. Lui non conferma: al telefono è garbato come sempre, ma non essendoci alcuna ufficialità non vuole commentare questa possibilità. Giovane ma già espertissimo, finì al centro di un piccolo giallo. L’ex assistente di Alfonso Pecoraro Scanio, festeggiò accanto al sindaco il momento clou, quello della certezza della vittoria. Eppure, il suo nome compariva tra i firmatari dell’ “appello dei 18”, quegli esponenti di centrosinistra che avevano appoggiato il candidato a sindaco del Pdl Gianni Lettieri. «Ancora con questa storia? - si limita a chiedere, un po’ infastidito -. Credo che questa vicenda non sia poi tanto interessante…».

PRESIDENTE DEL PARCO SARNO - Alessandro Nardi è anche presidente del Parco del Bacino Idrografico del Fiume Sarno, carica ottenuta da Antonio Bassolino. Confermato da Caldoro, si dimetterà non appena ufficializzata la nomina nello staff del neosindaco. Insomma da Lettieri a De Magistris, da Bassolino a Caldoro, da Pecoraro Scanio alla lista «Napoli è Tua», di cui ha curato la parte amministrativa e burocratica: Nardi è ovunque, uno e trino. Ma il punto più curioso della sua storia è quello del salto della barricata da Lettieri a De Magistris. Lui quell’appello nega di averlo mai firmato: «Non posso escludere - spiegò al corrieredelmezzogiorno.it - che qualcuno a mia insaputa abbia inserito il mio nome sotto quel manifesto, ma è certo che non sono mai stato avvertito…».

CHE CARRIERA - In questi anni la carriera di Nardi ha fatto salti da gigante: nel 2004 Nardi diviene capo della Segreteria dell’allora Presidente della Provincia Dino Di Palma ( Verdi). Nel 2005 sempre in quota Verdi, come già detto, diviene Tesoriere provinciale del partito, carica che manterrà sino al 2008. Sempre nel 2005, dopo il buon esito delle elezioni regionali, viene nominato Dirigente all’Urbanistica dall’allora Assessore Gabriella Cundari ( Verdi). L’anno dopo un’altra nomina eccellente: Capo di Gabinetto del Ministro Alfonso Pecoraro Scanio ( Verdi). Due anni dopo, a seguito dello scandalo rifiuti che coinvolge il Ministro sino ad allontanarlo dalla vita politica, Nardi, secondo indiscrezioni , sembra ruotare in area IDV. Ma è un amore che si spegne presto. Alle provinciali che vedono Cesaro eletto presidente in più d’uno sono pronti a giurare di averlo visto più che partecipe alla corte dell’ UDC al fianco dell’ex rettore della Parthenope Gennaro Ferrara, suocero di Federico Alvino. Nel 2010, poi, si cambia di nuovo ed arriva la nomina dal Governatore Bassolino ( DS) come presidente del Parco del Bacino Idrografico del Fiume Sarno, scampata miracolosamente alla “potatura” di Stefano Caldoro (PDL). Per il 2011, infine, la storia è nota: prima un approccio con il Pdl di Federico Alvino («ma mi ha dato solo qualche consiglio», dice Alvino) , poi la «presunta» firma a sostegno di Lettieri.
Luca Mattiucci
Carlo Tarallo

L'UNIONE SARDA - Trasporti e infrastrutture: Porto, la stagione più nera
15.06.2011
 Caro-traghetti: gli arrivi in calo del 30 per cento
 Se il numero dei mercantili in arrivo non cala, anzi aumenta, vuol dire che la crisi del traffico passeggeri l'ha provocata l'aumento dei prezzi dei biglietti. Il caro-traghetti, come è stato ribattezzato. Il porto di Olbia ne sta pagando le conseguenze: i dati che riguardano i primi quattro mesi dell'anno fanno spavento e quelli di maggio rappresentano un incubo per la stagione turistica. Negli ultimi trenta giorni sono arrivati a Olbia 158 traghetti in meno rispetto allo scorso anno, mentre il numero dei passeggeri fa registrare un perdita di oltre sessantaduemila passeggeri. Il dato complessivo, tra gennaio e maggio, è da record: meno 27 per cento di navi, meno 21 sulla categoria passeggeri.
I COLLEGAMENTI L'aumento delle tariffe, non c'è dubbio, è la causa principale del calo degli arrivi, ma c'è anche un altro fattore che manda in crisi il sistema Isola Bianca. Si tratta della cancellazione improvvisa dei collegamenti. Alcune tratte le compagnie di navigazione le hanno soppresse alla fine della stagione estiva, ma spesso e volentieri le navi non sono partite. Senza neppure una spiegazione ufficiale, anche se le ragioni si sono capite molto bene: il viaggio con pochi passeggeri a bordo sarebbe stato poco conveniente. A conti fatti, l'unico porto del Nord Sardegna che tenta la ripresa è quello di Golfo Aranci, che a maggio registra un aumento dello 0,68 per cento di passeggeri. L'AUTORITÀ PORTUALE Paolo Piro è sempre stato un ottimista, ma stavolta usa toni molto preoccupati. «Meno ponti festivi, una dura crisi economica, unita alla risposta anacronistica dell'aumento dei prezzi dei biglietti fanno annegare il nostro sistema. Ho il timore che la stagione turistica sarà buia. Le cancellazioni delle corse all'ultimo momento per mancanza di passeggeri e l'immagine dei porti semivuoti, smentiscono ogni forma di ottimismo». Non resta che aspettare giugno e la flotta sarda. Nicola Pinna

Calderoli e Lombardo, patto per le arance. Una spremiagrumi siciliana al ministero
Oggi l'incontro e il dono della macchina «Oranfresh» realizzata sull'isola: sarà adottata anche nelle eventuali sedi del dicastero che il leghista intende aprire a Monza
PALERMO - Dopo la macchina spremiagrumi nella sede della Regione Sicilia, il gusto e la salute delle arance dell'isola arriveranno presto anche nelle stanze del ministero per la Semplificazione guidato da Roberto Calderoli. È questo il frutto, è proprio il caso di dirlo, dell'accordo siglato tra il ministro leghista e il governatore siciliano Raffaele Lombardo, che oggi, a Roma, ha donato al primo la spremiagrumi della Oranfresh: si tratta di una macchina "made in Sicily" per spremute di arance fresche, un progetto sostenuto dalla Regione siciliana per coniugare la sana e corretta alimentazione all'imprenditoria industriale ed agricola. La macchina è in distribuzione anche nelle scuole dell'isola.

Il ministro, in un clima cordiale, ha lanciato l'idea di un patto che porti le spremute fresche di arance siciliane nella sede del ministero per la Semplificazione che vorrebbe aprire a Monza. «Purché a fornire le arance sia la repubblica autonoma di Sicilia con capitale Palermo», è stata la risposta del presidente Raffaele Lombardo. «Ho accettato ben volentieri la proposta del presidente Lombardo», ha replicato il ministro Calderoli, «di una spremiagrumi nella sede del ministero perché prodotti come le arance siciliane fanno bene alla salute e perché sono un convinto sostenitore di tutte quelle che sono le enormi risorse che abbiamo nei nostri territori.

L'incontro è stato occasione per affrontare anche temi istituzionali. «La diplomazia dell'arancia rossa ha continuato Lombardo», può consentire la promozione dei nostri prodotti e anche la ripresa di un rapporto costruttivo con il governo che dovrà concludersi, spero da qui a qualche giorno, con la sottoscrizione del decreto sul federalismo. Stiamo lavorando da almeno un paio di mesi a questa bozza. I nostri uffici hanno studiato il decreto e siamo nelle condizioni di sottoscriverlo in maniera tale da decentrare alcuni poteri e competenze, a cominciare da scuola e sanità».

Svizzera. Tremonti snobba anche San Marino
Un po'come la Svizzera, anche San Marino ha il dente avvelenato nei confronti del Ministro dell'economia e delle finanze italiano Giulio Tremonti.
Come ha spiegato in un'intervista al "Corriere economia" Antonella Mularoni, segretaria di Stato per gli Affari esteri del Titano, la piccola Repubblica all'interno della vicina Penisola ha fatto tanto per garantire un certo livello di trasparenza.
Negli ultimi due anni il governo di San Marino ha rivisto diverse normative per una maggiore e migliore collaborazione con gli Stati esteri, ha abolito le società anonime, ha dato la possibilità di accedere ai dati dei soci nel caso di quote sociali intestate a una fiduciaria. La collaborazione è stata avviata in particolar modo con l'Italia, con la Guardia di Finanza, per un monitoraggio più capillare dei traffici sospetti.
Per uniformarsi agli standard Ocse, San Marino ha messo in conto di firmare ben 39 accordi bilaterali, progetto lodato addirittura dal segretario generale dell'Ocse che ha riconosciuto l'impegno del Titano nell'adozione misure per adeguarsi agli standard fiscali internazionali.
Ed è proprio in quest'ottica che San Marino pretende che il suo impegno sia riconosciuto dall'Italia, soprattutto nel difficile contesto dell'ultimo scudo fiscale per cui ha intensamente collaborato e con un'ingente uscita di capitali dalle sue banche. Nonostante l'accordo sulla doppia imposizione sia stato da tempo parafato, manca la firma politica del ministro Tremonti che, a detta delle istituzioni sammarinesi, "non avrebbe mai trovato il tempo di apporla". Un atteggiamento che, come nel caso della Confederazione, infastidisce e fa pensare che, nonostante la voglia e l'impegno nella cooperazione, probabilmente all'Italia fa comodo avere dai capri espiatori, come Svizzera e San Marino, su cui far ricadere i suoi deficit in campo fiscale.
ticinofinanza.ch, 14 giugno 2011

Manifesti anti-carabinieri in Alto Adige: due ministri contro la Klotz
Alfano pronto ad autorizzare l'indagine, La Russa a querelare. Il responsabile della Difesa: possibile denuncia per diffamazione contro l’Arma dei carabinieri sulla Notte dei fuochi
di Mario Bertoldi
BOLZANO. Il ministro Angelino Alfano si appresta a dare il via libera all'inchiesta per vilipendio a carico dei tre esponenti del «Südtirol Freiheit» per il manifesto sulle «notti delle torture» dei carabinieri.
 La richiesta inviata a Roma dal procuratore Guido Rispoli verrà ufficialmente esaminata nelle prossime ore ma secondo i più stretti collaboratori del Guardasigilli la decisione sarebbe già presa anche perchè non vi è obbiettivamente motivo per dire no ad una incriminazione che, almeno nella fase istruttoria, appare blindata. Questo anche se sotto il profilo prettamente giuridico potrebbe risultare discutibile la consistenza o meno del vilipendio. Ben difficilmente, comunque, il ministero farà una valutazione tecnica e giuridica sul tipo di reato, lasciando l'onere al procuratore Rispoli di muoversi come meglio crede.

 Certo è che il manifesto di Eva Klotz appare pesante ed offensivo per tutta l'Arma dei carabinieri con il cappello d'ordinanza della Benemerita accanto ad una macchia di sangue con riferimento alle presunte torture cui sarebbero stati sottoposti alcuni sudtirolesi arrestati dopo la notte dei fuochi.

 La richiesta di autorizzazione a procedere avanzata dal Procuratore capo Guido Rispoli presenta poi una particolarità: chiede al Ministro e ai tecnici del ministero una valutazione sull'ipotesi del reato individuato e perseguibile d'ufficio, quello cioè del vilipendio. Successivamente alla decisione del Ministro Alfano (a cui è stata chiesta anche la valutazione giuridica dell'ipotesi di vilipendio) non è escluso che il procuratore Rispoli - in presenza del via libera - possa decidere di chiedere al giudice il sequestro preventivo dei manifesti, così come accadde in occasione dei manifesti con il tricolore spazzato via come spazzatura.

 Intanto l'intera vicenda è finita al vaglio anche di un secondo ministro, quello della Difesa Ignazio La Russa. I carabinieri stanno infatti valutando assieme al ministro l'ipotesi, sempre più probabile, della presentazione di una querela per diffamazione da parte di tutta l'Arma, a cui potranno aggiungersi anche singoli carabinieri che
potrebbero ottenere dal ministero l'appoggio legale per un'unica grossa causa per diffamazione.

 Per i promotori del «Südtiroler Freiheit» sarebbe l'ipotesi più rischiosa perchè ogni carabiniere (ieri se ne sono presentati alcuni anche di lingua tedesca dal procuratore) potrebbe costituirsi parte civile e ottenere anche un risarcimento economico.
 Se si arrivasse ad una anzione legale clamorosa con migliaia e migliaia di carabinieri querelanti, il movimento di Eva Klotz rischierebbe di trovarsi di fronte a sentenze risarcitorie nel complesso pesantissime. In caso di procedimento per diffamazione i responsabili del movimento di Eva Klotz tenteranno ovviamente di andare a rileggere i fatti negli anni Sessanta mettendo in discussione non solo le sentenze passate in giudicato ma anche i responsi di tutti gli accertamenti che all'epoca gli inquirenti disposero.

 Per la morte avvenuta in carcere di due estremisti sudtirolesi negli anni 1961 e 1962, all'epoca furono anche i consulenti tecnici delle famiglie delle vittime a stabilire (con certificazioni sottoscritte) che i decessi non erano avvenuti per maltrattamenti o percosse.

L’Austria “svende” due monti a 121 mila euro
 Sono il Cavallo e il Cavallino e si trovano nelle Alpi Carniche occidentali. L’asta si terrà l’8 luglio. La “sindaca” di Lienz: «Mi sembra uno scherzo d’aprile»
 di Marco Di Blas
 Lienz. Bastano 92.000 euro, il prezzo di un’auto di grossa cilindrata, per comprarsi una montagna. Se poi di montagne se ne comprano due in un colpo, c’è lo sconto quantità: 121.000 euro tutto compreso. Succede in Austria e la sorprendente notizia ci riguarda direttamente, perché le due cime di cui parliamo non si trovano negli Alti Tauri o nel massiccio del Dachstein, cioè nel cuore del Paese, ma nelle Alpi Carniche occidentali, dove fanno da spartiacque tra il Tirolo orientale e la val Comelico, in Italia, subito al di là di Sappada.

 Si tratta del monte Cavallino, 2689 metri, e del monte Cavallo, 2671, che gli austriaci chiamano rispettivamente Großer Kanigat e Roßkopf, frequenti mete di ascensioni anche dal versante italiano, perché proprio lì vicino incomincia la via ferrata alla cresta della Pitturina. E poco più a est c’è la cima Vallona, tristemente nota per uno degli attentati dinamitardi degli anni ’60, in cui persero la vita quattro militari italiani, come riferito nei giorni scorsi.

 Che il Kanigat e il Roßkopf fossero in vendita lo si è saputo solo per caso, quando il Comune di Kartitsch, paese di 840 abitanti all’estremità occidentale della Lesachtal, ha chiesto il permesso di allestirvi una via ferrata. «Ci siamo rivolti allo Stato – spiega il vicesindaco Leonhard Draschl – pensando che fossero per così dire monti nostri. Invece ci è stato detto di rivolgerci alla Big, che ci ha dato l’autorizzazione per la ferrata, ma ci ha anche comunicato che i monti erano in vendita e ci ha chiesto se eravamo interessati all’acquisto».

 La sigla Big sta per “Bundesimmobiliengesellaschaft”, nome composto che significa “società degli immobili federali”. È lo strumento operativo con cui lo Stato vende un po’ alla volta ciò che possiede per far cassa: caserme in disuso, terreni, laghi e - lo apprendiamo oggi - anche montagne. Nel 2001 lo Stato ha ceduto il Kanigat e il Roßkopf alla Big per 300.000 euro. Le due montagne italo-tirolesi saranno poste all’asta l’8 luglio. Ci sarebbero già 20 acquirenti interessati all’acquisto, ma non il Comune di Kartitsch. «Ci siamo informati – riferisce il sindaco Josef Außerlechner ancora sconcertato dalla novità – ma il prezzo è troppo alto per noi. Se si trattasse di un paio di migliaia di euro...». Non è dello stesso avviso Stephan Weniger, responsabile vendite della Big, che cede le due montagne a un prezzo inferiore a quello con cui le ha avute dallo Stato. A questo punto vien da chiedersi chi può avere interesse a diventare proprietario di una montagna. Se l’è chiesto anche Elisabeth Blanik, sindaca di Lienz, capoluogo del Tirolo orientale cui appartiene il Comune di Kartitsch e nel cui territorio ricadono il Kanigat e il Roßkopf. «Quando ho appreso la notizia alla radio – confessa ancora incredula – ho pensato a uno scherzo d’aprile e mi sono chiesta perché qualcuno dovrebbe comprare 1,2 milioni di metri quadrati di terreni incolti». Terreni che non potrebbero essere recintati e compartimentati. Ma proprio qui sta il problema. «Con il libero accesso alle montagne – osserva la Blanik – c’è poco da scherzare, così come con la libertà di passaggio su prati e boschi. Noi tutti sappiamo quali conseguenze ha portato la privatizzazione dei laghi, per esempio (dove l’accesso alle rive è interdetto, ndr). Una sorte simile dovrebbe essere risparmiata alle montagne». Se le preoccupazioni della sindaca di Lienz siano fondate lo si vedrà dopo l’8 luglio. Esempi di cosa significhi la privatizzazione delle montagne si hanno già in Austria e da noi. È di un paio di anni fa, per esempio, l’acquisto del Mullwitzkogel, 2.767 metri, nel gruppo del Großvenediger, da parte della Wiesbauer, importante azienda viennese degli insaccati, con filiali in Slovenia e Ungheria. La nuova proprietà non ha recintato il monte, ma gli ha cambiato nome. Ora si chiama Wiesbauerspitze, in omaggio a Franz Wiesbauer, compianto fondatore della premiata ditta.

 In Italia si assiste a un fenomeno diverso. La proprietà dei monti è della Regione, che ha pensato di farlo sapere a tutti piantando sulle cime, accanto alle croci di vetta, tabelle di colore giallo con la scritta “Proprietà regionale”. Non si riesce a scattare la classica foto ricordo di vetta senza che vi appaiano. Una constatazione di un dato di fatto e un insulto all’ambiente.

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