venerdì 8 luglio 2011

Federali.Mattino_8.7.11. Sicilia. Qui da noi la lotta ai fannulloni ha fatto flop, negli uffici vi è un boom di assenze e permessi. Milioni depauperati per pagare stipendi a gente che non va a lavorare.----La Germania ha confermato la decisione di abbandonare definitivamente l'atomo. Con un voto molto compatto, è arrivata l'approvazione del Bundestag alla politica energetica del governo Merkel.

Via libera al nuovo elettrodotto Benevento-Foggia
Caserta patria delle pesche, gli agricoltori: «Ma quest'anno non le raccoglieremo»
Edilizia, nel Salento vale più di 1 miliardo «Ma bisogna fronteggiare meglio la crisi»
Finanziaria, i lamenti del giovane Raffaele
Veneto, padania. La Regione dice no ai rifiuti campani a San Lazzaro: "Non ci sono le condizioni"
Chiesto arresto ex consigliere Tremonti per corruzione
Che pasticciaccio di manovra
La Germania conferma l'uscita dal nucleare


Via libera al nuovo elettrodotto Benevento-Foggia
Terna investirà 90 milioni di euro nel nuovo collegamento elettrico tra Campania e Puglia.
Via libera al nuovo elettrodotto ad altissima tensione tra Campania e Puglia. Lo ha comunicato Terna in una nota spiegando che per l'elettrodotto Benevento-Foggia, autorizzato definitivamente nei giorni scorsi dai ministeri dello Sviluppo economico e dell'Ambiente, il gestore della Rete ha previsto un investimento di oltre 90 milioni di euro, comprensivo delle attività di riassetto della rete a 150 kV collegata alla stazione elettrica di Benevento, in linea con il Piano di sviluppo. La linea elettrica Benevento - Foggia è una delle infrastrutture energetiche più importanti previste da Terna nel meridione. L'opera consentirà un maggior utilizzo di energia in un'area, come la Campania, che ha un notevole consumo energetico e un deficit di produzione per circa il 50% del suo fabbisogno. Il progetto prevede la demolizione di 105 km di vecchie linee aeree e circa 30 km di interramenti, garantendo105 mila tonnellate di CO2 in meno nell'atmosfera e 1.000 MW in più di produzione di energia elettrica da fonte rinnovabile e più efficiente.

Il nuovo elettrodotto andrà a sostituire quello attuale, secondo Terna non più adeguato a garantire il collegamento tra le dorsali tirrenica e adriatica della rete elettrica nazionale, né ad assicurare il pieno utilizzo dell'energia prodotta dagli impianti tradizionali e alimentati da fonti rinnovabili, sia esistenti che in corso di autorizzazione o di costruzione. Una volta ultimato quello nuovo, il vecchio elettrodotto sarà interamente smantellato. La rinnovata linea elettrica Benevento-Foggia consentirà risparmi pari a 30 milioni di euro l'anno..

Caserta patria delle pesche, gli agricoltori: «Ma quest'anno non le raccoglieremo»
Confagricoltura: «Il guadagno però è troppo basso, non vale la pena e la Regione non fa nulla per aiutarci»
CASERTA - È Caserta la regina della pesca in Campania. Alla provincia spetta infatti il primato di produzione del frutto estivo. Dalla Terra di Lavoro proviene addirittura il 75% (233.899 tonnellate - dati Istat diffusi da Unaproa) della produzione regionale, subito dopo ci sono le province di Napoli e di Salerno con rispettivamente il 14% e l'11% (43.128 e 33.506 ton, dati Istat). Ma gli agricoltori sono sul piede di guerra e minacciano di lasciar marcire il frutto, è proprio il caso di dirlo, del loro lavoro.

«Anche quest’anno migliaia di tonnellate di pesche rischiano di rimanere sugli alberi perché agli agricoltori non converrà raccoglierle, in quanto la remunerazione del prodotto è troppo bassa. Mentre altre regioni si muovono per incentivare i consumi e far fronte alla crisi, in Campania i prodotti ortofrutticoli resteranno invenduti, con danni gravissimi alla nostra economia. Nella sola Campania, infatti, è prodotto il 30 per cento delle pesche italiane e sono a rischio non meno di ventimila posti di lavoro». Lo denuncia il presidente di Confagricoltura Campania Michele Pannullo, che fa notare come a un produttore vengono riconosciuti dai 12 ai 13 centesimi per un chilo di pesche, mentre per produrli ce ne vuole circa il doppio. Nei negozi lo stesso prodotto viene, invece, venduto a circa due euro al chilo.

Pannullo punta il dito contro le istituzioni, accusate di aver fatto poco per tutelare le coltivazioni: «Confagricoltura Campania ha da tempo chiesto all’assessore regionale Vito Amendolara l’istituzione di un tavolo con la grande distribuzione organizzata per prevenire le crisi di mercato ma la risposta è sempre la stessa: non ci sono soldi. Ovvio che sia così, se i fondi comunitari vengono spesi per pagare gli stipendi ai forestali o per sostenere interventi non squisitamente agricoli mentre non c’è nulla per il nostro settore, vitale per l’economia campana. È una vergogna».

Edilizia, nel Salento vale più di 1 miliardo «Ma bisogna fronteggiare meglio la crisi»
Secondo Confartigianato la Puglia genera oltre 4 miliardi
Il presidente di categoria Marullo lancia però l'allarme
LECCE - Il valore aggiunto del comparto edile salentino ammonta a un miliardo e 244 milioni di euro. Questo è il dato rilevato dall’Osservatorio Economico di Confartigianato Imprese Lecce in base ad un’analisi dell’Ufficio Studi con sede a Roma che ha incrociato i dati emanati da Istat, Unioncamere ed Istituto Tagliacarne. Secondo una nota diffusa da Confartigianato, il Salento si colloca al 20 posto in Italia per valore aggiunto: le imprese artigiane sono 7.428 (dato aggiornato al 31 marzo scorso) mentre gli occupati rilevati fino al 31 dicembre 2010 sono 24.471.

I DATI PUGLIESI - In Puglia, Lecce segue dopo Bari con un miliardo e 674 milioni di euro di valore aggiunto e 10.473 imprese. Poi Foggia con 697 milioni di introiti e 3.748 ditte, Taranto con 517 milioni e 2.635 società e, in ultimo, Brindisi con 414 milioni e 2.948 imprese. Se si sommano le cifre, la regione Puglia produce un valore aggiunto di quattro miliardi e 546 milioni che corrispondono al 7,5% del totale dando lavoro a 111.586 persone.

I PROBLEMI - «L’edilizia rappresenta un settore trainante della nostra economia», a sottolinearlo è Luigi Marullo, presidente della categoria Costruzioni, «tuttavia non si stanno adottando le misure necessarie per fronteggiare la crisi che ha pesanti ripercussioni sull’intero sistema produttivo». A preoccupare Marullo sono soprattutto i tempi lunghi per l’affidamento degli appalti e i gravi ritardi nell’aggiornamento dei piani urbanistici. Tutto ciò porta al «persistere di una crisi ormai triennale che nell’ultima rilevazione di marzo scorso evidenzia un livello di attività inferiore di un quinto (20,2%) rispetto ai valori pre-crisi di inizio 2008». Infatti, conclude il presidente di categoria, «il comparto delle costruzioni ha subito una prolungata discesa fino al minimo di febbraio del 2010, per risalire temporaneamente fino all’estate e per poi riprendere a scendere fino ai livelli attuali che coprono appena il 10% del percorso di risalita».
Francesco Lucatorto

Finanziaria, i lamenti del giovane Raffaele
Il Blog del Direttore di Carlo Alberto Tregua
Ricordate i lamenti del giovane Werther di Johann Wolfgang von Goethe (1749 - 1832), la cui consapevolezza di non poter arrivare all’amata Lotte, produce in lui sconforto e continuo malumore? Il presidente della Regione, Raffaele Lombardo, e il suo assessore Gaetano Armao, hanno urlato contro la Manovra che massacra gli enti locali, che costituisce una stangata sull’Isola, ma che di fatto impedisce ancora quel clientelismo sfrenato e l’uso improprio delle istituzioni.
 Finalmente, ci sentiamo di dire ad alta voce, la camicia di forza del Patto di stabilità europeo del 25 marzo sta cominciando a calare sulla Sicilia nel settore della Regione e degli Enti locali. Purtroppo la stretta, peraltro insufficiente, avrà effetti anche nel settore economico delle imprese, almeno di quelle che forniscono beni e servizi alle pubbliche amministrazioni della Sicilia.
 I lamenti di Lombardo e Armao sono incomprensibili se mettiamo a fuoco le enormi risorse di cui dispone la Regione e che regolarmente non spende. Ricordiamo, per l’ennesima volta, che il Po europeo 2007/13 mette a disposizione della Sicilia ben 18 miliardi, altro che i 7 di tagli. 

 Se Lombardo e Armao, dal 2008, avessero tagliato la spesa corrente, dimezzato il personale pubblico, digitalizzato la pubblica ammministrazione regionale e locale, utilizzato in pieno le risorse di cui prima si scriveva per aprire i cantieri, la Sicilia oggi avrebbe una crescita del Pil  su quello nazionale dell’1% e si sarebbero creati almeno 100 mila posti di lavoro produttivo.
 Per fare questo, naturalmente, bisognava rivoluzionare la burocrazia regionale e locale inserendo quei valori essenziali quali merito, competitività, concorrenza ed entusiasmo. Com’è invece noto, nelle Pa siciliane vi sono i valori negativi opposti. Ecco come si spiega la disfunzione cronica e forse irreversibile di tutte le macchine pubbliche.
 Manca, poi, un altro valore: quello delle responsabilità. Secondo lo stesso, chi ha un compito e un obiettivo da realizzare e non ce la fa, merita la revoca del suo incarico. Qui da noi la lotta ai fannulloni ha fatto flop, negli uffici vi è un boom di assenze e permessi. Milioni depauperati per pagare stipendi a gente che non va a lavorare. Altro che assumere ulteriore personale.

Leggendo i quotidiani regionali, e qualche volta quelli nazionali, vi sono articoli che riguardano stipendi arretrati non pagati, super stipendi che non si tagliano, sprechi di ogni genere, assunzioni, assunzioni e assunzioni.
 Il primo messaggio che ha lanciato Lino Leanza, molto vicino a Lombardo, è stato: Con il blocco del turn over rischiano i precari. Rispettiamo il suo pensiero, ma siamo in totale disaccordo perché i precari non rischiano nulla. Infatti, se possedessero le competenze di mercato, troverebbero il lavoro che in Sicilia c’è. Ma essi cercano uno stipendio sganciato dall’attività lavorativa e da ogni obiettivo. Insomma, una mentalità che è la maledizione della Sicilia, dove tutti vogliono percepire somme senza prima aver fatto il loro dovere, quello della prestazione puntuale e professionale.
 Al danno si aggiunge la beffa, quando la Regione è costretta a risarcire imprese per il ritardo di autorizzazioni per effetto, appunto, dei disvalori che a Palermo regnano sovrani. 

 Intendiamoci, ribadiamo con forza, fra i dipendenti regionali ve n’è una cospicua parte che fa più del proprio dovere, che ha competenze e che fa sacrifici. La categoria non deve essere criminalizzata, ma gestita da professionisti capaci e responsabili che agiscano in base ad un piano aziendale con i suoi cardini nell’organigramma, nel funzionigramma e nel bilancio generale e sezionale. 
 Basta sprechi e spesa clientelare. Basta assunzioni, basta lamenti sulla stretta finanziaria. Essa è doverosa e ancora insufficiente. Invece occorre attivare una politica di crescita basata sulle opere pubbliche e sulle attività produttive, sui macroprogetti (Sicilialand, produzione di energia da rifiuti ed altri), da mettere all’asta pubblica, per attrarre gruppi internazionali che spendono in project financing.
 In questi 24 mesi, fino alle prossime elezioni, la classe politica regionale e locale deve dimostrare di avere gli attributi capendo una volta per tutte che la festa del clientelismo è finita definitivamente.

Veneto, padania. La Regione dice no ai rifiuti campani a San Lazzaro: "Non ci sono le condizioni"
L'assessore all'ambiente Conte scrive una lettera all'omologo campano: "L'inceneritore di Padova non è ancora nella sua configurazione definitiva". Per questo il Veneto non accetta rifiuti da altre regioni.
PADOVA. La Giunta regionale del Veneto, con una lettera firmata dall'Assessore regionale all'ambiente Maurizio Conte, ha scritto al Presidente e all'Assessore della Regione Campania comunicando che non può essere accolta la richiesta del primo luglio scorso con cui la Regione Campania chiedeva il nulla osta per il trasferimento di 250 t/g (tonnellate al giorno) di rifiuti derivanti dalle attività di trito vagliatura prodotti dallo Stir di Battaglia presso l'inceneritore di San Lazzaro (Padova) gestito dalla Acegas-Aps SpA.
 La comunicazione, per conoscenza, è stata inviata anche al Ministero dell'Ambiente, al Dipartimento della Protezione Civile presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, e alla Eco Ambiente Salerno.

 Conte nella lettera spiega che il diniego è motivato da tre fattori: il primo è che l'inceneritore di S. Lazzaro (3 linee), non è ancora a regime nella configurazione finale e definitiva e che la terza linea è ancora in esercizio provvisorio, mentre le linee 1 e 2 sono in fase di ammodernamento. ''Solo una volta concluse tutte le opere e le procedure - scrive l'assessore veneto - sarà possibile rilasciare l'Autorizzazione Integrata Ambientale che consente l'esercizio a regime ordinario dell'impianto''. Il secondo motivo è che l'ampliamento dell'impianto ''ha creato una serie di preoccupazioni ed attese nella popolazione interessata, nonostante le numerose iniziative volte a creare e consolidare una significativa politica del consenso; allo stato attuale, gli effetti prodotti da rifiuti provenienti da fuori regione potrebbero vanificare tale azione; la pianificazione della gestione dei Rifiuti Urbani attualmente vigente in Veneto è stabilita dall'apposito Piano, approvato dal Consiglio Regionale il 22 novembre 2004''.

 Infine Conte fa presente che il Piano prevede che i Rifiuti Urbani residui dalla Raccolta Differenziata siano prioritariamente avviati ad impianti di incenerimento, ''in realtà  - precisa - la percentuale effettivamente avviata ad incenerimento in Veneto è tuttora lontana dalle ipotesi pianificatorie; in tal senso l'entrata a regime della terza linea potrà contribuire a ridurre tale gap facendo confluire un quantitativo di Rifiuti Urbani provenienti dal bacino di riferimento pari a 300 t/g; conseguentemente il conferimento di 250 t/g di rifiuti di provenienza extra-regionale di fatto vanificherebbe il contributo di tale linea alla pianificazione''. 7 luglio 2011

Chiesto arresto ex consigliere Tremonti per corruzione
La Procura di Napoli ha chiesto alla Camera dei deputati l'arresto del parlamentare Pdl Marco Milanese, ex consigliere del ministro dell'Economia Giulio Tremonti, con l'accusa di corruzione, rivelazione del segreto d'ufficio e associazione per delinquere nell'ambio dell'inchiesta sulle attività di una società di assicurazioni. Lo rende noto oggi un comunicato della Procura partenopea.
Milanese, ex ufficiale della Guardia di Finanza e consigliere politico di Tremonti fino al 28 giugno scorso, è accusato di aver ricevuto dall'imprenditore Paolo Viscione denaro e regali, orologi di lusso, gioielli, auto Ferrari e Bentley, viaggi all'estero, in cambio di notizie riservate sulle indagini della Finanza sulla società di assicurazioni Eig e del broker Nowosad e di alcuni interventi per rallentarle.

Milanese, che non è stato al momento possibile contattare per un commento, era già indagato per corruzione in relazione a questa vicenda. Secondo i magistrati, che dicono di basarsi sia sulle ammissioni di Viscione che su indagini, Milanese avrebbe anche favorito alcune persone, tra cui Guido Marchese e Carlo Barbieri, da oggi agli arresti domiciliari, riferisce la Procura, facendo attribuire loro incarichi "in diverse società controllate dal ministero dell'Economia, quali Ferrovie dello Stato, Ansaldo Breda, Oto Melara e altre".

L'ipotesi degli inquirenti è che i favoriti avrebbero pagato Milanese per l'aiuto, e che il passaggio del denaro sarebbe stato fatto passare come acquisto di "immobili da lui posseduti in Francia". Ma "numerose incongruenze relative a tale compravendita" avrebbero aiutato i magistrati a ricostruire l'origine delle somme versate a Milanese.

Che pasticciaccio di manovra
Aerei blu per voli di Stato, la lingua corrente diventa legge
 di Cesare Maffi   
L'avvenuta pubblicazione della manovrona sulla Gazzetta consente final-mente qualche riflessione su testi sicuri. Diamo allora un'occhiata ai deludenti (a giudizio generale) articoli iniziali, dedicati ai costi della politica, usando la matita rossa e blu come un tempo nelle scuole. Ovviamente l'insoddisfazione popolare più immediata, ridimensionata da Giulio Tremonti nella sua conferenza stampa illustrativa a espressione propria di masanielli, riguarda il rinvio del ridimensionamento degli emolumenti ai successivi rinnovi.

Pure la mancanza di un esplicito riferimento agli assegni vitalizi dei parlamentari e dei consiglieri regionali ha destato sconcerto.

D'altro canto, la stesura dell'articolato appare frutto di pressappochismo, priva com'è di un'indispensabile ripulitura formale, che non sarà probabilmente compiuta da alcuno, posto che il Comitato per la legislazione opera solo alla Camera, ove il decreto-legge giungerà in seconda lettura e quindi bisognoso di non subire altre modifiche o di subirne in numero oltremodo limitato. Per esempio, l'art. 2 parla di «auto», termine colloquiale ma improprio, posto che sarebbe più corretto rifarsi a parole come «autovetture».

Anche la rubrica dell'art. 3, «Aerei blu», è estranea al linguaggio tecnico dei testi di legge e smentita dal corpo dell'articolo, che parla di «voli di Stato». L'uso di voci non tecniche, bensì proprie di linguaggio corrente, è già stato più volte (vanamente, all'evidenza) redarguito dal Comitato per la legislazione. Di questo passo, ci sarà qualcuno che presenterà un emendamento per disciplinare l'uso della «gondola blu», posto che a Venezia sussiste una peculiare disciplina per l'utilizzo di motoscafi pubblici. Fra l'altro viene usato il verbo «dovere» («I voli di Stato devono essere limitati a _»), laddove è da evitarsi il verbo servile (quindi il testo corretto sarebbe: «I voli di Stato sono limitati a _»). Infatti, le disposizioni per la formulazione tecnica dei testi legislativi sono molto chiare: «È evitato l'uso del verbo servile diretto a sottolineare la imperatività della norma («deve»; «ha l'obbligo di»; «è tenuto a»)».

Tali norme sono all'evidenza ignorate dal ministero dell'Economia, che predilige l'uso, schiettamente tremontiano e proprio di parecchi economisti, di parole straniere, diversamente da quanto disposto: «È evitato l'uso di termini stranieri, salvo che siano entrati nell'uso della lingua italiana e non abbiano sinonimi in tale lingua di uso corrente». All'art. 4 la rubrica è in inglese («Benefits»), ma nel comma 2 si parla, in italiano, di «benefìci». La rubrica dell'art. 5 denota un odio verso le preposizioni, con ricorso a linguaggio da telegrammi: «Riduzione dotazioni Organismi politico-amministrativi e organi collegiali», in luogo del più fluente «Riduzione delle dotazioni in organismi _».

La rubrica dell'art. 6 è, in effetti, scritta correttamente «Finanziamento dei partiti politici» e non «Finanziamento partiti», come sarebbe stato se si fosse ripetuta la mala scrittura della precedente rubrica. Le parole usate nel rubricare l'articolo, però, rivelano quel che da lustri si finge di ignorare, che cioè gli esborsi erariali a favore dei partiti sono un «finanziamento» e non, come disposto anche dalla legge n. 157 del 1999, citata più volte nel corpo dell'articolo, un «rimborso per le spese elettorali sostenute da movimenti o partiti politici». Si sa, infatti, che il «finanziamento pubblico» venne soppresso da un referendum nel 1993, per riapparire poco dopo come «rimborso elettorale». La rubrica, se non altro, evita le ipocrisie.

Per esaltare il taglio operato, il comma 1 si rifà a precedenti sforbiciate, per disporre «un ulteriore 10 per cento» di calo, »così cumulando una riduzione complessiva del 30 per cento». Anche in questo caso si tratta di un linguaggio improprio, già invano lamentato dal Comitato per la legislazione, posto che una corretta stesura avrebbe semplicemente richiesto di disporre il taglio del 10%, senza altri rinvii e senza eseguire somme furbesche, per attribuirsi il merito di precedenti riduzioni. Passiamo all'art. 7, ove di nuovo si usa una rubrica in inglese («Election day»), per indicare una sola giornata elettorale (che di fatto consiste in due giornate di voto), escludendo, però, i referendum, mentre si deve tener conto di «quanto previsto dai rispettivi ordinamenti» dei vari enti interessati dal voto. Da notare che, in caso di elezioni dell'Europarlamento, così come avvenuto nel 2009, l'abbinamento con altre votazioni implicherebbe di votare il sabato pomeriggio e la domenica.

Uscendo, infine, dagli articoli dedicati ai costi della politica, ma restando nella pessima stesura dei testi di legge, non si può tacere quanto previsto dall'art. 25, comma 1, lett. a), che introduce una minima modifica all'art. 1 della legge n. 220 del 2010, in tema di spettro radioelettrico. Più precis-mente: «dopo la parola: 'entro' sono inserite le seguenti: 'e non oltre'». In tal modo si leggerà nella legge come modificata: «Entro e non oltre quindici giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge». Orbene, «entro e non oltre» è un'abietta ridondanza, tipica del peggior gergo burocratese. Quando si fissa un limite, è lo stesso indicare «entro» oppure «non oltre». Scrivere «entro e non oltre» non rende il termine più imperativo, come se con la semplice preposizione «entro» tale non fosse. È l'identico, intollerabile vezzo di chi scrive: «è severamente vietato», «è assolutamente vietato», «è rigorosamente vietato». Se è vietato, è vietato, senza bisogno di avverbi. Adesso, la ridondanza con l'aggiunta di «e non oltre» viene addirittura vidimata da uno specifico emendamento del governo.

La Germania conferma l'uscita dal nucleare
Approvata la dismissione graduale delle centrali entro il 2022 con 513 voti favorevoli del Bundestag
La Germania ha confermato la decisione di abbandonare definitivamente l'atomo. Con un voto molto compatto, è arrivata l'approvazione del Bundestag (la camera bassa del parlamento tedesco) alla politica energetica del governo Merkel. Con 513 voti favorevoli, 79 contrari e otto astensioni e con l'adesione di quasi tutti i partiti, la Germania ha stabilito di chiudere gradualmente le ultime nove centrali nucleari ancora in funzione entro il 2022. Gli otto impianti più obsoleti, già chiusi dopo l'emergenza giapponese di Fukushima, rimarranno scollegati dalla rete elettrica nazionale. Forse rimarrà attiva fino al 2013 una di queste otto centrali, come riserva per sopperire a eventuali difficoltà nelle forniture di energia; lo dovrà stabilire l'Agenzia federale per la rete elettrica, entro il prossimo settembre. Nonostante l'apparente compattezza, dal voto sono emerse tensioni tra il principale partito dell'esecutivo (Cdu) e l'opposizione guidata dalla Spd. Secondo il presidente dei socialdemocratici, Sigmar Gabriel, il merito del cambio di rotta tedesco sull'atomo è del precedente governo Schroeder; Angela Merkel, infatti, inizialmente aveva stabilito di prolungare la vita delle centrali esistenti, per poi tornare sui suoi passi dopo l'incidente in Giappone e la nuova ondata di timori sulla sicurezza dei reattori più vecchi. I socialdemocratici, inoltre, ritengono che il piano governativo sulle fonti rinnovabili sia ancora insufficiente: bisognerebbe produrre il 40% dell'energia con fonti alternative entro il 2020, anziché il 35% come previsto dalle norme approvate dal Bundestag (ora la Germania è al 19%). Polemiche a parte, rimane la certezza che il Paese dovrà investire molte più risorse nelle rinnovabili e anche nelle fonti tradizionali come il gas e il carbone, per sopperire alla progressiva dismissione degli impianti nucleari. Questa rivoluzione del mix energetico complessivo potrebbe aumentare il costo delle bollette fino a un +20% stando alle prime stime riportate dalle agenzie.

Nessun commento: