venerdì 8 luglio 2011

Federali.Sera_8.7.11. Ettore Jorio: Viene fuori, ancora una volta, l'inadeguatezza del sistema Stato e l'incapacità di governo di quello sub-statale. Quanto al sistema Stato, esso dimostra la sua inadeguatezza nell'assumere positivamente un ruolo sostitutivo degli enti territoriali (ex art. 120, c.2, Cost.), nell'ipotesi di loro manifesta defaillance nello svolgimento dei loro compiti istituzionali. Quanto a quello autonomistico (Regioni, Province e Comuni), esso continua a dare ampia testimonianza della sua incapacità nell'affrontare i problemi emergenti, ma anche di costruire una propria efficiente rete dei servizi più essenziali. Tutto questo lo si constata da tempo.

Rifiuti, il decreto arma spuntata
Giuliano Zuccoli: sette milioni di ecoballe, questo il vero problema
Caserta. Zinzi: «Agli altri i soldi, a noi i rifiuti»


Rifiuti, il decreto arma spuntata
08/07/2011
di ETTORE JORIO
Il Governo ha emanato, con il voto contrario della Lega Nord, un decreto legge di tre articoli con il quale ha autorizzato il trasporto e lo smaltimento della monnezza campana al di fuori del territorio regionale. Il tutto derogando alla vigente disciplina e subordinando il trasferimento dei rifiuti al rilascio di un apposito nulla osta da parte delle regioni riceventi. Un provvedimento inadeguato, adottato nella logica di volere dare l'impressione di rimediare al dramma napoletano. Insomma, una necessità congiunturale della politica, piuttosto che una soluzione reale. Se ne è accorto il capo dello Stato che, una volta promulgato il provvedimento (atto dovuto, viste la palese necessità e l'urgenza che il problema suggerisce), ne ha praticamente dichiarato la parzialità e l'insufficienza. L'esecutivo, dopo le promesse sbandierate ovunque dal suo premier di rendere Napoli pulita, suppone di risolvere la questione, da sempre irrisolta, attraverso due misure. La prima, di eliminare l'inconveniente, divenuto (ahinoi!) oramai strutturale, limitandosi ad esportare l'immondizia in altre regioni. Una metodologia, questa, nei confronti della quale pure la Conferenza Stato-Regioni ha manifestato il proprio dissenso. La seconda, di opporre all'attuale disastro ecologico (e al rischio sanitario che una tale situazione comporta) l'impegno ad approntare un piano straordinario, da definire entro un mese (quindi, in piena calura agostana), per la realizzazione di impianti per lo smaltimento, garante della soluzione definitiva. In buona sostanza, l'esecutivo è ricorso a misure sottotono che, di fatto, si limitano a rimuovere l'attuale divieto di trasferire altrove i rifiuti propri (art. 1); ad ampliare i compiti dei commissari nominati dal governatore campano (art. 2); a stabilire la destinazione prioritaria dei trasferimenti dei rifiuti nelle regioni confinanti (art. 3). Un assurdo, quest'ultimo, stante l'inadeguatezza strutturale di siffatte regioni a smaltire finanche i propri, tant'è che si ricerca il consenso in altre direzioni, nonostante la manifesta chiusura dei governatori leghisti. Tutto questo è la prova provata di un sistema che non funziona, sia nella ordinarietà che nella straordinarietà. Che non sa fare sistema nella tutela degli elementi costituzionalmente protetti, primi fra tutti la sanità, il sociale, l'ambiente e i trasporti locali. La dimostrazione di tutto questo risiede nella tipologia di decisione assunta dal Consiglio dei ministri sull'emergenza rifiuti di Napoli e negli insuccessi fino ad oggi conseguiti al riguardo da tutti i governi. Viene fuori, ancora una volta, l'inadeguatezza del sistema Stato e l'incapacità di governo del quello sub-statale. Quanto al sistema Stato, esso dimostra la sua inadeguatezza nell'assumere positivamente un ruolo sostitutivo degli enti territoriali (ex art. 120, c.2, Cost.), nell'ipotesi di loro manifesta defaillance nello svolgimento dei loro compiti istituzionali. Quanto a quello autonomistico (Regioni, Province e Comuni), esso continua a dare ampia testimonianza della sua incapacità nell'affrontare i problemi emergenti, ma anche di costruire una propria efficiente rete dei servizi più essenziali. Tutto questo lo si constata da tempo. - Con il dramma dei rifiuti, che rintraccia il suo apice in Campania, ma che è a verosimile rischio altrove, compresa la nostra regione. Un tema, questo, che rappresenta uno dei più gravi problemi che affliggono molte realtà geografiche del Sud. Quelle non avvezze culturalmente ad affrontare l'insediamento a regime della raccolta differenziata. Quelle non all'altezza di riorganizzare la raccolta e lo smaltimento con il ricorso all'uso delle migliori tecnologie non inquinanti. Quelle soprattutto incapaci di espellere dal relativo business la delinquenza organizzata che gestisce da sempre la relativa emergenza e non solo, praticamente l'intero ciclo dei rifiuti. - Con l'inarrestabile devastazione idrogeologica, che impone ovunque e routinariamente drammi, della quale ci si accorge allorquando ci sono i morti in casa, con cerimonie piene di enfasi e buoni propositi. - Con il colpevole inquinamento delle acque e del suolo (salvo i risultati sulla “potabilità” del mare promossi dalla politica marketing con l'approssimarsi dell'estate). - Con la gestione nella sanità, con cinque regioni commissariate, tra le quali, appunto, la Calabria, che avanza nel debito e arretra in qualità delle prestazioni rese alla collettività. Per intanto, il federalismo fiscale incombe, con le sue risorse budget tate e le responsabilità sanzionate. Sarà la soluzione a tutto questo? Può essere. A condizione che si sappia “mettere in campo” (per usare una metafora cara al premier) una nuova classe dirigente, con un corpo elettorale che impari a fare bene il giudice/arbitro dei suoi rappresentanti, punendo gli inadempienti e premiando i capaci. Insomma, il federalismo fiscale può essere un'occasione per il Mezzogiorno. L'ultima. Lavoriamoci sopra, tutti insieme.

Giuliano Zuccoli: sette milioni di ecoballe, questo il vero problema
Il presidente della multiutility lombarda: ciclo industriale per trattare il rifiuto come un’opportunità
NAPOLI - «Il vero problema della Campania sono i 7 milioni di ecoballe accatastate a Giugliano: occorrerebbe un termovalorizzatore come quello di Acerra, dedicato allo smaltimento esclusivo di quei rifiuti, per dieci anni: solo così si potrebbe eliminare quella enormità. Per questo penso che la soluzione debba essere ricercata altrove». Giuliano Zuccoli, presidente di A2A, la multiutility lombarda che gestisce l’impianto di Acerra con la partecipata Partenope Ambiente e lo stir di Caivano, storce il naso sulla promessa del sindaco di Napoli, Luigi de Magistris, di poter raggiungere il 70 per cento di differenziata in pochi mesi, opponendosi, inoltre, al termovalorizzatore.

«Io - ha detto - sono uno strenuo difensore dell’idea di cercare di recuperare fin dall’inizio quello che c’è nel rifiuto. Sulle percentuali ovviamente bisogna avere cautela: nelle grandi città è più difficile fare la differenziata che non nelle città medio piccole. Penso a Milano che è al 40%. È un obiettivo ambizioso: se Napoli ci riesce saremo tutti contenti». Il dramma napoletano, poi, ha proseguito, «è diventato rilevante a livello nazionale. L’importante è che si cominci a fare qualcosa: noi siamo convinti che ci vuole un ciclo industriale per trattare il rifiuto come un’opportunità, senza meccanismi dilettanteschi, come accade quando, a volte, si parla di cose che non si conoscono fino in fondo». Sulla nuova emergenza nonostante il funzionamento di Acerra Zuccoli ha detto che: «Nessuno poteva pensare che un solo inceneritore risolvesse i problemi della Campania. Ma dobbiamo anche pensare che se oggi Acerra fosse fermo cosa succederebbe in Campania? Perché oggi noi bruciamo 1700 tonnellate al giorno. Acerra è una risposta importante al problema dei rifuti, ma non può essere risolutiva. Bisogna riaffrontare il problema nella sua totalità». Se ci fosse un altro termovalorizzatore a Napoli? «Un altro termovalorizzatore vorrebbe dire duemila tonnellate che verrebbero bruciate. Ma bisogna fare degli interventi graduali: il mondo cambia e noi a Milano abbiamo riscontrato che con la crisi dal 2009 la produzione dei rifiuti è diminuita del 5%. La quantità degli inceneritori va inquadrata in un mondo che sta cambiando. Certo, se avessimo un altro inceneritore a Napoli probabilmente non ci sarebbero più problemi perchè bruceremmo in tutto 4000 tonnellate». Sugli stir, Zuccoli ha precisato che «vanno messi a punto perchè la fase di bioessiccazione non funziona e quindi nel rifiuto c’è il 25% di acqua e di materiale maleodorante, questo è sbagliato».
Angelo Agrippa

Caserta. Zinzi: «Agli altri i soldi, a noi i rifiuti»
Il presidente della Provincia punzecchiato da Giuliano (Pdl) sull'«inerzia» in tema di grandi opere rispedisce le «accuse» al mittente: «È la Regione che blocca tutto»
CASERTA — «Non intendo polemizzare con nessuno. Se il senatore Giuliano ha deciso di unirsi alla vertenza che da tempo mi vede protagonista nei confronti della Regione, per rivendicare al territorio l’attenzione che merita, la cosa non può che rendermi felice. Anzi, l’auspicio è che prendano posizione anche gli altri rappresentanti della coalizione». Il presidente della Provincia Domenico Zinzi, chiamato in causa giovedì dal coordinatore provinciale del Pdl sul ritardo nel varo dei grandi progetti - a cominciare dall’aeroporto di Grazzanise - respinge ogni addebito. E sposta il tiro sul governo di Palazzo Santa Lucia: «È inaccettabile che si ricordino di Caserta solo come sversatoio di rifiuti. Mentre nel riparto dei fondi siamo ormai il fanalino di coda tra le cinque province campane. È un discorso che vale per tutti gli ambiti. Pensi che nell’ultimo bando dei finanziamenti comunitari per l’agricoltura, su circa 270 progetti presentati, solo uno è stato approvato: mi viene difficile immaginare che i tecnici casertani abbiano tutti dimenticato come si fa il loro mestiere».
Presidente, partiamo dall’aeroporto.
«La Provincia nella vicenda ha un ruolo marginale rispetto a ministero e Regione. Ciò nonostante, abbiamo cominciato a svolgere una funzione di stimolo, dando attuazione alla cabina di regia prevista dall’accordo di programma del 2008. Sia il ministero che l’Enac hanno nominato i loro rappresentanti e nel corso della prima riunione hanno mostrato piena disponibilità a dare corso all’opera. La Regione, invece, ha disertato l’incontro».

In campagna elettorale il governatore Caldoro aveva apertamente dichiarato la propria contrarietà allo scalo di Grazzanise: sarà per quello?
«Sarebbe un grave errore. L’aeroporto di Capodichino è palesemente inadeguato rispetto ai bisogni di una regione come la Campania, che costituisce la porta d’ingresso del Mezzogiorno. Non c’è spazio per espanderlo e non c’è spazio per le tante imprese del settore aerospaziale. Senza contare che presenta seri problemi di sicurezza».

E per le altri grandi opere?
«Abbiamo commissionato uno studio di fattibilità per un polo fieristico da realizzare a ridosso dell’interporto, in un’area baricentrica e strategica. Per quanto riguarda i capitali, ipotizziamo una compartecipazione del pubblico e del privato. Inoltre, stiamo lavorando alla progettazione di una strada a scorrimento veloce tra Caserta e Benevento. Anche in questo caso ipotizziamo un intervento dei privati con un project financing. Ma fondamentale è l’opera di riqualificazione del litorale domizio: e per rendere il mare sempre più pulito è indispensabile completare la rete dei depuratori».

Questione Policlinico?
«La stazione appaltante è della Sun: la speranza è che riesca sbloccare l’impasse nel giro di pochi mesi. Altrimenti siamo pronti ad intervenire. Ma mi consenta di sottolineare un’altra cosa».

Prego...
«Se si parla di ostacoli allo sviluppo non si può trascurare quello che sta accadendo al Genio Civile da più di un anno: avevamo chiesto a Caldoro di trasferirci le competenze, avremmo sbloccato tutto in pochi mesi. Ma non se n’è fatto nulla».
Pietro Falco

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