sabato 16 luglio 2011

Federali.Sera_16.7.11. Napoli, Paolo Cuozzo. Ripetiamo bene: parliamo di 3 miliardi e 300 milioni di euro. Soldi che se entrassero nelle casse del Comune farebbero diventare Palazzo San Giacomo il Comune più ricco d’Europa. Soldi che invece il Comune, per l’endemica difficoltà che si trascina da anni nel riscuotere i crediti, non incassa e di conseguenza— aggiunge Realfonzo— i ritardi nei pagamenti delle spese per forniture, opere pubbliche e spese varie, riferite sia servizi indispensabili che a quelli non indispensabili, ha ormai raggiunto i 3 anni, raggiungendo cifre difficilmente recuperabili nel breve-medio tempo e divenendo a sua volta ulteriore fonte di debito in seguito al maturare di interessi da ritardato pagamento.----In un noto quartiere dove si combatte una faida di camorra, sono state rilevate ben 9.300 imprese, tra individuali e società di capitali, su un totale di 15.000 esistenti e la gran parte di queste sono riconducibili a imprenditori cinesi, che gestendole tramite prestanome, non pagano regolarmente le tasse.

Rifiuti, in Calabria manifesti anti-Napoli: «Attenti, rischiamo di fare la stessa fine»
Fisco/contribuenti.it: Italia, paradiso fiscale per i cinesi
Napoli. Comune, bilancio-choc: giacciono 3,3 miliardi di crediti non riscossi



Rifiuti, in Calabria manifesti anti-Napoli: «Attenti, rischiamo di fare la stessa fine»
La provocatoria iniziativa dell'azienda «Ased» di Melito di Porto Salvo, per promuovere la raccolta differenziata
«I napoletani invece di sentirsi offesi dovrebbero darsi una mossa» . Non retrocede di un passo Rosario Azzarà, amministratore unico della ditta Ased di Melito di Porto Salvo in provincia di Reggio Calabria, che ha l’appalto per la gestione del sistema igienico ambientale del Comune. Per promuovere la raccolta differenziata, ha diffuso un volantino dove ammonisce i cittadini a non fare come i napoletani, altrimenti è allarme «indecenza e fetore» . L’aver puntato il dito contro Napoli non lo mette in difficoltà. Al contrario sembra sorpreso del disappunto che starebbe per giungere dalla capitale partenopea.

Ed è pronto a rincarare la dose: «È chiaro a tutti — ha ribadito — che quando pensa alla cattiva gestione dei rifiuti la mente si sposta a Napoli. Intesa come cattivo esempio da non seguire. Ed è inutile gridare allo scandalo. Non penso proprio d’aver detto niente di eccessivo se non descrivere la realtà, vissuta lungo le strade napoletane» . Poi, come se nulla fosse, prova a spiegare il suo buon intendimento: «Il nostro obiettivo è quello di spingere i cittadini di Melito di Porto Salvo a fare la raccolta differenziata e ad osservare le regole dell’intero sistema. Forniamo servizi all'avanguardia e puntiamo anche a diffondere buoni messaggi culturali» .

La ditta Ased srl è specializzata nella gestione dei servizi ambientali. Opera nel settore della pulizia e dell'igiene nei luoghi industriali, commerciali, ospedalieri, scolastici e dei servizi pubblici. Iscritta all’Albo nazionale smaltitori presso Ministero dell’Ambiente, fa parte di diverse associazioni di settore. A tutto questo aggiunge anche un’attività di educazione ambientale: «Nei vari Comuni in cui operiamo mettiamo a disposizione un sito internet in cui spieghiamo le buone regole e il perché bisogna rispettarle. — ha continuato Azzarà —. Forniamo informazioni a 360 gradi e persino i modelli per i reclami» . Senza lasciare nulla al caso, sembra di parlare con attenti cultori della materia. Del resto, nel periodo della recente campagna elettorale, hanno puntato il dito contro quei politici che hanno affisso i manifesti elettorali fuori dagli appositi spazi. E con tanto di materiale fotografico, hanno diffuso l'immagine dei candidati intenti ad imbrattare i muri del paese.

A tutto questo hanno associato la pubblicazione di una rivista «Vivere bene a Melito» dove si e l a r g i s c o n o consigli e si denuncia il mal costume ambientale. E così Rosario Azzarà, dall’alto della sua cattedra, invece, di pensare che, magari, i cittadini di Napoli potrebbero sentirsi offesi da queste sue considerazioni, manifesta la sua perplessità: «La verità fa male, è chiaro. Ma dovrebbero arrabbiarsi con sé stessi e non con me che dico loro le cose come stanno. Li invito a rimboccarsi le maniche. Del resto si sa che a Napoli non viene praticata la raccolta differenziata, che è un ottimo strumento per non arrivare a quel disastro» . Poi, quasi trasecolato, aggiunge: «Ma perché in loro non scatta un moto d'orgoglio. Perché non pensano che, oltre i confini della loro Regione, si sta diffondendo nell'immaginario collettivo una brutta considerazione della città che potrebbe invece essere molto bella e pulita» . Delle sue poche visite a Napoli gli è rimasto un ricordo: «Ero alla guida della mia auto targata Rc, un giornalaio, dopo aver adocchiato la targa, per vendermi il giornale ha urlato una notizia sulla mia città, poi risultata inventata. Hanno una furbizia innata, tutta napoletana. Che può anche divertire. Conoscono l'arte dell'arrangiarsi ma questo è sinonimo del tirare a campare e non del volersi migliorare» . Di fronte, però, ai tanti napoletani che da mesi protestano in piazza contro le montagne di rifiuti per strada, ha aggiunto: «È chiaro che sono dalla loro parte. Io sto sempre accanto a coloro che vogliono vivere bene in città pulite e decorose. Ma devono dimostrare coi fatti quello che pensano di fare. Il volantino, ripeto, dovrebbe essere inteso come una sana provocazione e una forma di sprono a cambiare quello stato di degrado. Per i cittadini di Melito di Porto Salvo, invece, serve da ammonimento a non andare verso quel disastro. Oggi rappresentato, chiaramente, da Napoli. Sfido chiunque a negare questa evidenza»
Concetta Schiariti

Fisco/contribuenti.it: Italia, paradiso fiscale per i cinesi
ROMA - L'Italia è al primo posto in Europa per evasione fiscale da parte dei cinesi. Tra le maggiori imposte evase dalla comunità cinese figurano l'IRES, IRAP, IRPEF, l'IVA, oltre alle imposte locali.
L'evasione fiscale stimata e' di circa 35 miliardi di euro.
A Prato, su un campione di 100 dichiarazioni dei redditi presentate da confezionisti cinesi per il 2010 è emerso che a fronte di 200mila euro di imposte da pagare, l'Agenzia delle entrate non ha riscosso nulla, mentre a Napoli, in un noto quartiere dove si combatte una faida di camorra, sono state rilevate ben 9.300 imprese, tra individuali e società di capitali, su un totale di 15.000 esistenti e la gran parte di queste sono riconducibili a imprenditori cinesi, che gestendole tramite prestanome, non pagano regolarmente le tasse.
In quasi tutte le ditte cinesi controllate nel primo semestr! e del 2011 sono state trovate irregolarità che hanno portato a sanzioni amministrative ed in mote di queste sono state riscontrate anche violazioni penali.
Questo è quanto risulta dalla nuova inchiesta condotta dal'Associazione Contribuenti Italiani, elaborando dati della Polizia tributaria, dell'Amministrazione finanziaria, delle Camere di Commercio e de Lo Sportello del Contribuente, presente nelle principali città d'Italia.
Le aziende cinesi operano in tutti i settori industriali, tra cui l'abbigliamento, la produzione di detersivi e giochi. Insomma, altro che tessile di Prato, meccanica fine di Vicenza e Treviso, mobile della Brianza.
'Le statistiche - spiega Vittorio Carlomagno, presidente dell'Associazione Contribuenti Italiani - poi, fanno il resto. Analizzando i dati emerge che nei distretti dove la comunità cinese è maggiormente presente, e' stato rilevato un indice di evasione fino al 98%. Bisogna subito rafforzare i poteri di verifica e controllo fiscali c! onferendo poteri di Polizia tributaria ai Vigili urbani ed ai Carabinieri. Da sola la Guardia di Finanza, che da tempo opera con successo sul fronte dell'evasione fiscale, non può fronteggiare un'evasione così diffusa'.
Per arginare tale fenomeno, l'Associazione Contribuenti Italiani propone di non rinnovare il permesso di soggiorno a tutti gli immigrati che non risultano in regola con il pagamento di imposte e contributi
Contribuenti.it - Associazione Contribuenti Italiani
L'ufficio stampa Infopress 0642828753

Napoli. Comune, bilancio-choc: giacciono 3,3 miliardi di crediti non riscossi
Approvato il piano di Realfonzo. «In passato previsioni non realistiche con multe e fitti attivi non incassati»
NAPOLI - Nell’aula cala il gelo quando Riccardo Realfonzo legge il passaggio-chiave della relazione sul bilancio di previsione, ammettendo che «una particolare attenzione deve essere posta sulla gravissima situazione di cassa in cui versa il comune di Napoli», ma soprattutto, rimarcando che «la difficoltà nella riscossione dei crediti, il cui totale supera i 3,3 miliardi di euro è dovuta principalmente a due fattori: previsioni di entrata degli anni passati formulate in maniera “ottimistica” e non realistica; la grave inefficienza dei meccanismi di riscossione, soprattutto di multe e fitti attivi, dove si registrano percentuali di riscossione particolarmente basse».
Ripetiamo bene: parliamo di 3 miliardi e 300 milioni di euro. Soldi che se entrassero nelle casse del Comune farebbero diventare Palazzo San Giacomo il Comune più ricco d’Europa. Soldi che invece il Comune, per l’endemica difficoltà che si trascina da anni nel riscuotere i crediti, non incassa e «di conseguenza— aggiunge Realfonzo— i ritardi nei pagamenti delle spese per forniture, opere pubbliche e spese varie, riferite sia servizi indispensabili che a quelli non indispensabili, ha ormai raggiunto i 3 anni, raggiungendo cifre difficilmente recuperabili nel breve-medio tempo e divenendo a sua volta ulteriore fonte di debito in seguito al maturare di interessi da ritardato pagamento».

La manovra di bilancio 2011 approvata ieri in aula — trasmessa in streaming audio sul sito istituzionale del comune di Napoli — è quella che la giunta de Magistris, in gran fretta, ha dovuto approvare entro il 30 giugno, considerato che la giunta Iervolino non l’aveva fatto. Cosa che lascia presagire per l’autunno una manovra di riequilibrio che sarà poi l’autentica manovra di bilancio. Anche perché il documento programmatico approvato ieri in aula presenta solo tagli ma quasi nulla per lo sviluppo. L’unica, possibile apertura fatta dall’assessore Realfonzo è quella sul fronte della cultura e delle politiche sociali: «Nessuno esclude che i tagli possano ridursi o addirittura essere incrementato il bilancio della Cultura — ha detto Realfonzo— lo vedremo nelle prossime manovre di variazione ed assestamento».

L’altro punto di criticità espresso dall’opposizione, quello della spesa per gli assessorati da 2,4 milioni di euro a 2 milioni, ma con una riduzione del numero di assessorati da 16 a 12, ha visto un chiarimento dell’assessore Realfonzo. «Certo, se analizziamo i numeri dal punto di vista economico, i numeri sono quelli, ma valutiamo che sono diminuiti gli assessorati non le deleghe e la mole di lavoro; anzi, quindi avremmo potuto dover aumentare la spesa perché ogni assessore ha una mole di lavoro maggiore», ha concluso Realfonzo.
Paolo Cuozzo
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