mercoledì 27 luglio 2011

Federali.Sera_27.7.11. Secondo la Coldiretti, la crisi delle angurie, è dovuta a un duplice fenomeno. Da un lato alla psicosi da batterio killer, che nei mesi scorsi avrebbe determinato l'embargo da parte dei Paesi acquirenti storici, come la Germania. A ciò va ad aggiungersi l’invasione che la Puglia sta subendo di angurie provenienti dalla Grecia e vendute a prezzi fino a 8/10 centesimi di euro al chilogrammo in meno rispetto al prodotto locale. Una situazione che si ripercuote sui braccianti stagionali che come ogni anno costituiscono la manodopera nei campi.----Gianni Trovati: Il bingo è per chi fa politica nella terra dei record, la Calabria, che ai propri consiglieri di lungo corso garantisce una «pensione» più alta di quella dei parlamentari: dopo tre mandati si arriva a 9.733 euro netti al mese, guardando dall'alto in basso i 7.200 euro lordi riservati agli ex senatori.----E' attiva sul sito terrejoniche.net la petizione on line per chiedere al Presidente Napolitano di intervenire sul Governo per l'emanazione di un'ordinanza rivolta al sostegno delle zone di Taranto e Matera colpite dall'alluvione

Maltempo: Petizione 'TerreJoniche' a Presidente Napolitano
L'UNIONE SARDA - Cultura e istruzione: Nasce l'archivio Cossiga
Salento. Crisi delle angurie, boom del lavoro nero per gli stranieri
In Sicilia cancellato solo il sussidio per il funerale
Pensioni, la Calabria più generosa del Senato


Maltempo: Petizione 'TerreJoniche' a Presidente Napolitano
E' attiva sul sito terrejoniche.net la petizione on line per chiedere al Presidente Napolitano di intervenire sul Governo per l'emanazione di un'ordinanza rivolta al sostegno delle zone di Taranto e Matera colpite dall'alluvione
27/07/2011  L'associazione Terre joniche ha avviato una petizione, che si può firmare sul sito terrejoniche.net, rivolta al Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, con la quale si chiede di intervenire sul Governo per l’emanazione di un’ordinanza necessaria all’attivazione di procedure e risorse per sostenere la ripresa delle aziende delle province di Taranto e Matera colpite dall’alluvione del marzo scorso e per eseguire opere di manutenzione straordinaria del territorio.
 Lo ha reso noto il coordinatore del movimento, Gianni Fabbris, a sostegno dello sciopero della fame cominciato sei giorni fa da sei agricoltori ai presidi di Serramarina di Bernalda (Matera) e Marina di Ginosa (Taranto). In serata a Serramarina si svolgerà un consiglio intercomunale aperto con la partecipazione dei parlamentari di Puglia e Basilicata.

L'UNIONE SARDA - Cultura e istruzione: Nasce l'archivio Cossiga
27.07.2011
I figli Anna e Giuseppe presentano l'associazione intitolata al Presidente Raccoglierà testi, fascicoli e documenti di mezzo secolo di vita italiana
ROMA «Italiano per volontà come sono tutti sardi». «I sardi rimangono amici anche se uno commette reati». «Io sono un finto matto che dice le cose come stanno». C'è tutta l'ironia, il sarcasmo tagliente, l'amore per la sua terra e i suoi valori nelle frasi dell'ottavo presidente della Repubblica Francesco Cossiga.
L'ASSOCIAZIONE Lui che ieri avrebbe compiuto ottantatré anni, lui che rimane immortale perché è un pezzo di storia italiana. Lui che è una «miniera da scoprire», dicono i figli Giuseppe, sottosegretario alla Difesa, e Anna, che hanno fondato l'Associazione Francesco Cossiga.
I FIGLI «Il nostro obiettivo», ha spiegato ieri a Roma Giuseppe durante la presentazione ufficiale dell'associazione, «è tutelare una memoria che è stata dichiarata bene di interesse nazionale. Abbiamo avviato un percorso di organizzazione sistematica e informatizzazione che consentirà poi agli studiosi di accedere a un patrimonio che spazia dalla politica alla religione, fino alle tematiche internazionali». Un vero «enigma» con decine di pagine da decodificare: «L'archivio era strutturato perché mio padre capisse e potesse trovare qualsiasi informazione di cui avesse bisogno», aggiunge Anna, «ma per noi è un rebus. Non ci aspettiamo la prova provata della strage di Ustica».
IL PRESIDENTE Un lavoro complicato sull'archivio di un uomo geniale, curioso, bizzarro. Ma Francesco Cossiga amava definirsi timido, pacifico, tollerante, discreto, i suoi amici, quelli veri e quelli tra virgolette - come li classificava beffardamente - hanno tremato quando l'ex capo di Stato sassarese sentenziò con freddezza e lucidità: «Adesso gli scherzi sono finiti». Era il 1991, era arrivato il tempo delle «picconate», come lo stesso presidente emerito le aveva battezzate: «Se Berlusconi è il nuovo De Gasperi, io sono il nuovo Carlo Magno» oppure «Occhetto è uno zombie con i baffi che fa rivivere le cose più volgari del paleostalinismo», punzecchiava.
LE PICCONATE Graffiavano senza aver paura di fare male le battute brucianti del più giovane sottosegretario alla Difesa nel terzo governo guidato da Aldo Moro («Ho concorso a uccidere Moro quando ho scelto di non trattare con le Brigate Rosse», aveva confessato Cossiga nel 2001). E di sicuro c'è che graffieranno ancora fino a lacerare i Grandi. Segreti, verità, indizi, riflessioni, idee, accordi di cinquant'anni di vita politica nell'archivio documentale del democristiano doc (che aderendo all'Udr aveva tentato di ricompattare proprio le forze politiche in cui aveva creduto da quando si era tesserato alla Dc, a soli sedici anni) custoditi nella casa del Picconatore. Dove tante discussioni si sono intraprese sui divani gialli ocra e blu del Presidente, dove ben due grandi stanze sono interamente tappezzate di documenti politici, storici, sportivi e chissà cos'altro. E ora quelle pareti parleranno. I telefonini, invece, non più. «Nostro padre amava la tecnologia, aveva venti computer e sessanta cellulari. Molti di questi, per precauzione, li abbiamo distrutti a colpi di martello». E da un piccone coraggioso a un martello, i colpi continuano a essere battuti. Roberta Floris

Salento. Crisi delle angurie, boom del lavoro nero per gli stranieri
Martedí 26.07.2011 19:15
Quest’anno le angurie salentine sono rimaste a marcire nei campi. Le aziende non le hanno raccolte a causa del crollo dell’export verso i Paesi acquirenti come la Francia e la Germania e del conseguente abbassamento del prezzo pagato al chilo. I numeri dati dalla Coldiretti Puglia sono da tracollo: “2 milioni di quintali di angurie nel Salento non sono neppure state raccolte e sono andate perse oltre 50mila giornate di lavoro per le operazioni di raccolta con una perdita di non meno di 4,5 milioni di euro di salari non corrisposti a centinaia di braccianti agricoli per mancanza di prestazioni”. Per questo oltre 700 imprenditori agricoli con 100 trattori hanno portato le angurie per protesta davanti alla Prefettura di Lecce. Chiedono gli aiuti dell’Unione europea.
Secondo la Coldiretti, la crisi delle angurie, è dovuta a un duplice fenomeno. Da un lato alla psicosi da 'batterio killer’, che nei mesi scorsi avrebbe determinato l'embargo da parte dei Paesi acquirenti storici, come la Germania. A ciò va ad aggiungersi “l’invasione” che la Puglia sta subendo di angurie provenienti dalla Grecia e vendute a prezzi fino a 8/10 centesimi di euro al chilogrammo in meno rispetto al prodotto locale. Una situazione che si ripercuote sui braccianti stagionali che come ogni anno costituiscono la manodopera nei campi.
A Nardò, per il secondo anno, ha aperto un centro di accoglienza per i lavoratori stranieri, l’unica esperienza in Italia gestita interamente da volontari che vivono alla “Masseria Boncuri” con gli stranieri. Attiva dal 20 giugno, la masseria chiuderà i battenti a fine stagione, il 31 agosto. Giunti a metà del percorso, Gianluca Nigro, coordinatore dell’associazione Finis Terrae, traccia un primo bilancio della campagna “Ingaggiami contro il lavoro nero” per il rispetto dei diritti dei lavoratori della terra.
“Con la crisi delle angurie, lasciate sul terreno e non raccolte, c’è stato un arretramento verso il lavoro nero – spiega – quest’anno lo scontro con le aziende è palese, c’è una separazione netta fra produttori e lavoratori, il clima è più ostile”. Tuttavia, la campagna sta dando dei buoni risultati, con l’utilizzo delle T-shirt con lo slogan da parte dei braccianti quando vanno nei campi e con la distribuzione di un depliant sulle paghe regolari e le informazioni legali tradotto in 4 lingue. “Abbiamo oltre 200 persone ospitate nelle tende, di cui 120 lavorano e di questi 80 hanno un ingaggio regolare” afferma Nigro.
Il problema in questo momento è che le paghe sono molto più basse della scorsa stagione. Raccogliendo le angurie si veniva pagati ad appezzamento di terreno lavorato e una giornata fruttava al lavoratore 50, 60 euro. Invece ora i braccianti non trovano impiego con le angurie e quindi raccolgono pomodori a 4 euro l’ora per una paga giornaliera che non supera i 30 euro. A cercare lavoro nei campi di Nardò ci sono anche circa 40 tunisini provenienti dal centro di accoglienza di Manduria. Le altre nazionalità presenti alla masseria Boncuri sono Sudan, Ghana e persone provenienti da vari paesi dell’Africa subsahariana. I volontari sono 15 per turno, a rotazione settimanale e provengono anche dalle Brigate di Solidarietà Attiva. Al campo è stata organizzata anche una scuola d’Italiano con insegnanti abilitati che conta 45 studenti per 4 volte alla settimana.

In Sicilia cancellato solo il sussidio per il funerale
di Mariano Maugeri
La morte, in Sicilia, fa cinquemila. Cinquemila euro, ma solo per gli eletti, di nome e di fatto, che siedono tra gli scranni di Palazzo dei Normanni, sede dell'Assemblea regionale siciliana. Novanta siculi purosangue e 280 loro predecessori che fino a un paio di settimane fa godevano persino di un sussidio per le spese del loro funerale. Quelli che sui commiati ci campano, si sono presi la briga di fare quattro conti. Sorpresa: un funerale, anche di alta classe, di euro al massimo ne vale tre mila. Perché ai deputati siciliani cinquemila?
In Sicilia è un errore gravissimo commisurare le prestazioni ai compensi. Prendete i novanta dell'Ars: una leggina degli anni Sessanta, pensata e scritta sempre da loro, li equipara in tutto e per tutto ai senatori della Repubblica italiana. Qualcuno ha giustamente osservato che l'Italia è un sistema tricamerale composto da Camera, Senato e Assemblea regionale siciliana. Novanta bocche voracissime in più da sfamare e con smanie in linea con lo statuto speciale di rango costituzionale conferito all'isola nel lontano 1948. Inutile girarci attorno: fa 18mila euro netti di stipendio al mese cadauno, più le indennità che fioriscono per incarichi di presidenti, vicepresidenti, questori, segretari, etc. etc.
Sulla questione ha cercato di porre rimedio il presidente dell'Assemblea, Francesco Cascio, un odontoiatra-enfant prodige che a 21 anni ha debuttato al consiglio comunale di Palermo con una dote di seimila voti di preferenza. Cascio, criticato un giorno sì e uno no dal Governatore Raffaele Lombardo e dal fondatore di Forza Sud Gianfranco Micciché, vuole passare alla storia dell'assemblea siciliana come il moralizzatore. Forse si ispira al suo omologo e conterraneo Renato Schifani, che inonda, al pari di Angelino Alfano, di comunicati di congratulazioni e solidarietà anche quando basterebbe una semplice telefonata.
Ma Cascio è una persona ben educata. Il suo discorso d'insediamento all'Ars è alto e vibrante. Il neopresidente si appella alla "politica vivente" e ammonisce i deputati di quell'aula sorda e grigia: «Rammentiamoci, sempre, che i giovani ci stanno a guardare!». Già, i giovani guardano con malcelato disgusto e Cascio cancella con un tratto di penna il sussidio di 6.400 euro che spettano agli ex deputati per «l'aggiornamento politico e culturale». Una bella mossa se poi non si scoprisse che dei quattrini dovranno farne a meno soltanto gli ex deputati che godono di un assegno vitalizio pagato vita natural durante dai contribuenti isolani. Per gli altri che ancora non sono in pensione e pare abbiamo necessità impellente di aggiornamento "politico e culturale" finanziato dai siciliani, quel sussidio non verrà meno.
I giovani, sempre loro, insistono. E nei blog, al contrario di Cascio, parlano di politica morente. Per assonanza e – chissà – scaramanzia, l'ufficio di presidenza dell'Ars cancella i cinquemila euro di sussidio per i funerali che spettavano a chiunque avesse occupato anche per un solo giorno la poltrona di deputato. I collaboratori più stretti del presidente del'Ars sono orgogliosi di questo disboscamento: «La Sicilia, sui tagli ai costi della politica, anticipa il Senato della Repubblica». Ma nessuno parla della riduzione dei deputati da novanta a cinquanta, come succede per esempio in Emilia-Romagna. Per un'indennità persa c'è sempre la moltiplicazione degli incarichi di presidente e vicepresidente di commissione che valgono dai mille ai tremila euro al mese in più. Esaurite tutte le commissioni a rigor di materie sulle quali l'assemblea ha competenza, qualcuno si è inventato il "Comitato per la qualità della legislazione" che esprime pareri sulla «omogeneità, semplicità e chiarezza» dei testi legislativi. Non è un lavoro massacrante: nel 2010 l'Assemblea regionale siciliana ha partorito 23 leggi. Nel 2009 erano state soltanto 12.
Tanti deputati per nulla, insomma. La stessa cosa succede ai dipendenti regionali. A fare i conti in tasca alla burocrazia siciliana è stato il procuratore generale della Corte dei Conti Giovanni Coppola. La sua relazione del 30 giugno 2011 è un durissimo atto d'accusa. Il confronto con la Lombardia, che ha il doppio degli abitanti della Sicilia, è umiliante. La Lombardia conta 212 dirigenti, la Sicilia 3mila. Il calcolo è presto fatto: a ogni lombardo la burocrazia regionale è costata 13 euro, a ogni siciliano 204. Funerale più, funerale meno.
 27 luglio 2011

Pensioni, la Calabria più generosa del Senato
di Gianni Trovati
Per assicurarsi un vitalizio da upper class non è indispensabile calcare le Aule di Montecitorio o Palazzo Chigi. Essere eletti in consiglio regionale basta quasi sempre a garantirsi un'entrata costante, che diventa importante per chi riesce a totalizzare più di una consiliatura e sontuosa se ci si trova nella Regione giusta. Il bingo è per chi fa politica nella terra dei record, la Calabria, che ai propri consiglieri di lungo corso garantisce una «pensione» più alta di quella dei parlamentari: dopo tre mandati si arriva a 9.733 euro netti al mese, guardando dall'alto in basso i 7.200 euro lordi riservati agli ex senatori.
Merito, prima di tutto, della struttura delle indennità che, come riporta il censimento degli "stipendi" realizzato dalla conferenza dei presidenti dei consigli, in Calabria privilegia la parte fissa di base (8.508,05 euro netti al mese, contro i 4.500 della Campania, per fare un esempio) e assottiglia quella variabile legata ai «rimborsi» (2.808 euro al mese, invece dei 6.317 della Campania). Il vitalizio si calcola sulla quota fissa, e il gioco è fatto.
La «pensione» dei consiglieri, comunque, non fa eccezione nella terra dei record, dove tutti i costi della politica appaiono ai massimi: stando alle spese (2008) riclassificate dalla Copaff, in Piemonte e Lombardia gli organi istituzionali costano ogni anno 7,5 euro a residente, in Campania si arriva a 14,8 e in Calabria si sfonda il muro dei 38 euro pro capite. Il tutto in un Consiglio che, secondo l'ultimo rapporto sulla legislazione regionale, presenta il numero di atti di indirizzo e di interrogazioni più basso d'Italia (e anche il tasso di risposta inferiore).
L'ultimo check up complessivo dell'attività dei consigli regionali in Italia è riferito al 2009, quando in Regione la maggioranza era di centro-sinistra, ma il cambio di casacca realizzato con le amministrative 2010 non sembra aver cambiato il quadro: nel 2011 il consiglio si è riunito 6 volte, contro le 29 del Veneto.
Record a parte, il vitalizio è oggetto di discussione ormai ovunque, e di abrogazione quasi mai. Unica eccezione, finora, l'Emilia Romagna, che ha deciso di cancellarli, ma solo a partire dal 2011. Anche in Umbria la maggioranza di centro-sinistra sembra decisa a imboccare la stessa via, mentre in Valle d'Aosta è calcolato con il metodo contributivo, in base al criterio del «tanto versi, tanto riceverai» che fuori dalle assemblee elettive è regola generale da anni. Nelle altre Regioni, il vitalizio è calcolato in percentuale sull'indennità, con un moltiplicatore che cresce insieme agli anni passati dall'interessato sui banchi del Consiglio regionale.
L'età per il diritto all'assegno oscilla dai 60 ai 65 anni a seconda della Regione, con una eccezione: nel Lazio il diritto al vitalizio scatta a 55 anni, ma chi proprio non ce la fa ad attendere può cominciare a ricevere l'assegno a 50 anni, rinunciando al 5 per cento per ogni anno di anticipazione. Niente paura, però, superata la soglia dei 55 anni la decurtazione scompare e l'assegno torna a essere pieno: non solo, il vitalizio laziale è girabile ai coniugi superstiti senza pagare nulla, mentre nelle altre regioni la reversibilità si paga.

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