mercoledì 10 agosto 2011

Federali.Sera_10.8.11. L’agricoltore è anche consumatore ma spesso ce ne dimentichiamo – afferma Confagricoltura. In più occasioni abbiamo fatto un esempio sintomatico: per acquistare un caffè al bar il produttore deve spendere quanto ricava dalla vendita di tre-quattro chili di pesche.----Napoli. Pesche gratis sulle spiagge «Meglio regalarle che svenderle».


Napoli. Pesche gratis sulle spiagge «Meglio regalarle che svenderle»
I prezzi della frutta precipitano sotto i prezzi di produzione
Lavoro, l'Italia non è un Paese per giovani "Oltre 427 mila hanno perso il posto nel 2010"


Napoli. Pesche gratis sulle spiagge «Meglio regalarle che svenderle»
Protesta della Coldiretti: chi coltiva la frutta riceve corrispettivi da miseria e sugli scaffali costa il triplo
 NAPOLI - I produttori di pesche di Coldiretti Campania hanno distribuito pesche nelle principali località balneari della costa campana, dalla Penisola Sorrentina a quella Amalfitana fino al litorale Domizio per una mobilitazione a difesa delle imprese «e della frutta sottopagata a livelli insostenibili».
Sono giunti su un'imbarcazione carica di 3 tonnellate di pesche gridando il motto «meglio regalarla che svenderla». L'iniziativa nasce per difendere il prodotto locale: «Le aziende frutticole sono a rischio chiusura perchè - denuncia la Coldiretti - mentre i prezzi della frutta riconosciuti al produttore in campagna crollano di gran lunga al di sotto dei costi di produzione per i consumatori sugli scaffali del supermercato si moltiplicano anche fino al 400% a causa delle distorsioni e delle speculazioni che si verificano nel passaggio dal campo alla tavola. Una situazione inaccettabile che mette a rischio un patrimonio del Made in Italy che ha saputo conquistare nel mondo primati di qualità e sicurezza». (fonte Ansa)

I prezzi della frutta precipitano sotto i prezzi di produzione
“La filiera dell’ortofrutta va riequilibrata”. Lo sottolinea Confagricoltura in relazione alle dinamiche flessive delle quotazioni della frutta. “C’è un forte divario tra il prezzo pagato al produttore ed il prezzo finale al consumatore – osserva Confagricoltura -. L’estate scorsa le nettarine spuntavano all’origine 75 centesimi al kg e le pesche 61. Oggi le quotazioni sono praticamente dimezzate”. Un kg di pesche noci (nettarine) – spiega Confagricoltura – viene pagato all’agricoltore 34 centesimi (quindi sottocosto, perché produrlo e raccoglierlo costa almeno 0,45 euro/kg), il grossista lo rivende a 71 centesimi (quindi raddoppiando l’importo) e nei negozi e nella GDO lo si trova a un prezzo che va da 1, 75 euro/kg sulle piazze del Sud, a 1,90 su quelle del Centro, a 2,15 su quelle del Nord (media nazionale 1,95 euro/kg). Per le pesche a polpa gialla si va dai 31 centesimi al kg al produttore, a 1,85 come prezzo medio di vendita finale. “La situazione nelle campagne è drammatica, con quotazioni crollate al di sotto dei costi di produzione, spingendo molti produttori a sospendere l’attività di raccolta. L’agricoltore è anche consumatore ma spesso ce ne dimentichiamo – afferma Confagricoltura -. In più occasioni abbiamo fatto un esempio sintomatico: per acquistare un caffè al bar il produttore deve spendere quanto ricava dalla vendita di tre-quattro chili di pesche”. “Nei passaggi dal campo alla tavola il prezzo delle pesche aumenta di quasi sei volte – denuncia l’Organizzazione degli imprenditori agricoli -. Quello che chiediamo è una diversa ridistribuzione dei ricavi lungo la filiera e che venga calmierato il prezzo al consumatore, in modo da consentire al frutticoltore di poter collocare maggiori quantitativi di prodotto. Perché l’assurdità è che, nonostante i prezzi bassi all’origine, i consumi non crescono”.

Lavoro, l'Italia non è un Paese per giovani "Oltre 427 mila hanno perso il posto nel 2010"
Secondo la ricerca di Datagiovani, segnali di ripresa giungono da Centro e Nord, male il Sud. Intanto, il governo ha presentato un piano per l'occupazione giovanile che prevede un finanziamento di oltre un miliardo di euro.
Roma, 10 agosto 2011  - Mercato del lavoro ancora bloccato per i giovani nel nostro Paese nel 2010. Quasi il 20 per cento dei disoccupati nel 2010 lavorava nel 2009, e circa il 60 per cento è disoccupato da più di un anno. E’ quanto emerge da una indagine di Datagiovani che sottolinea come le regioni del Sud hanno reagito meglio alle dinamiche di involuzione, creando più posti di lavoro rispetto alla media nazionale e con una minore probabilità di perderli nel corso di un anno.

Ma l`indice di evoluzione globale mostra come le regioni del Centro e parte del Nord, dopo un 2009 pessimo, stiano recuperando parte del terreno perso, mentre il Sud non dà segni di ripresa.

Il centro di ricerche mette il luce come quasi 2 giovani disoccupati su 10 lavoravano nel 2009. Si tratta di poco meno di 210mila giovani che hanno perso un posto di lavoro. Ad essi vanno però aggiunti i quasi 218mila ragazzi che sono passati dalla condizione di ‘occupato’ a quella di ‘inattivo’, o perché si sono rimessi a studiare o perché sono scoraggiati nella possibilità di trovare un altro posto di lavoro. Da rilevare poi che sono circa 686mila gli under 35 che cercano lavoro da oltre un anno.

La graduatoria dell`indice 2010 vede in testa il Sud, in coda le regioni settentrionali. L`indice di evoluzione del mercato del lavoro giovanile 2010 mostra come rispetto alle tendenze medie nazionali, come era avvenuto del resto anche nel 2009, siano le regioni del Sud Italia a reagire meglio. In testa troviamo Molise e Campania, con venti punti in più della media nazionale, poi la Calabria. L`ottimo posizionamento di questi tre regioni è da addebitare alla creazione di nuovi posti di lavoro (oltre il 20 per cento degli occupati del 2010 non aveva un lavoro nel 2009) ed al basso rischio di perdita del lavoro (meno del 12 per cento dei disoccupati del 2010 erano occupati nel 2009, contro una media nazionale del 18 per cento).

Tra le regioni del Nord si ‘salvano’ solo Liguria e Trentino - Alto Adige, grazie soprattutto a buone capacità di stabilizzazione contrattuale. Le altre regioni settentrionali si posizionano in coda essenzialmente per la combinazione di pochi posti di lavoro nuovi creati per i giovani (meno del 12 per cento) e per un elevato rischio di cessazioni di rapporti esistenti.

Nonostante le regioni del Nord Italia nel 2010 abbiano mostrato tendenze peggiori rispetto alla media nazionale in termini di evoluzione complessiva del mercato del lavoro giovanile, le cose stanno andando un po` meglio di quanto verificato nel passaggio dal 2008 al 2009: molte recuperano terreno, in particolare la Liguria ed il Veneto. Bene anche l`Emilia Romagna, più stabili le altre, mentre solo il Friuli Venezia Giulia appare in netta difficoltà. A parte la Toscana, poi, tutto il Centro Italia mostra dinamiche migliori rispetto al 2009. Discorso totalmente diverso invece per il Sud, il cui mercato del lavoro giovanile nel 2009 si era comportato in maniera decisamente migliore rispetto alle regioni del Nord: perdono terreno in particolare la Sicilia e la Puglia.
Anche se vi sono alcune eccezioni - sottolineano i ricercatori di Datagiovani - in generale la tendenza negativa del Mezzogiorno è da attribuire ad una crescita del rischio di perdita del posto di lavoro e ad un aumento della disoccupazione oltre 12 mesi: sembra dunque che l`onda lunga della crisi occupazionale stia facendo sentire maggiormente ora i suoi effetti nel Sud Italia rispetto al 2009

GOVERNO: UN MILIARDO PER L'OCCUPAZIONE GIOVANILE - Sono state presentate oggi alle parti sociali, nel corso dell`incontro che si è svolto a Palazzo Chigi, le iniziative previste dal Piano di azione per l`occupabilità dei giovani. Il Piano, promosso dal ministro dell`Istruzione, Mariastella Gelmini, dal ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi e dal ministro della Gioventù, Giorgia Meloni, “ha avviato - spiega una nota - un profondo percorso di ripensamento delle politiche e delle azioni a favore dell`occupazione giovanile secondo nove linee di azione e può contare, per il 2011, su un finanziamento complessivo di oltre 1 miliardo di euro”.

Le linee di azione riguardano il monitoraggio delle professionalità richieste dal mercato del lavoro e di quelle disponibili, orientamento delle scelte educative, integrazione scuola-università-lavoro rivalutando la valenza culturale e formativa del lavoro, servizi di accompagnamento al lavoro, contratti di primo impiego, autoimprenditorialità e accesso alle professioni (autoimpiego), diffusione della cultura della previdenza e della sicurezza sul lavoro nelle scuole, contrasto al lavoro giovanile irregolare e sommerso.

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