mercoledì 24 agosto 2011

Federali.Sera_24.8.11. Un tempo eravamo fieri e dignitosi, diffidenti ma generosi, al massimo “pocos, locos y mal unidos”. Oggi invece il vocabolario sui luoghi comuni della Sardegna va rapidamente aggiornato, visto il successo ricevuto nella platea del meeting Cl di Rimini alla infelice battuta dell’ex Presidente del Consiglio, Giuliano Amato: «C'è troppa Sardegna nella vita politica italiana», specificando che «se il massimo obiettivo dei padri è quello che le figlie possano essere invitate su uno yacht a Porto Cervo, o che faccia la velina o che possa vincere il concorso di 'miss lato B' c'è da domandarsi che cosa ho fatto di male per meritarmi tutto questo».----E lo sviluppo economico? Un fallimento totale. I dati Svimez ci dicono che il Pil della Sardegna in rapporto a quello medio europeo è passato dall'81% nel 1995 al 78% nel 2007. Ma la situazione è tragica anche per le altre Regioni del Mezzogiorno: nello stesso periodo, infatti, la Puglia è scesa dal 78 al 67%, la Basilicata dall'81 al 75%, la Campania dal 75 al 66%, la Calabria dal 73 al 66% e la Sicilia dal 77 al 66%.


La foglia di fico dell'interesse dei sardi
SARDEGNA 24 - Politica: Sardegna? Sinonimo di velina
Savona, padania. Balneari ed evasione, record a Savona: l’87% non è in regola


La foglia di fico dell'interesse dei sardi
24.08.2011
Gli impegni dei nostri governanti. Beniamino Moro. «Innanzitutto vengono gli interessi dei Sardi, per curare i quali sono stato eletto». È la frase che sentiamo ripetere ai presidenti della Regione, compreso quello in carica, che anche di recente l'ha usata per raccogliere il consenso nel contenzioso col governo relativo alle nuove entrate fiscali. Ma in cosa consistono tali interessi e quanto nella pratica essi risultano veramente curati dalla classe politica? Non vi è dubbio che il principale interesse dei Sardi sia quello dello sviluppo economico e del connesso aumento del benessere sociale. Tuttavia, per molti il preteso interesse generale è solo una foglia di fico dietro cui si celano interessi personali e dei gruppi che di volta in volta si trovano a gestire il potere. Per capire meglio come realmente stiano le cose, la cosa più opportuna è quella di far parlare i dati. Per quanto riguarda l'attività legislativa del Consiglio regionale, abbiamo appreso dalle cronache dell'Unione Sarda che sono state approvate 6 leggi nel periodo maggio-dicembre 2009, 16 nel 2010 e 13 nei primi 8 mesi di quest'anno. Non molte, per la verità. Tuttavia non è la quantità che conta, ma la qualità. In proposito, sempre questo giornale ci informa che le materie di legiferazione hanno riguardato essenzialmente il commercio, alcune fondazioni, l'Esaf, interventi a favore dei disabili, della Dinamo Basket, degli oratori e del trasporto aereo, oltre naturalmente alla legge finanziaria che stanzia i fondi con cui i singoli provvedimenti vengono finanziati. Per la verità, sorge qualche dubbio che i provvedimenti approvati siano davvero funzionali allo sviluppo economico, tuttavia non bisogna dimenticare che per lo sviluppo esistono anche i fondi finalizzati dell'Ue. Il guaio, però, è che tali fondi non vengono utilizzati se non in minima parte, da cui il paradosso per cui la Regione reclama nuove entrate mentre nel contempo non riesce a spendere quelle che già ha a disposizione. Solo per l'Obiettivo competitività del Fondo europeo di sviluppo regionale (Fesr) alla Sardegna sono stati assegnati un miliardo e 700 milioni di euro, mentre il programma totale degli interventi a favore del Mezzogiorno per il periodo 2007-2013 ammonta a 43,6 miliardi. Nella spesa di tali soldi, la Sardegna si è fermata al 19,1% dei fondi Fesr e al 20,5% degli stanziamenti del Fondo sociale europeo (Fse). Le altre Regioni del Mezzogiorno hanno speso ancora di meno, tra cui spiccano il 2,4% dei fondi Fse della Campania e il 3,7% dello stesso fondo della Sicilia. Dai dati, sembrerebbe che nessuna delle Regioni del Mezzogiorno, Sardegna compresa, abbia qualche vaga idea di come si possa spendere per sostenere lo sviluppo economico, neanche quando ha una montagna di soldi che la Ue minaccia di riprendersi per l'incapacità materiale dei beneficiari di utilizzarli proficuamente. E lo sviluppo economico? Un fallimento totale. I dati Svimez ci dicono che il Pil della Sardegna in rapporto a quello medio europeo è passato dall'81% nel 1995 al 78% nel 2007. Ma la situazione è tragica anche per le altre Regioni del Mezzogiorno: nello stesso periodo, infatti, la Puglia è scesa dal 78 al 67%, la Basilicata dall'81 al 75%, la Campania dal 75 al 66%, la Calabria dal 73 al 66% e la Sicilia dal 77 al 66%. Dal 2007 ad oggi la situazione, sia in Sardegna che nel resto del Mezzogiorno, è ulteriormente peggiorata. Dove sta allora lo sviluppo economico che i presidenti di Regione reclamano di perseguire e in nome del quale sfidano lo Stato per avere nuove risorse, mentre non riescono a spendere quelle messe a loro disposizione da parte della Ue? Al riguardo, perciò, s'impone una nuova riflessione sul ruolo e sull'utilità delle Regioni, non meno importante di quella già avviata sul ruolo discutibile delle Province.

SARDEGNA 24 - Politica: Sardegna? Sinonimo di velina
24.08.2011
Un tempo eravamo fieri e dignitosi, diffidenti ma generosi, al massimo “pocos, locos y mal unidos”. Oggi invece il vocabolario sui luoghi comuni della Sardegna va rapidamente aggiornato, visto il successo ricevuto nella platea del meeting Cl di Rimini alla infelice battuta dell’ex Presidente del Consiglio, Giuliano Amato: «C'è troppa Sardegna nella vita politica italiana», specificando che «se il massimo obiettivo dei padri è quello che le figlie possano essere invitate su uno yacht a Porto Cervo, o che faccia la velina o che possa vincere il concorso di 'miss lato B' c'è da domandarsi che cosa ho fatto di male per meritarmi tutto questo». La Sardegna come una specie di luna park del divertimento senza freni, insomma. E a poco valgono le precisazioni dell’attuale presidente dell’Istituto Enciclopedia Treccani «i sardi non si offendano, non ho nulla contro di loro », perché si sono offesi quasi tutti a cominciare dal Presidente della Regione, Ugo Cappellacci che ribalta subito il concetto, arrivando ad affermare che «purtroppo nella politica italiana c’è pochissima Sardegna, e si vede». Secondo l’attuale governatore, che scomoda Gramsci, Lussu, Berlinguer e Cossiga, ma anche Grazia Deledda e la Brigata Sassari, «tra i velini e le prime donne della politica nazionale non rientra certo alcun esponente della nostra Isola». Altrettanto dura la reazione della Presidente del Consiglio regionale, Claudia Lombardo secondo cui non basteranno nemmeno le scuse pubbliche per cancellare l’ignominia «Siamo al paradosso: la Regione oggi più calpestata e ignorata dalla politica italiana viene ulteriormente e pubblicamente umiliata e citata come esempio deteriore che condiziona negativamente l'agire politico. Oltre al danno anche la beffa!». Di «clamoroso svarione» parla invece l’assessore al Bilancio, Giorgio La Spisa , che al meeting Cl è di casa. Secondo La Spisa, che si chiede dove sia finito l’acume politico del “Dottor Sottile” Amato, siamo davanti «ad una capacità di analisi politica evaporata, visto che usa il nome della Sardegna per rappresentare una cultura assolutamente estranea alle tradizioni e alla realtà storica della nostra Isola » Ma forse, il problema reale non è tanto nella battuta di Giuliano Amato, quanto nel fatto che quella idea di Sardegna possa realmente trovare consensi nel resto del Paese «Fino a qualche anno fa, secondo il deputato Pd Caterina Pes , era motivo di orgoglio rappresentare la Sardegna. Tutti guardavano con rispetto all’esperienza di Soru, alle battaglie per la difesa delle coste e dell’ambiente. Eravamo un laboratorio politico. Ora non è più così e i testimonial della Sardegna sono Berlusconi, Lele Mora o Briatore. Una immagine falsa, che colpisce la nostra dignità». Sul concetto di immagine falsa si concentra anche il deputato Pdl, Bruno Murgia, che definisce «una stupidaggine da rispedire al mittente quella di Amato. Se dovessi parlare per generalizzazioni, come fa lui, dovrei dire che non accettiamo lezioni di moralità da un protagonista della Prima Repubblica, che ha portato l’Italia al disastro». Resta però il fatto che probabilmente con questa immagine dell’Isola della vacanze, bisognerà comunque convivere, anche perché non si tratta di un fenomeno recente. Come ricorda lo scrittore e antropologo, Giulio Angioni «Prima di Briatore e Berlusconi c’è stato l’Aga Khan e gli anni d’oro della Costa Smeralda. Personalmente è una descrizione della realtà sarda che mi disgusta parecchio e che in molti, anche tra gli scrittori sardi seri, stanno cercando di combattere culturalmente». Almeno però, possiamo consolarci con il fatto che «fino a qualche anno fa si diceva “ti sbatto in Sardegna”, a sottolineare l’arretratezza della nostra regione. Ora siamo l'isola delle vacanze. È un passo avanti». Secondo la scrittrice Michela Murgia , però, c’è una ulteriore evoluzione, perché «di quell’inganno non siamo più solo vittime, ma ne stiamo diventando anche produttori. Ormai fuori dalla Sardegna sono tutti convinti che da noi si viva come in Costa Smeralda». La cosa paradossale, secondo la scrittrice vincitrice del Campiello, è che «per noi sardi la Costa Smeralda è tutto tranne che la Sardegna, è un luogo posticcio, plastificato che viene montato ogni anno». Sulla battuta di Amato, che ha evidentemente usato la figura retorica della sineddoche, c’è una fulminante risposta anche sul Facebook della Murgia « Troppa Sardegna nella politica italiana. Naa, è solo per 2 mesi. Poi lo scettro torna alla solita Lombardia».

Savona, padania. Balneari ed evasione, record a Savona: l’87% non è in regola
 24 agosto 2011
Savona - C’è il titolare di uno stabilimento balneare che dichiara dieci abbonamenti stagionali, mentre le cabine e gli ombrelloni affittati per tutta l’estate sono oltre sessanta; un altro che scarica fiscalmente le spese per una moto d’acqua utilizzata solamente a scopi personali; un ristoratore che nasconde all’erario oltre 300mila euro; un altro che camuffa l’attività con l’organizzazione di corsi di vela e regate: sono solo alcuni dei casi di evasione fiscale scoperti sinora dall’agenzia delle Entrate della Liguria.
Su tutti, risalta il dato negativo della provincia di Savona, dove, secondo l’agenzia delle Entrate, addirittura l’87% degli stabilimenti è risultato non in regola.
Nello Spezzino, i controlli si sono concentrati su attività che chiudevano in perdita o con utili bassissimi, facendo emergere ricavi nascosti all’Erario per varie centinaia di migliaia di euro, mentre nelle province di Imperia e di Genova i controlli hanno riguardato anche i proprietari di imbarcazioni e le attività di noleggio di aerei privati, per ricavare dati importanti ai fini del cosiddetto “redditometro”.
Il bilancio è stato fatto mentre in tutta la regione sono ancora in corso i controlli su attività che spaziano dalle sagre paesane alle associazioni sportive dilettantistiche, dai ristoranti alle “marine”, dagli stabilimenti balneari sino alle attività di rimessaggio: «È presto per stilare un bilancio vero e proprio - ha spiegato Alberta De Sensi, neodirettore regionale delle Entrate - ma dal quadro emerge la buona capacità di selezione svolta dalle direzioni provinciali, che conoscono il territorio e condensano al loro interno importanti capacità di analisi. Al tempo stesso, abbiamo cercato di concentrare la nostra azione su quelle attività che non erano mai state esaminate negli ultimi anni».

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