mercoledì 24 agosto 2011

Federali.Mattino_24.8.11. Diego Gabutti: Invece di prendersela con i nuovi nati, colpevoli d'ogni sfracasso demografico, lattanti con la coscienza sporca e più d'uno scheletro nell'armadio, responsabili della fame e della sete nel mondo come pure della ressa sulle spiagge e in discoteca e del degrado delle scuole materne, Giovanni Sartori dovrebbe forse riflettere sul fatto che, se c'è bisogno di anticoncenzionali per tenere a bada la natalità selvaggia, a qualcuno potrebbe venire in mente che c'è almeno altrettanto bisogno di sbarazzare il pianeta dai vecchi bacucchi.----Dal ventre molle di Napoli escono fuori i primi oppositori a Giggino Manetta


Chissà perché Giovanni Sartori ce l'ha tanto con i lattanti
Bari. Morto Mimmo Fiore, il «re» della focaccia
Napoli. Sos per le porte: Capuana e Nolana
SACE. Scenari | 23 agosto 2011 F.A.Q - Crisi Nord Africa e Medio Oriente
Fitch conferma la singola “A” per San Marino. Negativa, tuttavia, la valutazione di prospettiva
Helsinki pronta a scaricare Atene


Chissà perché Giovanni Sartori ce l'ha tanto con i lattanti
 di Diego Gabutti  
Invece di prendersela con i nuovi nati, colpevoli d'ogni sfracasso demografico, lattanti con la coscienza sporca e più d'uno scheletro nell'armadio, responsabili della fame e della sete nel mondo come pure della ressa sulle spiagge e in discoteca e del degrado delle scuole materne, Giovanni Sartori dovrebbe forse riflettere sul fatto che, se c'è bisogno di anticoncenzionali per tenere a bada la natalità selvaggia, a qualcuno potrebbe venire in mente che c'è almeno altrettanto bisogno di sbarazzare il pianeta dai vecchi bacucchi.
Sono troppi, portano il pannolone, parlano sempre di come si stava meglio quando si stava peggio, lanciano occhiate maligne ai bambini, vogliono la precedenza nelle code al supermercato, vivono accampati nelle sale d'attesa dei medici di famiglia, portano la dentiera, usano il Viagra, chiamano in continuazione il pronto soccorso, pesano sul bilancio delle nazioni più di qualsiasi marmocchio e sono tutti molto meno simpatici di qualsivoglia neonato.
Diciamolo: chi li vuole? È anche una questione pratica (niente di personale, intendiamoci: è soltanto business, un affare di sopravvivenza della specie). Col tempo, l'istruzione, l'esperienza e un po' di fortuna, un neonato può anche diventare un sommo scienziato, oppure un grande artista; può diventare un leader politico, persino il Messia, o la reincarnazione del Dalai Lama, e financo un Berlusconi. Mentre da un vecchio babbione, che si regge a malapena in piedi e guarda storto tutte le donne incinte che incontra, preoccupato dall'invadenza e dall'avidità dei nuovi nati, non si può sperare più niente, giusto un fondo allarmistico sul Corrierone ogni tanto, oppure qualche lezione non richiesta (sempre la stessa, prima un «io ve l'avevo detto», poi un «e ora ve lo dico di nuovo») di costituzionalismo spiegato al volgo con voce (chissà perchè) sempre carica di disprezzo.
 Se ne vanno in giro, questi vecchi biliosi, digrignando i denti e appoggiandosi a un bastone, che ogni tanto agitano nell'aria e poi calano con violenza su qualche testa immaginaria. Sono perennemente in guerra contro lo spirito dei tempi e contro chi lo incarna: quegli scrocconi di bebè che strillano perché hanno fame o perché stanno mettendo i dentini o per attirare l'attenzione o perché hanno la bua al pancino e allora bisogna prenderli in braccio e cantargli la canzone dei tre porcellini. È di loro, dei poppanti, di quanto s'allargano, delle risorse che consumano, che questi vecchi mandrucconi mugugnano in continuazione tra sé. Questi qua, borbottano, si bevono tutta l'acqua, ci fanno il bagnetto con le paperette e le sorprese Kinder, ogni giorno il bucato, lo shampoo, i brodini, le pappette, e sono sempre lì a farsi lavare il sederino. E poi mangiano, mangiano, non sono mai sazi, ancora una caramella, un altro biscottino, posso avere un gelato, una merendina. Con che diritto fanno tabula rasa di tutto (come le cavallette, come l'Orda d'Oro di Gengis Khan)?
Loro, i vecchi, hanno invece il diritto di farsi anche tre docce al giorno (stando attenti, beninteso, a non scivolare sulle piastrelle del bagno) e di dare fondo, se gli va, a tutte le risorse del pianeta. Se lo sono guadagnato, questo diritto, con i loro sacrifici, perdio, sono stati in guerra, o c'è mancato poco, così come hanno guadagnato, vuoi lavorando come muli, vuoi facendo il sessantotto, non soltanto la pensione, come dice il Senatur, e guai a chi gliela tocca, ma si sono gauadagnati anche la babypensione (come Bossi non dice, però lo pensa)! Largo ai vecchi, lasciateci respirare, non spingete, calma, non metteteci fretta.
Purtroppo per Sartori, però, ogni storia ha due facce, e l'altra faccia dell'allarmismo demografico è che un vecchio fossile, che porti bene oppure male i suoi anni, è sempre pura perdita, a differenza d'un neonato, che invece è un investimento. Non c'è bisogno di firmare editoriali sul Corriere della sera per capirlo.
Da un vecchio, anche se un tempo si è coperto di gloria, non c'è più niente da spremere (anzi, è lui che spreme le casse dell'Inps e le risorse della sanità pubblica per darsi alle bocce, alle badanti bulgare, ai grappini, all'occupazione di tutte le panchine del parco). Non è colpa dei neonati, ma colpa dei vecchiardi (e ahimé, con le primavere che corrono, sono un barbogio anch'io) se il mondo sta andando a rotoli. Sono troppi, e consumisti. Per questo l'Onnipotente ci castiga con piaghe e diluvi, come dicono i vecchi fin dai tempi di Noè.

Bari. Morto Mimmo Fiore, il «re» della focaccia
Era il titolare dello storico panificio del borgo antico
Domani i funerali, alle 16, nella Basilica di San Nicola
BARI - È morto questa mattina all'età di 74 anni Domenico Fiore, per gli amici soltanto Mimmo, il «re» della focaccia di Bari Vecchia. E, infatti, il titolare del glorioso Panificio Fiore, che da oltre tre generazioni è attivo nel borgo antico per servire residenti e politici. Domani i funerali, alle ore 16, nella Basilica di San Nicola.

IL SALUTO DI BARI VECCHIA - «Fiore - spiega Michele Fanelli, vicepresidente del circolo Acli-Deelfino - non va ricordato solo per la sua bravura nel far gustare i prodotti ma va ricordato perché è stato un vero e grande barese. Lui è stato il primo negli anni Ottanta a fare ed allestire il primo presepe artistico con statue del 1.600. Il Signor Mimmo Fiore è stato l’artefice insieme a molti altri e al comitato di quartiere della rinascita della Città Vecchia nei momenti bui e difficili che questo territorio ha vissuto. A lui un grazie di vero cuore per tutto quello che ha dato al mantenimento di quella Baresità di cui dovremmo essere fieri, grazie Mimmo Fiore.
23 agosto 2011

Napoli. Sos per le porte: Capuana e Nolana
Rispoli: «Qui la malavita è multietnica»
Il presidente del consiglio provinciale: «Insostenibile»
Il Trianon abbandonato, Taglialatela scrive a Caldoro
NAPOLI - «Ho denunciato per mesi al Prefetto ed al Comune la situazione non più sostenibile che interessa tutta la zona di Porta Nolana e Porta Capuana dove una esplosiva miscela fatta di illegalità, commercio abusivo e sporcizia ha creato condizioni di invivibilità non più tollerabile per i cittadini». È lo sfogo di Luigi Rispoli, presidente del Consiglio provinciale di Napoli.
Dopo la visione del video di YouTube che denuncia la situazione nel centro di Napoli, Rispoli ha dichiarato di aver segnalato «in continuazione in questi anni alle forze dell'ordine e a tutte le istituzioni competenti che la folta presenza di extracomunitari e Rom che unita a quella di personaggi della malavita locale, hanno trasformato questi luoghi in una sorta di zona franca dove è possibile commettere, impunemente, ogni genere di reato; diversi episodi di violenza, sfociati anche in fatti molto gravi, che hanno visto coinvolti extracomunitari che, spesso ubriachi, diventano protagonisti di risse e di gesti sconsiderati avrebbero dovuto allertare chi si occupa di ordine pubblico perchè questa situazione mette in seria discussione la sicurezza stessa dei cittadini residenti in quell'area.

«Credo», ha concluso Rispoli, «che sia venuto il momento di una risposta netta da parte delle istituzioni, tenuto conto che i residenti sono ormai al limite di ogni sopportazione. Farebbe bene il sindaco e l'assessore competente a valutare la gravità della situazione chiedendo anche loro l'intervento delle forze dell'ordine ed operando anche con la propria polizia municipale per ripristinare un minimo di vivibilità in quella zona invece di ipotizzare la legalizzazione dell'illegalità con progetti di mercatini vari». Ma l'appello del presidente del consiglio provinciale non è l'unica nota negativa che riguarda l'area della quarta municipalità: Massimo Taglialatela, segretario generale della Uilcom Campania, ha inviato una lettera al presidente della regione Caldoro, per evidenziare il perdurare della situazione di abbandono in cui versa il teatro Viviani. Un luogo di cultura che avrebbe dovuto riqualificare l'area, e che invece è stato risucchiato dall'abbandono che connota la zona.

È una lettera dai toni diretti e dai contenuti chiari e forti per denunciare lo stato di crisi del Teatro e della Trianon Viviani SpA, la società partecipata da Regione e Provincia che ne regge amminisrativamente le sortui: le promesse sistematicamente disattese dal Presidente del Cda e dai consiglieri in relazione alla nomina del nuovo direttore artistico, alla presentazione della prossima stagione teatrale e soprattutto al regolare pagamento degli stipendi hanno spinto il sindacato all'ennesima protesta. Ma Taglialatela insiste soprattutto sulla mancanza delle retribuzioni, affermando che «nonostante le rassicurazioni non sono stati pagati gli stipendi arretrati e niente di buono si prospetta per i prossimi. Infatti, i fondi promessi, non solo non sono arrivati ma addirittura sono stati pignorati presso la Regione Campania dai creditori». Ancor più grave, secondo la Uil, l'assenza di progettualità: «Al netto della manifestazione "Aria di Napoli", nulla é previsto per i prossimi mesi e certo l'assenza di un Direttore Artistico è solo una aggravante».

«Ma si può nascondere», continua Talglialatela, «l'inefficienza di chi sarebbe deputato al rilancio del Trianon se questi non ha provveduto al tentativo di rilanciarlo concretamente inserendo lo storico Teatro, nell'anno del centenario, nei programmi del Teatro Festival? E che dire se anche per il Festival delle Culture gran parte delle attività saranno previste alla Mostra D'Oltremare? Adesso ci manca solo di non essere inseriti nelle manifestazioni collaterali della America's Cup e tutto sarà finito». «La Uilcom non si stancherà mai di denunciare questa grave situazione del Trianon», ha concluso il segretario generale, chiedendo al Presidente Caldoro che vada avanti nell'opera di efficientamento «anche rivedendo le sue stesse nomine, altrimenti anche da queste piccole realtà quel che emergerebbe sarebbe soltanto un triste segnale che nulla è cambiato e che la tanta auspicata discontinuità nei fatti non si realizzerà».

SACE. Scenari | 23 agosto 2011
F.A.Q - Crisi Nord Africa e Medio Oriente
Alla luce delle forti tensioni che continuano ad interessare l’area, SACE ha rafforzato il proprio monitoraggio su tutti i Paesi, mantenendo invariate le proprie condizioni di assicurabilità, pur con un approccio prudenziale che implica un’attenta valutazione delle singole nuove operazioni caso per caso.
Abbiamo raccolto qui di seguito le risposte alle domande più frequenti delle imprese italiane che operano in Nord Africa e Medio Oriente.
Per assistenza o informazioni contatta il numero verde 800 269264 o rivolgiti alla sede di SACE a te più vicina.

Cosa mi devo aspettare per il prossimo futuro in Nord Africa?
 Nonostante i segnali di normalizzazione e di ripresa delle attività produttive, la cautela è d’obbligo in tutti i Paesi nordafricani. Particolare prudenza è richiesta almeno fino al prossimo autunno, quando le elezioni (a ottobre in Tunisia e a novembre in Egitto) saranno un importante banco di prova della sostenibilità degli assetti usciti dai sommovimenti che hanno attraversato la regione.
 Per le imprese che operano in questi mercati, è innegabile che l’instabilità stia avendo ripercussioni sulle tempistiche dei lavori e dei pagamenti, senza contare i disagi derivanti dai danneggiamenti ad alcune forniture. Nel breve termine è inoltre verosimile attendersi un aumento squilibri fiscali e di criticità legate ad espropri, mancato di trasferimento valutario e violenza politica. Particolare attenzione merita la decisione del governo egiziano di non ricorrere agli aiuti del FMI, puntando solo su forme di supporto finanziario bilaterale e riduzione del deficit pubblico per fronteggiare le sfide economiche di breve termine.
 Anche in Marocco, la situazione è ancora incerta. Le tensioni regionali hanno accelerato il processo di riforma politica senza intaccare per il momento la centralità del ruolo del sovrano, mentre il malcontento sociale, alimentato da povertà e disoccupazione, continua a soffiare sul fuoco del malcontento. La stesura della nuova legge elettorale, prima delle prossime elezioni parlamentari in ottobre, sarà parte integrante del processo di riforma ma suscita ancora perplessità tra i principali partiti.
 I maggiori interrogativi restano ovviamente legati alla Libia che, nonostante l’intervento della Nato e le sanzioni internazionali, continua ad essere divisa tra forze leali al governo di Gheddafi e le forze sotto il controllo del Consiglio Nazionale Transitorio, che gode di un maggiore riconoscimento a livello internazionale.

E per la Siria?
 In Siria i rischi sono molto elevati, in particolare nella regione meridionale e nelle zone costiere settentrionali, oltre che nelle aree più colpite (Homs e Daraa). Nonostante le pressioni diplomatiche degli Stati Uniti e dell’Unione Europea, la condanna delle violenze del regime da parte dell’Onu, il presidente Bashar al-Assad non intende dimettersi e insiste con il suo piano di riforme per il Paese mentre gli scontri si fanno sempre più duri e la lealtà delle forze di sicurezza comincia a essere in discussione. L’eventuale caduta del regime siriano, legata anche alle crescenti difficoltà economiche, comporterebbe un aumento dell’instabilità nella regione.
 Anche in questo caso come per il Nord Africa, sono in forte aumento i rischi politici, intesi non solo nell’accezione base di “rischio CEN” (confisca, esproprio, nazionalizzazione) ma anche come rischio di “violenza politica” tout court. In questo contesto è naturale attendersi sensibili ripercussioni anche sulle tempistiche dei lavori e dei pagamenti.
 Le violenze hanno comportato una riduzione delle prospettive di crescita e una battuta di arresto per le riforme e le liberalizzazioni avviate negli ultimi anni (in particolare nei settori bancario, elettrico e telecomunicazioni). Sebbene ad oggi non si siano registrate cancellazioni di progetti di maggiore rilevanza, alcuni investitori hanno interrotto la loro attività nel Paese, spostandosi verso mercati limitrofi ritenuti più sicuri, come la Giordania.

Mi devo aspettare un rischio contagio nei paesi limitrofi?
 I rischi ci sono. Il Libano ha un assetto politico piuttosto fragile peraltro sempre più influenzato da un orientamento filo-siriano. In Giordania i tentativi di riforma politica ed economica necessari per ridurre le tensioni (e il rischio di contagio) sono ostacolati dalla debole posizione fiscale, dalla limitata partecipazione delle minoranze alla vita politica e dalla sostanziale instabilità delle compagini governative. Un problema concreto potrebbe essere rappresentato dai flussi di rifugiati al confine con la Siria.

Si parlava molto del Bahrein il mese scorso. La minaccia è rientrata?
 La fase acuta della crisi sembra ora essere stata superata, tanto che di recente è stata tolta la legge marziale, ma le tensioni non sono del tutto rientrate. Il sovrano da un lato ha proceduto a un rimpasto del governo cercando di rispondere alle proteste in modo diplomatico, ma dall’altro lato sta assoldando centinaia di mercenari pachistani di etnia baluci per imporre la sicurezza con violenza. Anche in questo caso, le elezioni di settembre rappresenteranno un importante (anche se non l’ultimo) giro di boa.
 L’instabilità politica avrà un impatto sui principali settori dell’economia (in particolare sui servizi finanziari e su quelli dipendenti dal turismo) contribuendo a ridimensionare le stime di crescita e porterà a un aumento della spesa pubblica al fine di sedare il malcontento popolare. Nonostante l’aumento del prezzo del petrolio le principali istituzioni finanziarie stimano un aumento nel 2011 del debito pubblico pari al 68% del PIL e un debito estero del 78% del PIL (il più alto tra i paesi del Golfo).
 SACE ha rivisto al ribasso il risk rating del paese da M1 a M2 con outlook negativo, in quanto ritiene che non ci siano le condizioni per il superamento dell’attuale stato di conflittualità.

SACE ha modificato il proprio atteggiamento nei confronti dei paesi interessati dall’ondata di rivolta?
 Solo in parte. SACE continua ad assistere i propri assicurati nell’area. Ovviamente ha rafforzato il monitoraggio, ma non ha “chiuso” le porte alle imprese che intendono operare in questi paesi. Ha mantenuto invariate le proprie condizioni di assicurabilità, pur con un approccio prudenziale che implica un’attenta valutazione delle singole nuove operazioni caso per caso.
 Per consentire una più approfondita valutazione delle nuove operazioni è stata temporaneamente sospesa la possibilità di richiedere coperture assicurative verso questi paesi attraverso la piattaforma online “Export Plus”. Ogni richiesta dovrà essere inoltrata alla sede territoriale di SACE più vicina.
 SACE ha inoltre mantenuto invariato il risk rating di Egitto (M2), Tunisia (M1) e Siria (H1) , ma ha rivisto l’outlook da “stabile” “negativo”. Per il Marocco ha mantenuto un livello di rischio pari a M1 e outlook stabile. Ha invece deciso il downgrade di Libia (da M3 a H1), con outlook negativo.

Sono assicurato con SACE e la mia azienda sta avendo problemi nei paesi nordafricani e mediorientali interessati dalle recenti sommosse. Cosa devo fare?
 Se hai assicurato la tua fornitura contro il rischio di mancato pagamento, dovrai inoltrare una denuncia di mancato incasso a SACE, che attiverà tutte le procedure necessarie alla liquidazione del sinistro. SACE ti corrisponderà, secondo i termini e le condizioni previste dalla polizza assicurativa, un indennizzo pari all’importo non pagato dal tuo acquirente estero (ridotto della percentuale eventualmente non assicurata). Le azioni di recupero nei confronti dell’azienda estera saranno svolte interamente da SACE, anche per gli importi eventualmente non coperti dalla polizza assicurativa e quindi non indennizzati (che una volta recuperati vengono corrisposti all’impresa assicurata).

Non sono assicurato con SACE e la mia azienda sta avendo problemi nei paesi nordafricani e mediorientali interessati dalle recenti sommosse. Cosa devo fare?
 Se il tuo debitore estero tarda a pagarti, dovresti fare accertamenti per capire il perché. Qualora il ritardo sia attribuibile ad un’indisponibilità temporanea o a problemi contingenti, è possibile valutare un riscadenzamento dei pagamenti. Qualora, invece, i ritardi nei pagamenti siano imputabili a una situazione di insolvenza vera e propria, potrai attivare azioni di recupero tramite società specializzate, facendo attenzione all’economicità delle stesse rispetto alle somme da recuperare e al tipo di insolvenza (di diritto o di fatto).

Opero su questi mercati e sono interessato ad assicurare le mie transazioni. Cosa posso fare?
 Prima di concludere un contratto commerciale con un acquirente estero è importante individuare, comprendere e valutare i rischi di varia natura relativi alla controparte e al paese di destinazione delle proprie esportazioni. Già durante la fase di valutazione dell’iniziativa e negoziazione del contratto commerciale, puoi richiedere a SACE un “parere preliminare”: un servizio disponibile online con una spesa contenuta che permette di ottenere una valutazione sull’affidabilità dell’acquirente estero e sulla fattibilità dell’operazione, con una stima dei costi di un’eventuale copertura assicurativa. Tale parere è frutto di analisi svolte dall’Ufficio Studi e dal centro di analisi rischi di SACE rispettivamente sul paese e sull’acquirente estero. I pareri preliminari possono essere richiesti direttamente online attraverso il portale di SACE Export Plus. Per assistenza o informazioni puoi contattare il numero verde 800 269264 o rivolgerti alla sede di SACE più vicina (che è peraltro in grado di gestire autonomamente l’intero processo di domanda, valutazione ed emissione delle coperture assicurative).

Come posso assicurarmi da rischi difficilmente controllabili come quelli legati ad eventi di natura politica?
 SACE ha una gamma di prodotti assicurativo-finanziari adatti a coprire tutti i tipi di rischi, non solo di natura commerciale, ma anche di natura politica. La “Polizza Investimenti” ti consente di proteggere i versamenti in conto capitale - da effettuarsi in aziende estere sia in cash, che attraverso apporti di beni capitali, tecnologie, marchi e licenze ovvero di finanziamenti e/o garanzie a imprese controllate – da: (a) eventi unilaterali posti in essere dai governi ospitanti che sfocino in nazionalizzazioni, espropri, (b) restrizioni all’accesso alla valuta estera che impediscano di rimpatriare il capitale investito oppure i redditi da esso generati, e (c) da atti di violenza politica.

Cosa insegna a chi fa business all’estero la crisi nordafricana e mediorientale?
 Innanzitutto, il fatto che un paese e le sue imprese non abbiano trascorsi di difficoltà nei pagamenti e abbiano dimostrato negli anni una buona capacità di tener fede agli impegni non garantisce di per sé la sicurezza dei propri affari. Occorre valutare la presenza di rischi socio-politici più “sotterranei”che sul lungo periodo possono avere impatti molto forti sul business. Quando si opera all’estero, e non solo nei paesi nordafricani, è sempre importante individuare, comprendere e valutare, a 360°, i rischi di ogni tipo relativi alla controparte e al paese di destinazione di export o investimenti.
 È nostra opinione che, dopo il prepotente ritorno del rischio di credito nelle sue varie forme (bancario prima e sovrano poi), vi sia stato un ritorno forte del rischio politico. I recenti sommovimenti sono la prova di come rischi economico-finanziari e rischi politici siano strettamente correlati: le recessioni economiche spesso conducono a una crescente instabilità politica, ed è per questo che la crisi degli ultimi anni ha avuto inevitabili ripercussioni sul profilo di rischio “politico” di molti paesi, inteso non solo nell’accezione base di “rischio CEN” (confisca, esproprio, nazionalizzazione) ma anche come rischio di “violenza politica” tout court.

Fitch conferma la singola “A” per San Marino. Negativa, tuttavia, la valutazione di prospettiva
24/08/11 06:53
 [SMTV] Tenuto conto del morso della recessione – che non molla la macchina economica del Paese – e dei pesanti effetti dello scudo fiscale, la conferma della valutazione “A” è una buona notizia, specie in un periodo nel quale le agenzie di rating non fanno sconti a nessuno. Nel 2009, all’indomani della bufera finanziaria, il prevedibile declassamento di San Marino da “A+” ad “A”. Giudizio, quest’ultimo, mantenuto nell’ultimo rapporto; segno che il sistema Paese ha tenuto. Si tratta di un giudizio di grado medio-elevato, con buoni fattori di sicurezza. I rating di San Marino – si legge sul rapporto – sono sostenuti dall’alto reddito pro-capite, dalla situazione stabile della politica e dalle finanze pubbliche. Le note dolenti, invece, vengono dall’outlook. La valutazione di prospettiva è negativa e riflette – secondo Fitch – le deboli prospettive macroeconomiche e le incertezze in corso nel settore bancario, che riguardano in particolare la più grande banca del Paese: la Cassa di Risparmio.
 Gianmarco Morosini

Helsinki pronta a scaricare Atene
Vittorio Da Rold
 La Grecia torna sugli scudi. Il primo ministro finlandese, Jyrki Katainen, ha annunciato a sorpresa che il suo Paese potrebbe ritirarsi dal programma di aiuti ad Atene se non verranno concesse le garanzie aggiuntive ai prestiti finlandesi. La mossa ha messo a rischio il varo del secondo piano di prestiti da 109 miliardi di euro a cui si aggiungono altri 50 dei privati deciso il 21 luglio dai capi di Stato e di Governo a Bruxelles mentre il Governo di Atene attende a settembre la sesta rata da 8 miliardi di euro del primo piano per poter fronteggiare le esigenze di cassa.
 «Le garanzie supplementari sono la condizione posta dal nostro Parlamento per poter partecipare al nuovo piano di aiuti per Atene», ha spiegato il premier finlandese.
 Immediatamente la notizia dell'intransigenza di Helsinki ha mandato a picco i titoli di Stato greci a due anni che hanno toccato un differenziale record di 3.900 punti con i bond tedeschi e facendo tornare il timore che la crisi greca possa tornare a scuotere mercati già particolarmente volatili.
 L'accordo bilaterale siglato tra Grecia e Finlandia, che prevede il versamento da parte greca di contanti in un deposito pari alla quasi totalità del prestito, da investire in obbligazioni tripla A i cui interessi saranno devoluti a Helsinki a pareggio del totale della somma prestata in cambio della sua partecipazione al salvataggio, ha scatenato prima le proteste e poi simili richieste da parte di altri Paesi della zona euro come l'Austria e l'Olanda, seguite poi da Slovenia, Slovacchia, Estonia e ora anche da parte del ministro del Lavoro tedesco e vice cancelliere, Ursula von der Leyen, sebbene poi il Governo di Berlino abbia preso le distanze dalla posizione espressa a titolo personale dell'esponente della Cdu. La Merkel è però preoccupata perché il 7 settembre il Parlamento tedesco deve approvare i nuovi poteri dell'Efsf e il Governo non è sicuro che la maggioranza sia coesa sul tema.
 Preoccupato dagli eventi Evangelos Venizelos, il ministro delle Finanze greco, ha scritto una lettera al presidente dell'Eurogruppo Jean-Claude Juncker, al commissario Ue Olli Rehn e al presidente della Bce Jean-Claude Trichet per chiedere il loro intervento sulla questione che sta provocando il rischio di far saltare il piano di aiuti che resta bloccato.
 Le discussioni, iniziate già giovedì scorso a livello di alti funzionari dell'Eurogruppo, sono «tuttora in corso», ha riferito il portavoce del commissario Ue agli affari economici Olli Rehn.
 «Questa possibilità di garanzie ulteriori è prevista dall'accordo del 21 luglio, al punto 9, in base al quale dove appropriato, un accordo collaterale sarà messo in atto per coprire i rischi che sorgono per gli Stati membri dell'Eurozona che offrono le loro garanzie all'Efsf», ha ricordato Amadeu Altafaj. Formula «abbastanza vaga», ha ammesso il portavoce, su cui l'Eurogruppo sta discutendo per verificare se l'intesa bilaterale greco-finlandese ne garantisce il rispetto o meno.
 Questa deve ricevere l'approvazione di tutti i Paesi che partecipano al secondo pacchetto di aiuti per Atene. Secondo fonti di Bruxelles si starebbe cercando un compromesso offrendo ai Paesi che ne facessero richiesta garanzie non cash ma in immobili del demanio greco anche se a Atene non può impegnare beni immobili e terreni dopo una legge approvata ad aprile sulla scia del timore di dover realmente «impegnare» il Partenone o vendere le celebri isole meta di migliaia di turisti ogni anno.
 La questione ha fatto intervenire Moody's che ha avvertito che «se dovessero generalizzarsi, questi accordi bilaterali sarebbero negativi» in quanto «manifestano il continuare delle divergenze nell'Eurozona».

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