martedì 11 ottobre 2011

Federali.mattino_11.10.11. Parte da Milano un grande progetto di cambiamento e di rottura per la Calabria e per tutto il Paese che punta sulla formazione della nuova classe dirigente. Oltre il 20% dei partecipanti si è laureato fuori regione e intende contribuire al rilancio della propria terra, partendo proprio dall’efficienza della pubblica amministrazione.----Il nostro obiettivo di fondo - ha sottolineato Durnwalder - è quello di premiare le imprese più virtuose, ovvero quelle che incrementano del 10% i posti di lavoro, del 5% il valore della produzione o del 10% gli investimenti in ricerca e innovazione".

 Da Milano parte il cambiamento. Scopelliti ha inaugurato i master alla "Bocconi"
L'UNIONE SARDA - Economia: Boom di protesti, Oristano (+49%) seconda in Italia
LA NUOVA SARDEGNA - Politica: «Solo 60 centesimi, vergogna»
L'UNIONE SARDA - Economia: Vigneti sardi, quotazioni in crisi
LA NUOVA SARDEGNA - Politica: Comune di Cagliari, rating più basso
Fisco: Alto Adige taglia addizionali Irpef ed Irap


Da Milano parte il cambiamento. Scopelliti ha inaugurato i master alla "Bocconi"
 Martedì 11 Ottobre 2011 06:32  Redazione desk
MILANO - «Parte da Milano un grande progetto di cambiamento e di rottura per la Calabria e per tutto il Paese che punta sulla formazione della nuova classe dirigente». E’ quanto ha affermato il presidente della Regione, Giuseppe Scopelliti, inaugurando ieri mattina i corsi di Master in Management pubblico e Management sanitario che sono stati promossi dalle Università Luiss e Bocconi e che riguardano circa 70 giovani laureati calabresi. «E’ la prima volta - ha proseguito - che due eccellenze scientifiche nazionali e internazionali collaborano insieme per sostenere un grande progetto di formazione che parte dal Sud. E’ un messaggio importante nei 150 anni dell’Unità d’Italia». All’inaugurazione sono intervenuti anche Bruno Pavesi, per l’Università Bocconi; il Direttore generale della Luiss, Pierluigi Celli; il parlamentare Santo Versace e l’assessore regionale alla Cultura, Mario Caligiuri. Per fare diventare la pubblica amministrazione e la sanità fattori di sviluppo, la Regione Calabria ha investito 1 milione e 200 mila euro, erogando 60 borse a giovani laureati. L’innovativo percorso di studio, che rappresenta una rottura nel sistema formativo italiano, è stato messo a punto dagli atenei "Luiss" e "Bocconi" che, per la prima volta insieme, collaborano per questo qualificante progetto. Oltre il 20% dei partecipanti si è laureato fuori regione e intende contribuire al rilancio della propria terra, partendo proprio dall’efficienza della pubblica amministrazione. Si tratta di una inedita azione del rientro dei cervelli, che è significativa in quanto parte da una regione finora gracile come la Calabria che, allargando i propri confini, è riuscita ad attrarre due atenei altamente specializzati nella formazione delle elite pubbliche e private quali la "Luiss" e la "Bocconi". Nel suo intervento il Presidente della Regione Giuseppe Scopelliti ha evidenziato come sia fondamentale migliorare le prestazioni della pubblica amministrazione regionale per creare reali occasioni di sviluppo, anche attraverso l’uso e la gestione produttiva delle risorse. Dal canto suo, il Direttore Generale della Luiss Pierluigi Celli ha detto che «quello che questa mattina avviamo è un progetto importante per il nostro Paese che contribuisce a recuperare competenze dove sono nate. E’ un’idea etica e produttiva insieme». Bruno Pavesi ha sostenuto che questa iniziativa coagula risorse ed energie per trattenere le menti migliori in Calabria. In definitiva, l’iniziativa della Regione intende trasformare la Calabria da terra dell’esodo intellettuale, e dei servizi, in terra del ritorno, dove i meriti e le competenze possano trovare adeguato spazio di espressione.

L'UNIONE SARDA - Economia: Boom di protesti, Oristano (+49%) seconda in Italia
11.10.2011
Cresce il numero dei protesti in Sardegna e soprattutto a Oristano che raggiunge il secondo posto in Italia. La crescita registrata nella città di Eleonora arriva infatti al 48,8%, un valore che dopo quello di Siena (+51,4%) è appunto il più alto in Italia, e che fa salire a 26.710 il numero complessivo dei titoli in circolazione in Sardegna.
INDAGINE A fare il punto sulla situazione dei protesti nelle province italiane riferiti al triennio 2008-2010 è stata Das Italia, compagnia di tutela legale di Alleanza Toro. Dall'analisi emerge che anche gli andamenti nelle altre province sarde sono in linea con il trend di Oristano: a Sassari la crescita del numero di protesti è stata del 18,9% (sedicesima in Italia), 14,9% a Nuoro e 2,9% a Cagliari.
VALORE Anche la variazione dell'ammontare complessivo dei titoli (70,4 milioni di euro nel 2010) nell'Isola registra un generale incremento a eccezione della provincia di Nuoro dove il valore è diminuito del 17,8%; il picco di crescita l'ha avuto Cagliari (+40,1%), seguita da Oristano (+26,2%) e Sassari (+8,5%). Con un valore medio per protesto di 2.792,5 euro Cagliari si posiziona al primo posto fra le province sarde con l'ammontare più alto, a Nuoro (2.717,6 euro) si rileva una consistenza economica di poco inferiore. Soltanto Oristano (1.853,6 euro) registra invece un valore medio tra i più contenuti in Italia (quattordicesimo posto). Se il numero e l'ammontare di protesti sono aumentati, di contro la densità di titoli a Oristano (1 su 110,4 abitanti, undicesima in Italia) risulta tra le più basse a livello nazionale. Valori contenuti anche a Nuoro (1 su 61,9) e Sassari (1 ogni 46,9), mentre a Cagliari (1 su 36,4 abitanti) si rileva il valore di concentrazione più alto della Sardegna. ( an. ber. )

LA NUOVA SARDEGNA - Politica: «Solo 60 centesimi, vergogna»
11.10.2011
MACOMER. La protesta dei pastori ha anche il bel volto combattivo di zia Maria di Orgosolo e di Luisa di Villanova Monteleone. «Prima di venire qui- dice la pastorella del Sassarese- sono già stata a mungere. Ma ho ancora molto da fare in azienda». Zia Maria (al secolo Maria Luisa Pinna) ha un foulard giallo vivo della Coldiretti che spezza il nero dell’abbigliamento. Prende il megafono con decisione e parla senza timore. «Dobbiamo essere tutti uniti - dice - Perchè siamo arrivati a questo punto? Ma davvero i sindacati e noi non abbiamo nulla da rimproverarci?». E poi giù contro la Legge 15 («Ha solo creato delle illusioni»). Il prezzo del latte? «Minimo devono pagarcelo 1 euro- dice zia Maria - Ricordate? Nel 1980 un litro costava 500 lire, nel 1983 il prezzo era andato a 1200 lire, ma il mangime costava 16 mila lire mentre ora costa 32-36e anche 38 euro mentre il concime costa anche 70 euro. E volete pagarci il latte a 60 centesimi? Vergogna». «Una cosa è certa - si sfoga zia Maria - l’avessi saputo mai e poi mai avrei mandato i miei figli in campagna». In campagna, fin da piccola, è dovuta andare Luisa Daga, fisico da indossatrice, un trucco leggero, capelli corvini un po’ mossi e ben curati. «Mio padre ci andavamo da piccole sia io che mia sorella - dice- E ora io con mia sorella gestiamo l’azienda di famiglia: 130 pecore, qualche bovino, un po’ di maiali («per fare delle salsicce» dice). La ragazza è abituata a fare lavori pesanti: «l’altro giorno ho chiamato un ragazzo a spostare delle balle di fieno- dice- ho capito subito che quei pesi da 35-40 chili era neglio se li spostavo io». «Il prezzo del latte: se ci fosse giustizia- dice- ci dovrebbero dare almeno un euro e trenta centesimi per litro. Siamo arrivati a una situazione intollerabile. E finchè non troviamo la forza di aggregarci, gli industriali ci tratteranno così. Ora basta».(p.p.)

L'UNIONE SARDA - Economia: Vigneti sardi, quotazioni in crisi
11.10.2011
In media 40 mila euro a ettaro. Vermentino doc l'eccezione I vigneti sardi sentono il peso della crisi. Il prezzo ad ettaro è diminuito di diversi punti percentuali negli ultimi tre anni. In Sardegna le quotazioni medie arrivano a 40 mila euro, con l'unica eccezione del Vermentino Doc, che spunta 50-60 mila euro. Ma quello che forse è il dato più preoccupante è la totale assenza di transazioni. Insomma, poca convenienza, pochi investimenti. A mettere in luce le difficoltà del settore è un'indagine di Confagricoltura condotta tra i suoi associati in tutte le regioni italiane. Dallo studio emergono prezzi e situazioni completamente diverse tra le zone più vocate e quelle che più faticosamente hanno cercato di affermarsi sul panorama enologico nazionale.
IL CONFRONTO Infatti, si passa dai 30-50 mila euro ad ettaro (con un calo del 50% rispetto al 2008) della Basilicata, dai 30-45 mila della Puglia e dai 50 mila euro delle Doc laziali (dove c'è stato un abbandono della produzione del 20%), ai 600-700 mila euro del Barolo, ai 400-500 della zona di Bogheri in Toscana, fino ai 400 mila euro della Franciacorta e ai 300-500 mila del Prosecco, che con le loro bollicine non conoscono la parola crisi. Per arrivare a un milione di euro per un ettaro del raro Cartizze (in tutto cento ettari nel comune di Valdobbiadene, in provincia di Treviso). Situazione a macchia di leopardo in Sicilia, dove i vigneti quotano da 20 mila a 70 mila euro ad ettaro, con la zona dell'Etna in testa alla classifica, ultima ad essere stata valorizzata, ma in grande auge.
IN SARDEGNA Nell'Isola si contano 27 mila ettari di vigneti, per una produzione annua di 700 mila quintali di uva. Per ettaro, in sostanza, si parla di circa 26 quintali. «Cifre da fallimento», commenta Gigi Picciau, presidente regionale di Confagricoltura. «Bisognerebbe produrre almeno 100 mila quintali di uva ad ettaro per considerare le attuali quotazioni dei vigneti e quindi l'investimento minimamente vantaggiosi. Ma questi numeri, oggi, sono irraggiungibili». Motivi? «Sono tanti. Il clima arido non aiuta. Ma non solo: per esempio, il mal dell'esca, una sorta di fungo che colpisce i ceppi, è un problema che non trova ancora soluzione». L'AGGREGAZIONE Secondo Picciau, l'unico modo per rilanciare il comparto è l'aggregazione. «Un'azienda piccola non riesce a stare sul mercato. I pochi grossi gruppi che abbiamo competono all'estero non perché producono bottiglie da 40 euro, ma perché riescono, con grandi volumi e reti commerciali ben strutturate, a fare economie di scala e dunque utili». Anche la politica deve fare il suo: «Per le aggregazioni», conclude Picciau, «la legge 15 ha messo a disposizione 5 milioni di euro. Ma quanto dobbiamo aspettare per vedere i bandi?». ( lan. ol. )

LA NUOVA SARDEGNA - Politica: Comune di Cagliari, rating più basso
11.10.2011
CAGLIARI. Dopo Moody’s anche l’agenzia Ficht taglia il rating di venti enti locali tra cui il Comune di Cagliari. La decisione è stata presa perché, secondo i criteri dell’agenzia, il rating degli enti locali non può essere superiore a quello sovrano. La Regione stavolta, al contrario di quanto ha fatto Moody’s, ha visto confermate le proprie posizioni: AA e prospettive stabili. Le note negative arrivano per l’amministrazione comunale guidata da Massimo Zedda: il rating scende da A+ e diventa AA ma quello che è peggio l’outlook, cioè le prospettive, vengono definite negative. A dire il vero l’agenzia inglese ha tagliato il rating di alcuni tra i più ricchi enti locali, come le Province autonome di Bolzano e Trento, la regione Lombardia, la provincia di Milano, il comune di Milano, la provincia di Venezia, la provincia di Roma, le province di Bologna e Firenze. In tutti i casi, non avendo titoli particolari in portafoglio, gli unici problemi potrebbero derivare nel momento in cui uno di questi enti «declassati» dovesse rivolgersi al mercato per accendere un mutuo. Il costo del denaro risulterebbe più elevato a causa del rating considerato più rischioso. L’assessore La Spisa, dopo il declassamento subito dalla Regione per l’analisi di Moody’s, ha spiegato che «il downgrading non avrebbe creato alcun problema alla Sardegna perché la Regione da tre anni non autorizza nuovi mutui e riduce il disavanzo. Abbiamo in previsione di proseguire su questo percorso». Il problema si porrebbe per nuove autorizzazioni al debito.

Fisco: Alto Adige taglia addizionali Irpef ed Irap
La giunta provinciale ha deciso tagli alle addizionali Irpef ed Irap per un minore introito di 29 milioni nel complesso. Come ha spiegato il presidente Durnwalder, per l'Irpef la quota esente viene innalzata da 12.500 a 15.000 euro lordi
BOLZANO. La giunta provinciale di Bolzano ha deciso tagli alle addizionali Irpef ed Irap per un minore introito di 29 milioni nel complesso. Come ha spiegato il presidente Durnwalder, per quanto riguarda l'Irpef la quota esente viene innalzata da 12.500 a 15.000 euro lordi. E' poi previsto un meccanismo di esenzioni progressive per le famiglie con figli. Per ogni figlio in più calerà proporzionalmente la quota esente. Per quanto riguarda l'addizionale Irap si passa dal 2,89% al 2,5% con un meccanismo di premi per le aziende virtuose nei campi dell'occupazione della ricerca e della produttività: le aziende che avranno parametri positivi in questi settori pagheranno il 2%. Come ha spiegato Durnwalder, quella sull'Irap è la seconda proposta della giunta, dopo le reazioni negative mostrate dagli imprenditori alla prima ipotesi che prevedeva un meccanismo premiale più consistente per le aziende virtuose.
"I redditi al di sopra di questa cifra - ha spiegato Durnwalder - verranno tassati con un'aliquota pari allo 0,9%, comunque più bassa del tetto massimo concesso che è dell'1,4%. Questo provvedimento peserà sulle casse della Provincia per una cifra che si aggira attorno ai 20 milioni di euro, e che comprende un'ulteriore agevolazione prevista per le persone con figli a carico ma con reddito superiore ai 15mila euro. Si tratta di una misura specificatamente pensata per alleviare il costo dei figli, con un occhio di riguardo per il ceto medio".
Qui entra il gioco il meccanismo delle detrazioni: per i redditi fino a 28mila euro, e per ogni figlio a carico al
100%, la detrazione prevista sarà di 252 euro (126 euro se il figlio è al 50%), cifra che va esattamente ad annullare l'addizionale IRPEF dello 0,9%. Il meccanismo sarà strutturato prendendo come riferimento sia le fasce di reddito che il numero dei figli. Oltre alla prima fascia, che comprende i redditi inferiori ai 28mila euro, ce ne sarà una seconda che arriverà fino a 56mila euro: in questo caso, in presenza di 2 o più figli a carico, l'addizionale IRPEF sarà annullata, mentre con un solo figlio l'aliquota dello 0,9% sarà calcolata solamente sulla parte di reddito eccedente i 28mila euro.
 Ancora da stabilire il tetto massimo della terza fascia, che dovrebbe comunque essere compreso fra i 70 e gli 80mila euro lordi. La giunta provinciale, inoltre, ha trovato l'accordo sull'aliquota da applicare all'Irap, l'imposta regionale sulle attività produttive che, assieme all'addizionale IRPEF, rappresenta circa l'8% delle entrate del bilancio di Palazzo Widmann.
 "Il nostro obiettivo di fondo - ha sottolineato Durnwalder - è quello di premiare le imprese più virtuose, ovvero quelle che incrementano del 10% i posti di lavoro, del 5% il valore della produzione o del 10% gli investimenti in ricerca e innovazione".
 La prima proposta, bocciata da Assoimprenditori, prevedeva una crescita dell'Irap sino al 3,2% per tutte le aziende, ma un abbattimento sino al 2% per quelle virtuose. Ora, l'esecutivo provinciale, propone una seconda versione: IRAP al 2,98%, dunque sullo stesso livello dell'anno scorso, per tutte le aziende tranne banche e assicurazioni che vengono confermate al 4,2%, e aliquota ridotta al 2,5% per le imprese virtuose.
 "In entrambi i casi i mancati introiti per la Provincia sono di circa 9 milioni di euro - ha concluso Durnwalder - a 10 ottobre 2011
questo punto resta da vedere quale dei due modelli incontra meno resistenze da parte degli imprenditori".

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