venerdì 14 ottobre 2011

Federali.mattino_14.10.11. Napoli - il Sindaco: Da quando partiremo con le navi verranno trasportate cinquemila tonnellate a settimana, per un anno e mezzo. Sono ventimila tonnellate al mese, 250mila circa l'anno. Un totale circa di 300 mila tonnellate.----Vittorio Da Rold: Ecco perché Papandreou è ottimista: salvare Atene significa salvare le banche francesi e tedesche in primis che nessuno ha obbligato a comprare i bond greci.




Rifiuti, de Magistris: invieremo trecentomila tonnellate in Olanda
Caserta, la giunta dice sì al dissesto
Bozen, oltrepadania. Alpini in piazza Vittoria, no della Svp
Papandreou incontra Van Rompuy: chi paga il conto del salvataggio greco?
Slovacchia: 7,7 mld di euro al Fondo salva Stati


Rifiuti, de Magistris: invieremo trecentomila tonnellate in Olanda
Il sindaco: «C'è un caso Nuzzi, come dice il Giornale parlando dei contatti con la pm? No, contro di me il metodo Boffo. Chiederò un risarcimento civile. »
NAPOLI - «In un anno e mezzo trecentomila tonnellate di rifiuti andranno all'estero». Lo rivela il sindaco di Napoli, Luigi de Magistris, ospite di Radio 24. De Magistris ha replicato a chi ieri diceva che saranno molte meno le tonnellate di rifiuti da portare in Olanda: «Dagospia che parla di diecimila tonnellate non è un'agenzia di stampa ufficiale, con tutto il rispetto. Da quando partiremo con le navi verranno trasportate cinquemila tonnellate a settimana, per un anno e mezzo. Sono ventimila tonnellate al mese, 250mila circa l'anno. Un totale circa di 300 mila tonnellate».
IL NOME DEL PARTITO - De Magistris ha confermato anche che nascerà a fine novembre un nuovo movimento «ma non è un partito - ha precisato - e non si chiamerà "L'Italia è tua". Il nome non c'è ancora, non ho avuto il tempo di pensarci. Nel Paese c'è bisogno di un movimento, vogliamo mettere insieme l'energia positiva che da tempo è protagonista della politica. Sabato sarò a Roma perchè sono interessato al movimento "Uniti contro la crisi" che mette insieme studenti, operai, precari, giovani e meno giovani. Mi sento indignato? Certo. Indignato contro un certo modo di governare le cose a livello internazionale e nazionale. Dovevamo passare da una globalizzazione dei mercati a una globalizzazione dei diritti mentre a livello internazionale contano le grandi istituzioni che fanno affari, a livello nazionale vediamo ciò che accade col governo. Il sud è stato completamente abbandonato. Il movimento dovrà fare politica ma ho in mente qualcosa di completamente nuovo, che guardi ai movimenti popolari del Nord Africa, il momento elettorale non è prioritario in questo momento».
IL METODO BOFFO - De Magistris è tornato anche sulla vicenda raccontata dal Giornale dei suoi numerosi contatti con la pm di Salerno Gabriella Nuzzi che all'epoca indagava sulla denunce dell'attuale sindaco di Napoli contro la procura di Catanzaro: «È il solito metodo Boffo del Giornale - accusa de Magistris -. Chiederò un risarcimento civile ancora da quantificare e verserò tutto al nuovo movimento. Quei contatti erano assolutamente legittimi, sono stati esaminati da più magistrati di Perugia che hanno archiviato tutto e hanno detto che le comunicazioni non solo non erano strane ma anzi doverose. In quel periodo in cui rischiavo la pelle a Catanzaro e mi stavano togliendo illegalmente le indagini i magistrati di Salerno, non solo la dott.sa Nuzzi, mi dissero di segnalare qualsiasi anomalia, anche via telefono. Io segnalavo fatti istituzionali».
«NON SONO TIFOSO DELL'INTER» - Infine una battuta calcistica per mettere fine alle voci secondo le quali de Magistris in realtà è un tifoso dell'Inter: «Intanto non ci sarebbe nulla di male ma non è così. Mio padre era un grande tifoso interista, da piccolo sono stato simpatizzante nerazzurro, direi fino ai 12 anni. Poi sono stato diventato del Napoli, con 5 anni anche di abbonamento in curva B. Qualche malalingua ha detto che non simpatizzavo per il Napoli. Negli ultimi anni, dopo Calciopoli, mi sono allontanato dal calcio, poi ora sono tifoso e non solo, è giusto che il sindaco vada allo stadio per tifare una grande squadra. Tranquillizzo tutti: sono tifoso del Napoli».

Caserta, la giunta dice sì al dissesto
Del Gaudio: «Un atto coraggioso»
Ammonta a tre milioni il disavanzo dell'amministrazione, mense scolastiche e raccolta rifiuti in tilt: le strade invase
CASERTA - Dopo settimane di valutazioni, conti e incontri istituzionali la giunta comunale e il sindaco Del Gaudio approvano la delibera per dichiarare il dissesto della casse di Palazzo Castropignano. «Una scelta obbligata; un atto dovuto così come hanno sollecitato con una nota anche questa mattina la Corte dei Conti e ieri sera i revisori dei conti. È stato un atto coraggioso per garantire alla città la normalità persa in questi anni e per non far pagare ai nostri figli gli scempi del passato». Così Del Gaudio, che dallo scorso mese di maggio guida una coalizione di centrodestra ha motivato il provvedimento che avvia la procedura di messa in atto del dissesto finanziario. Ora il consiglio comunale ha tempo fino al 27 ottobre prossimo per approvare la delibera. Poco meno di duse settimane, una scadenza imposta dal prefetto, Ezio Monaco, per l'approvazione del bilancio.
IL PRIMO CITTADINO: AL LAVORO PER LO SVILUPPO - «Con questo atto - ha aggiunto Del Gaudio - Caserta potrà lavorare per creare sviluppo, occupazione, evitando di inseguire probabili o presunti creditori ma operando a tempo pieno per la crescita economica, sociale e turistica del capoluogo di Terra di lavoro». Nella sua conferenza stampa, il sindaco insieme con l'assessore alle finanze, Nello Spirito, presenti altri membri dell'esecutivo e consiglieri di maggioranza ha spiegato, anche attraverso le cifre dell'attuale situazione economico-finanziaria dell'ente: accertata una massa passiva di 162 milioni di euro; una massa attiva di 157 milioni di euro; un fondo destinato all'ente di 1.3 milioni di euro e, dunque un disavanzo di amministrazione di oltre 3 milioni di euro.
BOLLETTE ARRETRATE E PIGNORAMENTI - L'assessore Spirito, nello spiegare i motivi che hanno determinato il parere negativo del collegio dei revisori dei conti sul consuntivo 2010, ha elencato alcuni dei debiti più significativi non ancora onorati dal comune: 3 milioni e mezzo nei confronti dell'Enel, 1 milione e 100 con Telecom; un debito con il gestore della mensa scolastica per un milione e mezzo di euro; circa 6 milioni di euro con Caserta Ambiente, la società che ha in appalto il servizio di raccolta differenziata. Una situazione debitoria che il mese scorso ha provocato, a causa dei pignoramenti di alcuni creditori, il ritardo di una settimana delle spettanze ai dipendenti comunali e che sta determinando lo sciopero dei circa 180 dipendenti di «Caserta Ambiente». Una astensione dal lavoro che sta causando gravi disagi nel centro e nelle frazioni dove, secondo una stima, sarebbero accumulate circa 800 tonnellate di immondizia.

Bozen, oltrepadania. Alpini in piazza Vittoria, no della Svp
Ma Spagnolli avverte: «Il percorso è deciso, mi offro io come garante»
BOLZANO. Gli alpini dell'adunata nazionale non potranno sfilare fino in centro. Le penne nere lo avevano sperato, ma è escluso definitivamente l'approdo in piazza Walther o piazza Domenicani. Il corteo da 90-100 mila alpini del 13 maggio terminerà in corso Libertà, all'imbocco di piazza Vittoria. E qui i problemi nascono in casa Svp.
«Il Monumento alla vittoria non potrà in nessun modo essere coinvolto politicamente», avverte il vicesindaco Klaus Ladinser. «Ho deciso io e mi faccio garante che l'adunata si svolga senza provocazioni», spiega il sindaco. Il percorso è ormai deciso. E' stato chiuso nel vertice di martedì del comitato organizzatore e ieri è stato vagliato metro dopo metro dal segretario generale dell'Ana Silverio Vecchio, che ha percorso a piedi tutto il tracciato.
Ladinser è irritato: «Ho sempre detto che il corteo doveva terminare in piazza Mazzini. Era scontato che una folla così enorme non potesse arrivare fino al centro, ciò avrebbe comportato problemi irrisolvibili con il deflusso del corteo, ma se la scelta cadrà su piazza Vittoria, allora avverto con fermezza: attenzione al Monumento».
Il sindaco Luigi Spagnolli si assume tutte le responsabilità: «Mi faccio garante della serenità del corteo. E' arrivata da me la parola definitiva sull'itinerario e la soluzione migliore logisticamente è che il corteo termini in corso Libertà, perché lì gli alpini avranno più vie in cui defluire».
Scartato il centro, fino a pochi giorni fa l'alternativa era chiudere il corteo subito dopo ponte Talvera: una soluzione che avrebbe provocato un "tappo" umano ritenuto non gestibile. Fissato l'approdo al termine di corso Libertà, la partenza è stata arretrata da piazza Matteotti all'incrocio tra via Milano e via Montecassino.
 Il percorso, riassume Sandro Repetto (delegato del Comune), si attesta su 2,3 chilometri. Via Milano, via Torino, via Roma, corso Italia, corso Libertà. Volendo guardare ai simboli politici, l'arrivo prima del ponte Talvera evita che il corteo ufficiale sfili a lato del Monumento, altra eventualità guardata con occhio torvo dalla Svp. Resterà la enorme tribuna d'onore davanti a piazza Tribunale, ma gli organizzatori precisano che sarà talmente alta da chiudere la vista sul bassorilievo di Mussolini.
 Repetto si sfoga: «Lavoriamo senza condizionamenti politici. Gli alpini sono gente seria e dal mondo sudtirolese non sento pressioni». Spagnolli è più che ottimista: «Andrà tutto bene. Lavoro perché accada». Uno alla volta, Spagnolli sta contattando gli interlocutori sensibili. Ha iniziato con Schützen e destra tedesca e ora organizzerà gli incontri con la destra italiana: «A scanso di equivoci, anticipo che il monumento sarà sorvegliato a dovere per evitare qualsiasi tentazione. Penso a qualche nazionalista italiano, perché ho capito che la destra tedesca non è felice, ma si limiterà a osservare. Sta a noi italiani la responsabilità che vada tutto bene».
 Elmar Thaler, comandante degli Schützen, conferma: «Non organizzeremo proteste. Di più, staremo ben lontani da Bolzano. Con tutti quei tricolori...». Infatti il comitato ha fatto il punto sulle bandiere: arriveranno da Torino 25 mila tricolori per la vendita. Ma i numeri si annunciamo superiori. A Torino, ultima adunata, hanno contato 110 mila bandiere.
 Intanto, la logistica è già in movimento. Sono stati spediti da Torino container con lavandini, 2000 brande, 800 letti a castello, coperte, lenzuola. Intanto, per questioni organizzative, la città è stata divisa in quattro settori (A, B, C e D) ognuno dei quali sarà controllato da un sottocomitato, che gestirà le relative aree di pernottamento.

Papandreou incontra Van Rompuy: chi paga il conto del salvataggio greco?
di Vittorio Da Rold
Mentre ad Atene soffia sempre più forte il vento di un default controllato pari al 50% del valore facciale dei bond ellenici (ipotesi sostenuta questa mattina anche dal primo Nobel dell'economia cipriota di lingua greca, Christopher Pissarides) il premier greco George Papandreou in calo di consensi in patria per le manovre di austerità, è oggi a Bruxelles per una serie di incontri dedicati a definire il secondo pacchetto di aiuti alla Grecia, in vista del vertice (rinviato all'ultimo momento) europeo del 23 ottobre.
Questa mattina il capo del governo di Atene ha incontrato il presidente del Consiglio europeo Herman Van Rompuy e questa sera, riferiscono fonti Ue, lo rivedrà in un incontro allargato al presidente dell'Eurogruppo Jean-Claude Juncker.
Intanto, il premier lussemburghese ha visto nel Granducato il commissario europeo agli Affari economici e monetari Olli Rehn e alle 15,30 sarà a Bruxelles per un colloquio con Van Rompuy. Fra i vari contatti sulla crisi greca è da registrare anche una telefonata che ci sarà in giornata tra Papandreou ed il presidente della Commissione europea, Jose Manuel Durao Barroso.
I mercati sono terrorizzati dall'eventualità di uno shock globale causato da un'insolvenza della Grecia che ha un debito di 353 miliardi di euro (483 miliardi di dollari), cinque volte le dimensioni del debito dell'Argentina che nel default disordinato del 2001 era pari a "soli" 95 miliardi di dollari.
Un recente studio di Nomura Securities prevede che in caso di haircut dell'80%, le banche dell'eurozona perderebbero 63 miliardi di euro, con le istituzioni tedesche e francesi in perdita di 9 e 16 miliardi di euro rispettivamente. La Bce dovrebbe invece fronteggiare perdite di 75 miliardi di euro su bond greci acquistati o accettati come collaterale.
Ecco perché Papandreou è ottimista: salvare Atene significa salvare le banche francesi e tedesche in primis che nessuno ha obbligato a comprare i bond greci. Lo hanno fatto, Dexia ne è un esempio, perché era conveniente seppure rischioso. Ora Barroso ha detto chiaramente che le banche in difficoltà verranno salvate ma in cambio dovranno venir meno dividendi e bonus.
Barroso infatti ha precisato che la prima opzione é utilizzare capitali privati»; solo «se necessario» i governi nazionali potranno fornire sostegno. «Se questo sostegno non può essere garantito - ha detto Barroso - la ricapitalizzazione dovrà essere assicurata attraverso prestiti concessi dall'Efsf». In questo caso però le banche dovrebbero sospendere la distribuzione di dividendi e la concessione di bonus. Una posizione che non trova consensi tra il mondo bancario.
Non a caso il numero uno di Deutsche bank, Josef Ackermann, si é opposto fermamente al piano di ricapitalizzazione delle banche europee, proposto dal presidente della Commissione europea, José Manuel Barroso. «Mi sembra dubbio che un incremento del livello dei fondi propri per le banche sia una misura appropriata per riassorbire la crisi del debito pubblico», ha detto Ackermann. «Il dibattito attuale sulla ricapitalizzazione è controproduttivo» anche perché «i mezzi necessari alla ricapitalizzazione non verranno dagli investitori privati, ma alla fine spetterà agli stati mettere i soldi, cosa che non farà che aggravare la crisi del debito».
Posizioni che non tengono conto del modello svedese, il salvataggio delle banche secondo la ricetta di Stoccolma, che negli anni 90 salvò due banche nazionalizzandole e rimttendole sul mercato dopo averle risanate e con un guadagno per le casse dell'erario. Ipotesi ricordata ieri sul Financial Times da Anders Borg e Carl Bildt rispettivamente ministero delle Finanze e degli Esteri svedesi.
 13 ottobre 2011

Slovacchia: 7,7 mld di euro al Fondo salva Stati
13/10 19:03 CET
Approvato dal Parlamento slovacco il rafforzamento del Fondo salva Stati, dopo una prima bocciatura da parte di deputati e senatori.
 La Slovacchia è stato l’ultimo paese a pronunciarsi e contribuirà con sette miliardi e 700 milioni di euro, ratificando l’ampliamento a 440 miliardi.
 Sui 147 deputati presenti, 114 hanno votato a favore, 30 si sono pronunciati contrari. Tre gli astenuti.
 Il voto negativo di martedì scorso ha provocato la caduta del governo. Con l’approvazione di oggi, il Parlamento ha dato il via libera anche alle elezioni anticipate che si terranno il 10 marzo 2012.
 Il Fondo ha l’obiettivo di far evitare la bancarotta agli Stati europei colpiti dalla crisi. L’approvazione di oggi potrebbe quindi rivelarsi di fondamentale importanza.

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