sabato 15 ottobre 2011

Federali.sera_15.10.11. Pierluigi Mennitti: Ora rischia di farsi dura anche per la Germania. Il rapporto autunnale redatto dai principali istituti di ricerca economica tedeschi per il governo, presentato il 13 ottobre a Berlino, annuncia tempi difficili, una brusca frenata della crescita e rischi di recessione se la crisi dei debiti sovrani dovesse trascinare la Grecia e altri Paesi a rischio verso insolvenze incontrollate. L’unica buona notizia ha riguardato il mercato del lavoro, che dovrebbe rimanere stabile anche in caso di tempesta.----Italia. I lavoratori in cassa a zero ore sono 470mila.

Bari. Emiliano: «Con de Magistris un progetto comune per l’Italia»
Calabria. Il Porto di Gioia è cenerentola d’Italia
Cig riprende corsa, +50% a settembre
L’economia tedesca frena


Bari. Emiliano: «Con de Magistris un progetto comune per l’Italia»
Il sindaco di Bari: mi piace perché è irregolare come me
«Io e lui non possiamo occuparci solo di tombini»
BARI - «Né io né Luigi lavoriamo a costituire alcun partito. Io sono e resto nel Pd e lui è il numero due dell’Idv. Una circostanza, però, che non impedirà a due irregolari come noi, quanto di più lontano dai funzionari di partito, di condividere la totalità delle cose che faremo in futuro. In quanto sindaci di grandi città meridionali, noi meglio dei dirigenti di partito possiamo offrire ricette per far uscire l’Italia dalla depressione». Il sindaco di Bari Michele Emiliano che, di Luigi de Magistris, è stato collega prima in toga e ora nella guida di un Comune meridionale, lega il suo destino a quello del sindaco di Napoli in nome di quella «irregolarità» rispetto alle ortodossie di partito. E poco importa se il sodalizio si è aperto con una sconfitta: quando Emiliano ha tentato di farsi eleggere presidente dell’Anci, aveva proprio «l’amico Luigi» tra i suoi più attivi supporter. «Perdere mi scoccia sempre, ma guardiamo con obiettività i fatti: da quella battaglia è venuta fuori una nuova stagione, quella dei sindaci del Sud che lavorano di concerto. Non è poco».
Sindaco Emiliano, che pensa di de Magistris?
«Tutto il bene possibile. E’ capace, è attivo, ha grande carisma e un carattere forte. Tutte caratteristiche essenziali in questo momento. Ammetto di non seguire nel dettaglio la sua azione amministrativa, ma ho questa istintiva impressione».
Del sindaco di Napoli lei è amico personale. Crede che il giudizio lusinghiero sia ricambiato?
«Credo de Magistris guardi con molta attenzione al caso Bari. Sono stato l’unico esponente del Pd a partecipare a una sua manifestazione elettorale. Per scelta sua. Evidentemente siamo sintonizzati su un modello comune di amministrazione. Non siamo due politici in senso proprio. Apparteniamo a una categoria ancora da codificare».
Ecco, proprio a proposito della codificazione, ha in mente di costituire con il sindaco di Napoli un laboratorio politico o un partito?
«Siamo entrambi fautori di processi politici non personalizzanti o personalistici, ma collettivi. Sentiamo, invece, la responsabilità di lavorare per il futuro dell’Italia con una proposta politica seria, che parta da Sud. Come dice Napolitano, non si risolve la crisi italiana senza passare dalla questione meridionale. E’ il Sud ad avere maggiori possibilità di crescere, non il Nord».
E in quale contesto avanzerete la vostra proposta politica? Restando nei partiti di provenienza o dando vita a un nuovo partito? Ieri de Magistris a proposito dell’«alternativa di centrosinistra» all’attuale governo, ha parlato di un lavoro da fare all’interno ma anche al di fuori dei partiti, nei movimenti.
«Io non sto immaginando di costituire alcun partito. Il partito dei sindaci c’è già stato e non funziona. Ma, proprio in quanto sindaci di grandi città, de Magistris e io certo non possiamo occuparci soltanto dei tombini. Abbiamo i mezzi per trasformare le idee in fatti, e vogliamo costruire un progetto per l’Italia. C’è bisogno di ricostruire la politica del Paese, assecondando il normale ricambio generazionale, pur senza rottamare nessuno. Non è un impegno che condivido con il solo de Magistris, ma anche con Piero Fassino, Sergio Chiamparino, Graziano Delrio, Matteo Renzi, con il quale ho avuto di recente un chiarimento. E poi, al di fuori del recinto dei sindaci, sono in contatto con Pippo Civati e Debora Serracchiani».
Presentare un progetto per poi approdare a responsabilità di governo più elevate?
«Non è questo l’obiettivo. Il ruolo di sindaco non è un trampolino per altri incarichi. Fare il sindaco, impegno mediamente di dieci anni, può rallentare la carriera politica. L’interruzione traumatica non viene quasi mai perdonata dai cittadini. Io di sicuro manterrò la responsabilità assunta fino alla naturale scadenza del mandato. A meno di stravolgimenti che non sono all’orizzonte».
Però, sindaco, questa alleanza con de Magistris in nome del Sud si stringe sulle ceneri di una delusione: lei voleva la presidenza dell’Anci ma ha dovuto cedere il passo a Delrio, sindaco di Reggio Emilia. Colpa del Pd?
«Il Pd è andato a sbattere sugli scogli della struttura di potere interna dell’Anci. Ma anche il Pdl era diviso tra chi voleva sostenere il progetto rivoluzionario di un nuovo dialogo Nord Sud, e chi voleva affossarlo. Non era un problema del mio partito. Siamo arrivati a un passo dalla vittoria e abbiamo comunque conseguito un risultato straordinario, anche grazie all’impegno profuso da de Magistris: il Sud è ora presente in modo massiccio nell’associazione dei Comuni. È poco? Io dico di no».
Allora, lei, Emiliano, ritiene di poter formulare con de Magistris e altri sindaci una proposta per il Paese. Questa proposta in due parole?
«Se in Italia cresce il Pil, siamo fuori dalla crisi. Il Pil di un Sud ben governato può crescere di una decina di punti. In più il Mezzogiorno offre di sicuro un ben più elevato "Bil", benessere interno lordo, un valore immateriale che però attrae investimenti e turismo. Partiamo da qui».
Adriana Logroscino

Calabria. Il Porto di Gioia è cenerentola d’Italia
 Sabato 15 Ottobre 2011 06:46  Redazione desk
GIOIA TAURO - Il ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti ha definito l’iter istruttorio del Decreto applicativo del decreto Milleproroghe relativamente alla ripartizione delle somme destinate ai porti di transhipment: Gioia Tauro, Cagliari e Taranto. Tali fondi erano stati fissati in 12 milioni di euro, ma da fonti ministeriali si apprende che l’iter istruttorio destina all’Autorità portuale di Gioia una somma di cinque milioni e 200 mila euro destinati all’abbattimento delle tasse di ancoraggio dello scalo portuale calabrese. Somme che corrispondono al 10% dei fondi destinati a Genova e al 3,8% rispetto a quelli per la piattaforma logistica di Vado Ligure. La differenza tra i 5,2 milioni di euro rispetto ai 12 previsti per i porti di transhipment è stata destinata ai porti di Cagliari e di Taranto. La cifra riservata allo scalo calabrese non copre, però, l’esigenza di bilancio per garantire l’abbattimento delle tasse di ancoraggio per un intero anno. Per fare ciò, infatti, secondo le stime dell’Autorità portuale, occorrono almeno nove milioni di euro. Questo provoca una situazione di emergenza sul piano economico e gestionale dello scalo calabrese perché, a questo punto, l’autorità portuale non potrà garantire la riduzione delle tasse di ancoraggio. «C’é da rimanere allibiti se si confronta la dichiarazione di giubilo della vice presidente della Regione Stasi con le notizie vere circa il decreto dei ministri Matteoli e Tremonti a favore dei porti italiani». Ha commentato Demetrio Naccari Carlizzi, del Dipartimento nazionale Economia del Pd. «La Stasi - prosegue Naccari Carlizzi - festeggiava "la conferma degli impegni assunti riguardo l’area portuale di Gioia Tauro". La vice presidente dimenticava già allora di sottolineare come il decreto prevedesse 250 milioni di euro per i porti e solamente le briciole per quelli di transhipment che guarda caso sono solo nel Mezzogiorno (Taranto, Cagliari e Gioia Tauro). I risultati sono che mentre Genova e Savona riceveranno oltre 50 milioni a testa Gioia riceverà le briciole. Alla faccia degli impegni assunti e mantenuti dal governo Berlusconi. Oltretutto era nota la difficoltà della relativa Port Authority - sostiene ancora Naccari Carlizzi - in riferimento alla manovra di abbattimento delle tasse di ancoraggio che ancora la cecità del governo nazionale aveva scaricato come regolazione sulle autorità portuali favorendo di fatto i più ricchi porti del nord. Ora c’é da chiedersi se la vicenda non debba indurre la Regione e i parlamentari di maggioranza a interrogarsi sul proprio ruolo. Siamo convinti che il Paese non possa più permettersi una non gestione del settore portuale, orfano di un programma strategico nazionale e di un minimo di risorse che se opportunamente investite sarebbero da stimolo alla crescita economica agendo da moltiplicatore. In attesa di altri comunicati di giubilo della Regione, lavoreremo per impedire il declino delle opportunità del sistema Paese».

Cig riprende corsa, +50% a settembre
In cassa 470mila lavoratori, picco nel Mezzogiorno
15 ottobre, 15:45
(ANSA) - ROMA, 15 OTT - Riparte a settembre la corsa della cassa integrazione. Mettendo insieme i dati di tre distinte ricerche di Cgil, Cisl e Uil, emerge infatti che la cassa integrazione, dopo l'estate, ha ripreso a correre, con un aumento del 50% rispetto ad agosto (mese che potrebbe pero' essere viziato dal calo stagionale dovuto alle ferie) e del 3,7% su luglio, e un incremento particolarmente significativo nelle regioni del Mezzogiorno (+80% su agosto). I lavoratori in cassa a zero ore sono 470mila.

L’economia tedesca frena
Pubblicato il15/10/2011 daPierluigi Mennitti
Ora rischia di farsi dura anche per la Germania. Il rapporto autunnale redatto dai principali istituti di ricerca economica tedeschi per il governo, presentato il 13 ottobre a Berlino, annuncia tempi difficili, una brusca frenata della crescita e rischi di recessione se la crisi dei debiti sovrani dovesse trascinare la Grecia e altri Paesi a rischio verso insolvenze incontrollate. L’unica buona notizia ha riguardato il mercato del lavoro, che dovrebbe rimanere stabile anche in caso di tempesta. La speranza di evitare un tracollo come quello di tre anni fa c’è, ma tocca alla politica prendere le giuste misure per evitarlo.
«Gli esperti hanno rivisto al ribasso le stime di crescita della Germania per il 2012», ha scritto la Frankfurter Allgemeine Zeitung, «preannunciando un +0,8% rispetto al 2,0% preventivato, mentre per l’anno in corso resta fissato un +2,9% dovuto principalmente alla forte crescita registrata nel primo trimestre. Successivamente, il rallentamento dell’economia globale unito alla crescente insicurezza per la crisi dei debiti di alcuni Paesi europei hanno determinato un peggioramento del quadro tedesco».
Già nel trimestre autunnale appena iniziato c’è da attendersi una leggera diminuzione della performance economica, mentre all’inizio del prossimo anno si prevede una leggera ripresa. «Questo evita di parlare già ora di recessione», ha sottolineato il quotidiano di Francoforte, «giacché dal punto di vista tecnico gli economisti fanno coincidere il termine con la successione consecutiva di due trimestri negativi». Ma il pericolo non è scongiurato. Gli esperti hanno avvertito che permangono enormi rischi di un crollo della congiuntura nel caso in cui la Grecia, o altri Paesi in difficoltà finanziaria, dovessero subire uno sviluppo incontrollato o affrontare un fallimento non ordinato: in quel caso la recessione sarebbe inevitabile. Nel peggiore dei casi, si ripeterebbe il disastro di tre anni fa causato dalla bancarotta dell’americana Lehman Brothers.
Non desta preoccupazione invece l’occupazione: «Il mercato del lavoro rimarrà robusto, sempre se la crisi non dovesse precipitare. I disoccupati potrebbero addirittura diminuire leggermente il prossimo anno, passando dai quasi 3 milioni attuali (6,6%) a 2 milioni e 800mila circa». Si tratterebbe di un nuovo record dai tempi della riunificazione, per di più raggiunto in una fase di decelerazione economica. Tutto però è legato alla capacità di tenere la tempesta sotto controllo.
Un’eventualità che gli economisti che hanno stilato il rapporto non escludono. «I dati più recenti lasciano sperare nel fatto che l’Europa possa evitare un crollo più rovinoso», ha proseguito la Faz: «Nel mese di agosto, la produzione industriale nell’Eurozona è cresciuta in media dell’1,2% rispetto al mese precedente, nonostante un lieve calo registrato proprio in Germania. Sorprendenti in tal senso sono state le notizie positive provenienti da alcuni Stati che si stanno confrontando drammaticamente con la crisi dei debiti sovrani, Portogallo, Italia e Irlanda». Un’altro fattore citato dagli esperti è quello riferito alla crescita della richiesta globale di acciaio prognosticata dalle associazioni di settore, da sempre considerato un indicatore per misurare le prospettive della congiuntura globale.
Il rapporto si chiude con un appello al mondo politico (e visto il destinatario delle analisi, in particolare al governo tedesco), accompagnato da dure critiche per la condotta sin qui tenuta dagli esecutivi europei e dalla Banca centrale europea. «I governi hanno tardato a comprendere la gravità del rischio di insolvenza della Grecia e hanno provato a guadagnare tempo prima di adottare misure adeguate», ha concluso la Frankfurter, «contribuendo a rendere via via inadeguati i pacchetti di salvataggio ripetutamente proposti. Questa politica miope ha messo la Bce in difficoltà, costringendola successivamente ad acquistare obbligazioni degli Stati che non riuscivano a piazzarle a tassi convenienti sui mercati». Un’azione che gli economisti tedeschi si augurano non abbia seguito. Fondamentale sarebbe, invece, una fase di ricapitalizzazione degli istituti bancari europei.

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