sabato 19 novembre 2011

Federali.sera_19.11.11. Quasi 30 miliardi di euro in piu' in un anno: a tanto ammontano le sofferenze per le banche italiane, passate dai 72,9 miliardi di fine settembre 2010 ai 102 miliardi di fine settembre 2011. In termini percentuali l'incremento e' del 39,9%. E' quanto emerge dalle statistiche contenute nel supplemento 'Moneta e banche' della Banca d'Italia.

Tar dà ragione a Fenice proseguirà attività di smaltimento rifiuti
Napoli. Termovalorizzatore, gara deserta
Bankitalia, crescono sofferenze: +40% anno a 102 mld
In tre anni 190mila imprese sparite per debiti
Svizzera. Accordi fiscali che rischiano di rimanere pure chimere




Tar dà ragione a Fenice proseguirà attività di smaltimento rifiuti
POTENZA – Il Tribunale amministrativo regionale per la Basilicata ha accolto il ricorso della società Fenice contro la sospensione dell’autorizzazione all’esercizio del termovalorizzatore di Melfi (Potenza) emessa dalla Provincia lo scorso 14 ottobre. Lo scorso 3 novembre il provvedimento era già stato sospeso su decisione del Presidente del Tar: oggi, in seduta collegiale, la decisione è stata confermata.
Ne ha dato notizia la stessa società, evidenziando che il pronunciamento del Tar «accoglie il ricorso presentato da Fenice Ambiente, confermando l’assenza di elementi, derivabili dall’esercizio dell’impianto, che possano arrecare danno alla salute pubblica e all’ambiente, come peraltro già evidenziavano gli atti presentati e descritti nel corso dall’udienza».
Nel comunicato della Fenice è spiegato che «in accordo con quanto disposto dall’ordinanza del Tribunale Amministrativo Regionale della Basilicata, le attività di smaltimento dei rifiuti nel termovalorizzatore di Melfi proseguiranno regolarmente. La società conferma ancora una volta il proprio impegno e la propria volontà di realizzare, da subito, tutte le attività di bonifica del sito non appena ottenuta l'approvazione del progetto di bonifica, presentato lo scorso 18 ottobre, alle autorità competenti».

Napoli. Termovalorizzatore, gara deserta
Arriva tardi la proposta di A2A
Il Comune di Napoli esulta: meglio così. Il vicesindaco:
in alternativa un impianto di digestione anaerobica
 NAPOLI — Deserta la gara per il termovalorizzatore di Napoli Est: ieri alle 12 nessuna offerta era stata presentata al commissario Alberto Carotenuto. Il Comune esce quindi vincitore dal round e le cose si complicano per la Regione. Ma il match non è finito perché un’«offerta di manifestazione d’interesse» presentata in ritardo dalla A2A forse riaprirà la questione. La notizia del «flop» ha subito suscitato reazioni diverse nei palazzi delle amministrazioni. Laconico l’assessore regionale all’Ambiente: «È un dato da registrare, la procedura ha dato esito negativo», è il commento di Giovanni Romano. «Dobbiamo decidere come andare avanti. Però c’è un accordo politico preso due o tre anni fa che esprimeva la volontà concorde di realizzare l’opera. Ora prendiamo atto della situazione. Ma anche a Salerno la prima gara è andata deserta e alla seconda l’appalto è stato aggiudicato». Stupito l’assessore provinciale Giuseppe Caliendo: «Che posso dire? La questione è che l’impianto è previsto in una legge e nel piano regionale, che c’è un accordo di programma in merito. In conseguenza, c’erano l’assessore Giacomelli e la sindaca Iervolino, il Comune trasferiva alla Regione la proprietà dell’area. Certo, ora Regione e Comune, e anche noi, dovremo sederci a un tavolo e discutere. Ma sono perplesso, come si fa a cancellare un impianto del genere?». Di tutt’altro tono la reazione del vicesindaco e assessore comunale all’Ambiente: «Anche dopo la proroga del bando, nessuna domanda è stata presentata. Questa è per l’amministrazione, per i cittadini e le cittadine di questa città un’ottima notizia», dice Tommaso Sodano. Il quale aggiunge: «Questa è inoltre la conferma che anche gli imprenditori hanno compreso la ferma volontà di questa nuova amministrazione di cercare una strada alternativa all’incenerimento per la chiusura del ciclo dei rifiuti». Non tutti gli imprenditori, evidentemente. Alle 14.30, infatti, ha comunicato la Regione, è pervenuta al commissario un’offerta di manifestazione d’interesse da parte dell’«Ati costituita da A2A spa (mandataria), Constructions Industrielles de la Mediterranèe (Cnim S.A.) ed Eureca consorzio stabile. L’offerta è composta dalla seguente documentazione: documentazione amministrativa, progetto definitivo, gestione e crono programma». In seguito la A2A ha fatto sapere di aver richiesto «una proroga, non concessa, per approfondire alcuni punti. Quindi abbiamo consegnato un’offerta di manifestazione di interesse completa della parte tecnica ma non abbiamo potuto consegnare la struttura del piano economico-finanziario perché avrebbe richiesto più tempo vista la situazione finanziaria nazionale e internazionale». E la Regione ha attivato i propri avvocati per chiarire, anche con l’Ue, se l’offerta di manifestazione d’interesse apra la possibilità di una trattativa negoziale con l’impresa. Sodano è perentorio: «La gara si è chiusa alle 12, punto. Comunque, se anche ci fosse stata un’offerta, avremmo messo in campo le misure necessarie per fermare il termovalorizzatore. Il sindaco de Magistris ha vinto le elezioni con un programma nel quale si diceva no all’inceneritore. Ora si deve andare avanti. Quindi speriamo che questa volta anche la Regione e la Provincia concordino nell’integrare i loro piani di gestione dei rifiuti escludendo definitivamente l’ipotesi di un inceneritore a Napoli Est, area che invece dev’essere bonificata». Il Comune, spiega il vicesindaco, «conferma invece la propria disponibilità a costruire nella zona, con il consenso comunità locale visto che lì c’è già la centrale turbogas, un impianto di digestione anaerobica, che non genera cattivi odori e ha bassissimo impatto ambientale». Ma è possibile cambiare rotta proprio mentre la Ue preme? Secondo Sodano sì. «Se c’è la volontà politica, questa può essere la soluzione definitiva rispetto all’Europa. Con Regione e Provincia siamo d’accordo al 90%. Questo è l’unico punto controverso. Quanto all’impianto di digestione anaerobica, si realizza in sei mesi, considerando i tempi burocratici al massimo un anno e mezzo. Può trattare 80-100 mila tonnellate annue. Noi non diciamo no a tutto: questa potrebbe essere una proposta condivisa e abbiamo già ricevuto richieste per realizzarlo in project financing. Tra l’altro costa meno di 15 milioni». Quindi si può scegliere un’altra strada se c’è la volontà politica. Ma c’è? Sembra di no, comunque la risposta non potrà tardare, visto che incombe l’incontro a Roma per decidere cosa il governo dovrà e potrà rispondere ai commissari europei. Il vertice era previsto per lunedì ed è slittato al 2 dicembre con il cambio di esecutivo. A parte la scelta finale su Napoli Est, cosa riferiranno i nostri assessori all’Ambiente? Porteranno argomenti convincenti? Innanzitutto Romano sostiene che comunque l’esito della gara per il termovalorizzatore «non sarà negativo per la Commissione europea». Caliendo aggiunge che «la Provincia ha stipulato quattro dei sette accordi di programma per altrettante aree nelle quali è stato suddiviso il territorio e in cui sarà attivata la filiera corta. Altri due sono in itinere. Quanto alla differenziata, il dato del 2010, l’ultimo validato, è del 37,20%. La legge prevedeva il 35% a fine anno». E il termovalorizzatore che dovrà bruciare i 6 milioni di ecoballe accumulati in dieci anni? «È pronto un protocollo d’intesa con la Regione, la Provincia di Caserta e i comuni di Villa Literno e di Giugliano, dove sarà costruito». Qual è, infine, la situazione a Napoli? «Abbiamo avviato tutto», spiega Sodano. «Al Comune Bruxelles chiede il cronoprogramma per la differenziata: la situazione è che è partita ai Colli Aminei, a Bagnoli, a San Giovanni, e di recente a Scampia; stiamo partendo a Posillipo. Servirà 240 mila cittadini entro fine anno. Avremmo voluto arrivare a 325 mila ma è andata deserta due volte la gara per la fornitura dei bidoncini e dei mezzi necessari. I termini sono stati riaperti e ci sono i finanziamenti per arrivare a 500 mila cittadini entro i primi sei mesi del 2012». Comunque meno e dopo rispetto a quanto promesso, ma probabilmente abbastanza per l’Europa. Qualche complicazione potrebbe scaturire anche dalla mancata ricapitalizzazione dell’Asìa: la relativa gara rivolta alle banche è andata deserta. «Nel frattempo — conclude Sodano — abbiamo aperto i siti di trasferenza di via Brecce e via Brin. Infine la nave, che dovrà garantirci di non ricadere nell’emergenza nel periodo di transizione: il contratto è stato stipulato e la settimana prossima gli olandesi saranno a Napoli per definire gli ultimi dettagli».
Angelo Lomonaco

Bankitalia, crescono sofferenze: +40% anno a 102 mld
Prestiti a rischio restituzione a settembre 2010 erano 72,9 miliardi
19 novembre, 12:40
ROMA - Quasi 30 miliardi di euro in piu' in un anno: a tanto ammontano le sofferenze per le banche italiane, passate dai 72,9 miliardi di fine settembre 2010 ai 102 miliardi di fine settembre 2011. In termini percentuali l'incremento e' del 39,9%. E' quanto emerge dalle statistiche contenute nel supplemento 'Moneta e banche' della Banca d'Italia.
Si tratta, in sostanza, di prestiti la cui riscossione non è certa da parte della banca erogatrice. Il peso più consistente (oltre la metà del totale) risulta a carico delle società non finanziarie, ossia le imprese, a cui risultano iscritti 66,6 miliardi a fine settembre 2011 (dai 47,6 miliardi a settembre 2010, +39,9%); in evidente difficoltà le famiglie consumatrici con 24 miliardi (dai 16,4 miliardi di un anno prima, +46,3%) e infine le famiglie produttrici con 9,9 miliardi (7,8 miliardi a fine settembre 2010, +16,2%). In totale, nello stesso periodo i prestiti risultano in leggero aumento (+3,6%), passando da 1.914 miliardi di fine settembre 2010 a 1.984 miliardi di fine settembre 2011, evidenziando così un netto scarto fra il boom registrato dalle sofferenze e la timida crescita del credito erogato.

In tre anni 190mila imprese sparite per debiti
 L'allarme di Confesercenti alla vigilia del 'No usura day'
In crescita il numero degli usurai dalla "faccia pulita". Lunedì manifestazione a Roma: ascolteranno le testimonianze di imprenditori colpiti dall’usura
Roma, 19 novembre 2011 - L’indebitamento a causa dell’usura è all’origine della sparizione di 190mila imprese nel triennio 2009-2011. Il dato è fornito da Confesercenti, che lunedì organizza a Roma, presso Palazzo Valentini, la seconda edizione del "No Usura Day" promosso da SoS Impresa-Confesercenti con la collaborazione di oltre 50 associazioni.
Nel corso dei lavori si farà il punto sul grave fenomeno, si esaminerà la sua evoluzione che vede crescere il numero degli usurai dalla "faccia pulita" e si ascolteranno le testimonianze di imprenditori colpiti dall’usura.
Il Forum sarà aperto da Marco Venturi Presidente Confesercenti. Nel corso dei lavori si svolgerà la premiazione del Concorso "Giovani reporter contro l’usura".

Svizzera. Accordi fiscali che rischiano di rimanere pure chimere
 di Generoso Chiaradonna - 11/18/2011
Trasformare la Svizzera da rifugio di capitali in fuga – più o meno legittimante – da voraci amministrazioni fiscali estere, a esattore per conto terzi è apparso a politici e banchieri una sorta di quadratura del cerchio. Anche se è un contrappasso che neanche Dante avrebbe potuto immaginare. Ma si sa, i tempi cambiano e per la piazza finanziaria svizzera sono cambiati più in fretta del previsto. E l’unico modo per cercare di salvare capra e cavoli, il segreto bancario e l’adesione a standard di cooperazione internazionali equiparabili allo scambio automatico d’informazioni, è quello di siglare una pace fiscale con i principali Paesi europei.
La firma, quindi, dei primi due accordi che prevedono l’imposta liberatoria alla fonte con Gran Bretagna e Germania è apparsa a giusta ragione come una vittoria della diplomazia svizzera. I due trattati però devono ancora superare l’esame dei rispettivi parlamenti e a giudicare dalle notizie che giungono da Berlino non è detto che ciò avvenga nei modi e nei tempi auspicati da questa parte del Reno.
Una frenata, quella con la Germania, che rischierebbe di fare scuola nel resto d’Europa e farebbe crollare l’intera architettura della cosiddetta imposta liberatoria. Imposta che ha il vantaggio di regolare una volta per tutte le situazioni pregresse e i redditi futuri da capitali che continuerebbero a rimanere anonimi (una sorta di Scudo fiscale perpetuo). Proprio quello che dà fastidio ai socialdemocratici tedeschi che hanno la maggioranza nel loro Senato. L’altro punto di forza di queste intese, dal punto di vista degli Stati interessati, è che garantirebbero un flusso certo, regolare e gratuito di fondi verso le casse pubbliche sempre alla ricerca di risorse. Hanno però lo svantaggio, dal punto di vista dell’Unione europea, di non rispettare pienamente il diritto comunitario in materia e di scavalcare di fatto la riforma in atto della direttiva sull’eurotrattenuta. Quindi è molto improbabile che su questi accordi ci sarà un placet comunitario come lascia intendere anche il sì a trattative fiscali tra Svizzera e Grecia da parte della task force Ue, a patto che ‘l’intesa sia compatibile con il diritto europeo’, si sono affrettati a precisare a Bruxelles. Un chiaro messaggio a Berna.
Se a questo aggiungiamo il disinteresse francese per simili accordi, si è tentati di affermare che l’imposta liberatoria probabilmente resterà un bell’esercizio di diplomazia pragmatica, ma che non vedrà mai la luce.
Da mesi, infine, si parla di tavoli tecnici avviati con l’Italia proprio su questo tema e che i negoziati politici sarebbero pronti a partire a un cenno di capo. Ora a Roma c’è un nuovo Governo presieduto dall’europeista Mario Monti che guida anche il Ministero delle finanze, il dicastero che fino a pochi giorni fa era sotto la direzione politica di Giulio Tremonti. Quest’ultimo sembrava avere con la Svizzera e in particolare con il Ticino un rapporto a dir poco problematico e conflittuale. Con Monti si cambiano modi e i toni saranno più felpati, ma non per questo meno fermi. Difficilmente il già commissario europeo andrà contro i principi che guidano l’Ue. Tutti gli occhi in Europa sono puntati su di lui. In fondo è stato chiamato a salvare l’Italia soprattutto per conto di Bruxelles.

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