domenica 18 dicembre 2011

Federali_mattino_18.12.11. Imbarazzi endogeni.

Sicilia. Regione, aumentano i debiti: fatto un nuovo mutuo      
Bozen, oltrepadania. Monumento alla Vittoria, sì al museo
Udine, oltrepadania. Stato al verde, la Prefettura non trasloca 
Pordenone, oltrepadania. Electrolux, appello per restare in Italia 
Brescia, padania. La proposta di Molgora: «Brescia diventi Regione»

Sicilia. Regione, aumentano i debiti: fatto un nuovo mutuo          
In un solo giorno siglato un finanziamento da 954 milioni e ne ha annunciato un altro da 450, che sarà formalizzato a gennaio. In tutto adesso la Sicilia ha un indebitamento pari a più di 5 miliardi e mezzo
di GIACINTO PIPITONE
PALERMO. In un solo giorno la Regione ha siglato un mutuo da 954 milioni e ne ha annunciato un altro da 450 che sarà formalizzato a metà gennaio. È destinato a salire dunque quel target di 225 milioni all’anno di interessi che la Sicilia già versa alle banche ogni anno per i precedenti indebitamenti, che raggiungevano i 4 miliardi e 632 milioni. Adesso il totale del debito salirà subito a 5 miliardi e 586 milioni e a gennaio, appunto, si aggiungeranno almeno altri 450 milioni.
Il mutuo ufficializzato ieri è quello previsto nella Finanziaria del 2011. È stato attivato presso la Cassa depositi e prestiti e si compone di due diverse tranche. La prima, da 303 milioni e 36 mila euro è destinata a pagare i forestali, che quest’anno hanno beneficiato di ritocchi alle giornate di impiego e dunque di aumenti di stipendio. Formalmente il mutuo è destinato al «piano straordinario per la conservazione, la messa a reddito e la valorizzazione dei beni culturali, forestali e del patrimonio costiero di proprietà regionale».
La seconda tranche, da 651 milioni, è destinato a finanziare tutte quelle attività che il bilancio regionale non ha le forze per coprire. L’assessore all’Economia, Gaetano Armao, ha citato per esempio «i trasferimenti in conto capitale a enti locali e enti sottoposti a vigilanza, le manutenzioni straordinarie, l’acquisto di impianti, i cofinanziamenti di fondi europei e altri investimenti». Queste somme, che saranno materialmente disponibili solo da metà gennaio, sbloccheranno dunque spese annunciate e non realizzate o serviranno a versare quanto attesa dai creditori.
Per Lombardo «i finanziamenti concessi dalla Cassa depositi e prestiti dimostrano che la Regione è nelle condizioni di avere accesso al credito. È anche l’implicita dimostrazione di credibilità delle nostre finanze e della nostra azione di risanamento». La bozza di bilancio del 2012 prevede un mutuo per analoghe finalità di 487 milioni. Circostanza che ha fatto mostrare alla Corte dei Conti tutta la propria preoccupazione: «Di questo passo l’onere del debito regionale subirà nell’arco del triennio in corso un incremento del 41% rispetto al 2010. I magistrati contabili nell’ultima audizione in commissione Bilancio all’Ars hanno sollecitato azioni di risanamento. Armao ha però diffuso ieri dei dati che mostrano come le spese correnti siano costantemente cresciute dal 2001 al 2008 (passando da 15,5 miliardi a 19,9) per scendere poi quest’anno fino 15,2. L’assessore ha anche precisato che gli impegni di spesa degli ultimi 15 giorni dell’anno sono praticamente ferme perchè la Regione ha raggiunto i tetti previsti dal patto di stabilità.
Ma in questo scorcio finale d’anno è l’emergenza finanziaria sul fronte dei rifiuti a preoccupare la Regione. Per tutto il 2011 il governo non è riuscito a ottenere un prestito da circa un miliardo destinato a chiudere per sempre la stagione degli Ato risolvendo i debiti verso le imprese creditrici. Ciò avrebbe poi permesso di attivare i nuovi organismi di gestione previsti dalla riforma.  Dopo due gare deserte per accendere questo mutuo, la Regione è pronta a chiudere una trattativa privata con Unicredit e Intesa Sanpaolo per la metà della somma richiesta inizialmente. L’affare dovrebbe essere concluso a metà gennaio. L’operazione cela un cambio di strategia. I primi 450 milioni anticipati dalle banche serviranno a estinguere i debiti. L’altra metà doveva servire a coprire la quota non pagata dai Comuni agli Ato.
La Regione proporrà agli enti locali un piano di rientro a lunghissima scadenza evitando di ricorrere a un mutuo doppio rispetto a quello che stanno erogando Unicredit e Intesa Sanpaolo.

Bozen, oltrepadania. Monumento alla Vittoria, sì al museo
E' arrivata l'approvazione di Roma al centro di documentazione
BOLZANO. Il museo sotto il Monumento alla Vittoria si può realizzare. E' arrivata l'attesa approvazione del ministero dei Beni culturali alla proposta elaborata dalla commissione di esperti nominati da Stato, Comune e Provincia. In Comune non ci contavano proprio ora, perché la richiesta è rimasta a lungo sul tavolo dell'ex ministro Galan. A sorpresa il via libera, comunicato dal soprintendente Ugo Soragni, presidente della commissione, è arrivato invece a ridosso del cambio di governo, con Lorenzo Ornaghi alla Cultura. Il ministero ha accolto la traccia elaborata dagli esperti per il centro di documentazione che verrà allestito nella cripta e nelle sale sotterranee del monumento, il cui restauro è ormai concluso. «Ora la commissione potrà entrare nella fase operativa. Siamo felici di questa notizia», commenta l'assessore alla Cultura Patrizia Trincanato, «contavamo sul via libera di Roma ovviamente, ma finché non arrivava restava un margine di preoccupazione su un intervento che garantirà un passo avanti per la convivenza e la conoscenza della nostra storia».  «Bolzano 1918-1945: città, monumenti, memorie». Questo è l'indice tematico del museo elaborato dalla commissione presieduta da Soragni, di cui fanno parte per la Provincia Christine Roilo e Andrea Di Michele e per il Comune Silvia Spada e Hannes Obermair. I punti dell'esposizione saranno: il monumento alla Vittoria; la prima guerra mondiale; il cambio di sovranità; l'Italia liberale in Alto Adige e il primo fascismo; la nascita del regime; la creazione della città nuova tra italianità e modernizzazione; la lotta dei simboli; i palazzi del potere e la"città militare"; tempo libero e formazione; arte e cultura; la politica sociale; l'industrializzazione; le semirurali; le opzioni; la guerra e le sue conseguenze; il cambio di sovranità: l'Alpenvorland; il lager; la fine della guerra e la difficile via alla democrazia. (fr.g.)

Udine. Oltrepadania. Stato al verde, la Prefettura non trasloca
L’annuncio nell’incontro per lo scambio degli auguri. Nel palazzo ex Ariete i servizi sociali e il distretto urbano dell’Ass 6
E’ azzerata l’ipotesi di trasloco della Prefettura in piazza del Popolo: l’austerity ha tagliato le risorse necessarie ad adeguare l’ex sede dell’Ariete agli standard antisismici previsti per legge . Gli uffici prefettizi resteranno nel Bronx e l’ex comando diventerà la mini cittadella della salute. «Comunicheremo al sindaco Claudio Pedrotti che manca la possibilità di trasferimento – ha confermato il prefetto Pierfrancesco Galante ieri sera, nel cocktail al “Fossa Mala” di Fiume Veneto –. Dobbiamo rinunciare, con sommo dispiacere».
Il primo cittadino ha una prospettiva chiara. «Aspettiamo la comunicazione ufficiale della prefettura – ha detto Pedrotti –. L’idea è quella di utilizzare l’ex Questura come sede dei servizi sociali e Ass 6. I tempi saranno da verificare, dopo la fine dei lavori del tetto e sarà una soluzione vantaggiosa». In un’unica sede politiche sociali, distretto, servizi per l’assistenza domiciliare, vaccinazioni, per cominciare. I servizi saranno riorganizzati per aree tematiche per facilitare gli utenti.
La sobrietà non ha cancellato lo spirito natalizio. Nel raffinato cocktail, tra gli auguri calorosi del prefetto e l’atmosfera di festa con amici, tanti volti noti. I vertici di Unindustria (Michelangelo Agrusti, Paolo Candotti), forze militari (Scott J.Zobist comandante del 31° Fighter Wing della base Usaf di Aviano e vertici delle Forze armate locali, sindaci (Angioletto Tubaro, Sergio Bergnach, Mario Ongaro e altri), top-manager. Poi medici (Umberto Tirelli del Cro), assessori (Giuseppe Pedicini, Antonio Consorti per la Provincia, Bruno Zille per il Comune) belle signore (spiccavano per charme la signora Rossana Galante, Mara Cancian, Marzia Carniato, Romanina Santin).
Brindisi con vini della cantina Fossamala scelti dal maitre Nicola per innaffiare il menù ricco di sapori locali (musetto Lovison, spek di Sauris, pasta casereccia con San Daniele). E per dire buon Natale con un sorriso che sfida la crisi. «Tiriamo fuori la grinta – ha alzato il calice Cinzia Francesca Botteon di Unindustria con delega per le pari opportunità nell’imprenditoria femminile –. Mai demordere, anche di fronte al sistema fiscale che ci sta soffocando».
Chiara Benotti

Pordenone, oltrpedania. Electrolux, appello per restare in Italia
Non girano soldi e il mercato interno non tira. Per ora ci salva l’export. Chiesti fondi alla Regione per l’innovazione
di Elena Del Giudice
Ha un posto di rilievo la lavatrice, in versione “trasparente”, Aeg Electrolux, l’ultima nata e, ora, la migliore al mondo, nella grande sala dello Ial dove Electrolux ha riunito, in quella che è una tradizione, rappresentanti delle istituzioni e dei media per lo scambio di auguri. Accanto un grande schermo su cui sfilano le immagini di ieri, dell’archivio storico della Zanussi: interviste, documentari, spot. Lino Zanussi è lì a ricordare quando e dove è nata l’Electrolux di oggi. Passato e presente insieme che non fanno svanire le nubi del futuro, anche se per affrontare questo futuro «difficile», ora che va di moda l’invito a «fare i compiti a casa», Electrolux Italia è certa «di averli fatti, e di averli fatti bene», ha spiegato Giulio Mazzalupi, presidente della spa. «Chiudiamo un anno difficile e per diversi motivi, la stagnazione della domanda, la concorrenza dei paesi emergenti, la pressione sui costi, la riduzione del margine operativo - ha proseguito -. Per contro le esportazioni tengono (l’85% della produzione Electrolux in Italia è destinata all’estero) e questo è un elemento positivo perché ci dà prospettive che non avremmo se ci limitassimo solo al mercato italiano. Ma non è gratuito il fatto che si produca in Italia e si esporti», ha aggiunto.
Mazzalupi ha richiamato gli investimenti «nelle fabbriche e nei prodotti. 160 milioni di euro sono stati investiti da Electrolux Italia su prodotti e processi, abbiamo sviluppato una gamma di prodotti che guarda al futuro e non si limita a migliorare il passato». Un processo di innovazione importante e che deve continuare, e che ha fatto sì che diventasse realtà l’ultima nata delle lavatrici Aeg, con performances di tutto rispetto: -50% di consumi energetici rispetto ad un’altra lavatrice in classe A, -20% rispetto alla migliore sul mercato.
Ma gli scenari evolvono continuamente e «guardando avanti troviamo elementi di preoccupazione - ancora il presidente di Electrolux Italia -. Il mercato diminuisce ogni anno. Quello europeo, rispetto al 2007, ha perso il 15%, quello italiano del 2011 è il 50% rispetto al 2002». Ciò nonostante Electrolux ha mantenuto le proprie quote, ma sono comparsi nuovi produttori e la capacità di innovare sia prodotto che processo potrebbe non essere sufficiente. Perché è il mercato che si contrae, e i clienti non comperano.
Lento quello italiano, più dinamico quello estero, e dunque ha senso continuare a produrre in Italia se questo Paese non è più baricentrico rispetto al mercato, e se non acquista? Fino ad ora Electrolux ha scommesso sull’Italia «per le forti competenze, l’integrità, la presenza di un mercato. Fino ad ora - ha proseguito Mazzalupi - abbiamo comperato del tempo con investimenti sulle fabbriche e sui prodotti», i risultati devono arrivare.
La situazione è seria, quella del Paese, alle prese con una manovra che «temiamo possa essere stata digerita e ne serva un’altra», quella delle aziende «alle prese con i maggiori costi della crisi». In questo scenario complesso e difficile «cercheremo di fare il nostro dovere, ma non produrremo di più di quel che il mercato chiede». Infine «crediamo molto nel territorio e crediamo che la salvezza del Paese possa arrivare dal territorio. Ci sentiamo parte di questo territorio e vogliamo rimanere». E sarà più facile se la Regione sosterrà l’impegno di Electrolux sul fronte dell’innovazione.

Brescia, padania. La proposta di Molgora: «Brescia diventi Regione»
Ore: 15:19 | sabato, 17 dicembre 2011
Monti mette al tappeto le Province? E io mi invento la «Regione Brescia». Uscita shock del presidente della Provincia Daniele Molgora che, nella convinzione «che il destino che il Governo Monti ha in mente per le Amministrazioni provinciali le priverebbe di qualsiasi potere», ha pensato di rivolgersi a tutti i bresciani.
 «Presenterò una delibera per far diventare Brescia una Regione a sé: del resto, abbiamo oltre 1,2 milioni di abitanti ed un Pil di tutto rispetto», ha detto durante una conferenza stampa indetta in città.
 L’idea è quella di far approvare una delibera dal Consiglio provinciale, quindi di sottoporla ai Consigli comunali. In un secondo momento, si farà un referendum: perché abbia esito positivo, serve il sì di un terzo dei cittadini, ovvero di 481mila bresciani.
 Tutti i particolari e i dettagli nell'edizione di domenica del Giornale di Brescia.

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