lunedì 19 dicembre 2011

Federali_mattino_19.12.11. 2012, pare sia pandemia - Nouriel Roubini: Le economie asiatiche sono esposte alla Cina così come l’America latina è esposta alla riduzione dei prezzi dei beni (di pari passo con il rallentamento della Cina e delle economie avanzate), e l’Europa centrale e dell’est all’eurozona.----Si teme una violazione pesante dell'articolo 16 del Trattato dell'Unione europea, il quale prescrive l'indipendenza del potere giudiziario nei Paesi membri. La Commissione in una lettera della signora Reding al ministro della Giustizia ungherese, Tibor Navracsics, esprime gravi preoccupazioni dal punto di vista del diritto europeo. Pochi giorni fa anche l'ambasciatore degli Stati Uniti d'America in Ungheria, signora Eleni Tsakopoulos Kounalakis, si è detta inquieta per la democrazia ungherese.----Alto l'allarme suicidi. Dall'inizio dell'anno, 61 detenuti si sono tolti la vita e 924 sono stati i tentativi di farla finita in cella. Quaranta le risse che si sono verificate in 28 istituti. Gli episodi di aggressione al personale penitenziario ammontano a 291 con un totale di 394 feriti (389 poliziotti penitenziari, 3 medici e due infermieri).----Ma come fa a saperlo?: Ferrovie, Della Valle: si viaggia malissimo.

Carceri, una situazione esplosiva 68.144 detenuti in spazio per 45.654
Ferrovie, Della Valle: si viaggia malissimo e non ci sono liberalizzazioni
L'Ungheria pronta e rompere con l'Ue
Svizzera. 2012 fragile e ancora instabile



Carceri, una situazione esplosiva 68.144 detenuti in spazio per 45.654
Sono più di 68.144 mila i detenuti nelle 206 carceri italiane che potrebbero ospitarne non più di 45.654. L'overbooking è di oltre 23 mila unità: una situazione esplosiva. Gli stranieri sono 24.584. I detenuti imputati sono 28.324, dei quali 14.482 in attesa di primo giudizio.
I condannati definitivi sono 38.133. I dati sono riferiti a rilevazioni effettuate il 15 dicembre dal ministero della Giustizia. Grazie alla legge cosiddetta ''svuota carceri'' approvata nel novembre del 2010, sono 4.102 i condannati con un anno di pena residua che hanno lasciato il carcere per andare in detenzione domiciliare. Nessuna recidiva.
La metà degli istituti penitenziari soffre per mancanza di spazio vitale. I tassi più alti delle celle che scoppiano sono in Puglia (84%), Marche (83,9%), Emilia Romagna (75.6%), Friuli (75,1%) e Lombardia (74%). Nel 12% degli istituti il sovraffollamento tocca punte dal 100 ad oltre il 183%. Nel 42% varia dal 50 al 99%. Nel 20% va dal 20 al 50%. Solo il 13% rispetta la capienza prevista. Il carcere con il maggior tasso di sovraffollamento e' quello di Lamezia Terme (183%), seguito da Brescia (177%), Busto Arsizio (162%), Como (150%) e Ancona (145%), dove e' esplosa l'ultima rivolta.
Il 42% dei detenuti è in attesa di condanna definitiva. Una buona fetta (il 36% del totale) è rappresentata da stranieri: sono 24.638, di cui 23.452 uomini e 1186 donne.
Alto l'allarme suicidi. Dall'inizio dell'anno, 61 detenuti si sono tolti la vita e 924 sono stati i tentativi di farla finita in cella. Quaranta le risse che si sono verificate in 28 istituti. Gli episodi di aggressione al personale penitenziario ammontano a 291 con un totale di 394 feriti (389 poliziotti penitenziari, 3 medici e due infermieri).

Ferrovie, Della Valle: si viaggia malissimo e non ci sono liberalizzazioni
L’azionista di Ntv: gli italiani pagano lo stipendio a Moretti
Passera: toni inaccettabili, sulla concorrenza siamo avanti
ROMA - Corre sui binari del treno la polemica tra Diego Della Valle e Corrado Passera. Il primo (azionista con Luca Cordero di Montezemolo di “Nuovo trasporti viaggiatori”) attacca le Ferrovie e il suo amministratore delegato ma anche il governo quando passa a discutere di liberalizzazioni. Passera replica: toni inaccettabili.
Si viaggia malissimo. Della Valle non usa mezze parole nell’intervista con Maria Latella su Skytg24. «In Italia in treno si viaggia malissimo. Eppure sono i cittadini che pagano lo stipendio all’amministratore delegato Mauro Moretti. «Vedere che in Italia il monopolizzatore attuale delle ferrovie cerchi anche di contribuire a non far arrivare nessun altro che possa far viaggiare bene gli italiani, è una cosa assolutamente assurda». Un attacco diretto che aggiunge una nuova puntata alla disputa tra le Fs e Ntv. Una battaglia entrata ancora più nel vivo con la presentazione nei giorni scorsi del primo treno della società che punta a minare il monopolio di fatto detenuto in Italia dalle Ferrovie dello stato nel settore del trasporto su rotaia.
 Della Valle e le liberalizzazioni. «Quello che trovo brutto per il nostro Paese è la reputazione che ci stiamo facendo. Come possiamo pensare che grandi società internazionali vengano a investire in Italia se osservano quello che sta capitando a questa società che vuole essere concorrenziale, cosa questa vecchia pseudo-politica gli sta combinando come guai. Qui bisogna essere realisti». Questa volte le accuse sono verso Corrado Passera, ministro dello Sviluppo e delle Infrastrutture.
Passera: toni inaccettabili. «Totalmente non condivisibili» e assolutamente «non accettabili» le parole di Della Valle. Così replica Passera a margine della registrazione della puntata odierna di “Che tempo che fa”. «Non voglio entrare in altre forme di polemica. La liberalizzazione nel nostro Paese è più avanzata che altrove e io vigilerò perché avvenga nei modi migliori. Considero interventi come quello di oggi assolutamente inutili».
Domenica 18 Dicembre 2011 - 19:57    Ultimo aggiornamento: 19:58

L'Ungheria pronta e rompere con l'Ue
A rischio anche i crediti chiesti al Fmi
Dal governo magiaro un pacchetto di provvedimenti che minacciano la violazione dei principi fondamentali dei trattati di Maastricht: a rischio l'indipendenza della Banca centrale e della magistratura. Per evitare il default il Paese ha chiesto 15-20 miliardi al Fondo monetario internazionale
 dal nostro corrispondente ANDREA TARQUINI
BERLINO - L'Ungheria è alla vigilia di un golpe bianco della maggioranza di governo contro l'indipendenza della Banca centrale e del potere giudiziario. Un golpe bianco che ha suscitato una levata di scudi della Commissione europea, della Banca centrale europea (Bce) guidata da Mario Draghi, e del Fondo monetario internazionale (Fmi), e minaccia sia una violazione dei principi fondamentali dei Trattati di Maastricht e della Carta europea, sia la concessione di crediti chiesti al Fmi (15-20 miliardi di dollari), senza i quali difficilmente Budapest potrà evitare un default. Un fallimento che potrebbe contagiare altri Paesi membri dell'Unione europea, non solo nell'Europa centrale e centro-orientale. Ma il governo nazionalpopulista del premier Viktor Orban non sembra demordere: il Parlamento, dove il partito di Orban (Fidesz) ha una maggioranza dei due terzi, sta approvando d'urgenza i relativi disegni di legge.
Vediamo di cosa si tratta, cominciando dal futuro della Magyar Nemzeti Bank, Mnb, la Banca centrale, appunto. Il progetto di legge, sottomesso alla Bce, prevede di togliere al governatore della Mnb la prerogativa di scegliere i suoi due vice, affidandola invece al capo del governo. Non è finita: i membri del Consiglio monetario della Mnb, che si riunisce ogni mese per decidere della politica dei tassi, dovrebbe essere allargato da sette a nove membri, con l'aumento quindi dagli attuali quattro a sei dei membri esterni nominati dal Parlamento, quindi in sostanza dalla Fidesz, il partito al potere. E infine, ma non ultimo,  il progetto di legge vuole fondere la Banca centrale con l'autorità di supervisione delle istituzioni finanziarie Pszaf, in mano a fedelissimi del premier. "Sarebbe una totale presa di potere sulla Banca centrale", ha detto il suo governatore Andras Simor (che secondo i media è inviso a Orban perché vuole una politica di rigore monetario) in un'intervista al sito Index.
Immediate le proteste, da Bruxelles (Commissione), Francoforte (Bce) e Washington (Fmi). Secondo Amadeu Altafaj, portavoce per le questioni economiche, "La Commissione europea è preoccupata delle intenzioni del governo ungherese di far passare leggi che potrebbero potenzialmente diminuire l'indipendenza della Banca centrale". A Washington, un portavoce del Fondo monetario internazionale, David Howley, ha avvertito che il Fmi "esamina attentamente le proposte di legge (ungheresi, ndr) recenti relative alla Banca centrale, e un'erosione della sua indipendenza sarebbe grande motivo d'inquietudine". Infine, la Bce da Francoforte ha scritto sul suo sito che i progetti di legge del partito di Orban "potrebbero servire a influenzare il processo di decisione a detrimento dell'indipendenza della Banca centrale". E la Bce deplora che "le ultime versioni di questi progetti non sono state accompagnate o precedute da consultazioni con noi".
Alla fine della settimana scorsa, la missione di Unione europea e Fondo monetario ha lasciato Budapest interrompendo di fatto il negoziato sui crediti, e notando che "il governo non ci ha segnalato alcuna intenzione di cambiare nella sua intenzione di spingere per l'adozione di una legge controversa sulla Banca centrale".
Forte preoccupazione alla Commissione europea anche per la riforma della giustizia in atto, ha detto a Bruxelles Viviane Reding, vicepresidente della Commissione e responsabile della Giustizia. Le autorità hanno deciso (sempre con la maggioranza parlamentare) da un lato di mandare in pensione i magistrati a 62 anni e non più a 70, ciò che secondo l'opposizione a Budapest permetterà di sostituire circa 300 giudici con persone più docili. Secondo, ma non ultimo, la supervisione della Giustizia è ormai affidata all'Ufficio nazionale della giustizia (Obh), il cui presidente, in carica per nove anni, designerà da solo i giudici. A questo incarico il premier ha fatto nominare la signora Tuende Hando, grande amica di sua moglie e moglie a sua volta di un eurodeputato della Fidesz, Jozsef Szajer, che ha avuto un grande ruolo nella riscrittura della Costituzione in un senso giudicato autoritario e dubbio dalle istituzioni europee.
Si teme una violazione pesante dell'articolo 16 del Trattato dell'Unione europea, il quale prescrive l'indipendenza del potere giudiziario nei Paesi membri. La Commissione in una lettera della signora Reding al ministro della Giustizia ungherese, Tibor Navracsics, esprime "gravi preoccupazioni dal punto di vista del diritto europeo". Pochi giorni fa anche l'ambasciatore degli Stati Uniti d'America in Ungheria, signora Eleni Tsakopoulos Kounalakis, si è detta "inquieta" per la democrazia ungherese.
(18 dicembre 2011)

Svizzera. 2012 fragile e ancora instabile
di Nouriel Roubini - 12/19/2011
Le prospettive per l’economia globale nel 2012 sono evidenti ma non buone: recessione in Europa, crescita anemica nel migliore dei casi per gli Stati Uniti e un brusco rallentamento in Cina e nella maggior parte delle economie di mercato emergenti. Le economie asiatiche sono esposte alla Cina così come l’America latina è esposta alla riduzione dei prezzi dei beni (di pari passo con il rallentamento della Cina e delle economie avanzate), e l’Europa centrale e dell’est all’eurozona. Le rivolte in Medio Oriente stanno inoltre provocando una serie di rischi economici gravi, sia localmente che altrove, mentre il pericolo geopolitico rimane alto il che implica che i prezzi del petrolio continueranno a ostacolare la crescita globale. In questo contesto la recessione dell’eurozona è praticamente certa. E sebbene non sia possibile predirne né i tempi né la gravità, una costante stretta del credito, i numerosi problemi legati al debito sovrano, l’assenza di competitività e l’austerità fiscale comporteranno senza dubbio una grave flessione.
Gli Stati Uniti, con una crescita rallentata sin dal 2010, si trovano ad affrontare non solo dei considerevoli rischi di perdita in seguito alla crisi nell’eurozona, ma anche un consistente drenaggio fiscale, un costante deleveraging nel settore domestico (tra un processo debole per la creazione di nuovi posti di lavoro, redditi stagnanti e una persistente pressione al ribasso sugli immobili e sulle ricchezze finanziarie), un aumento della disuguaglianza e un’impasse politico.
Altrove, tra le principali economie avanzate, il Regno Unito sta attraversando un periodo di doppia recessione, mentre un consolidamento fiscale predeterminato e l’esposizione dell’eurozona stanno indebolendo la crescita. In Giappone la ripresa post-terremoto potrebbe sfumare nel caso in cui i governi deboli non dovessero riuscire a implementare le riforme strutturali necessarie.
Nel frattempo, i difetti del modello di crescita cinese diventano sempre più evidenti. I prezzi in ribasso delle proprietà stanno innescando una reazione a catena che avrà conseguenze negative sui promotori, sugli investimenti e sul reddito pubblico. Il boom del settore edilizio sta iniziando ad arrestarsi mentre le esportazioni nette stanno rallentando la crescita a causa dell’indebolimento della domanda statunitense e in particolar modo di quella dell’eurozona. Dopo aver tentato di raffreddare il mercato immobiliare attraverso un contenimento dei prezzi galoppanti, i leader cinesi saranno messi a dura prova nel ripristinare la crescita.
E non sono i soli. Anche gli Stati Uniti, l’Europa e il Giappone hanno posticipato le importanti riforme economiche, fiscali e finanziarie necessarie per ripristinare una crescita sostenibile e bilanciata.
Nelle economie avanzate il deleveraging del settore pubblico e privato è a malapena iniziato con bilanci domestici, bancari, di istituti finanziari e dei governi centrali e delle amministrazioni locali ancora in difficoltà. Solo il settore aziendale di alto livello è migliorato. Tuttavia, dati i numerosi rischi di coda e le incertezze globali che gravano sulla domanda finale, l’eccesso di capacità produttiva elevato a causa dei passati sovrainvestimenti nel settore immobiliare in diversi Paesi e l’impennata degli ultimi anni della Cina negli investimenti nel settore manifatturiero, le spese e i finanziamenti in conto capitale di queste aziende sono rimasti deboli.
L’aumento della disuguaglianza, determinato in parte dalla riduzione dei posti di lavoro nel contesto della ristrutturazione delle aziende, sta ulteriormente riducendo la domanda aggregata in quanto le famiglie, gli individui più poveri e i redditi inferiori hanno una maggiore inclinazione a spendere rispetto alle aziende, alle famiglie più ricche e ai redditi più elevati. Inoltre, mentre la disuguaglianza alimenta le proteste popolari in tutto il mondo, l’instabilità sociale e politica potrebbe comportare dei rischi aggiuntivi alla prestazione economica.
Allo stesso tempo, gli squilibri dei conti corrente chiave – ovvero tra Cina e Stati Uniti (e altre economie di mercato emergenti), e all’interno dell’eurozona tra i Paesi centrali e quelli periferici – continuano a essere profondi. Una variazione ben regolamentata dovrebbe prevedere una riduzione della domanda interna nei Paesi con spesa eccessiva e ampi deficit di conto corrente e surplus commerciali inferiori nei Paesi con risparmio eccessivo attraverso un apprezzamento nominale e reale della valuta. Per mantenere i livelli di crescita i Paesi con risparmio eccessivo avrebbero bisogno di un deprezzamento reale e nominale per migliorare i bilanci commerciali, mentre i Paesi con surplus dovrebbero incoraggiare la domanda interna, in particolar modo il consumo.
Ma la variazione dei prezzi relativi tramite dei movimenti di valuta è a un punto morto poiché i Paesi con surplus sono contro l’apprezzamento del tasso di cambio e favorevoli a imporre una deflazione recessionaria sui Paesi in deficit. Le conseguenti lotte valutarie vengono portate avanti su diversi fronti, ovvero su un possibile intervento sul cambio estero, sul quantative easing e sul controllo di capitale sugli afflussi. In vista dell’indebolimento della crescita nel 2012, queste battaglie potrebbero trasformarsi in vere e proprie guerre commerciali.
Infine, i policymaker stanno esaurendo le opzioni. La svalutazione della moneta è un gioco perso in partenza in quanto non tutti i Paesi sono nella posizione di svalutare e allo stesso tempo migliorare le esportazioni nette. La politica monetaria potrà essere semplificata solo nel momento in cui l’inflazione non rappresenterà più un problema per le economie avanzate (e sarà invece un problema minore nei mercati emergenti). Ciò nonostante, è evidente che le politiche monetarie sono sempre più inefficaci nelle economie avanzate dove i problemi derivano dall’insolvenza, e quindi dalla capacità di credito, piuttosto che dalla liquidità.
Nel frattempo, la politica fiscale è limitata dalla crescita dei deficit e del debito, dai vigilanti dei mercati dei bond e dalle nuove regole fiscali dell’Europa. I piani di salvataggio per gli istituti finanziari sono politicamente impopolari, mentre i governi quasi insolventi non hanno i fondi per poter implementare questi piani. Dal punto di vista politico la promessa del G-20 ha aperto la strada alla realtà del G-0, ovvero una realtà in cui i governi deboli hanno enormi difficoltà ad attuare le politiche coordinate a livello internazionale mentre le visioni mondiali, gli obiettivi e gli interessi delle economie avanzate e dei mercati emergenti entrano sempre più in conflitto.
Di conseguenza, la necessità di dover gestire gli squilibri degli stock – l’ampio debito domestico, degli istituti finanziari e dei governi –, facendo apparire meno gravosi i problemi di solvibilità attraverso finanziamenti e liquidità, potrebbe portare in seguito a processi di ristrutturazione dolorosi e probabilmente caotici.
Allo stesso modo, il dover affrontare una competitività debole e squilibri di conto corrente richiede una modifica della valuta che potrebbe finire per portare alcuni membri ad abbandonare l’eurozona.
Il ripristino di una crescita solida è già abbastanza difficile senza lo spettro sempre presente del deleveraging e di una carenza di munizioni in termini di politiche. Ma questa è la sfida che l’economia globale debole e instabile si troverà ad affrontare nel 2012. Per parafrasare le parole di Bette Davis in All About EveI “Allacciatevi le cinture, sarà un anno pieno di turbolenze!”
© Project Syndicate, 2011

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