giovedì 29 dicembre 2011

Federali_mattino_29.12.11. Ma guarda un po’. Ma chi l’avrebbe mai detto?----1. Crisi e tasse spengono il Capodanno: l'86% degli italiani celebrera' il nuovo anno a casa, mai cosi' tanti negli ultimi cinque anni. E' quanto emerge dall'indagine Confesercenti-Swg, secondo cui il ''taglio'' comincera' dal veglione per cui si spendera' in totale 2,4 miliardi, ben 328 milioni in meno del 2010.----2. Il primo grande vantaggio di stare nell'euro e' quello di essere in un mercato di 330 milioni di consumatori benestanti, il piu' ricco del mondo se si pensa che negli Stati Uniti se ne contano 240 milioni e la Cina e' ancora molto lontana. E' l'opinione dell'economista Giacomo Vaciago.----3. Al Distretto del Pomodoro da Industria-nord Italia aderiscono organizzazioni di produttori del pomodoro, industrie di trasformazione private e cooperative, organizzazioni professionali agricole, alcune Province, Camere di Commercio e istituti di ricerca. L’associazione opera nel territorio dell’Emilia-Romagna, Veneto, Lombardia, Piemonte e nella Provincia Autonoma di Bolzano

L’economia siciliana risponde: “Presente!”. La lieve ripresa è in un quadro fragile
Parma, padania. Distretto del pomodoro, via libera regionale
Capodanno: Confesercenti; 86% italiani a casa, record da 2007
Euro. Dalla nascita in altalena sul dollaro
Vaciago, vantaggio e' un mercato piu' ricco



L’economia siciliana risponde: “Presente!”. La lieve ripresa è in un quadro fragile
di Rosario Battiato
Resta soprattutto in crisi il settore strategico delle costruzioni, anche per la diminuzione del numero di investimenti pubblici. Crescono le esportazioni (soprattutto prodotti raffinati ed elettronica), bene anche l'asse dei servizi
PALERMO – Il bilancio per l'economia siciliana, in attesa dei dati consolidati della seconda metà dell'anno trascorso, mantiene un trend complessivo di lieve ripresa per alcuni indicatori, nonostante la congiuntura generale porti gli operatori a prospettare un quadro di incertezza e di fragilità.
 La Banca d'Italia nel quadro dell'aggiornamento delle economie regionali, dossier del novembre scorso, ha sottolineato come nel primo semestre del 2011 i segnali di ripresa dell'economia siciliana, emersi nel 2010, siano stati lievemente contenuti e ribassati.
Tuttavia sono migliorati i risultati economici delle imprese industriali “beneficiando – si legge in una nota dell'Istituto - anche dell'andamento positivo delle esportazioni”. E non si tratta solo dei prodotti petroliferi raffinati, settore d'eccellenza dell'esportazione regionale, cresciuti del 38,9 per cento in valore nominale e del 2,7 per cento in termini quantitativi (la quota siciliana delle vendite dei prodotti petroliferi sul totale nazionale è salita dal 39,6 al 44,4 per cento), ma anche di altri comparti. Complessivamente, durante il primo semestre del 2011, le esportazioni siciliane hanno mantenuto un ritmo di crescita sostenuto, 29,2 per cento rispetto al primo semestre del 2010. Sono risultate in forte espansione le esportazioni del settore verso i paesi extra Ue, in particolare la Turchia..
Andando in dettaglio si registrano andamenti positivi per le esportazioni di prodotti e sostanze chimiche (22,5 per cento) e per le apparecchiature elettroniche (17,3 per cento). Le imprese delle costruzioni hanno invece mantenuto le difficoltà del periodo precedente con un'ulteriore contrazione dell'occupazione e delle ore lavorate. Cresce costantemente la porzione dedicata all'asse dei servizi. “In base ai dati di Assaeroporti, - si legge nel dossier della Banca - si è confermata la crescita del numero dei velivoli movimentati e dei passeggeri trasportati nei tre principali scali dell’isola (rispettivamente 4,4 e 8,5 per cento nei primi otto mesi dell’anno).
 Bene anche l'occupazione che è tornata a crescere, sebbene a ritmi contenuti, e il tasso di disoccupazione si è ridotto. In base ai dati della Rilevazione sulle forze di lavoro dell’Istat, nella media del primo semestre del 2011 l’occupazione è aumentata dello 0,6 per cento, in recupero rispetto alle contrazioni manifestatesi nei tre anni precedenti. È cresciuta soprattutto l’occupazione femminile (1,4 per cento) a fronte di una sostanziale stabilità della componente maschile (0,2 per cento). Il numero di occupati è aumentato nei servizi diversi dal commercio, alberghi e ristoranti (4,4 per cento), nell’agricoltura (0,9 per cento) e, dopo due anni di riduzione, nell’industria in senso stretto (2,4 per cento). L’occupazione si è invece ridotta nell’edilizia (- 4,2 per cento), seppur con minore intensità rispetto al 2009 e al 2010, e nel settore del commercio, alberghiero e della ristorazione (-7,1 per cento). Il tasso di occupazione della popolazione in età lavorativa si è attestato al 42,6 per cento, un valore sostanzialmente in linea con quello dello stesso periodo del 2010.
 Sul sistema del finanziamento all'economia “l'espansione dei prestiti bancari – spiegato dalla Banca - all'economia è risultata a giugno in linea con quella della fine del 2010, successivamente il credito ha rallentato”.
Credito. Maggiori prestiti per l’industria manifatturiera
PALERMO – Il mercato del credito è strettamente correlato allo sviluppo del sistema economico siciliano. Senza liquidità il motore della ripresa non è oliato a sufficienza. Anche in questo caso, secondo i dati della Banca d'Italia, c'è cauto ottimismo: i finanziamenti complessivamente concessi alle imprese siciliane dalle banche e dagli altri intermediari finanziari a giugno sono risultati in aumento del 4,4 per cento su base annua (4,7 a dicembre del 2010). In rallentamento, invece, i dati che riguardano i prestiti a scadenza, anche in connessione con la contenuta attività di investimento. Al contrario la crescita delle altre forme di finanziamento, più collegate alla gestione operativa delle imprese, si è invece intensificata.
 Andando in dettaglio per settore, una nota del prestigioso Istituto spiega che “i prestiti sono aumentati nell’industria manifatturiera e, in misura più attenuata, nei servizi mentre nel settore delle costruzioni il credito si è invece ridotto”. Andando per settore la crescita è stata più sostenuta nel comparto energetico. (rb)
Articolo pubblicato il 29 dicembre 2011

Parma, padania. Distretto del pomodoro, via libera regionale
Si è concluso positivamente il percorso di riconoscimento dell’associazione «Distretto del Pomodoro da Industria-nord Italia», come Organizzazione interprofessionale interregionale. Dopo i passaggi necessari previsti dai regolamenti comunitari, tra cui la verifica dei requisiti da parte della Commissione Europea, il Distretto è stato infatti riconosciuto dalla Regione Emilia-Romagna.
 «Sono particolarmente soddisfatto per questo traguardo a cui abbiamo lavorato tenacemente, insieme al vice presidente della Provincia di Parma, Pierluigi Ferrari, e a tutte le componenti della filiera - ha sottolineato l’assessore regionale all’Agricoltura Tiberio Rabboni -. E' un traguardo che pone l'Emilia-Romagna all’avanguardia in Italia nel consolidamento di relazioni positive di filiera, necessarie per lo sviluppo della cosiddetta agricoltura contrattualizzata, vero antidoto alla volatilità dei prezzi all’origine, alle importazioni selvagge di prodotto di bassa qualità e alla bassa redditività agricola. Così si difende attivamente il vero “Made in Italy” senza contrapposizione tra agricoltura e industria alimentare. E' peraltro la strada che stiamo praticando da anni per il grano duro di Alta Qualità destinato a Barilla e che ci impegniamo a estendere a tutti i comparti agricoli destinati alla trasformazione. Auspico che anche nel sud Italia possa costituirsi un Organismo interregionale analogo al nostro, a cui la Regione Puglia sta lavorando da tempo, e che su questa base possa nascere ciò che fin qui è mancato, e cioè un governo unitario della filiera nazionale del pomodoro da industria, soprattutto per quanto riguarda le attività di commercializzazione su scala nazionale e internazionale, le problematiche dell’import-export e dei rapporti con la grande distribuzione italiana e straniera».
Il comparto regionale del pomodoro da industria, che rappresenta da solo circa il 35% della produzione nazionale, insieme alle altre realtà produttive del nord Italia ha scelto di dare vita all’Organismo interprofessionale interregionale per poter proseguire le azioni di programmazione produttiva, anche dopo la cessazione degli aiuti comunitari che rendevano obbligatori questi accordi. Al “Distretto del Pomodoro da Industria-nord Italia” aderiscono organizzazioni di produttori del pomodoro, industrie di trasformazione private e cooperative, organizzazioni professionali agricole, alcune Province, Camere di Commercio e istituti di ricerca. L’associazione opera nel territorio dell’Emilia-Romagna, Veneto, Lombardia, Piemonte e nella Provincia Autonoma di Bolzano.
Capodanno: Confesercenti; 86% italiani a casa, record da 2007
-12% spesa media, peggior risultato da 2003
28 dicembre, 14:05
(ANSAmed) - ROMA, 28 DIC - Crisi e tasse spengono il Capodanno: l'86% degli italiani celebrera' il nuovo anno a casa, mai cosi' tanti negli ultimi cinque anni. E' quanto emerge dall'indagine Confesercenti-Swg, secondo cui il ''taglio'' comincera' dal veglione per cui si spendera' in totale 2,4 miliardi, ben 328 milioni in meno del 2010. Circa 6 italiani su 10 spenderanno meno di 75 euro ciascuno, trascinando la spesa media a quota 92 euro, il 12% in meno dello scorso anno, un record: dal 2003 ad oggi non era mai stata cosi' bassa. Nel 2007, allo scoppio della crisi - ricorda Confesercenti - rimase fra le mura domestiche l'83% delle persone, il 4% in meno di questo Capodanno.
 Il taglio comincera' dal veglione: in totale gli italiani spenderanno 2,4 miliardi per celebrare il nuovo anno, 328 milioni in meno del 2010. Circa 6 italiani su 10 spenderanno meno di 75 euro ciascuno, trascinando la spesa media a quota 92 euro, il 12% in meno dello scorso anno. Anche questo e' un record: dal 2003 ad oggi non era mai stata cosi' bassa.
 Crollano dal 7% al 2%, invece, gli italiani che sceglieranno di cenare al ristorante, e diminuiscono anche le persone che vogliono festeggiare la fine dell'anno in discoteca: nel 2010 erano il 2%, quest'anno la meta'. Rimangono stabili, al 4%, coloro che non faranno alcun festeggiamento per Capodanno perche' in difficolta' economica. Si riduce la quota di italiani che mette in conto una vacanza tra il 22 dicembre ed il 6 gennaio del 2012: si passa dal 21% del 2010 al 17% di quest'anno. Nello specifico, partira' per Capodanno solo il 6% degli intervistati, contro il 10% dello scorso anno. Scende dal 5% al 4% la percentuale di italiani che andranno in vacanza in Italia, mentre raddoppia, dall'1% al 2%, la quota di chi sceglie come destinazione l'Europa
 A rinunciare alla vacanza - spiega Confesercenti - sono specialmente le fasce professionali piu' basse e le famiglie piu' numerose, un dato che puo' essere facilmente interpretato nel momento in cui si identifica come principale motivo di rinuncia alla vacanza la difficolta' finanziaria, probabilmente collegata alla congiuntura economica negativa che ha caratterizzato l'Italia negli ultimi anni. Al calo dei viaggi consegue la diminuzione delle prenotazioni, stimata tra il 23% e il 28%, con una flessione sia per il lungo raggio che per il medio.(ANSAmed).

Euro. Dalla nascita in altalena sul dollaro
Nato a 1,1667 ha toccato record a 1,6 per poi scendere sotto 1,3
28 dicembre, 17:25
Alla sua nascita il primo gennaio 1999 l'euro valeva 1,1667 dollari, il 2 gennaio 2002, il giorno dopo il suo debutto come moneta fisica passava di mano a 90,66 centesimi di dollaro. A oramai pochi giorni dal suo decimo anniversario nei caveau delle banche e' vicina a 1,30 dollari con all'attivo oltre un decennio di alti e bassi. Un'altalena culminata nel suo record storico a 1,6 dollari a meta' del 2008, seguito da un successivo parziale ripiegamento negli anni successivi e un piu' recente indebolimento nell'ultimo anno dopo la crisi dei debiti sovrani.
 Ecco una breve cronologia della storia della moneta unica:
 - 1 gennaio 1999: al suo debutto l'euro vale 1,1667 dollari.
 - 4 gennaio 1999: primo giorno di scambi sui mercati, sale subito a 1,1885.
 - 2 dicembre 1999: per la prima volta in parita' con la divisa americana, un euro vale un dollaro.
 - 27 gennaio 2000: scende sotto la parita'.
 - 26 ottobre 2000: crolla al minimo storico di 82,30 cents.
 - 11 settembre 2001: gli attacchi alle Twin Towers portano l'euro sull'altalena tra 0,86 e 0,91 dollari.
 - 8 ottobre 2001: con l'offensiva Usa in Afghanistan l'euro si risolleva e tocca quota 92,14 centesimi.
 - 1 gennaio 2002: e' il primo giorno di circolazione effettiva della moneta unica, che l'indomani sale a 90 centesimi.
 - 15 luglio 2002: dopo 29 mesi torna in parita' col dollaro e sale fino a 1,0023.
 - 20 marzo 2003: con l'attacco americano all'Iraq l'euro oscilla tra 1,05 e 1,06 dollari.
 - 19 maggio 2003: va oltre la quotazione della nascita salendo a 1,17 dollari dopo che il segretario al Tesoro Usa Snow sembra favorire una politica del dollaro debole.
 - 28 novembre 2003: supera quota 1,20 dollari con l'acuirsi del rischio terrorismo.
 - 5 gennaio 2004: la Fed si dichiara non preoccupata per la debolezza del dollaro e l'euro sfiora quota 1,27.
 - 27 maggio 2004: la galoppata dei prezzi del petrolio mette sotto pressione il dollaro e l'euro vola a 1,28.
 - 10 novembre 2004: continua il declino della moneta statunitense, nuovo record dell'euro sopra quota 1,30 dollari.
 - 30 dicembre 2004: Washington sta alla finestra e l'euro tocca il record resistito per quasi tre anni, a 1,3666 dollari.
 - 8 luglio 2005: al termine di una lunga serie di ribassi anche dovuti alla bocciatura del progetto di Costituzione europea tocca i minimi da 13 mesi a 1,1898.
 - 8 settembre 2005: gli uragani che devastano gli Usa spingono la moneta unica europea, che sale a 1,24 dollari.
 - 7 novembre 2005: precipita di nuovo a 1,1776 con la guerriglia urbana nelle periferie di Parigi.
 - 12 maggio 2006: al termine di una corsa durata per tutta la primavera l'euro si ferma a un passo da 1,30 dollari.
 - 10 luglio 2007: tocca il nuovo record superando quota 1,37 dollari e, due giorni dopo, sfonda gli 1,38.
 - 12 settembre 2007: la crisi dei mutui subprime si fa sentire: euro sopra 1,39 dollari.
 - 20 settembre 2007: in scia al taglio dei tassi della Fed il dollaro precipita e l'euro supera per la prima volta nella sua storia quota 1,40 dollari.
 - 31 ottobre: si avvicina a 1,45 dollari dopo il taglio dei tassi Usa.
 - 14 dicembre 2007: la crisi del credito pesa sull'euro che torna sotto 1,45 dollari.
 - 22 gennaio 2008: la Fed taglia a sorpresa i tassi di 75 punti base e l'euro rimonta sopra 1,46 dollari.
 - 30 gennaio 2008: altro taglio di mezzo punto da parte della Fed e la moneta unica torna vicina a 1,49 dollari.
 - 27 febbraio 2008: l'euro sfonda quota 1,50 sul timore che la Federal Reserve prosegua nella politica di aumento dei tassi.
 - 13 marzo 2008: continua sempre più rapida la corsa dell'euro: tocca quota 1,56 contro il dollaro per la crisi del credito e il rischio liquidazione del fondo Carlyle Capital.
 - 22 aprile 2008: l'euro raggiunge quota 1,6019, record storico sul dollaro, dopo che il governatore della Banca di Francia, Christian Noyer, ha ipotizzato un aumento dei tassi europei.
 - 26 giugno 2008: dopo un periodo di calma, la moneta europea ritorna a ridosso dei 1,58 dollari per il prossimo annuncio della Bce di un aumento dei tassi.
 - 3 luglio 2008: l'euro sfiora nuovamente quota 1,60 con il rialzo dei tassi europei, per poi ripiegare dopo l'annuncio della Bce che non vi saranno a breve altri aumenti.
 - 8 luglio 2008: il presidente della Fed, Ben Bernanke, annuncia la possibile estensione fino al 2009 della linea di credito per le istituzioni finanziarie messe in difficoltà dal 'credit crunch' e l'euro rallenta a 1,565 dollari.
 - 11 luglio 2008: riprende la corsa dell'euro verso quota 1,60 dollari per la crisi di Freddie Mac e Fannie Mae
 - 15 luglio 2008: nuovo record storico a 1,6038 dollari.
 - Nei mesi successivi, con l'imperversare della crisi finanziaria ed economica, l'euro via via ripiega sul dollaro per arrivare anche a minimi attorno a 1,25 e risalire successivamente sulla soglia di 1,3.
 - 15 dicembre: l'euro tocca i 90,21 pence sulla sterlina, il livello massimo dal debutto della divisa unica nel 1999. E gli economisti prevedono che le due divise sono destinate a raggiungere presto la parità, stima poi smentita con la crisi dell'eurozona.
 - 16 novembre 2009: il dollaro dopo una continua forte pressione sfiora di nuovo 1,50 sull'euro in un mercato sempre più orientato verso asset più rischiosi e remunerativi del biglietto verde e nonostante i primi timori sulla solvibilità della Grecia.
 - 14 gennaio 2010: ripiega su dollaro e inizia la discesa anche sullo yen. Iniziano le tensioni sul debito sovrano e le dichiarazioni della Cancelliera tedesca, Angela Merkel, secondo cui con la crisi della Grecia la valuta europea va incontro a "una fase molto difficile" innestano una serie di ribassi.
 - 27 gennaio: torna ai minimi sul dollaro (1,4022) sotto il peso dei conti in rosso di Atene.
 - 14 maggio: scende sotto gli 1,25 dollari a breve distanza dal minimo di 18 mesi segnato a 1,2433.
 - 17 agosto: dopo mesi di altalena l'euro rivede quota 1,30 dopo il buon esito delle aste di Irlanda e Spagna. Dopo essere tornata a ridosso di 1,4 la moneta unica chiude l'anno vicina a 1,3 dollari.
 - 3 marzo 2011: vola verso 1,40 dollari spinto dal presidente della Banca centrale europea, Jean-Claude Trichet, che ventila la possibilità di un rialzo dei tassi.
 - 6 aprile: vola a 1,43 segnando i massimi sul biglietto verde da oltre 15 mesi.
 - 3 maggio: torna sopra quota 1,44 dollari in vista dello sblocco di un nuovo pacchetto di aiuti alla Grecia.
 - 11 luglio: parte l'attacco al debito pubblico italiano e l'euro tocca il minimo storico nel cross con il franco svizzero fino a 1,1717. La paura per la crisi del debito affonda la valuta europea mentre il franco, moneta rifugio per eccellenza, segna un rafforzamento generalizzato.
 - 6 settembre: con la crisi del debito accentua il calo sotto 1,4 dollari.
 - ottobre-novembre: oscilla tra 1,35 e 1,33 dollari con l'alternarsi delle notizie sulla sostenibilità del debito sovrano in Europa e in Italia in particolare.
 - 12 dicembre: nonostante l'impegno del Vertice Ue salva-euro dell'8 e 9 dicembre la moneta unica scende sotto 1,32 dollari ai minimi da 2 mesi.
 - 14 dicembre: scende sotto 1,30 dollari. La Banca centrale svizzera decide di mantenere il tasso minimo di 1,20 franchi per un euro, stabilito all'inizio di settembre e continuerà a far prevalere tale "corso minimo" con "tutta la determinazione necessaria".
 - 27 dicembre: si stabilizza intorno a quota 1,30 dollari.

Vaciago, vantaggio e' un mercato piu' ricco
Ora riforme su crescita,monti lo chieda anche a partner eurozona
28 dicembre, 17:27
ROMA - Il primo grande vantaggio di stare nell'euro e' quello di essere ''in un mercato di 330 milioni di consumatori benestanti, il piu' ricco del mondo se si pensa che negli Stati Uniti se ne contano 240 milioni e la Cina e' ancora molto lontana''. E' l'opinione dell'economista Giacomo Vaciago, professore di politica economica all'Universita' Cattolica di Milano, che nel tracciare un bilancio dei dieci anni 'fisici' dell'euro vede tra i maggiori benefici proprio l'opportunita' di aderire a ''un mercato di qualita', dove competono le migliori aziende del mondo''.
Ma - avverte Vaciago - ''cogliere i benefici dell'euro richiede l'attuazione di riforme per la crescita e puntare su innovazione e concorrenza. Questo Monti lo sa benissimo visto che lo ha scritto nel suo rapporto un anno fa''. E e' per questo - spiega - che oggi il premier ''dovrebbe non solo dire che l'Italia e' sulla strada delle riforme, ma anche chiedere che ora gli altri 16 partner facciano lo stesso. Bisogna finirla con il subire prediche, e' ora di farle anche noi''.
D'altra parte ''ora Monti completa la manovra con la parte propositiva sulla crescita - ricorda l'economista -. L'Italia ha dimostrato di saper fare austerita' e ora per dimostrare di poter fare anche crescita non deve fare altro che adeguarsi al rapporto Monti e ripartire da liberalizzazioni, privatizzazioni, dismissioni e restrizione del settore pubblico''. Non ci sono altre vie per sopravvivere con l'euro, ammonisce Vaciago: il sistema deve ''adeguarsi a questa ricetta ed e' un bene che ci sia un governo tecnico capace di raggiungere questo obiettivo perche' alternative non ce ne sono''.

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