giovedì 29 dicembre 2011

Federali_sera_29.12.11. No comment, nel senso che si commenta da sola: La Basilicata – ha detto il governatore lucano, Vito De Filippo – è consapevole dell’importanza, nell’interesse generale del Paese e della stessa Regione, dell’incremento delle capacità di stoccaggio di gas naturale, ma chiede che a fronte del suo ruolo di servizio al Paese possa ottenere garanzie assolute e vantaggi di competitività per il proprio territorio. Sul versante della crescita mettiamo in campo un meccanismo per l'abbattimento dei costi di energia alle imprese della Val Basento che per gli analisti rappresenta uno dei fattori di maggiore attrattività delle imprese. In questo modo garantiamo energia all’Italia e sicurezza e sviluppo al nostro territorio.----Ticino: Si scappa da un'Italia percepita come sull'orlo del baratro, ma anche dalle tassazioni del governo Monti sui capitali scudati. Chi ha usufruito dell'occasione offerta dal governo Berlusconi, ora ritorna in Svizzera.

LA NUOVA SARDEGNA - Economia: Nell’isola consumi giù e costi sempre più su
Sindaco di Bari «Niente botti a Capodanno»
Basilicata, per Geogastock nuove misure per tutelare l'ambiente
Crisi: Istat, sotto 25mila euro reddito netto per il 50% delle famiglie
Crisi: Istat, un quarto degli italiani a rischio poverta'
Ticino. "Spalloni" di valuta, intercettati 52 milioni di euro



LA NUOVA SARDEGNA - Economia: Nell’isola consumi giù e costi sempre più su
29.12.2011. Carovita e recessione: un micidiale mix di fattori negativi. Protestano negozianti e clienti SASSARI. Carovita: l’isola annaspa. I rincari su mattone e benzina rimbalzano nel carrello della spesa. Fanno impennare i prezzi. E trasformano in un incubo l’esistenza quotidiana dei consumatori che non arrivano a fine mese, in Sardegna migliaia di famiglie. Dopo un Natale in calo, ora San Silvestro e l’inizio del 2012 s’annunciano da Quaresima. E naturalmente non si parla solo di feste. Le previsioni per il prossimo anno sono tetre. Un report di Unioncamere fa oscillare su una media che va dal 2,4 al 3,5% la lievitazione di molti prodotti base: su scala regionale i più colpiti si profilano gli alimentari, i carburanti, una serie di tariffe che spaziano dall’energia ai trasporti, tanti servizi privati e i canoni d’affitto. Insomma, dagli acquisti di prima necessità allo shopping su articoli meno indispensabili, lo spettro dei rincari è certo. Nell’isola, secondo esperti e professionisti, si combineranno due condizioni negative che di solito si escludono l’una con l’altra: recessione (o crisi dei consumi) e inflazione (cioè continui ritocchi verso l’alto dei prezzi). Così si accentua la distanza tra salari e potere d’acquisto. E non è un mistero che le accise appena riviste su gasolio e «verde» stiano causando in Sardegna contraccolpi più forti rispetto ad altre regioni. Basti pensare alle folli cifre chieste a Carloforte e La Maddalena per un pieno. «Tutto in un quadro dove la flotta sarda per le merci non è ancora partita nonostante le prime navi avrebbero dovuto salpare il 19 dicembre - spiega Luca Saba, direttore della Coldiretti - Sento dire che se ne riparlerà a inizio anno. Ma per noi è importante la continuità territoriale: non tanto per il trasporto del pecorino, che sfrutta canali internazionali, quanto per i carciofi e altre primizie». A proposito dei prodotti locali, Saba vede uno spiraglio di speranza nelle iniziative come i mercatini a km zero promossi dalla sua organizzazione. «In realtà la gente compra meno, ma sceglie meglio: non a caso si affolla davanti ai banchetti allestiti dalla Coldiretti perché la bontà dei nostri ortaggi, formaggi e frutta non teme la concorrenza - aggiunge il direttore - A Sassari in una sola giornata, il 26 novembre in piazza d’Italia, gli agricoltori-venditori nostri iscritti hanno incassato 70mila euro. Ecco, io credo che su queste basi, attraverso le compere dirette, sia possibile garantire uno sviluppo alternativo». Ma sul carovita, in Sardegna, influiscono poi i ritocchi delle tariffe energetiche, la lievitazione delle spese per gli immobili, i deficit di liquidità, il costo del denaro, le difficoltà nel credito. E se in media le nuove tasse produrranno un esborso per famiglia pari a 1.130, non si deve dimenticare che in tantissime case dell’isola lavora solo il capofamiglia. Mentre la disoccupazione giovanile è al 48%, il numero dei senza lavoro continua a salire e i sussidi della Cig in numerosissimi casi stanno per finire. Tutti fattori che, naturalmente, comprimono il potere d’acquisto. E quindi la capacità di spesa. Dice allora Francesco Mattana, presidente sardo di Altroconsumo: «Per il 2012 vediamo scenari tutt’altro che rosei. Certo: la crisi educa al controllo del proprio budget familiare. La gente spende meno, soprattutto per mangiare, e in ogni caso sceglie bene il da farsi. Ma per chi è sommerso dai guai c’è poco da educare: queste feste segnano uno spartiacque tra i negozi che sopravvivono e quelli che, a migliaia, muoiono». Mattana intravede qualche luce nei mutui per la casa concessi dalla Regione alle coppie che si avviano alle nozze. È critico con i Comuni che cercano di far cassa attraverso la riscossione di tributi prescritti da tempo, addirittura - calcola - per un milione di euro. «Da noi a farla da padrone è in realtà la paura del domani - afferma ancora il presidente regionale di Altroconsumo - Le tariffe aumentano, la crisi del mattone vive il suo momento più grave, le richieste erariali si fanno assillanti e i soliti furbetti dell’Iva rivedono i prezzi di tutti i beni al 21% anziché solo quelli indicati nel decreto governativo: in un quadro simile, se non si attuano politiche di crescita o iniezioni di fiducia, sarà sempre peggio».

Sindaco di Bari «Niente botti a Capodanno»
BARI – «A furor di popolo (qui sono decine e decine le sollecitazioni) ho deciso di adottare l’ordinanza che vieta i botti di Capodanno al fine di tutelare la sicurezza delle persone e di altri esseri viventi». Lo annuncia sulla sua pagina Facebook il sindaco di Bari, Michele Emiliano. Si tratta di un proposito che in 40 minuti ha ricevuto 386 consensi e 150 commenti, alcuni dei quali mostrano scetticismo e chiedono al sindaco se nei confronti degli eventuali trasgressori saranno adottati provvedimenti.
«Domani mattina firmerò il provvedimento, – scrive su Facebook Emiliano – è chiaro che si tratta di un inizio e che i risultati probabilmente non saranno decisivi. Ma è evidente che Bari deve e può fare questo ulteriore salto di civiltà».
L'ordinanza anti-botti – scrive il sindaco di Bari su facebook – «conterrà la disposizione a tutte le forze dell’ordine di riprendere con telecamere e macchine fotografiche i balconi dai quali partiranno i fuochi elevando le multe nei confronti dei proprietari ed affittuari che autorizzeranno l’uso dei balconi per tale scopo». Emiliano annuncia anche che le sanzioni ammonteranno a centinaia di euro e i trasgressori dell’ordinanza potrebbero essere perseguiti penalmente.
Il capoluogo pugliese si sommerebbe così agli altri oltre 830 Comuni italiani nei quali, secondo l’AIDAA, Associazione Italiana in difesa di Animali e Ambiente, è già in atto il divieto di sparare botti a Capodanno. Bari sarebbe la prima città pugliese ad emanare il decreto di divieto.

Basilicata, per Geogastock nuove misure per tutelare l'ambiente
POTENZA – La Regione Basilicata ha stabilito per l’attività della Geogastock nuove misure di tutela ambientale e di compensazione economica superiori alla Valutazione di impatto ambientale (Via) rilasciata dal ministero dell’Ambiente: il progetto per lo stoccaggio del gas prevede due concessioni, a Grottole e Ferrandina, con impianti a Salandra (Matera). E' quanto stabilito in una delibera di “intesa”, approvata dalla giunta regionale e resa nota dall’ufficio stampa: l'iniziativa prevedeva anche un secondo progetto a Pisticci (Matera), ma la giunta ha rinviato l’assenso in relazione ad alcune sollecitazioni presentate dal Comune.
La Regione ha imposto alla Geogastock un piano di monitoraggio e un programma di informazione alle comunità locali, tra cui il controllo delle vibrazioni al suolo, delle eventuali emissioni, delle condizioni della falda acquifera e della qualità dell’aria, anche prima della realizzazione e della messa in esercizio dell’impianto di stoccaggio. Le attività di monitoraggio saranno finanziate dalla Geogastock e realizzate dalla Regione, dall’Arpab e dai Comuni.
“La Basilicata – ha detto il governatore lucano, Vito De Filippo – è consapevole dell’importanza, nell’interesse generale del Paese e della stessa Regione, dell’incremento delle capacità di stoccaggio di gas naturale, ma chiede che a fronte del suo ruolo di servizio al Paese possa ottenere garanzie assolute e vantaggi di competitività per il proprio territorio. Sul versante della crescita mettiamo in campo un meccanismo per l'abbattimento dei costi di energia alle imprese della Val Basento che per gli analisti rappresenta uno dei fattori di maggiore attrattività delle imprese. In questo modo garantiamo energia all’Italia e sicurezza e sviluppo al nostro territorio”.
“La Regione – ha aggiunto l’assessore all’ambiente, Agatino Mancusi – è voluta andare oltre le previsioni dello Stato in materia di garanzie ambientali. L’intesa che eravamo chiamati ad esprimere non aveva questo tipo di finalità, ma la lunga fase di dialogo condotta con la società ha prodotto il risultato di condividere misure ulteriori rispetto a quelle imposte dallo Stato. Del resto tutelare l’ambiente non vuol dire bloccare ogni iniziativa, ma individuare le modalità che rendano le attività dell’uomo compatibili con l’ambiente”.

Crisi: Istat, sotto 25mila euro reddito netto per il 50% delle famiglie
29 Dicembre 2011 - 11:55
 (ASCA) - Roma, 29 dic - Il 50% delle famiglie residenti in Italia ha percepito nel 2009 un reddito netto non superiore a 24.544 euro l'anno (circa 2.050 al mese). Nel Sud e nelle Isole, meta' delle famiglie ha guadagnato meno di 20.600 euro (circa 1.700 euro mensili). Lo rivela l'indagine condotta nella seconda parte del 2010 dall'Istat.
 I dati confermano l'esistenza di un profondo divario territoriale: il reddito mediano delle famiglie che vivono nel Sud e nelle Isole, infatti, e' inferiore di circa un quarto (75,9%) rispetto a quello delle famiglie residenti al Nord.
 Con riferimento ai redditi 2009, la disuguaglianza, misurata dall'indice di concentrazione di Gini, mostra un valore superiore alla media europea nella ripartizione Sud e Isole (0,32) e inferiore nel Centro (0,29) e nel Nord (0,29).
Su scala nazionale l'indice di Gini e' pari allo 0,31, lievemente superiore alla media europea (0,30). Se tuttavia si includono i fitti imputati nel reddito, la diseguaglianza risulta minore (0,29). Entrambi i valori sono stabili rispetto al 2008.
com-elt/cam

Crisi: Istat, un quarto degli italiani a rischio poverta'
29 Dicembre 2011 - 11:47
 (ASCA) - Roma, 29 dic - Un quarto degli italiani e' a rischio poverta' o di esclusione sociale e a essere colpiti sono soprattutto i giovani tra i 18 e i 24 anni. E' quanto emerge dall'indagine Istat ''Reddito e condizioni di vita'', condotta nella seconda parte del 2010.
 Il 18,2% delle persone residenti in Italia risulta esposto al rischio di poverta', il 6,9% si trova in condizioni di grave deprivazione materiale e il 10,2% vive in famiglie caratterizzate da una bassa intensita' di lavoro.
L'indicatore sintetico del rischio di poverta' e di esclusione sociale, che considera vulnerabile chi si trova in almeno una di queste tre condizioni, e' pari al 24,5%.
 Le altre due maggiori economie dell'area dell'euro, Germania e Francia, mostrano valori inferiori sia del rischio di poverta', sia dell'indicatore di grave deprivazione materiale. In Italia e in Francia e' particolarmente marcato il rischio di poverta' per i giovani fra i 18 e i 24 anni, rispetto alle generazioni piu' anziane.
In Italia, inoltre, e' piu' alto il rischio di poverta' per i minori di 18 anni.
 Nel biennio 2009-2010 risultano sostanzialmente stabili in Italia sia il rischio di poverta' (dal 18,4 al 18,2%) sia quello di grave deprivazione materiale (dal 7% al 6,9%), mentre e' aumentata dall'8,8% al 10,2% la quota di persone che vivono in famiglie a bassa intensita' di lavoro, dove cioe' le persone di 18-59 anni di eta' lavorano meno di un quinto del tempo.
com-elt/cam

Ticino. "Spalloni" di valuta, intercettati 52 milioni di euro
COMO - I contrabbandieri di valuta si sono dati parecchio da fare nel 2011. Stando ai dati diffusi dal Comando provinciale delle Fiamme Gialle di Como, ben 52 milioni di euro sono stati intercettati dagli agenti tra gennaio e novembre.
 Le violazioni sono state 493, e 23 milioni di euro sono stati sequestrati. Cifre inferiori a quelle del 2010, ma solo perché queste erano state gonfiate da due maxi sequestri: uno in valuta dello Zimbabwe (pari a 4,5 milioni di euro), e  l'altro consistente in un assegno statunitense da 80 milioni di dollari. Ma se teniamo conto che da queste somme erano stati trattenuti solo 2 milioni, vediamo come il fenomeno si sia ingigantito nell'anno in corso. Cresciuto anche il numero di controlli ai valichi: 825 fino a novembre, contro i 615 del 2010 e i 330 del 2009. Non si porta in Svizzera solo il proprio denaro, ma anche l'oro. I lingotti passano, illegalmente o meno, la frontiera, e sono lo 0,88% delle esportazioni secondo le rilevazioni Istat di ottobre.
 La Confederazione è sempre stata la meta privilegiata di questo genere di "export"; ma come si sta vedendo negli ultimi mesi, non si muovono solo i capitali (11 miliardi sono usciti dall'Italia nel 2011), ma anche le persone: "Anche nelle banche ticinesi abbiamo constatato un picco nel flusso di capitali dall’Italia verso il Ticino, e più in generale verso la Svizzera". L'avvocato Paolo Bernasconi, interpellato dalla RegioneTicino, trova interessante questo fenomeno: "E' molto aumentato il numero di imprenditori italiani che vogliono trasferire la loro residenza in Svizzera, in particolare in Ticino. Ma attenzione: si parla di trasferimenti effettivi, non fittizi. Queste persone trasferiscono da noi anche la loro attività professionale, dei rami d’azienda".
 Si scappa da un'Italia percepita come sull'orlo del baratro, ma anche dalle tassazioni del governo Monti sui capitali scudati. Chi ha usufruito dell'occasione offerta dal governo Berlusconi, ora ritorna in Svizzera. E specialmente in Ticino, che secondo Bernasconi dovrebbe sfruttare l'occasione: "Se le autorità avessero una visione più economica e meno fiscale, il Ticino ne trarrebbe un gran beneficio. Ci vogliono decisioni politiche per iniziative che rilancino l’economia, invece di concentrarsi sull’incasso immediato delle imposte".
 L'esempio da seguire è quello di Ginevra. "Due anni fa, quando cominciò l’emigrazione di fondi e società finanziarie da Londra, una gran parte di questi si stabilì a Ginevra. Molti – persone fisiche e aziende – volevano venire in Ticino, ma a Ginevra hanno trovato condizioni fiscali assai più favorevoli. Le autorità ginevrine – conclude Bernasconi – sono state lungimiranti e flessibili, quelle ticinesi no. Così abbiamo perso un sacco di occasioni. Sarebbe peccato perderne altre adesso".

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