venerdì 30 dicembre 2011

Federali_mattino_30.12.11. Deus ex machina: Nessuno pensi nè che occorre un'altra manovra, nel senso classico della restrizione, nè che siccome è stata fatta una manovra, e robusta, adesso la fase della crescita significhi larghezza finanziaria. Queste le parole di Mario Monti durante la conferenza stampa.----Ticino, Robi Ronza: Dicendo che il governo ci sta ancora lavorando, non ha però annunciato niente di preciso limitandosi a dire a grandi linee che il futuro pacchetto“cresci Italia consisterà di liberalizzazioni in tema di prestazioni professionali, riforma del mercato del lavoro, avvio o riavvio di grandi opere infrastrutturali. Colpisce che in questo elenco di priorità non rientrino né la riforma generale dell’amministrazione dello Stato né quella del sistema fiscale, senza le quali la spesa pubblica non può venire riqualificata e quindi ridotta.----Angela sorride. Germania, inflazione: su base annuale il tasso tendenziale e' sceso a +2,1% da +2,4% di novembre.

Monti: “Non serve altra manovra. Inizia fase “Cresci Italia”
Prezzi benzina da record grazie alle tasse
La tassa occulta sui carburanti
Bollette acqua potabile 2000-2011 a peso d’oro
Germania: a dicembre inflazione +0,7%. Su anno scende a +2,1%
Ticino. Chi salverà questa Italia?
Ticino. Il 20% dei neo-frontalieri da “fuori zona” e più “cari”



Monti: “Non serve altra manovra. Inizia fase “Cresci Italia”
 Si è svolta la conferenza stampa di fine anno per presentare le misure volte alla crescita e al rilancio dell'economia discusse ieri durante il Consiglio dei Ministri straordinario.
Non serve altra manovra “Nessuno pensi nè che occorre un' altra manovra, nel senso classico della restrizione, nè che siccome è stata fatta una manovra, e robusta, adesso la fase della crescita significhi larghezza finanziaria''. Queste le parole di Mario Monti durante la conferenza stampa. ''La fase della crescita è in sintonia con il consolidamento dei conti pubblici. Non esiste consolidamento sostenibile dei conti pubblici se il famoso denominatore - il pil - non cresce adeguatamente'' – ha affermato Monti.
Fase due ''Le prossime settimane saranno dedicate alla crescita – ha spiegato il Professore - che però non fa uso del denaro pubblico anche perchè ce n'è poco, ma fa dell'equità la leva. Noi siamo convinti che l'operazione volta a liberare le energie, le liberalizzazioni e la concorrenza e lo stimolo del capitale umano attraverso l'università e la ricerca e la riforma impegnativa e essenziale del mercato lavoro hanno come finalità la crescita e l'equità''.
Riforma mercato del lavoro “Abbiamo aperto il cantiere del mercato del lavoro e degli ammortizzatori - ha detto Monti - perchè c'è un' eccessiva segmentazione del mercato che nuoce ai giovani. Gli ammortizzatori vanno ammodernati perché le tutele ci siano, siano rafforzate ma in prospettiva di una maggiore flessibilità economica''.
Sulla riforma del mercato del lavoro "ci sarà il negoziato con le parti sociali che richiedono più concertazione del sistema pensionistico ma tutto dovrà essere condotto con una certa rapidita".
Il presidente del Consiglio, rivolgendosi poi ai giornalisti ha detto: ''dopo il pacchetto “Salva Italia” da oggi non avrei obiezioni se decideste di chiamare la fase che comincia “Cresci Italia”.

Prezzi benzina da record grazie alle tasse
Filadelfo Scamporrino - 29 dicembre 2011
La benzina ed il diesel, beni di prima necessità, sono al top in Europa, in termini di prezzo finale alla pompa, grazie all’aumento della tassazione. A metterlo in evidenza, in accordo con quanto riportato dalla Confcommercio, è stato il Presidente Nazionale della Federazione italiana gestori impianti stradali carburante (Figisc), Luca Squeri, sottolineando in particolare come a causa dell’elevata tassazione sui carburanti in Italia il prezzo della benzina sia il più alto d’Europa, mentre per il gasolio trattasi del secondo prezzo più alto nel Vecchio Continente.
Secondo la Figisc è difficile parlare di liberalizzazioni e di abbassamento dei prezzi quando l’aumento della tassazione sui carburanti è così aspro e pari, solo nel 2011, ad una media pari alla bellezza di 20 centesimi di euro al litro. Proprio in data odierna, giovedì 29 dicembre del 2011, la Federconsumatori in materia di carburanti è nuovamente intervenuta con una nota denunciando ancora una volta come i costi a carico degli automobilisti per fare il pieno siano diventati insostenibili.
Trattasi, infatti, di rincari che solo da un anno all’altro sono pari a 360 euro considerando i soli costi diretti. Ma poi ci sono anche i costi indiretti visto che i maggiori oneri per i trasporti su gomma non fanno altro che tirare in alto i prezzi al dettaglio. Come uscire da questo circolo vizioso che danneggia le famiglie? Ebbene, secondo la Federconsumatori occorre non solo accelerare in materia di liberalizzazioni, ma occorre anche mettere in campo controlli e verifiche tali da contrastare ogni meccanismo e pratica di natura speculativa.

La tassa occulta sui carburanti
Qualche giorno fa un dipendente della Ue che lavora in Lussemburgo è tornato in Italia in auto per il Natale. Nel suo giro ha attraversato, oltre al piccolo Paese di partenza, la Francia, la Germania e la Svizzera. È arrivato in Italia di notte e ha fatto rifornimento di carburante in una stazione di servizio sull'autostrada, nei pressi di Bologna. Raccontando l'episodio mimava molto intensamente l'atto di stropicciarsi gli occhi fatto quando ha letto il prezzo della benzina. Credeva di dormire, di confondere i numeri, credeva in un errore di segnalazione dell'erogatore.
 Caro automobilista, nessun errore. Il prezzo della benzina e del gasolio in Italia è il più altro d'Europa. Nettamente più alto che nei tre Paesi che hai attraversato. E non vale neanche l'alibi della fiscalità: anche al netto dell'Iva, il prezzo di benzina e gasolio in Italia è più alto del 10-15% che in Germania e Francia. Il più alto in Europa. I motivi? La rete vetusta, la mancata liberalizzazione dei punti vendita, invocata da decenni e mai attuata. Il risultato è una stangata per le tasche dei cittadini e delle imprese, una perdita di potere d'acquisto e di competitività che pesa sull'intero sistema Paese. Un altro tassello per l'agenda Monti.

Bollette acqua potabile 2000-2011 a peso d’oro
Filadelfo Scamporrino - 29 dicembre 2011
Un aumento del 70,2% dal 2000 al 2011 rispetto ad un’inflazione che nello stesso arco di tempo ha fatto registrare un incremento del 27,1%. E’ questo il rincaro medio in Italia, parlando di tariffe, per le bollette dell’acqua potabile. A rivelarlo è un Rapporto che l’Ufficio Studi della Cgia di Mestre ha realizzato in base ad un’elaborazione su dati dell’Istituto Nazionale di Statistica. Al secondo posto di questa speciale classifica, quindi dietro alle bollette dell’acqua, c’è un’altra delle tasse meno amate dagli italiani, quella per i rifiuti solidi urbani con un +61%.
Quasi doppio rispetto all‘inflazione, con un 53,3%, è stato il rincaro, sempre dal 2000 al 2011, dei biglietti dei trasporti ferroviari; seguono poi i pedaggi autostradali, il gas, i trasporti urbani, i tanto chiacchierati taxi, e poi i servizi postali con un +30,4%. Sotto la media dell’inflazione è aumentata l’energia elettrica dal 2000 al 2011 con un +26,2%, mentre la concorrenza è stata reale nel settore delle telecomunicazioni visto che in dieci anni le tariffe sono scese dell’11%.
Secondo quanto dichiarato dal segretario della CGIA di Mestre, Giuseppe Bortolussi, in materia di tariffe dal 2000 al 2011 i rincari più consistenti sono stati rilevati proprio per quei servizi che risultano essere amministrati dai Comuni. Ed il tutto, nonostante i forti rincari, senza che a questi negli anni siano corrisposti adeguati ed altrettanti miglioramenti per quel che riguarda la qualità del servizio. Per questo secondo la Cgia di Mestre i rincari delle tariffe dei servizi gestiti dai comuni sono stati in questi anni solo un modo per fare cassa anche al fine di far fronte, nel frattempo, al taglio dei trasferimenti provenienti dal Governo centrale.

Germania: a dicembre inflazione +0,7%. Su anno scende a +2,1%
29 Dicembre 2011 - 14:16
 (ASCA) - Roma, 29 dic - Inflazione in calo in Germania. Nel mese di dicembre i prezzi al consumo hanno registrato un aumento dello 0,7% su base mensile. Su base annuale il tasso tendenziale e' sceso a +2,1% da +2,4% di novembre. Si tratta di numeri inferiori alle attese degli economisti poste rispettivamente a +0,8% a +2,2%.
com/men

Ticino. Chi salverà questa Italia?
di Robi Ronza
Intrecciandosi con la crisi internazionale e dentro di essa con la crisi dell’euro, il logoramento e poi la caduta del quarto governo Berlusconi, che era entrato in carica l’8 maggio 2008, ha fatto del 2011 che ora si conclude un anno particolarmente difficile per l’Italia. «Chi promette una rivoluzione e poi non la fa ne muore»: questo celebre detto bene si attaglia a Berlusconi, il quale non ha fatto la “rivoluzione” liberale che aveva promesso e di cui l’Italia aveva ed ha urgente bisogno per liberarsi del fardello lasciatogli in eredità della guerra fredda: il coacervo di garanzie neo-corporative di élite ma soprattutto di massa grazie alle quali si scongiurò il rischio di scontri sociali devastanti negli anni in cui la vicina Repubblica faceva parte della zona-cuscinetto tra l’area d’influenza americana e l’area d’influenza sovietica; una costosa macchina che oggi non è più sostenibile e che anzi blocca lo sviluppo. Annunciando tale rivoluzione ma poi non facendola Berlusconi ha deluso chi la sperava e viceversa stimolato indirettamente la reazione di chi la temeva. Riportandolo al governo nella primavera del 2008 la maggioranza degli elettori gli aveva comunque offerto un’ultima occasione, ma anche questa è stata sprecata. Delusa, molta della gente che aveva votato per lui ha cominciato a non sopportare più le sue intemperanze personali. Ciò tuttavia, vale la pena di sottolinearlo, è stato l’effetto e non la causa della delusione. La terza più importante economia della zona dell’euro è entrata così nella tempesta avendo al timone un governo logorato, il cui discredito è stato esteso alla scala internazionale grazie a una campagna efficacemente orchestrata da autorevoli organi di stampa occidentali che – dal New York Times a Le Monde, da Süddeutsche Zeitung a El Pais, da The Economist a Der Spiegel – sono poi in fin dei conti l’edizione in lingue diverse dello stesso giornale, espressione del medesimo “ordine costituito” e della medesima cultura. Se il problema è, come è, la crisi del debito sovrano e la fragilità di una moneta priva degli strumenti di difesa di cui le altre grandi monete da sempre dispongono, tutti i maggiori Paesi della zona dell’euro hanno proporzionalmente le stesse responsabilità: dunque nell’ordine le responsabilità della Germania e della Francia vengono prima di quelle dell’Italia. La situazione di cui si diceva ha consentito però a Merkel e a Sarkozy di fare quanto più possibile della vicina Repubblica il capro espiatorio di responsabilità che prima di essere dell’Italia sono loro.
Si è arrivati così, a metà dello scorso novembre, alle dimissioni del quarto governo Berlusconi e all’insediamento di un nuovo governo indicato dal presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. Presieduto da Mario Monti, economista nominato ad hoc senatore a vita alla vigilia del suo incarico, tale nuovo governo è stato votato dal Parlamento a larga maggioranza. Pertanto è democraticamente legittimo. Dire che in Italia la democrazia è sospesa non è esatto. Essendo tutto composto, salvo Monti, di esperti (soprattutto professori universitari e grandi manager) che non sono parlamentari, lo si definisce un governo “tecnico”. Anche qui però ciò in fondo non è esatto: nel momento infatti in cui il Parlamento l’ha votato è perciò stesso un governo tanto politico quanto qualsiasi governo precedente. Nondimeno resta un governo anomalo, fondato soprattutto come è sulla decisione del presidente della Repubblica e su un sostegno internazionale per il momento più presunto che dimostrato dai fatti. In prima battuta, con un provvedimento detto “salva Italia”, Monti aveva aumentato le imposte e l’età di pensione. Ieri, nel corso di una conferenza stampa (o forse sarebbe più esatto dire di una… lezione ex cathedra) trasmessa in diretta televisiva e durata quasi tre ore, dopo aver garantito che con ciò i conti pubblici sono stati messi sulla via del risanamento e che non saranno richiesti ulteriori sacrifici, il nuovo premier ha annunciato prossimi venturi provvedimenti intesi a rendere ora possibile la ripresa dell’economia italiana. Dicendo che il governo ci sta ancora lavorando, non ha però annunciato niente di preciso limitandosi a dire a grandi linee che il futuro pacchetto “cresci Italia” consisterà di liberalizzazioni in tema di prestazioni professionali, riforma del mercato del lavoro, avvio o riavvio di grandi opere infrastrutturali. Colpisce che in questo elenco di priorità non rientrino né la riforma generale dell’amministrazione dello Stato né quella del sistema fiscale, senza le quali la spesa pubblica non può venire riqualificata e quindi ridotta. Colpisce anche la totale mancanza di un disegno di politica estera, a meno che per politica estera s’intenda il continuo riferimento all’Unione Europea come una specie di “grande fratello” dell’Italia più che qualcosa cui Roma partecipa alla pari con gli altri governi degli Stati membri. Speriamo che i fatti ci smentiscano, ma per il momento tutto ciò che il governo Monti promette ci sembra di certo necessario, ma nient’affatto sufficiente a ridare slancio all’economia e alla società italiana.

Ticino. Il 20% dei neo-frontalieri da “fuori zona” e più “cari”
In nove mesi in Ticino ben 15 mila notifiche per lavori artigianali
di Corrado Bianchi Porro
I più in difficoltà oggi dopo la manovra Monti, spiega Giancarlo Bosisio dell’OCST, sono i frontalieri più ligi dello scudo Tremonti. Con lo scudo fiscale infatti vi sono state almeno tre circolari per specificare come dovevano essere considerati i loro conti correnti col relativo monitoraggio, mentre nell’ultimissima versione non devono nemmeno compilare il quadro RW per i fondi all’estero, dato che loro non esportano, ma importano capitali in Italia. Ora si ritrovano penalizzati perché devono pagare delle tasse su quanto avevano inopportunamente scudato. Se è scudato, il denaro è stato reso evidente e quindi il fisco busserà agli intermediari.
Quanti sono i frontalieri?
C’è una continua crescita, cosa che crea non pochi problemi sul mercato del lavoro. Secondo le ultime statistiche sono oggi 51.400 in Ticino, compresi quelli assunti dalle agenzie interinali per lavori a tempo. La crescita nell’anno è stata del 7,8%.
E ora che i frontalieri non sono più ancorati alle località di confine, come è evoluta la situazione?
Una delle grosse novità da quando è stata abolita la fascia di frontiera (2007) è che ricevono il permesso di frontalieri anche persone che risiedono che so, a Milano, Roma, Palermo, Veneto, Liguria... anche se la stragrande maggioranza proviene dalla zona di Milano. A condizione che rientrino in Italia almeno una volta alla settimana. Normalmente il 20% dei nuovi permessi di frontalieri che vengono rilasciati appartengono a persone al di fuori della fascia di confine. Dovrebbero essere lavoratori con qualifiche che non sono rintracciate nella zona di frontiera. Dovrebbe, ma la realtà non è sempre tale. Mediamente sono pagati di più. Infatti, la loro mediana salariale è di 4.225 franchi lordi, rispetto ai 3710 di tutti i frontalieri (era di 3.600 un anno addietro). Dunque hanno contribuito ad alzare la mediana salariale.
Oltre 500 franchi di più...
Ma è pure vero che sono le persone più soggette a pressioni da parte delle ditte per applicare un cambio salariale, mediamente di 1.40 l’euro/franco rispetto all’1.25 corrente. Sono persone pagate di più, ma anche più a disagio dal punto di vista contrattuale e ovviamente meno informate sulla legislazione italiana e ticinese. Oltretutto non sono coperti dalla convenzione del 1974 dei frontalieri che risiedono nella zona di confine. Hanno la tassazione alla fonte, ma devono dichiarare in Italia pur potendo scontare quanto pagato in Svizzera.
Il Ticino attira sempre...
Abbiamo parlato di lavoratori frontalieri e dipendenti, chiamati cioè dalle ditte. Ma vi è stato pure un incremento di artigiani che sono venuti a lavorare in Ticino. Chiamati da persone, ma anche dalle imprese. L’aumento è stato marcato per le cosiddette "notifiche", cioè persone che si sono notificate per venire a lavorare per un massimo di 90 giorni nell’arco dell’anno. Nel 2011 in 9 mesi si sono notificate 15.208 persone (+2500 rispetto all’anno precedente nello stesso periodo). Il problema del lavoro ticinese è in parte dovuto ai "notificati".
Il ristorno all’Italia?
Il 38,2% delle imposte trattenute ai frontalieri è riversato in Italia. Ora una parte è stata però trattenuta, perché la Svizzera è nella black-list e non c’è reciprocità per i lavoratori svizzeri in Italia e si chiede di rinegoziare l’accordo. Il problema vero non è del Ticino nei confronti dell’Italia, ma nei confronti della Confederazione perché dev’essere essa a farsi carico - se crede - di tali oneri, non il Ticino.
30.12.2011

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