mercoledì 7 dicembre 2011

Federali_mattino_7.12.11. Cipe, Programma per le infrastrutture strategiche (Legge 443/2001): Il filobus di Verona.---- Verona, padania: Il Veneto ha finalmente incassato due importanti risultati dal Cipe, il comitato interministeriale per la programmazione economica: il finanziamento di 600 milioni di euro per il Mose di Venezia (nona tranche di finanziamenti) e lo sblocco di 86 milioni per finanziare il filobus di Verona, destinati alla fine degli anni ’90 per la tramvia di Verona. Con questo finanziamento il sistema di dighe mobili veneziane arriva a un finanziamento complessivo di 4,2 miliardi di euro, anche se mancano ancora all’appello oltre 1,2 miliardi per il completamento dell’opera.----Brescia, padania: Grande apprezzamento per il finanziamento di opere prioritarie per la Lombardia è stato espresso dall'assessore regionale alle Infrastrutture e Mobilità Raffaele Cattaneo al termine della seduta del Comitato interministeriale per la programmazione economica (Cipe) che si è svolto a Roma.----Rischiamo la deindustrializzazione, ha detto Giorgio La Malfa nel presentare il primo Rapporto Le imprese industriali del Mezzogiorno della Fondazione Ugo La Malfa.----Trieste, oltrepadania. Gabriella Ziani: Siamo storicamente pigri, i più levantini fra i nordici d’Italia, ma la cuccia è ancora abbastanza calda perché sembri indifferibile la necessità di darsi da fare.

Il Sud rischia il deserto industriale
«Se l'inceneritore fa male a Napoli, perché dovrebbe far bene a Giugliano?»
Trieste, oltrepadania. “Tiene” la qualità della vita Ma l’imprenditorialità latita
Brescia, padania. Cipe: 919 milioni per la Treviglio-Brescia
Verona, padania. Dal Cipe soldi al Mose e al filobus di Verona
Cipe: 2 mld per alta velocita', 1,2 mld a Mose e Anas
Manovra, Napolitano emana decreto legge
Germania, in ottobre volano gli ordini all'industria: +5,2%
Grecia, approvato bilancio 2012 deficit ridotto al 5,4% del Pil
Mosca nel caos, scontri e arresti



Il Sud rischia il deserto industriale
Possono contare su un posto di lavoro stabile nell'industria privata 110 mila persone in tutto il Mezzogiorno.
Questo lo «spaventoso» risultato della crisi della grande impresa negli ultimi 20 anni, a cui non si è accompagnato, al Sud, lo sviluppo della media impresa, oggi la «più dinamica e competitiva». «Rischiamo la deindustrializzazione», ha detto Giorgio La Malfa nel presentare il primo Rapporto «Le imprese industriali del Mezzogiorno» della Fondazione Ugo La Malfa. I grandi gruppi industriali con più di 500 dipendenti sono ormai solo 22 e danno lavoro a 70 mila persone, soprattutto in Puglia (32%), Campania (24%) e in Abruzzo (21%). Il gruppo siderurgico Riva conta da solo per 12 mila dipendenti e il gruppo Finmeccanica per altri 7.800. Le medie imprese di oltre 15 dipendenti offrono, invece, 42 mila posti di lavoro e sono 341 (dato relativo al 2008), appena l'8% di tutte quelle italiane. Fatturano il 7,6% del totale nazionale.

«Se l'inceneritore fa male a Napoli, perché dovrebbe far bene a Giugliano?»
Raffaele Cantone, lì ci è nato e si dice perplesso sull'ipotesi di delocalizzare il termovalorizzatore:
«Non è una questione di campanile ma di inopportunità»
NAPOLI — Giugliano non è solo il luogo di nascita di Raffaele Cantone, è anche uno dei motivi per cui Cantone ha fatto il magistrato. In «Solo per giustizia», il suo primo libro, quell'area così disprezzata e martoriata è protagonista della scelta di un giovane avvocato, studioso, perbene e coerente, che trovandosi a vivere in un posto dove la camorra è egemone sceglie di diventarne il nemico pubblico numero uno. Entra nella squadra dell'Antimafia e per dieci anni è in prima linea, sotto scorta e con la vita privata stravolta.
Anche oggi che è a Roma in Cassazione, Cantone continua a vivere a Giugliano e continua a «guardare in faccia alla camorra» grazie ad una credibilità conquistata sul campo. E torna spesso anche nell'istituto Fratelli Maristi, la sua scuola e quella dei figli, «un'altra casa», per parlare con gli studenti della sua città.
Dottor Cantone dopo la riunione in Prefettura di sabato scorso tra ministero, Regione, Provincia e Comune di Napoli è tramontata definitivamente l'ipotesi di un termovalorizzatore nella zona orientale. Ma l'impianto si dovrà fare e potrebbe essere delocalizzato proprio a Giugliano. Cosa ne pensa?
«Mi chiedo: se il termovalorizzatore fa male a Napoli, perché dovrebbe far bene a Giugliano? Si continua ad alimentare la logica del nulla nel mio giardino. A preferire la guerra tra territori confinanti».
I suoi concittadini sono preoccupati?
«Assolutamente sì. La notizia non ha avuto ancora una grande pubblicità, ma quelli che lo sanno sono proccupatissimi perché Giugliano ne ha già vissute di tutti i colori».
Anche lei è contro i termovalorizzatori?
«Non sono contrario agli impianti. Tutt'altro. Pongo la questione in maniera problematica. A Giugliano ci sono discariche regolari, poi quelle in mano alla camorra. Ci sono depositi di ecoballe probabilmente gestiti dalla stessa camorra. Abbiamo la certezza di rifiuti interrati in questi luoghi sempre dalla camorra. Per tutti questi motivi Giugliano è l'ambiente opportuno per ospitare un nuovo impianto?».
Ma lei vive a Giugliano.
«Ma non ne faccio certo una questione campanilistica. Trovo che la vicenda dei rifiuti sia come la tela di Penelope. Ogni volta viene rimesso in discussione il piano regionale. Ogni volta si sfila ciò che si è deciso e si riparte da zero».
Secondo lei, quindi, l'incontro di sabato non è stato risolutivo?
«Sono piuttosto perplesso».
Rispetto a quali provvedimenti?
«Per esempio vengono dati poteri straordinari per aprire le discariche ad un commissario, già straordinario, di cui non conosciamo atti formali. Potevano darli prima questi poteri se era una condizione indispensabile. E l'attribuzione dei poteri alle Province, la continuo a trovare sbagliata. Ha frammentato ulteriormente le responsabilità».
La manovra Monti potrebbe aiutare, in questo senso.
«Ma non scompaiono le Province, solo le giunte. E tra l'altro non dovrebbero essere toccate le competenze, visto che è materia regionale».
Dicevamo i provvedimenti.
«Mi chiedo: perché è stato messo in discussione l'impianto a Napoli est? Quali sono i fatti nuovi che portano a invertire la rotta? Io non sono per il no preventivo. Vorrei che si fosse valutato rigidamente l'impatto ambientale di un impianto in quell'area e si fosse deciso di non costruirlo per motivi seri. Ma a tutt'oggi sappiamo solo che a Napoli non si farà, non il motivo».
Qual è la sua preoccupazione?
«Se si stabilisce il criterio per cui i territori più poveri devono sopportare gli impianti non si risponde a nessuna logica di giustizia sociale. Tutt'altro». A Napoli c'è un sindaco, Luigi de Magistris, che ha detto no all'impianto. «Io sono un magistrato, non ne faccio una questione di tipo politico, ma ambientale. De Magistris fa il sindaco e tutela il suo territorio. È compito di altri quello di tenere posizioni super partes. E da questo punto di vista vedo un comportamento non certo lineare».
Di chi?
«Sicuramente del ministro Clini. Il momento prima del suo arrivo a Napoli dice che la città versa in uno stato di emergenza e serve addirittura l'esercito. Viene smentito dal ministro della Difesa, suo collega. Una volta in città, l'emergenza scompare, non c'è».
Dunque?
«Delle due l'una. O è stato informato male e sarebbe meglio se il suo informatore fosse rimosso dal ruolo che riveste oppure c'è l'emergenza e noi non ce ne siamo accorti. Clini non è un ministro qualsiasi, è stato direttore dell'Ambiente già ai tempi di Pecoraro Scanio, insomma dovrebbe conoscere molto bene la vicenda di Napoli. Resto davvero perplesso per quello che è accaduto».
Qual è la conclusione di questo ennesimo capitolo della storia?
«Se si è deciso che il piano regionale deve essere attuato allora gli inceneritori devono essere costruiti. Altrimenti si torna indietro».
L'amministrazione di Napoli dice che ci sono alternative.
«Quali? I rifiuti in Olanda? Sinora non è partita una nave. La differenziata? Siamo ancora lontani dal 65 per cento».
Le discariche?
«Non ci sono. E non si risponde adeguatamente all'Europa».
Quindi, secondo lei, si è deciso di non decidere?
«Stiamo rinviando ancora una volta la soluzione del problema. Continuiamo a spostare le lancette in avanti, sprechiamo un tempo lunghissimo. E poi molte parole, tante parole, troppe parole. Ma fatti sinora non ne ho visti».
Simona Brandolini

Trieste, oltrepadania. “Tiene” la qualità della vita Ma l’imprenditorialità latita
Trieste al quarto posto assoluto in Italia, prima per investimento in formazione e infrastrutture. Sullo «spirito d’iniziativa» precipita in coda alla classifica
di Gabriella Ziani
Siamo storicamente pigri, i più levantini fra i nordici d’Italia, ma la cuccia è ancora abbastanza calda perché sembri indifferibile la necessità di darsi da fare. Vedremo che cosa produrranno adesso anche a Trieste tasse su case, barche, macchinoni, il non adeguamento di pensioni basse, la probabile recessione, e insomma tutto il gravoso pacchetto-Monti con le sue conseguenze. Intanto però la 22.a edizione dell’indagine sulla «Qualità della vita» nelle 107 province italiane realizzata dal “Sole 24 Ore” ci guarda com’eravamo nel 2010, e ci assegna al quarto posto assoluto in Italia.
 Per qualità complessiva della vita ci precedono tre “B” imbattibili, Bologna, Bolzano e Belluno. E per molti parametri siamo i primi in assoluto, un vero record. Ma, come dice subito il sindaco Cosolini, i dati vanno sempre interpretati, «e non bisogna deprimersi lì dove va male, come non bisogna esaltarsi dove va bene».
Trieste per esempio è al primo posto in Italia per infrastrutture, e senza calcolare il porto. Noi ci lamentiamo della loro mancanza (e ci sfilano sotto il naso anche gli ultimi treni), ma si vede che il resto è peggio. Siamo al primo posto per giovani laureati ogni 1000 abitanti. Siamo al primo posto per la puntualità con cui paghiamo i prestiti. Per inciso, nemmeno Udine fra le 4 province del Friuli Venezia Giulia tocca mai una prima casella.
Ci ritroviamo poi al sesto per la ricchezza pro capite prodotta. Al quarto per la velocità con cui il nostro tribunale esaurisce le cause. Al terzo posto per numero di spettacoli. Al settimo per sportività. Al sesto per quantità di asili. Né male va alla voce “giovani occupati”, perché risultiamo alla 23.a casella su 107. In più abbiamo anche largamente l’impressione che le cose qui siano migliorate negli ultimi due-tre anni.
L’indagine misura tutto centimetro per centimetro. Quanti libri acquistati. Quante truffe e frodi informatiche e quanti furti d’auto e case svaligiate. Quanti stranieri e quante coppie in crisi (a quest’ultimo proposito, sono abbastanza: siamo al 96.o posto, le crisi sono fra le più robuste l’Italia). E in più, giustamente, l’analisi raffronta le fredde statistiche con la percezione (spesso diversa) che sui medesimi temi hanno invece i cittadini.
Per esempio a Trieste le cifre dicono che siamo a quota 97 per il carovita, dunque mal messi, con un’inflazione superiore al 2,3% annuo, ma i triestini sembrano farci poco conto, si piazzano al 30.o posto se interpellati, il carovita non sembra pesante. Per contro, dagli ospedali abbiamo poche “fughe” di pazienti (30.a posizione in Italia), molto meglio di Udine e Pordenone, i cittadini però tendono a lamentarsi, e portano Trieste al 34.o, mentre Gorizia e Udine si autostimano e stanno al 5.o e 7.o.
Ma poi c’è il risvolto della medaglia, l’altro lato di una città che anche le cifre costantemente mostrano seduta su se stessa, nonostante il fitto discutere sull’intramontabile problema: che cosa fare? Dove andare? Forse l’una cosa (star seduti) non è disgiunta dall’altra (discuterne tutti assieme). Ecco dunque i “record” neri.
 Trieste è l’ultima in Italia per “spirito d’iniziativa”. L’ultima per “propensione all’investimento». L’ultima in regione (59.a casella nazionale) per risparmi. Al 103.o posto per microcriminalità su 107, al 91.o su 107 per natalità, notoriamente bassissima, e appena verso metà classifica per “donne occupate”.
«Il dato sulle infrastrutture - dice Cosolini - può sembrare paradossale, vista la nostra carenza. Ma qui si valuta per standard: abbiamo l’aeroporto, una stazione ferroviaria terminale, collegamenti marittimi, autostrade, Università. Poi però bisogna vedere la qualità di tutto questo. Altro fattore-chiave - prosegue il sindaco - mi fa dire ciò che affermavo con convinzione in campagna elettorale e che continuo a ripetere perché è vero: a Trieste vanno bene le cose che rappresentano proiezioni del passato sul nostro presente. Ma molto c’è da fare sugli indicatori che parlano del futuro: imprenditoria, rivitalizzazione economica, investimenti. Anche il massimo numero di laureati, che è un bel record, si traduce in criticità, perché siamo in piena disoccupazione intellettuale, invece dobbiamo trasformare questo dato in opportunità positiva».

Brescia, padania. Cipe: 919 milioni per la Treviglio-Brescia
Il Cipe ha assegnato 1,1 miliardi di euro per la costruzione dell’alta velocità Milano-Genova e 919 milioni di euro per l’alta velocità Treviglio-Brescia, con contestuale autorizzazione all’avvio dei lavori. Il Cipe ha anche assegnato 600 milioni per la nona tranche del sistema Mose e 598 milioni per il contratto di programma Anas.
  "Grande apprezzamento" per il finanziamento di opere prioritarie per la Lombardia è stato espresso dall'assessore regionale alle Infrastrutture e Mobilità Raffaele Cattaneo al termine della seduta del Comitato interministeriale per la programmazione economica (Cipe) che si è svolto a Roma. "Il risultato ottenuto - ha spiegato Cattaneo - conferma la volontà da parte del Governo di dare attenzione alle infrastrutture, ritenendole punto importante per lo sviluppo del Paese".
 Alla Lombardia è stato assegnato il finanziamento di 919,5 milioni di euro per la realizzazione delì secondo lotto costruttivo della linea AV/AC Treviglio-Brescia. L'opera, dal costo complessivo di 2.050 milioni di euro, è dunque completamente finanziata anche in vista di Expo.

Verona, padania. Dal Cipe soldi al Mose e al filobus di Verona
Il comitato interministeriale sblocca i 600 milioni di euro per le dighe mobili veneziane e gli 86 per la tramvia che la città scaligera aspetta da fine anni Novanta
ROMA - Erano provvedimenti attesi, che da tempo, sotto la guida dell’ex ministro Giulio Tremonti, non venivano sbloccati. Il Veneto ha finalmente incassato due importanti risultati dal Cipe, il comitato interministeriale per la programmazione economica: il finanziamento di 600 milioni di euro per il Mose di Venezia (nona tranche di finanziamenti) e lo sblocco di 86 milioni per finanziare il filobus di Verona, destinati alla fine degli anni ’90 per la tramvia di Verona. Con questo finanziamento il sistema di dighe mobili veneziane arriva a un finanziamento complessivo di 4,2 miliardi di euro, anche se mancano ancora all’appello oltre 1,2 miliardi per il completamento dell’opera.
Per il filobus veronese, invece, si tratta di un adempimento burocratico che però era fermo da tempo e di fatto aveva bloccato l’iter dell’opera tanto da provocare le ire del sindaco di Verona, Flavio Tosi, che aveva confidato nel governo tecnico proprio per vedere la fine della vicenda. «Era da tempo che aspettavamo questi provvedimenti e questi soldi – ha spiegato l’assessore regionale al Bilancio, Roberto Ciambetti, che era presente alla riunione del comitato – sarebbero stati sbloccati comunque, bene che siano arrivati ora». Soddisfatto anche l’assessore regionale alla Mobilità Renato Chisso: «Il Mose è ormai completato per circa il 70 per cento e il traguardo finale, l’operatività vera dell’opera, è sempre più vicina».

Cipe: 2 mld per alta velocita', 1,2 mld a Mose e Anas
Ministero Sviluppo confermera' 4,8 mld per opere strategiche
06 dicembre, 17:36
Dal Cipe 2 miliardi per l'alta velocita' Treviglio-Brescia e Milano-Genova; 600 milioni per il Mose; 598 milioni per il Contratto di programma Anas; 123,3 mln al fondo infrastrutture ferroviarie e stradali. Il Comitato ha preso atto dei 4,8 miliardi che il Ministero dello Sviluppo ''intende confermare'' per le infrastrutture strategiche.

Manovra, Napolitano emana decreto legge
Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha emenato il decreto legge sulla manovra da 30 miliardi di euro, rende noto una fonte del Quirinale. In serata il documento dovrebbe essere pubblicato sulla Gazzetta ufficiale ed entrare in vigore. In giornata sarà anche trasmesso alle Camere.

Germania, in ottobre volano gli ordini all'industria: +5,2%
Gli ordini all'industria in Germania sono cresciuti del 5,2% nel mese di ottobre grazie soprattutto alla domanda proveniente dall'estero. Il dato è nettamente migliore delle attese degli analisti che si attendevano un rialzo limitato allo 0,8%. È il rialzo più forte da 19 mesi.
 6 dicembre 2011

Grecia, approvato bilancio 2012 deficit ridotto al 5,4% del Pil
Via libera alle nuove norme d'austerità: rialzi di tasse e tagli agli stipendi per ottenere un avanzo primario dell'1,1%. Duri scontri fuori dal parlamento. Le misure necessarie per ottenere altri 130 miliardi di aiuti
ATENE - Il governo di coalizione greco ha ottenuto, con 245 sì su 300, l'approvazione della legge di bilancio per il 2012, che contiene misure per ridurre il rapporto deficit/Pil - come promesso alle autorità europee e mondiali - condizione necessaria per ottenere nuovi aiuti per 130 miliardi di euro.
I tre principali partiti che sostengono il governo di coalizione del premier Lucas Papademos hanno garantito una solida maggioranza alla legge, un pacchetto di misure anti-crisi molto impopolare contestato dai manifestanti che si sono scontrati con la polizia davanti al parlamento.
L'obiettivo, da raggiungere attraverso un avanzo primario dell'1,1% per il prossimo anno, è molto ambizioso. Il premier Lucas Papademos ha detto, subito prima del voto, che la "Grecia deve essere determinata e sistematica nei  suoi sforzi", altrimenti "la Storia non ci perdonerà".
Le misure previste stringeranno ulteriormente la morsa sull'economia greca, dal 2009 in recessione: previste nuovi rialzi delle tasse, tagli ai salari dei funzionari e riduzione degli stipendi del settore pubblico.
Dopo il voto di stanotte e l'imminente riunione del vertice europeo (in programma venerdì), lunedì prossimo sono attesi ad Atene i rappresentanti della troika Paul Tomsen (Fmi), Matthias Mors (Ue) e Claus Mazuch (Bce). I rappresentanti dei creditori dovranno rivedere con il governo greco questioni ancora irrisolte come quelle concernenti il primo pacchetto di aiuto concesso alla Grecia dai partner europei nel 2010. Si tratta di aspetti relativi alle riforme strutturali che riguardano il mercato del lavoro e la completa liberalizzazione delle professioni chiuse, i servizi pubblici, lo sviluppo economico e la competitività del Paese.
(07 dicembre 2011)

Mosca nel caos, scontri e arresti
Antonella Scott
 MOSCA. Dal nostro inviato
 «Io detesto Putin. La gente è esasperata, nessuno sopporta più lui e la sua cricca». Chi si sfoga così è convinto che perfino la decisione di mantenere in Russia l'ora legale anche d'inverno - prolungando il buio fino alle nove e mezza del mattino - abbia scatenato il voto di protesta di domenica scorsa. Un risultato che Vladimir Putin ieri ha cercato di minimizzare, osservando che una perdita di consensi per un partito al potere «è inevitabile», dunque che tutto sommato il risultato di Russia Unita - un crollo dal 64% di quattro anni fa al 49,3% - «è buono». Putin ha poi annunciato che dopo le presidenziali di marzo ci saranno cambiamenti nel governo: rinviando ad allora una risposta che fuori, per le strade, i moscoviti non sembrano avere alcuna voglia di aspettare.
 Per il secondo giorno consecutivo, chiamati da Facebook e Twitter, migliaia di persone si sono ritrovate in piazza a protestare contro le frodi elettorali che hanno gonfiato la comunque pessima performance di Russia Unita. Ieri sera sono tornati sulla piazza Triumfalnaja, là dove si manifesta fin dai tempi di Gorbaciov, circondati da schieramenti di Omon, gli agenti delle forze speciali anti-sommossa. «Rispettabili cittadini - chiariscono questi dagli altoparlanti - questa manifestazione non è autorizzata, non vi fermate o verrete arrestati». E invece la folla si gonfia, stretta tra le automobili imbottigliate sulla Tverskaja, i cordoni di Omon e un chiassoso schieramento di Nashi, i ragazzi della gioventù putiniana chiamati a soffocare le grida dei manifestanti. Una gara a chi urla più forte, quelli sommersi dai tricolori nazionali, dai rulli dei tamburi e dalle grida "Russia! Putin!" mentre questi rispondono "Vergogna! Putin ladro! La Russia senza Putin!". Giovani, soprattutto, ma anche passanti bloccati nel tentativo di raggiungere il teatro o la stazione del metrò, pian piano coinvolti. Un vecchietto impegnato a raccogliere le sciarpe dei Nashi, una mamma che trasale ogni volta che gli Omon trascinano via qualcuno: «Mio figlio sta manifestando», spiega preoccupata. «Ho l'ufficio qui sopra - dice una ragazza, impiegata - non potevamo non scendere tutti».
 «Dal web alla piazza», sintetizza Andrej Mironov, del centro per i diritti umani Memorial. Se prima del voto il fronte anti-corruzione e anti-regime era concentrato su internet, il crollo di Russia Unita e l'evidenza sfacciata dei brogli hanno acceso un fuoco destinato ad alimentarsi, di protesta in protesta, del tutto insoddisfatto dalle risposte che sta dando il Governo. Tutto è iniziato con quei fischi a Putin, ricorda Mironov, «ci volevano tenere ai margini ma ora il monopolio dell'informazione non esiste più». Poco lontano, una donna confronta le percentuali del voto con due giovani poliziotti che hanno l'aria di stare più vicino ai dimostranti che agli Omon. Nessuno crede ai dati ufficiali. «Chiediamo un riconteggio dei voti», annuncia Ilja Ponomarjov, deputato di Russia Giusta, uno dei partiti di opposizione riusciti a entrare in Parlamento. Lo circondano, cercano di arrestare anche lui che gli sbatte in faccia sprezzante la tessera di deputato. Tra le centinaia di arrestati portano via però altri leader dell'opposizione: Boris Nemtsov, di Solidarnost, Serghej Mitrokhin del partito Jabloko. Mentre arriva la notizia che Aleksej Navalnyj, il blogger che ha appiccicato a Russia Unita il marchio di "partito degli imbroglioni e dei ladri", è stato condannato addirittura a 15 giorni per resistenza alle forze dell'ordine. Ora piazza Triumfalnaja ha il suo eroe.

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