venerdì 9 dicembre 2011

Federali_mattino_9.12.11. Il premier David Cameron, ha detto Sarkozy, ha chiesto un protocollo allegato al trattato per esonerare la Gran Bretagna dall'applicazione delle regole sui servizi finanziari. Una condizione non accettabile, ha aggiunto, poiché proprio da questo settore sono nati molti dei problemi dell'attuale crisi. Poco dopo è arrivata la replica del primo ministro inglese: Noi non rinunceremo mai alla nostra sovranità. E ha aggiunto: Se non si riescono a contenere gli eccessi all'interno di un Trattato, meglio restarne fuori.----L'Alto Adige fa parte del'paese dove fioriscono i limoni e viene spremuto da Roma come un limone. Lo ha detto, parafrasando la celebre frase di Goethe, il capo della Heimatbund (Lega patria), Roland Lang

Nascere nel Salento? Sempre più difficile e la cicogna vola lontano
Bozen, oltrepadania. Gli Schützen celebrano i terroristi: «Via dall'Italia che ci spreme»
Bce: taglia tassi all'1%
Liquidità extra a favore delle banche
Danimarca taglia tassi a 0,8% da 1,2%
Crisi, anche Romania contro Europa a due velocità
Euro, il no inglese: salta l' accordo a 27
Svizzera. Accordi separati, qui la faccenda si complica



Nascere nel Salento? Sempre più difficile e la cicogna vola lontano
Tutti concordano sulla necessità di far nascere i propri figli nelle condizioni di massima sicurezza, in ambienti attrezzati ed in grado di far fronte a qualunque complicanza. Tutti concordano sul fatto che i centri nascita devono essere ridotti di numero e migliorati nella qualità. Tutti concordano purchè ad essere chiuso non sia il repartito sotto casa. E mentre i politici fanno finta di litigare per difendere il «sacrosanto diritto di salute per i cittadini del proprio territorio», continuano a verificarsi condizioni di pericolo per i piccoli.
Il recente caso del bambino con trauma cranico salvato per miracolo dai neurochirughi del «Fazzi» la dice lunga ma non insegna nulla. Portato di corsa, come è ovvio, nell’ospedale più vicino per poi essere dirottato al «Fazzi», il giro e la perdita di tempo potevano rivelarsi fatali. Ma questo conta poco per i difensori del proprio orticello. E intanto le cicogne continuano a volare lontano dal Salento. Sono ormai un lontano ricordo le oltre novemila nascite l’anno che si registravano nell’ultimo quarto del secolo scorso. Ed il declino continua inesorabile.
Nel 2002 nel Salento ci sono state 7437 nascite, che sono diventate 7420 nel 2003 ed appena 6878 nel 2010. Ridurre il numero di punti nascita diventa, anche per questo, inevitabile. Ma chi salvare e a danno di chi? Intorno a questa domanda si sono scatenati il dibattito e le polemiche.
Un’analisi della situazione arriva dal dottore Antonio Tau, specialista in ostetricia e ginecologia presso l’ospedale di Scorrano e consigliere comunale del Pd a Maglie. «Dall’analisi della relazione della Commissione Percorso Nascita Regionale (Cpnr) - dice il dottore Tau - risulta evidente che i criteri scelti per formulare una proposta di riorganizzazione della rete dei punti nascita vengono largamente disattesi, sia per quanto riguarda la ripartizione del numero dei Punti nascita in ogni singola provincia, sia per quanto riguarda l’allocazione degli stessi all’interno dei presidi ospedalieri individuati».
La Cpnr suddivide la popolazione residente in bacini di utenza a cui assegna il valore di 150.000 abitanti; ogni bacino di utenza ricavato esprime una Unità operativa complessa (Uoc), ad ognuna della quale corrisponde un punto nascita». La rigorosa applicazione di questi criteri comporterebbe che in provincia di Bari vengano individuate 8 Uoc e 7 punti nascita, a Foggia 4 e 3, a Lecce 5 e 5, a Taranto 3 e 3, a Brindisi 2 e 2. Senonchè, la Cpnr propone 9 punti nascita a Bari, 4 a Foggia, 4 a Lecce 3 a Taranto, 2 a Brindisi e 2 nella Bat. Da quanto sopra si evince che l’unica provincia penalizzata è quella di Lecce a cui dei 5 punti nascita spettanti ne vengono assegnati 4.
«La Cpnr - insiste il dottore Tau - per la riorganizzazione-riduzione della rete ospedaliera dei punti nascita in provincia di Lecce propone: 2 punti nascita di 2° livello ubicati al Fazzi ed al Panico di Tricase, dotato il primo di Dea di 2° livello e il secondo di Dea di 1° livello; 2 punti nascita di 1° livello da ubicare in uno dei presidi ospedalieri di Gallipoli, Scorrano o Casarano e in uno degli ospedali di Copertino o Galatina. Nel primo caso la scelta potrebbe ricadere su Scorrano o Casarano in quanto entrambi sono muniti di rianimazione, mentre Gallipoli pur avendo la dotazione strutturale e tecnologica non è stato ancora attivato per mancanza di personale. Per il punto nascita proposto nei presidi di Galatina o Copertino il punto nascita previsto sarebbe senz’altro privo del reparto di rianimazione. Non si riesce pertanto a comprendere questa scelta anche perché la Cpnr non dice nulla circa una possibile attivazione immediata di un reparto di rianimazione dove manca». [g.d.d.]

Bozen, oltrepadania. Gli Schützen celebrano i terroristi: «Via dall'Italia che ci spreme»
BOLZANO. "L'Alto Adige fa parte del'paese dove fioriscono i limoni' e viene spremuto da Roma come un limone". Lo ha detto, parafrasando la celebre frase di Goethe, il capo della Heimatbund (Lega patria), Roland Lang, durante la tradizionale commemorazione degli Schützen per i terroristi sudtirolesi degli anni Sessanta al cimitero di San Paolo di Appiano, alle porte di Bolzano. Tra le corone, depositate sulla tomba del terrorista Sepp Kerschbaumer, anche una con una dedica in italiano. Lang, che da pochi mesi guida la Lega patria che raggruppa separatisti ed ex terroristi sudtirolesi, ha rivolto un appello a Vienna affinchè si impegni per l'introduzione del doppio passaporto italo-austriaco per i sudtirolesi. "Vienna - ha detto - faccia tutto il possibile per farci diventare cittadini austriaci anche sulla carta". La storica Margareth Lun nel suo discorso ha detto che i terroristi sudtirolesi degli anni Sessanta "non erano nè di destra nè di sinistra, ma animati dall'amore per il Tirolo e la libertà". Ha causato un certo scalpore una corona depositata alla tomba di Kerschbaumer con la scritta"Ai patrioti sudtirolesi con stima. Un sudtirolese di lingua italiana". E' stata depositata infatti da un bolzanino di lingua italiana, di 61 anni, iscritto al partito della pasionaria del Sudtirolo, Eva Klotz. 8 dicembre 2011

Bce: taglia tassi all'1%
La decisione era attesa dal mercato
08 dicembre, 13:53
(ANSA) - ROMA, 8 DIC - Il Consiglio direttivo della Bce presieduto da Mario Draghi ha deciso di abbassare il tasso di riferimento principale di Eurolandia di 25 punti base portandolo all'1%. La decisione era attesa dal mercato.

Liquidità extra a favore delle banche
A.Me.
FRANCOFORTE. Dal nostro inviato
 La Banca centrale europea ha dispiegato ieri un arsenale di misure molto al di là delle attese per fornire sostegno alle banche, il cui stato di salute sta rapidamente emergendo come una delle principali preoccupazioni dell'istituto di Francoforte nell'attuale crisi dell'Eurozona.
 Le difficoltà di raccolta delle banche sono esemplificate dalle cifre diffuse ieri mattina dalla Bce: gli istituti di credito hanno fatto ricorso a prestiti overnight della Banca centrale per 9,4 miliardi di euro, l'importo più alto da nove mesi a questa parte, pur dovendo pagare un punitivo 2 per cento.
 A dimostrazione, inoltre, della paralisi del mercato, sono stati depositati presso la Bce stessa 324 miliardi di euro, una cifra vicina al record della settimana scorsa. Le banche quindi non riescono a raccogliere fondi sul mercato e non si fidano a prestarli alle altre banche. Nei giorni scorsi era stato molto alto anche il ricorso ai nuovi finanziamenti in dollari a tre mesi concordati la settimana scorsa con la Federal Reserve, la prima mossa decisa in questi giorni dalla Bce per cercare di far arrivare maggiore liquidità alle banche.
 Le misure cosiddette non convenzionali annunciate ieri dalla Bce a sostegno delle banche sono andate oltre le aspettative della vigilia. Due aste, la prima delle quali il prossimo 21 dicembre, la seconda a febbraio, offriranno finanziamenti illimitati e a tasso fisso alle banche per 36 mesi. Finora la Bce si era spinta a un massimo di 13 mesi. La prima di queste aste sostituisce quella a un anno già annunciata a ottobre.
 Inoltre, verrà ampliata la gamma di collaterale che può essere offerto a garanzia di queste operazioni e che cominciava a scarseggiare: per esempio, attività cartolarizzate (Abs) con un rating più basso, fino a singola A. Le banche centrali nazionali potranno accettare, temporaneamente e sotto la propria responsabilità, anche prestiti bancari, che soddisfino determinati criteri.
 Infine - ed è una mossa senza precedenti, che dovrebbe liberare circa 100 miliardi di euro, secondo le prime stime diffuse ieri - è stata ridotta, a partire da gennaio, dal 2 all'1% la riserva obbligatoria. Questo libererà collaterale e sosterrà l'attività del mercato monetario, ha detto il presidente della Bce, Mario Draghi.
 Sui mercati finanziari diversi commentatori osservano che gli ampi interventi per fornire liquidità al sistema bancario in una situazione in cui la raccolta è estremamente difficile e per sbloccare il mercato monetario sono certamente positivi e possono contribuire a curare i sintomi del problema. Ma sottolineano come alla radice della crisi bancaria e del congelamento del mercato monetario e dell'interbancario ci sia l'intreccio fra lo stato delle banche e la crisi del debito sovrano.
 Ci sono soprattutto i dubbi sul portafoglio di titoli di Stato delle banche e sulla tenuta soprattutto di Paesi come Italia e Spagna, il cui debito ha un peso rilevante nei bilanci bancari. E questi dubbi sono stati alimentati ieri anche dal rifiuto della Bce ad aumentare i propri acquisti di debito dei Paesi periferici o di intervenire per mettere un tetto ai rendimenti delle loro obbligazioni. La Bce tuttavia vede il proprio ruolo come un prestatore di ultima istranza per il sistema bancario (le banche solventi, ha precisato in un'altra occasione il presidente Mario Draghi), ma non degli Stati.

Danimarca taglia tassi a 0,8% da 1,2%
E' minimo storico
08 dicembre, 16:30
(ANSA) - ROMA, 8 DIC - La Banca centrale della Danimarca ha tagliato i tassi di interesse al minimo storico dello 0,8% dal precedente 1,2%. (ANSA).

Crisi, anche Romania contro Europa a due velocità
La Romania "non può accettare una Unione Europea con due categorie di Stati membri": lo ha detto oggi a Marsiglia, al congresso Ppe, il premier romeno Traian Basescu, riferendosi ai progetti resi noti da Francia e Germania per la zona Euro. "Qualunque decisione della zona euro colpisce la vita dei cittadini romeni", ha spiegato Basescu.

Euro, il no inglese: salta l' accordo a 27
Il vertice Ue trova un'intesa tra i 17 Paesi dell'euro «aperto a chi vorrà partecipare». Sarkozy durissimo con Londra
MILANO - Si è concluso con una durissima rottura tra i Paesi dell'euro (in particolare la Francia) e la Gran Bretagna il vertice notturno dell'Unione europea. Per l'opposizione di Londra è saltata la possibilità di un accordo a 27 Paesi sulle misure da adottare per l'Europa. Si è così dovuto ripiegare su un accordo tra i 17 Paesi della zona euro più altri 6.
SARKOZY - Se oggi è nata un'Europa a due velocità è colpa della Gran Bretegna. Ne è sostanzialmente convinto il presidente francese Nicolas Sarkozy, il quale, visibilmente provato dalle quasi dieci ore di riunione, ha spiegato in una conferenza stampa all'alba che è stato a causa delle condizioni «inaccettabili» poste dal premier inglese David Cameron se non si è potuto procedere sulla strada di una riforma dei Trattati a 27. «Abbiamo avuto un dibattito approfondito e difficile sulla forma giuridica da dare alla riforma dei Trattati e attuare le riforme», ha detto Sarkozy riferendosi agli interventi necessari per rafforzare la disciplina di bilancio e procedere sulla strada dell'unione economica. «Ma non è stato possibile procedere a 27 - ha poi aggiunto - e quindi abbiamo deciso di andare avanti con un accordo intergovernativo tra i 17 Paesi della zona euro aperto a chi vi vorrà partecipare». Il premier David Cameron, ha detto Sarkozy, ha chiesto un protocollo allegato al trattato per esonerare la Gran Bretagna dall'applicazione delle regole sui servizi finanziari. Una condizione non accettabile, ha aggiunto, poiché proprio da questo settore sono nati molti dei problemi dell'attuale crisi.
CAMERON - Poco dopo è arrivata la replica del primo ministro inglese: «Noi non rinunceremo mai alla nostra sovranità». E ha aggiunto: «Se non si riescono a contenere gli eccessi all'interno di un Trattato, meglio restarne fuori».
GLI ACCORDI-Il vertice nella notte è stato ad altissima tensione. Un primo accordo è stato raggiunto per arrivare a una «unione di bilancio», mettendo vincoli più stretti e puntando a un «sostanziale pareggio» come regola base dei bilanci degli Stati. Viene previsto infatti uno sforamento strutturale massimo pari allo 0,5% del Pil, lasciando la possibilità di aggiustamenti del deficit a fronte di cicli economici sfavorevoli o eccezionali circostanze economiche.
200 MILIARDI- In ogni caso gli Stati dell'Eurozona e altri stati Ue puntano ad aumentare la disponibilità del Fondo monetario internazionale per 200 miliardi
FONDO SALVA STATI- E nel Frattempo sarà la Banca Centrale Europea ad amministrare il fondo Salva Stati. Ad annunciarlo è stato il presidente francese Niscolas Sarkozy, ma questa possibilità avrebbe convinto tutti.
MERKEL - Nonostante le tensioni, la cancelliera tedesca si dice soddisfatta, perché è un «buon risultato» grazie al quale l'euro riconquisterà la sua «credibilità». Per poi aggiungere «Ho sempre detto che i 17 Paesi dell'eurozona devono recuperare credibilità. E credo che con la decisione di oggi questo possa essere ottenuto, e lo sarà».
DRAGHI- Soddisfatto anche il presidente della Bce Mario Draghi. «Si è arrivati a conclusioni che saranno dettagliate e attuate nei prossimi giorni - ha detto - siamo vicini all'accordo per il patto fiscale, una buona base per una disciplina nella politica economica dei paesi membri»
Redazione Online
9 dicembre 2011 | 7:07

Svizzera. Accordi separati, qui la faccenda si complica
di Marco Bernasconi
La grande illusione di evitare lo scambio di informazione automatico mediante accordi separati con gli Stati dell’Unione Europea sta per dissolversi. La Svizzera ha recentemente siglato con la Germania e con il Regno Unito due accordi per ovviare allo scambio automatico di informazioni, assicurando a questi due Paesi la regolarizzazione dei capitali neri e il prelievo di un’imposta ricorrente sui redditi dei capitali.
Con questo metodo, meglio noto come “modello Rubik”, Germania e Regno Unito potevano contare su un flusso ricorrente di entrate quale contropartita alla rinuncia dello scambio di informazione automatico e all’utilizzazione di informazioni ottenute illecitamente. Questi progetti di trattato prevedono inoltre un’estensione dello scambio di informazioni e il versamento da parte delle banche svizzere, a titolo di garanzia, di un importo di due miliardi alla Germania e di mezzo miliardo all’Inghilterra. Tale formula, che le autorità politiche e le banche svizzere volevano esportare anche in altri Paesi, non ha trovato però il gradimento della commissione dell’Unione Europea. Non si tratta di una sorpresa, poiché il ministro Tremonti, negli scorsi anni, nell’ambito dell’Ecofim, e il commissario Semetas avevano più volte dichiarato che tali accordi non erano compatibili con il diritto europeo. Il fondamento di queste opinioni ha trovato maggior peso nel febbraio di quest’anno quando venne emanata una direttiva europea che si propone di raggiungere lo scambio di informazione automatico, per tutte le fonti di reddito e per tutti i Paesi europei (quindi anche di Austria e Lussemburgo che tutelano il segreto bancario) entro il 2017. Ancora nel mese di ottobre il ministro Semetas aveva riaffermato questa tesi davanti al Parlamento europeo. Tuttavia in Svizzera, non capisco per quale ragione, le autorità politiche e le banche dimostravano sicurezza nella convinzione che i trattati con la Germania e con il Regno Unito sarebbero, nel corso del 2012, diventati operanti. Anzi si era più volte dichiarato che erano stati aperti negoziati in tal senso anche con l’Italia. Di qui la preoccupazione crescente di molte persone residenti in Italia che detengono capitali neri in Svizzera. Si temeva che al momento in cui fosse entrato in vigore il trattato con l’Italia i capitali neri sarebbero stati soggetti a un’imposta probabilmente compresa tra il 19 e il 34% e nel caso di mancato pagamento i capitali avrebbero dovuto essere trasferiti fuori dalla Svizzera.
Tutte queste illusioni sono state spazzate via da una dichiarazione del ministro italiano per i rapporti con il Parlamento Pietro Giarda, il quale nei giorni scorsi affermò testualmente che l’Italia non avrebbe seguito l’esempio della Germania e della Gran Bretagna poiché vi è «il rischio che l’Unione Europea apra una procedura di infrazione e infligga pesanti sanzioni». La presa di posizione dell’Italia dovrebbe convincere banche e Autorità politiche svizzere che la via degli accordi separati con le Nazioni europee per ovviare allo scambio di informazioni automatico non è probabilmente più praticabile. Anzi vi è ora il concreto pericolo che l’Europa, conformemente alla sua direttiva del febbraio di quest’anno, voglia imporre alla Svizzera lo scambio di informazioni automatico il che significherebbe la fine del segreto bancario. Resta forse aperta la possibilità di una soluzione globale con l’Unione Europea; cosa non facile questa anche perché la Svizzera ha seguito strade alternative mediante accordi separati, il che potrebbe complicare ulteriormente il negoziato con la Commissione Europea.

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