giovedì 1 dicembre 2011

Federali_sera_1.12.11. Pericolose massaie, facinorosi pastori armati di fazzoletti e disperazione. La delegazione di oltre 100 sardi arrivata nella capitale per manifestare davanti al nuovo commissario europeo all’Agricoltura, Dacian Ciolos è stata accolta da poliziotti in assetto antisommossa e blindati dei carabinieri. Il corteo di fazzoletti blu chiede giustizia e lavoro, per loro spintoni e perquisizioni.----Comico naturale. MoVimento 5 Stelle - Trieste, oltrepadania - Paolo Menis: Pur essendo convinto che i tecnici di AcegasAps svolgono tutte le verifiche previste dalla legge, sono molto preoccupato per la potenziale pericolosità delle emissioni derivanti dalla combustione di questi rifiuti, considerata la continua emergenza che stanno vivendo la città di Napoli e altre aree della Campania.

LA NUOVA SARDEGNA - Economia: L’Mps a Roma e la piazza diventa rovente
L'UNIONE SARDA - Economia: «Persi 18 mila posti in tre anni»
Crescono imprese femminili Calabria, aumento dell’ 1,2%
Trieste, oltrepadania. L’inceneritore smaltisce i rifiuti della Campania
Belgio, dopo 535 di crisi nuovo governo: di Rupo premier sostenuto da 6 partiti



LA NUOVA SARDEGNA - Economia: L’Mps a Roma e la piazza diventa rovente
30.11.2011
ROMA. Pericolose massaie, facinorosi pastori armati di fazzoletti e disperazione. La delegazione di oltre 100 sardi arrivata nella capitale per manifestare davanti al nuovo commissario europeo all’Agricoltura, Dacian Ciolos è stata accolta da poliziotti in assetto antisommossa e blindati dei carabinieri. Il corteo di fazzoletti blu chiede giustizia e lavoro, per loro spintoni e perquisizioni. E la mattina del sit-in diventa un corpo a corpo ad alta tensione tra le forze dell’ordine e il movimento dei pastori sardi, guidato da Felice Floris. L’Mps vuole esporre le sue proposte al nuovo responsabile delle politiche comunitarie che parla, nel Forum sull’alimentazione al Centro congressi Rospigliosi, a due passi dal Quirinale. Centinaia i manifestanti della Coldiretti fuori dal palazzo. Ma per i pastori sardi non c’è posto. I responsabili delle forze dell’ordine spiegano a Floris e ai suoi supporter che i pastori sardi e il movimento dei “Forconi siciliani” non possono occupare quell’area. E che per loro è pronta un’altra zona, un po’ più avanti. Certo neanche il più burlone dei manifestanti può immaginare che la piazza è quella dei Santi Apostoli, a oltre un chilometro di distanza. Più o meno un altro pianeta. Difficile da là farsi sentire, confinati in uno sgabuzzino di Roma. E per contenere i pastori c’è anche un recinto. I due lati della piazza sono stati chiusi con delle transenne. «Io là non ci vado - dice Floris all’agente della polizia che lo invita a entrare nell’area -. Noi nel recinto ci mettiamo le pecore non le persone. Voi ci impedite di manifestare». In un attimo il clima diventa ad alta tensione. Un muro contro muro tra agenti in borghese e manifestanti, tra cui molte donne. Gli animi si incendiano, spintoni, urla, Floris viene preso per le braccia. Parte lo scontro. Appena un attimo. «Ci impediscono di manifestare - accusa Floris -. Ci costringono a stare dentro un recinto a chilometri di distanza da dove si svolge la manifestazione. È ridicolo. E pensare che volevamo dare il nostro sostegno a Dacian Ciolos, che per primo porta avanti una rivoluzione coraggiosa della politica agricola europea. Una riforma che va nella nostra direzione, rompe il monopolio e il sostegno alle ricche agricolture del nord e apre alla difesa e alla valorizzazione di realtà come quella sarda. In noi non c’era nessuna volontà belligerante. Ma come altre volte le forze dell’ordine si sono comportate in modo prevenuto, come a Civitavecchia o a Milano. Anche qua ci fanno trovare gabbie pronte in cui stiparci. Non siamo bestie. Siamo italiani come gli altri». Floris va avanti e indietro, parlotta con i responsabili della questura. Lui chiede che tutti possano andare in via 24 maggio davanti al complesso Rospigliosi. La polizia non dà l’autorizzazione, né al Movimento dei pastori sardi, né a quello dei Forconi siciliani. «Noi abbiamo chiesto tutte le autorizzazioni - continua Floris -, quando siamo arrivati c’è stato detto che il permesso di manifestare ci era stato revocato. Non capisco di cosa abbiano paura, abbiamo solo i nostri fazzoletti e le nostre ragioni da agitare. È una vergogna che i sardi siano trattati come animali, ma forse non dobbiamo dare fastidio alle altre organizzazioni». In molti puntano il dito anche contro le associazioni di categoria e propongono di bruciare le tessere. Alla fine il movimento non riesce ad avvicinarsi al Quirinale. Ciolos nel suo intervento promette un fondo anti-crisi per chi vive dalla terra e la riforma di tutto il sistema. «Niente più soldi agli agricoltori da salotto che non lavorano in campagna - dice -. Ci sono falle nel sistema che hanno portato ad alcuni casi di agricoltori da sofà. Gente che beneficia di contributi senza averne diritto. La nostra proposta mira a escludere grandi società che hanno piccoli interessi in agricoltura. Vogliamo anche escludere quelli che hanno terra, ma non ci fanno nulla». Solidarietà ai pastori dall’europarlamentare Giommaria Uggias. «La proposta presentata da Ciolos è innovativa, difende i diritti degli agricoltori veri e colpisce le lobby. Esprimo anche la mia solidarietà al Movimento dei pastori che ha colto subito la portata di questa riforma, che si rivolge agli agricoltori e ai pastori veri».

L'UNIONE SARDA - Economia: «Persi 18 mila posti in tre anni»
01.12.2011
EDILIZIA. L'allarme dei sindacati di categoria in Sardegna: Regione immobile Nel triennio 2008-2011 il comparto edile ha perso 17.856 posti di lavoro, passando da 44.032 operai censiti dalle Casse edili in Sardegna a 26.176, con un decremento percentuale del 40,86 per cento. Le imprese censite sono passate da 7.978 a 6.100 con un differenziale negativo pari a 1.878 ( meno 23,35%). È la denuncia dei sindacati Fillea Cgil, Filca Cisl e Feneal Uil che chiedono interventi immediati per arginare la crisi ed evidenziano l'immobilismo con cui la Regione affronta una situazione drammatica che coinvolge migliaia di famiglie sarde. Senza adeguati interventi, aggiungono i sindacati, non ci sarà l'attesa inversione di tendenza. La denuncia va anche alla concorrenza sleale che contraddistingue il settore, sempre più oggetto di ribassi d'asta anomali che si traducono in ricorso selvaggio al lavoro nero e all'utilizzo smodato del lavoro autonomo.
RIVENDICAZIONI Le segreterie degli edili rivendicano: l'avvio dei cantieri per la costruzione di grandi opere infrastrutturali, l'utilizzo dei fondi Fas impedendo che vengano utilizzati per scopi diversi da quelli per quale sono nati; la messa in sicurezza del territorio, soprattutto in quelle aree dove maggiormente si sono registrati gli effetti delle calamità naturali; recupero delle aree urbane e riqualificazione del patrimonio abitativo con una forte attenzione non solo alle città ma anche alle zone interne che nell'ultimo decennio stanno subendo una forte accelerazione dello spopolamento; allentamento del patto di stabilità per i Comuni virtuosi; rilancio dell'edilizia popolare. Insieme alla drammatica crisi del settore c'è una forte contrazione produttiva che riguarda principalmente gli impianti di produzione di manufatti e materiali da costruzione. Nell'ultimo biennio, i settori laterizio, manufatti in cemento, lapidei, legno e sughero e cemento, hanno perso mille addetti.
LE OPERE Una situazione che mette a dura prova l'intero sistema industriale della Sardegna, dentro il quale il comparto rappresenta oltre il 50 per cento degli addetti. In particolare, Fillea, Filca e Feneal sollecitano la Regione affinché avvii le opere immediatamente cantierabili (ad esempio la strada che collega Cagliari a Pula appaltata da quasi tre anni) che, con la loro attivazione, potrebbero già da sole invertire la tendenza al declino, creando un effetto moltiplicatore che coinvolge un indotto vastissimo: ogni euro investito in edilizia aumenta fino a tre volte gli investimenti economici.

Crescono imprese femminili Calabria, aumento dell’ 1,2%
Giovedì 01 Dicembre 2011 07:32  Redazione desk
REGGIO CALABRIA - Al 30 settembre 2011 la Calabria registra 45.582 imprese femminili con un incremento, tra il settembre 2010 e lo stesso mese del 2011, dell’1,2% contro il +0,3% di quelle guidate da uomini. E’ uno dei dati, forniti da Unioncamere, emersi a Reggio in occasione della tappa conclusiva del Giro d’Italia delle donne che fanno impresa nell’ambito del convegno "Imprenditoria femminile: strumenti e progetti in ambito europeo". Reggio Calabria è tra le prime venti province italiane per incremento del numero di imprese femminili - è emerso dal convegno - tra le prime trentacinque per numerosità e la ventitreesima per femminilizzazione del tessuto imprenditoriale. Qui le aziende rosa sono più di 13.200. Tra settembre 2010 e settembre 2011 hanno registrato un incremento dell’1,7% e rappresentano il 26,2% del sistema produttivo locale: un’impresa su quattro è condotta da una donna. Il Giro d’Italia delle donne che fanno impresa è una manifestazione itinerante che si propone di rappresentare e rendere visibile il ruolo e il contributo delle donne all’economia e al sistema imprenditoriale italiano. E’ promossa da Unioncamere, dalle Camere di Commercio e dai Comitati per l’imprenditoria femminile ed è realizzata con il supporto tecnico-organizzativo di Retecamere, società delle Camere di Commercio per i progetti integrati per lo sviluppo. «Il fare impresa al femminile - ha affermato Lucio Dattola, presidente della Camera di Commercio di Reggio - è una risorsa fondamentale per contribuire a rilanciare la crescita dell’Italia e riavvicinare il nostro Paese agli standard europei. E questa tappa conclusiva del Giro d’Italia delle donne che fanno impresà è importante in quanto, oltre a dare una panoramica su quanto si sta facendo in Europa per incentivare la partecipazione delle donne al mercato del lavoro e al mondo imprenditoriale, mette a confronto diverse esperienze camerali e territoriali. Per dare un impulso allo sviluppo dell’imprenditorialità femminile è necessario, infatti, che istituzioni, enti, associazioni, comitati facciano rete, promuovano il dialogo e la cooperazione, costruiscano collaborazioni a lungo termine a livello locale, nazionale ed europeo».

Trieste, oltrepadania. L’inceneritore smaltisce i rifiuti della Campania
Colonne di camion che arrivano da Salerno e da Napoli. I “grillini” chiedono maggiori controlli. L’AcegasAps: sono già trattati, guadagni per la spa
di Matteo Unterweger
Direzione termovalorizzatore di via Errera. È quella che da giorni stanno prendendo i camion che trasportano rifiuti provenienti dalla zona di Salerno e dintorni e, per una piccola parte, anche da Napoli. L’impianto di AcegasAps, infatti, ha ricominciato a bruciare anche immondizie in arrivo dalla Campania dalla metà dello scorso ottobre. Così come aveva fatto nell’arco di quest’anno pure nei mesi precedenti l’estate, un dettaglio che finora mai era emerso dall’ex municipalizzata. Un piccolo aiuto a una regione, quella campana, in costante emergenza su questo fronte. E un modo, nel contempo, per sfruttare al massimo le potenzialità - in termini di spazio - dell’inceneritore. I rifiuti provenienti da Salerno e Napoli rappresentano - come confermato da AcegasAps - il 10% del totale “termovalorizzato” quotidianamente (nel complesso potenzialmente 612 tonnellate al giorno, secondo i dati aziendali).
A far girare l’informazione per primo, nella giornata di ieri, è stato il consigliere comunale dei “grillini” Paolo Menis: «Da alcuni giorni arrivano all’inceneritore di via Errera camion carichi di rifiuti provenienti dalla Campania. Solo il 29 novembre sono giunti ben 20 tir. Pur essendo convinto che i tecnici di AcegasAps svolgono tutte le verifiche previste dalla legge, sono molto preoccupato per la potenziale pericolosità delle emissioni derivanti dalla combustione di questi rifiuti, considerata la continua emergenza che stanno vivendo la città di Napoli e altre aree della Campania». A questo riguardo l’esponente del MoVimento 5 Stelle chiede che «a protezione della salute dei cittadini, il sindaco e l’assessore comunale Laureni intervengano su AcegasAps e sull’Arpa affinché procedano a verifiche approfondite, anche non previste dalla legge, sull’immondizia proveniente da fuori provincia».
Umberto Laureni, titolare della delega all’Ambiente in seno alla giunta Cosolini, non si scompone. «Il sempre maggiore ricorso alla raccolta differenziata in città - spiega l’assessore - determina una riduzione del rifiuto solido urbano da destinare al termovalorizzatore. Si crea così una maggiore disponibilità dell’impianto a ricevere rifiuti provenienti da altre zone. L’AcegasAps è una spa e quanto più brucia, più guadagna. A proposito di differenziata - conclude -, i segnali sono incoraggianti: entro fine dicembre faremo il punto della situazione». Laureni si toglie infine un sassolino dalla scarpa: «I “grillini” potevano anche rivolgersi prima a noi, invece di contattare i giornali».
Da AcegasAps, è il direttore della Divisione Ambiente, Paolo Dal Maso, a confermare che in via Errera «arrivano delle quantità di rifiuti dalla zona di Salerno e, per una piccola parte, da Napoli». Fornendo poi rassicurazioni a livello ambientale: «Si tratta di rifiuti già trattati, ci arrivano da impianti che ci hanno contattati. Sono scarti di legno, plastica o cartone. “Buoni rifiuti”, più uniformi cioè di un rifiuto urbano qualsiasi. Rappresentano il 10% di quanto viene bruciato ogni giorno». Lo stesso Dal Maso rileva poi come il trasporto dalla Campania sia legato a «un rapporto contrattuale avviato a inizio 2011». Un flusso interrotto in estate per l’arrivo di una certa quantità di immondizie “da alta stagione” da Lignano e, alla riduzione di queste, per un intervento di manutenzione all’impianto. Da metà ottobre, la ripartenza.

Belgio, dopo 535 di crisi nuovo governo: di Rupo premier sostenuto da 6 partiti
ROMA - È stato raggiunto dopo una crisi di 535 giorni un accordo di massima per formare un governo in Belgio, presieduto dal socialista francofono Elio di Rupo, di origini italiane. Lo scrive il sito di Le Soir, il principale quotidiano francofono. Secondo Le Soir, i sei partiti chiamati a formare le nuova coalizione federale hanno raggiunto l'accordo di massima poco dopo le 21 di oggi.
L'intesa verte su un documento programmatico di 185 pagine, che verrà esaminato nei dettagli dagli esperti dei partiti e dai negoziatori domani. Se non ci saranno intoppi dell'ultimo minuto, il Belgio avrà un governo circa un anno e mezzo dopo le elezioni del 13 giugno 2010. Dopo i congressi dei partiti durante il fine settimana, il giuramento della nuova compagine e la fiducia parlamentare sono attesi per l'inizio della prossima settimana.
Di Rupo sarà il primo ministro francofono e vallone dal 1974. Non si conoscono al momento il nome degli altri potenziali ministri, che dovrebbero essere 15 al massimo.

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