mercoledì 14 dicembre 2011

Federali_sera_14.12.11. Mihi pinnas inciderant (Mi tarparono le ali, Cicerone) - Antonio Polito: Bentornati in Italia. Se per un attimo vi siete illusi che sarebbe bastato un manipolo di tecnici a scacciare i mercanti dal tempio di Montecitorio, ricredetevi. Non è così.----Sardegna. Per Azara è una legge populista. Ma in realtà danneggia proprio il popolo. Perché i pochi che se lo possono permettere pagheranno il balzello, gli altri andranno via. A perdere il lavoro saranno tutti quelli che vivono di nautica. Io per primo sarò costretto a ridimensionare i collaboratori, da 50 a 5. Per mettere in cassa 200 milioni di euro, così viene valutata la tassa, si cancella la nautica dall’Italia che vale molto di più. Chi porta avanti questo balzello non capisce di nautica e di economia.----Basilicata, Sara Lorusso: La sensazione diffusa tra i banchi (non solo del centrodestra) è che la prossima manovra regionale si limiti, per adesso, a un rimescolamento di cifre, in attesa del quadro nazionale. Ma poco si muove sul fronte dello sviluppo, dell’occupazione, della crescita.

LA NUOVA SARDEGNA - Economia: Stangata sulle barche, in banchina è già rivolta «Così la nautica morirà»
Finanziaria lucana, le incognite delle risorse aspettando Monti
Echi dalla Palude



LA NUOVA SARDEGNA - Economia: Stangata sulle barche, in banchina è già rivolta «Così la nautica morirà»
14.12.2011
OLBIA. Pesante come una palla di cannone che apre una falla nel cuore della nave. La tassa sugli yacht, figlia della manovra Monti, rischia di affondare il mondo della nautica. Tra le imprese che galleggiano aggrappate ai ricchi proprietari dei panfili scatta l’allarme rosso. Ma chi possiede un’imbarcazione che supera di poco i dieci metri di lunghezza è ancora più penalizzato. Difficile pensare che i super milionari alla Roman Abramovich e Alisher Usmanov avranno difficoltà a pagare il dazio per le loro ville galleggianti da 90 metri. Più concreta la possibilità che chi ha un 18 metri e si trovi costretto a versare 20mila euro di tassa preferirà vendere il suo yacht e prenderlo in affitto per le vacanze. Una scelta obbligata. Chi lavora con i maxi yacht è in allarme. Renato Azara, anima della Sardinia yacht services, la società che dà servizi e assiste l’80 per cento dei maxi panfili oltre i 60 metri che arrivano in Sardegna, non ha dubbi. «Questa tassa ucciderà la nautica in Italia - dice Azara -. Mi sembra di rivivere l’incubo della tassa sul lusso di Soru. inutile e inapplicabile. Servirà solo per far scappare tutti dai nostri porti. Le difficoltà di applicare questa tassa sono sempre le stesse. Mi chiedo chi dovrà riscuoterla. E come verrà applicata». Per Azara è una legge populista. «Ma in realtà danneggia proprio il popolo. Perché i pochi che se lo possono permettere pagheranno il balzello, gli altri andranno via. A perdere il lavoro saranno tutti quelli che vivono di nautica. Io per primo sarò costretto a ridimensionare i collaboratori, da 50 a 5. Per mettere in cassa 200 milioni di euro, così viene valutata la tassa, si cancella la nautica dall’Italia che vale molto di più. Chi porta avanti questo balzello non capisce di nautica e di economia». Anche uno dei migliori gestori di porti turistici in Sardegna, Vasco De Cet, boccia la tassa. «In Italia ci sono 150mila posti barca che danno lavoro a 450mila persone. L’indotto vale oltre un milione di posti di lavoro. Non ho pregiudizi ideologici verso le tasse nella nautica. Ma suggerisco a chi sa leggere l’economia una riflessione su un aspetto della manovra che può essere migliorato. Il contributo al pil della nautica da diporto è intorno ai 5 miliardi di euro all’anno. L’utile di un porto turistico non supera di norma il 15-20 per cento e non si parla mai di grandi cifre, salvo particolari casi. Un Marina ridistribuisce per mezzo dei suoi costi tra il 40 e il 60% del suo ricavo. Gran parte del turismo nautico di alto livello non è italiano. Rispetto al parco nautico nazionale un’alta percentuale di barche è di proprietà di ceti già tartassati. Per loro la barca non è un lusso».

Finanziaria lucana, le incognite delle risorse aspettando Monti
Ieri le commissioni regionali riunite per la prima lettura della finanziaria lucana. Il debito della sanità non è ancora stato ripianato
14/12/2011  POTENZA - La manovra regionale ha cominciato l’iter consiliare. Lo start, raccontano, ha rispettato la consuetudine. La relazione del presidente De Filippo è piuttosto un anticipo di percorso. I consiglieri - riuniti ieri in una seduta congiunta di tutte le commissioni consiliari - sanno bene che la battaglia su cifre e contenuti comincerà man mano che ci si concentrerà sui singoli articoli del disegno di legge. Il governatore ha ribadito che il tempo degli sprechi è finito da un po’. Anche quest’anno la missione «è quella della razionalizzazione delle risorse», cominciando da una conferma, «il divieto di istituire nuovi comitati, commissioni e altri organi collegiali». Per gli enti strumentali, poi, vale la regola del pareggio obbligatorio. Di deficit, in fondo, ne sono già stati ripianati parecchi negli anni.
 L’indebitamento complessivo non potrà essere superiore a 91,5 milioni di euro, di cui 14 destinati alla quota a carico della Regione per gli investimenti nel settore sanitario. De Filippo ha dettagliato alcune previsioni della manovra: atteso un contributo per l’inserimento lavorativo dei soggetti diversamente abili (1 milione di euro), mentre 42 milioni di euro saranno destinati alla prevenzione ambientale. Il fondo per le politiche sociali regionali dovrebbe essere di 24 milioni di euro, quello per le vittime dell’usura di 400 mila euro. Venticinque i milioni per ricerca e innovazione. A monte, la cifra del taglio al bilancio rispetto all’anno precedente: 112 milioni di euro.
 Faticoso, ma necessario, spiegano da via Verrastro, bilanciare esigenze e aspettative, in un provvedimento basato su «rigore, equità e crescita». A queste «tre parole chiave», De Filippo riconduce alcune misure per il sostegno al credito, gli interventi sulla banda larga, le azioni sul welfare regionale. Basterà? In realtà, la discussione solo nei prossimi giorni entrerà nel vivo, con prevedibili modifiche in corsa, proposte e suggerimenti che emergeranno nelle singole commissioni tematiche.
 Ieri, dopo una prima lettura, però, già circolavano critiche e alcuni spunti di riflessione. Mario Venezia (Pdl) si è affidato a una nota per sottolineare che i contenuti della manovra finanziaria «nella quasi totalità, sono la riproposizione di quelli dello scorso anno». Pensa, ad esempio, «agli interventi di ripiano dei debiti delle aziende sanitarie per ulteriori 20 milioni di euro, in aggiunta ai 40 milioni spesi lo scorso anno». Più di qualcuno ha fatto notare, infatti, che proprio l’audizione di De Filippo ha confermato in commissione il persistere di un deficit sanitario, per cui, invece, era stato annunciato il risanamento, grazie ai tagli approvati in sede di assestamento estivo (a partire dalla riduzione dei servizi nei presidi ospedalieri periferici).
 Il documento finanziario regionale per la gestione dei servizi di trasporto dovrebbe prevedere un fondo da 135 milioni di euro. Ma proprio questo capitolo costringerà a una serie riflessione (almeno secondo l’auspicio dei più). Come la gran parte dei settori, anche il trasporto è legato a cifre al momento solo ipotetiche. Senza l’approvazione della manovra nazionale, impossibile avere la certezza delle risorse in arrivo, su cui tarare i calcoli locali.
 In bilico anche la tassazione sul cittadino. «Il Governo Monti - ha ricordato in una nota De Filippo - ha previsto una riduzione del fondo sanitario nazionale di 2,5 miliardi che dovrebbe essere coperta dall’addizionale Irpef». La Basilicata - come altre Regioni - potrebbe coprire i minori trasferimenti aumentando l’addizionale di uno 0,30 per cento (da 0,9 a 1,23 per cento). Sarebbe la prima volta nella storia della Regione. Al momento resta un’eventualità anche l’adesione alla possibilità - indicata da un accordo Stato-Regioni - di aumentare di un centesimo al litro le accise sulla benzina. Nel frattempo, la previsione dell’incasso delle royalties sale a 100 milioni di euro.
 Il momento, spiegano un po’ tutti, è difficile. «Il punto, però, è capire dove si può incidere». Franco Mollica (Mpa) ha fatto notare che forse non bisogna lavorare solo sui saldi finanziari. «Per la crescita servono anche piccoli passi, provvedimenti attenti a far respirare la nostra economia, a partire dalla macchina amministrativa». Con sguardo lungo.
 La sensazione diffusa tra i banchi (non solo del centrodestra) è che la prossima manovra regionale si limiti, per adesso, a un «rimescolamento di cifre», in attesa del quadro nazionale. Ma poco si muove sul fronte «dello sviluppo, dell’occupazione, della crescita». L’orizzonte a cui ha fatto cenno il consigliere Luigi Scaglione (Popolari uniti) è quel costante «pantano» in cui restano i progetti di riforma. Agricoltura, enti locali, sanità quasi sopravvivono mentre si celebra un rimando tra giunta e consiglio, che paga, forse, soprattutto la carenza di «spinta» di questo governo regionale.
Sara Lorusso

Echi dalla Palude
Bentornati in Italia. Se per un attimo vi siete illusi che sarebbe bastato un manipolo di tecnici a scacciare i mercanti dal tempio di Montecitorio, ricredetevi. Non è così. La manovra, concepita come un blitz anti -spread , ha già assunto le più classiche movenze da palombaro della politica italiana, immergendosi in una trattativa talmente caotica che perfino un governo con una schiacciante maggioranza parlamentare dovrà forse ricorrere al voto di fiducia.
Sintomatica la battaglia che è infuriata sulle misure di liberalizzazione. Prima rinviate tutte di un anno, evidentemente nella convinzione che la crescita potesse attendere fino al primo gennaio del 2013. Poi, in extremis , il ripescaggio. Per i taxi, invece, nessun rinvio, ma addirittura l'esenzione totale. E sulla vendita libera dei farmaci di fascia C una vera e propria lotta di classe tra farmacisti e parafarmacisti; con i primi, molto ascoltati in Parlamento, pronti alla serrata pur di non perdere il sacro monopolio del collirio.
L'Italia delle corporazioni ha mostrato ieri i muscoli anche a uno come Monti, che pure su libero mercato e concorrenza ha costruito il suo prestigio in Europa. Come al solito, ha tentato di usare i partiti, che saranno pure in panchina ma quando si tratta di approvare le leggi giocano eccome. Si sa come funziona: tassisti e farmacisti non telefonano né a Monti né a Passera, ma ai politici protettori. I quali, a loro volta, telefonano a Monti e a Passera, che hanno bisogno dei loro voti. Eppure, a ben vedere, è proprio questa sottomissione al particulare la debolezza che ha portato la nostra politica, unica in Europa, a dover cedere lo scettro a un governo di professori. Affidata ora ai tecnici la missione del bene comune, è paradossalmente cresciuto il rischio che i partiti si trasformino sempre più in sindacati dei loro elettori o in comitati d'affari della borghesia delle professioni.
Ma anche per il governo la giornata di ieri suona la campana. Si dice che ogni manovra in Parlamento è come una lucertola, disposta a perdere un po' di coda pur di salvare la testa. Dove la testa sarebbero i saldi, conservati finora grazie all'unanimità che si registra sempre quando si tratta di aumentare la pressione fiscale inventando nuovi balzelli (notevole la tassa su immobili e attività finanziarie all'estero: non c'era il mercato unico in Europa?). Si vede che il ceto medio non ha protettori né in Parlamento né nelle piazze. Eppure la metafora della lucertola si adatta male al gabinetto Monti. Perché in questo strano animale la testa è la sua credibilità. Il sostegno di cui ancora gode nell'opinione pubblica, nonostante i sacrifici imposti, è basato sulla presunzione che i tecnici non faranno favoritismi per motivi di consenso. Ieri le forze politiche hanno festeggiato quel poco che sono riuscite a strappare ciascuna per la propria constituency . Ma se la gente si dovesse convincere che chi è protetto da un partito o da un sindacato continua a vincere anche con i tecnici al governo, allora a che servirebbero più i tecnici?
Antonio Polito
14 dicembre 2011 | 8:41

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