mercoledì 4 gennaio 2012

Federali_mattino_4.1.12. Vamos Espartaco---Fitch ha rivisto al ribasso le stime di crescita per il Pil spagnolo, portandole per il 2012 e il 2013 rispettivamente allo 0% e all'1%.---Nel terzo trimestre 2011 il tasso dei senza lavoro si è attestato al 21,52% lasciando alla Spagna il non invidiabile record tra i Paesi industrializzati.---Ecco di seguito le principali misure adottate dal nuovo governo conservatore spagnolo guidato da Mariano Rajoy per far fronte a una crisi del debito che stando agli ultimi dati sarebbe più grave di quanto inizialmente stimato, con un rapporto deficit-Pil per il 2011 dell'8% invece del 6% previsto.

Pompei, arrivano i rinforzi: ecco tredici archeologi per la salvaguardia del sito
Parma, padania. Regione: 2,1 mln per Dop e Igp
Aumento gasolio devastante per l’agricoltura
Spagna, ecco il pacchetto anticrisi del governo Rajoy
Spagna, disoccupati ancora in crescita: senzalavoro ai massimi dal 1996
Spagna: Fitch, prevede crescita zero per Pil in 2012
Atene minaccia: «Grecia fuori dell'euro senza seconda tranche da 130 miliardi»
Ungheria, migliaia in piazza contro la nuova Costituzione proposta da Viktor Orban
Corsa delle banche ai prestiti
Svizzera. Le banche hanno un’anima?



Pompei, arrivano i rinforzi: ecco tredici archeologi per la salvaguardia del sito
Gli esperti, con nove architetti e un funzionario amministrativo, nell'organico della Soprintendenza
NAPOLI - Nuovi «rinforzi» per la salvaguardia di Pompei. Tredici archeologi, nove architetti e un funzionario amministrativo, sono arrivati in Campania per rafforzare l'organico della locale Soprintendenza nella tutela degli scavi. «Sono felicissimo - dice Giovanni Puglisi, presidente della Commissione Nazionale Italiana per l'Unesco -. Mi auguro che non si tratti solo di una misura di emergenza, ma di un provvedimento che segni realmente l'inizio di una politica diversa sui beni culturali, a partire da Pompei».
«Prendo atto di un cambio di passo - ha precisato Puglisi - e non potevo auspicare di meglio da parte del nuovo ministro dei Beni Culturali, Lorenzo Ornaghi. Mi auguro, tuttavia, che tutto questo non sia un fatto episodico, ma entri in una diversa logica di governo dei beni culturali in Italia».

Parma, padania. Regione: 2,1 mln per Dop e Igp
Si possono presentare fino al 31 gennaio le domande per i 2,1 milioni di contributi regionali provenienti dalle misure del Piano rurale per promuovere i prodotti tipici e di qualità dell’Emilia-Romagna, tutelati dall’Ue e dalle leggi italiane.
  Lo prevede il bando approvato dalla Giunta regionale, su proposta dell’assessore all’Agricoltura, Tiberio Rabboni. Il bando, spiega l’assessore, «offre ai produttori singoli o consorziati una nuova opportunità di cofinanziamento della promozione per le produzioni Dop, Igp, Qualità Controllata e Bio. L’abbiamo deciso per compensare le ristrettezze finanziarie del momento e dare un ulteriore sostegno alle imprese che fanno prodotti a denominazione territoriale tutelata e di qualità, sottoposti a rigorosi disciplinari di produzione, a limitazioni produttive, ambientali e di biodiversità, a certificazioni e a controlli periodici». Il bando riguarda progetti per cibi e vini da agricoltura biologica; i 33 prodotti a Denominazione di origine protetta (Dop) o Indicazione geografica protetta (Igp); le 20 produzioni di vini Doc e Docg, e quelle a marchio Qualità Controllata.
 Tutti prodotti che costituiscono «un bene collettivo – precisa Rabboni – e sono il biglietto da visita dell’Italia e dell’Europa nel mondo. Per questo chiediamo che la nuova Politica agricola europea preveda sostegni specifici».I progetti di informazione e promozione, finanziabili al 70% della spesa ammissibile, dovranno avere una dimensione tra 50.000 e 300.000 euro; possono essere presentati dalle organizzazioni di produttori, in qualsiasi forma giuridica.
 L'aiuto è a fondo perduto. Saranno finanziate iniziative di informazione ai consumatori e agli operatori economici sulla sicurezza igienico-sanitaria, le caratteristiche chimiche, fisiche, organolettiche e nutrizionali dei prodotti di qualità; le attività di promozione pubblicitaria, da realizzare anche nei punti vendita e nella grande distribuzione; la partecipazione a manifestazioni, fiere, esposizioni ed eventi di importanza nazionale ed europea.

Aumento gasolio devastante per l’agricoltura
Filadelfo Scamporrino - 3 gennaio 2012
L’ennesimo rincaro dei carburanti, a causa dell’aumento delle addizionali regionali, rischia non solo di provocare nuove fiammate al rialzo per i prezzi al dettaglio dei generi alimentari, ma anche di far saltare i bilanci delle imprese agricole a partire da quelle che operano di questi tempi attraverso le coltivazioni in serra. A metterlo in evidenza è stata la Cia, Confederazione Italiana Agricoltori, la quale è tornata a lanciare l’allarme sul caro carburante visto che nel nostro Paese oltre l’80% delle merci viaggia su gomma, e tra queste soprattutto la frutta e la verdura. La Confederazione è di conseguenza tornata a chiedere interventi contro il caro gasolio che è devastante per le imprese agricole, le quali hanno bisogno da subito di agevolazioni per poter andare avanti.
Quella in corso da tempo è una vera e propria escalation visto che sia il precedente, sia l’attuale Governo hanno continuato ad inasprire la tassazione sui carburanti che pesa come un macigno sull’imprenditoria agricola già alle prese con l’aumento degli oneri contributivi e dei costi legati alla burocrazia.
E così, senza interventi incisivi, dopo aver pagato nel 2011 oltre 2 miliardi di euro dal caro carburanti, di questo passo nel 2012 i maggiori costi rischiano di balzare per l’agricoltura a ben 2,5 miliardi di euro. Nel dettaglio, la Confederazione Italiana Agricoltori chiede che venga istituito a favore delle imprese agricole, a partire da quelle che operano su serra, una sorta di bonus produttivo che vada a compensare le agevolazioni sull’acquisto del gasolio abolite nel mese di novembre del 2009.

Spagna, ecco il pacchetto anticrisi del governo Rajoy
Ecco di seguito le principali misure adottate dal nuovo governo conservatore spagnolo guidato da Mariano Rajoy per far fronte a una crisi del debito che stando agli ultimi dati sarebbe più grave di quanto inizialmente stimato, con un rapporto deficit-Pil per il 2011 dell'8% invece del 6% previsto.
AUMENTO DELLA PRESSIONE FISCALE
Contrariamente a quanto promesso in sede di campagna elettorale, il governo prevede un innalzamento delle imposte nel biennio 2012-13 per un totale di 6,275 miliardi di euro; in particolare, 4,1 miliardi giungeranno dall'aumento dell'Irpef (definito "temporaneo"), 1,24 miliardi dalle tasse sul capitale e 918 milioni da una tassa immobiliare.
CONGELAMENTO DEI SALARI DEI DIPENDENTI PUBBLICI
Già applicato nel 2011 (dopo un taglio del 5% deciso l'anno precedente) verrà mantenuto anche nel 2012; inoltre, viene applicato il blocco del turn-over ad eccezione dei settori "fondamentali" quali sanità, istruzione e polizia, dove tuttavia il rapporto fra pensionamenti e nuove assunzioni sarà di dieci a uno.
ALLUNGAMENTO DELL'ORARIO DI LAVORO
Riguarda sempre i dipendenti pubblici, e passerà dalle 35 ore a settimana attuali a 37,5.
CONGELAMENTO DEL SALARIO MINIMO
Rimane a 641,40 euro, uno dei più bassi in Europa (e vale dieci euro in meno rispetto alla soglia di povertà stabilita per una persona, 651 euro).
TAGLI AI BILANCI DEI MINISTERI
Tra i più colpiti Infrastrutture e Sviluppo (1,6 miliardi di euro in meno), Esteri, Industria, Energia ed Economia (tutti sopra il miliardo di euro); Interni, Giustizia e Presidenza del governo i meno toccati.
PENSIONI RIVALUTATE DELL'1%
Le sole risparmiate dalla scure, per un costo aggiuntivo valutato nel 2012 a 1,382 miliardi di euro.
PROROGA FINO AD AGOSTO DEI SUSSIDI ALLA DISCOCUPAZIONE
Quattrocento euro mensili destinati a coloro che hanno perso i diritti all'erogazione del normale sussidio; ne era prevista la soppressione a febbraio. (Ansa)
 3 gennaio 2012

Spagna, disoccupati ancora in crescita: senzalavoro ai massimi dal 1996
Il numero dei disoccupati spagnoli ha raggiunto a fine dicembre un nuovo record toccando quota 4.422.000 unità. Un livello che non si vedeva dall'inizio della crisi nel 2008 e dall'avvio della diffusione delle statistiche mensili (1996). Nel terzo trimestre 2011 il tasso dei senza lavoro si è attestato al 21,52% lasciando alla Spagna il non invidiabile record tra i Paesi industrializzati. Il dato conferma il deterioramento della situazione economica certificato qualche giorno fa anche dalla Banca di Spagna.
Deficit all'8% pil, ben oltre il previsto 6%
Le difficoltà della congiuntura spagnola trovano riscontro nel peggioramento dei conti pubblici. Nei giorni scorsi il governo ha stimato che il deficit si attesterà all'8% del Pil, oltre l'obiettivo del 6% posto per il 2011: «Le cifre sono molto più elevate di quanto non fosse stato comunicato in precedenza - ha precisato il vice-primo ministro Soraya Saenz de Santamaria - e per le quali si era impegnato il governo precedente». Il premier Mariano Rajoy aveva messo in chiaro che se i dati del deficit per il 2011 avessero superato l'obiettivo del 6%, sarebbe stato necessario un ulteriore taglio da 10 miliardi di euro.
Nuovo pacchetto misure austerità da 8,9 miliardi
Taglio che è puntualmente arrivato. Il 29 dicembre l'Esecutivo di centrodestra ha infatti varato un primo pacchetto di misure di austerità che prevede tagli ai budget dei ministeri per 8,9 miliardi di euro. Il capo del governo aveva già annunciato un taglio alle spese per 16,5 miliardi di euro per il 2012 - «per l'insieme dell'amministrazione pubblica» - allo scopo di riportare il deficit pubblico al 4,4% del Pil nel 2012. Ma qualora il deficit del 2011 fosse arrivato al 7% e non al 6%. Allora si sarebbero rese necessarie «economie aggiuntive per 10 miliardi» e a seguire per ogni punto aggiuntivo di deficit. Considerato che il deficit per il 2011 dovrebbe dunque toccare l'8% del Pil, per il 2012 appaiono necessari risparmi per complessivi 40 miliardi di euro circa. Secondo il nuovo ministro dell'Economia, Luis de Guindos, la Spagna non dovrebbe registrare una significativa contrazione dell'economia nel 2012 e il governo intende presentare proiezioni per il nuovo anno «le più realistiche possibile».
De Guindos, tagli e aumenti tasse chiesti dall'Europa
De Guindos ha giustificato il pacchetto di tagli e aumenti delle tasse con le condizioni imposte dall'Unione europea. «Senza queste misure - ha spiegato il ministro in un'intervista a Cadena Ser - la situazione sarebbe estremamente difficile. Abbiamo dovuto intervenire perchè altrimenti ce lo avrebbero imposto gli altri». Le azioni annunciate venerdì scorso sono, ha aggiunto de Guindos, «un esercizio di responsabilitá politica».
Congelamento degli stipendi pubblici
Fra le misure adottate, il prolungamento del congelamento degli stipendi dei dipendenti pubblici, il congelamento del turnover degli statali nella maggior parte dei settori, una riduzione del 20% delle strutture amministrative, la soppressione di 30 direzioni generali, tagli ai contributi pubblici a partiti politici e sindacati. Tra le altre misure, il congelamento del salario minimo a 641,4 euro e l'aumento da 35 a 37,5 ore per settimana lavorativa dei dipendenti pubblici. Il governo ha inoltre deciso un «aumento temporaneo di alcune imposte» nei prossimi due anni. Gli aumenti riguarderanno l'Irpef, l'Ici e l'imposta sui redditi da capitale.
Nonostante la difficile situazione dei conti pubblici, il nuovo governo, però, ha previsto un aumento dell'1% per le pensioni, congelate dal precedente governo socialista.
Ue si rammarica per sforamento bilancio ma elogia piano di rigore
La Commissione europea si è rammaricata dello sforamento del bilancio spagnolo salutando allo stesso tempo l'adozione di un piano di rigore che dovrebbe rallentare il deficit pubblico: «Mi rammarico dello sforamento di bilancio abbastanza consistente rispetto all'obiettivo per il 2011» - ha dichiarato il commissario europeo agli affari monetari Olli Rehn - pur sottolineando «il significativo pacchetto di misure di bilancio» adottato dal nuovo governo spagnolo. Per il commissario è comunque essenziale che la Spagna corregga il suo deficit entro il 2013 come da programma.
 3 gennaio 2012

Spagna: Fitch, prevede crescita zero per Pil in 2012
Fitch ha rivisto al ribasso le stime di crescita per il Pil spagnolo, portandole per il 2012 e il 2013 rispettivamente allo 0% e all'1%, contro il +0,5% e il +1,5% precedentemente previsti. Lo ha reso noto la stessa agenzia di rating, aggiungendo che il "deterioramento delle condizioni di finanziamento per il Governo, dovuto alla crisi del debito dell'Eurozona, ha colpito la capacitá di accesso e il costo dei capitali per le banche" del paese.
Inoltre, "una ulteriore intensificazione della crisi, un deterioramento del clima generale in Spagna e in tutta Europa, l'incremento della volatilità del mercato e dell'avversione al rischio, potrebbero colpire negativamente i profili di credito delle banche", ha avvertito Maria Jose Lockerbie, direttore del gruppo di istituzioni finanziarie di Fitch.
L'outlook per le banche è quindi negativo, dato che "il debole clima economico spagnolo, l'alto tasso di disoccupazione e i problemi del settore immobiliare continueranno a limitare i volumi di affari per gli istituti di credito", ha spiegato Lockerbie.

Atene minaccia: «Grecia fuori dell'euro senza seconda tranche da 130 miliardi»
La Grecia uscirà dall'Eurozona se il secondo accordo di salvataggio per 130 miliardi dovesse fallire. Lo ha annunciato il portavoce del governo greco Pantelis Kapsis parlando a Skai Tv, secondo quanto riportato dal sito internet della Bbc.
«L'accordo di salvataggio deve essere firmato altrimenti saremo fuori dai mercati, fuori dall'Euro», ha detto il portavoce riferendosi alla tranche di aiuti da 130 miliardi attesi dalla Ue, dal Fondo monetario internazionale e da creditori privati.
Gli ispettori di Ue, Fmi e Bce sono attesi ad Atene nel corso del mese di gennaio per definire i dettagli del piano di salvataggio che in ottobre é stato subordinato dai leader europei all'adozione di ulteriori misure di taglio del deficit e di ristrutturazione dell'economia greca.
«Non abbiamo nessun piano di avere uno Stato membro fuori dall'eurozona né nel 2012 né dopo». Lo ha ribadito il portavoce della Commissione Ue Olivier Bailly, sottolineando che le discussioni sul secondo pacchetto di salvataggio per la Grecia «riprenderanno ora in gennaio». «Speriamo di concludere il prima possibile», ha aggiunto il portavoce, ricordando che il primo punto da finalizzare è l'accordo tra le autoritá greche e il settore privato sul taglio del valore dei bond greci, e in base a questo saranno poi stabiliti i dettagli del secondo piano con la troika e l'Eurogruppo.
 3 gennaio 2012

Ungheria, migliaia in piazza contro la nuova Costituzione proposta da Viktor Orban
Decine di migliaia di persone - 100.000 secondo gli organizzatori, 70.000 per gli osservatori - ha manifestato ieri sera a Budapest contro la maggioranza governativa del premier conservatore Viktor Orban: una mobilitazione senza precedenti a cui hanno risposto partiti di sinistra ed ecologisti, ma anche movimenti della società civile.
Al contrario degli scorsi appelli alla manifestazione, che avevano mobilitato non più di qualche migliaio di persone, stavolta migliaia e migliaia di cittadini sono scesi in piazza per protestare contro la nuova Costituzione ungherese, giudicata come una violazione della democrazia.
La nuova carta costituzionale dell'Ungheria ha suscitato le critiche dell'Unione europea, del capo della diplomazia americana Hillary Clinton, del Fondo monetario internazionale (Fmi) e di numerose organizzazioni non governative: Orban è accusato, tra l'altro, di aver limitato i poteri della Corte costituzionale, di minacciare il pluralismo dei media e di aver messo fine all'indipendenza della giustizia.
I dissidenti lanciano un appello all'Europa
Oggi un gruppo di ex dissidenti ungheresi ha lanciato un appello per fermare l'attuale governo ungherese di destra, accusandolo di «distruggere lo stato di diritto democratico». Nell'appello - intitolato "Il declino della democrazia-l'avvento della dittatura" - una serie di personalità che sono note per essersi opposte ai governi comunisti tra il 1956 e il 1989 accusano il primo ministro Viktor Orban di «rimuovere i pesi e contrappesi democratici e di perseguire una politica sistematica di chiudere le istituzioni indipendenti». A firmare l'appello sono stati in 13, tra i quali lo storico Janos Kenedi, l'autore Gyorgy Konrad e Miklos Haraszti, ex rappresentante per la libertà dei media dell'Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (Osce).
I firmatari chiedono all'Unione europea (Ue) di prendere atto che l'Ungheria «è stata presa in ostaggio da un tiranno provinciale fuori dal tempo» e di «prendere una posizione» contro Orban.
Cosa prevede la nuova Costituzione
L'appello è stato reso pubblico in concomitanza con la celebrazione, ieri sera con un gala all'Opera di Budapest, della nuova Carta fondamentale, entrata in vigore il primo gennaio. La nuova costituzione rispolvera una serie di concetti cari al nazionalismo magiaro, come la Corona di Santo Stefano, e interviene in senso fortemente conservatore su temi come la bioetica e il diritto di famiglia. Inoltre, svuota le istituzioni indipendenti come la Corte costituzionale e la Banca nazionale d'Ungheria.
Ieri l'opposizione ha portato in piazza decine di migliaia di persone per protestare contro la riforma Orban. L'Ue, gli Usa, il Fondo monetario internazionale hanno espresso la loro contrarietà alla riforma, ma Orban non ha voluto sentir ragioni: per il leader del partito di destra Fidesz, che controlla i due terzi dei seggi parlamentari, la riforma costituzionale è un passo fondamentale per chiudere la transizione post-comunista.
Non la pensa così Laszlo Rajk, uno dei firmatari dell'appello, per il quale Orban - che a sua volta è stato un giovane dissidente negli ultimi anni del regime comunista - è molto simile a Janos Kadar, il leader comunista che represse la rivoluzione democratica del 1956. "Sia Kadar che Orban erano in origine dalla parte delle loro rivoluzioni ed entrambi ne hanno tradito le idee", ha affermato. "A prima vista - continua - può sembrare strano paragonarli, ma se voi pensate alle loro 'carriere', sono molto simili".

Corsa delle banche ai prestiti
Continua la corsa delle banche dell' Eurozona ai prestiti di emergenza concessi dalla Bce.
Ma al tempo stesso si riavvicinano a livelli record i depositi di liquidità a un giorno che gli istituti europei parcheggiano nella Bce. Le banche lunedì hanno preso in prestito dalla Bce 14,8 miliardi di euro, il medesimo ammontare del giorno prima, e hanno preferito depositare all'Eurotower 446,3 miliardi, una cifra vicina al record del 27 dicembre a 452 miliardi. Questo dopo la maxi-asta con cui l'Eurotower, prima di Natale, ha foraggiato 523 banche con quasi 500 mld.

Svizzera. Le banche hanno un’anima?
di Corrado Bianchi Porro
Si discute molto in questa crisi finanziaria del fatto che i Governi e gli Stati sembrino quasi prediligere la salvezza delle banche a quella dell’economia reale. D’altra parte abbiamo visto quali sconquassi possa determinare il fallimento di un singolo istituto tutto sommato minore come fu il caso di Lehman Brother all’interno di un’economia globale. Figurarsi allorché siano in pericolo grandi istituti bancari europei, sovente legati da intrecci societari e affratellati in consorzi per il salvataggio di imprese e gruppi. Così gli istituti centrali inondano di liquidità i mercati perché temono che le banche restino a corto di liquidità. Le banche sono il sangue dell’organismo della società moderna. Fanno da mediatore tra i depositi (il risparmio, le casse pensioni) e gli impegni (investimenti, stipendi, prestiti). Dunque, è indispensabile salvarle, cioè assicurare che i depositi a breve possano defluire senza intoppi in impegni a lungo termine (di cui abbisognano le imprese), per evitare un collasso del sistema. Il fatto è che questa abbondante liquidità che arriva alle banche, come accaduto lo scorso anno da parte di Fed americana, della BNS e della Banca Centrale Europea, non defluisce al sistema produttivo, se non col contagocce e a tassi da strozzinaggio, considerato quello che costa alla fonte, cioè praticamente zero. Ora, ci si chiede se le banche hanno un’anima. Ma la risposta è ovvia. Le banche non hanno un’anima; tanto meno è a loro chiesto di averla. Sarebbe già abbastanza che avessero regole sufficienti di Governance e le applicassero, evitando per esempio di spacciare ad ignari risparmiatori titoli dubbi per lucrare le commissioni. Sono invece i banchieri che devono avere un’anima capace di illuminarne l’intelligenza, evitando la comoda via di fare affari con i soldi (e i rischi) degli altri. Questo è l’augurio migliore che possiamo formulare per il 2012. Un anno che sarà cruciale per le sorti dell’euro. La moneta europea, per la verità, non è poi così debole come s’intende far credere, posto che il rapporto dell’1.20 col dollaro dei suoi esordi, oggi che è in crisi è addirittura cresciuto ad 1.30. Ma – lo ripetiamo – la vera sfida da vincere è quella atta a far affluire liquidità (sangue) al sistema produttivo europeo indirizzandolo in progetti capaci di produrre col tempo posti di lavoro, in luogo di investimenti parassitari e perduti. È un mestiere delicato e rischioso quello del banchiere. Nessun sentimento è più ricco di varianti dell’angoscia. All’angoscia della morte, si accompagna quella della vita. Ma se viene alla luce un uomo, splende alla luce un’anima.

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