mercoledì 4 gennaio 2012

Federali_sera_4.1.12. Altro che Borsa, e’ l’anno del Termostato---In dicembre l'Italia ha consumato 8.875,7 milioni di metri cubi di metano, in calo del 16,8% sul dicembre 2010 e dell'8,8% sullo stesso mese del 2009.---Secondo le stime preliminari dell’Istat il tasso d’inflazione medio annuo per il 2011 è pari al 2,8%, in sensibile accelerazione rispetto all'1,5% del 2010.---L'Europa è sull'orlo della recessione. Lo ha dichiarato Jean-Claude Juncker, presidente dell'Eurogruppo e premier del Lussemburgo in una dichiarazione al Telegraph.

L'UNIONE SARDA - Economia: Energia, rincari extra nell'Isola
Calano anche i consumi di gas (-6%)
Inflazione, Istat: balzo del 2,8% in un anno
Juncker: «Europa sull'orlo della recessione»
Crisi: Grecia, oltre tre milioni sotto soglia poverta'
Federazione Russa. Sbarazzarsi dell’euro



L'UNIONE SARDA - Economia: Energia, rincari extra nell'Isola
04.01.2012
In agricoltura i costi saliranno del 20%. L'incremento del gasolio colpisce anche gli artigiani
Pesa l'assenza di metano. Inizio d'anno difficile per le imprese Il 2012 si apre con i rincari dell'energia e in Sardegna gli aumenti peseranno ancora di più sulle famiglie e sulle imprese.
AUMENTI L'autorità per l'energia ha infatti stabilito che il prezzo della corrente elettrica crescerà del 4,9% e del 2,7% quello del gas, nel primo trimestre dell'anno. Un incremento che nell'Isola si tradurrà, solo per le imprese agricole in un + 20% dei costi. «Per le aziende sarà un grosso aumento rispetto al 2011», commenta Luca Saba, direttore regionale di Coldiretti. «Non abbiamo alternative: non avendo il metano, dipendiamo dall'energia elettrica, dal gpl o gas in bombole e in sostanza lo paghiamo molto di più». Tutti fattori che nascono dall'insularità. «In Sardegna abbiamo una sovraproduzione di energia», ha spiegato Giovanni Matta segretario generale della Cisl sarda. «Ma il nostro sistema è chiuso. L'energia che produciamo (a costi elevati), arriva solo in minima parte nel mercato nazionale. Il resto d'Italia, poi, è agevolato dalla diffusione del metano, con maggiore concorrenza e minori costi». La regione produce circa 3.500 kW a fronte di un consumo annuo di 1.700 «con costi di impianti alti». E questo, secondo Matta, «comporta un aumento della bolletta sarda del 10%». In realtà, sulla carta, il costo dell'energia al kilowatt è uguale in tutta Italia. Il prezzo della corrente, infatti, è diviso per fasce di consumo e cresce di pari passo con l'utilizzo: per incentivare il risparmio, chi più consuma, più paga. Il problema è la dipendenza dalla sola fonte elettrica.
BOLLETTA A pesare sulla bolletta energetica sono però anche i costi del petrolio. «Molti dei macchinari delle imprese agricole sono alimentati a gasolio», aggiunge Saba. «E sebbene in agricoltura non si paghino le accise, il carburante ora ha superato la soglia dell'euro ed è un aumento importante». Incremento che pesa anche sugli artigiani. «Il petrolio incide infatti sul costo dei trasporti e in generale delle imprese», precisa Luca Murgiano, presidente di Confartigianato Sardegna. «A fine anno l'incremento è stato pari al 6,7% nell'Isola e ora può crescere ancora. A farne le spese, poi, saranno tutti i consumatori perché i costi delle imprese si riversano sui beni di consumo».
SOLUZIONE Per questo in molti chiedono la diversificazione delle fonti e si augurano che il metano arrivi presto. «Il metano è una condizione essenziale per la concorrenza», dice Matta. «Per sfruttare meglio le rinnovabili, che abbiamo in abbondanza, occorrerebbe una borsa regionale dell'energia». «Il metano è un bene ma non basta, occorre diversificare puntando su altre fonti», dice Murgianu. Per Saba, ad esempio, occorre «incentivare i sistemi di microproduzione, con impianti più piccoli ed economici, in grado di coprire i fabbisogni della singola azienda».

Calano anche i consumi di gas (-6%)
M.Mor.
MILANO
 Dicembre nero per i consumi di gas, che calano del 16,8% archiviando un anno complessivamente negativo: nel 2011 la domanda ha ceduto il 6%, in parte a causa di condizioni meteo miti e forse anche di una maggiore attenzione ai consumi dei consumatori domestici dettata dalla crisi, ma anche per la pesante flessione della domanda termoelettrica, che nell'anno ha ceduto un 7,1%, travolta dalla concorrenza delle rinnovabili. Lo rileva il servizio mensile su domanda e offerta gas della Staffetta Quotidiana. L'analisi contiene elaborazioni su dati di Snam Rete Gas e del ministero dello Sviluppo economico ed è curata da Alessandro Fiorini, Gionata Picchio e Antonio Sileo.
 La domanda
 In dicembre l'Italia ha consumato 8.875,7 milioni di metri cubi di metano, in calo del 16,8% sul dicembre 2010 e dell'8,8% sullo stesso mese del 2009. Nell'intero 2011 il Paese ha consumato 77.417,2 milioni di metri cubi, in calo del 6% sul 2010 e sostanzialmente in linea con il 2009 (-0,3%). Analizzando la domanda di dicembre per settore di consumo, tutti e tre i maggiori comparti cedono terreno: il settore domestico, con 5.282,8 milioni di metri cubi, è in calo del 17,6% sullo stesso mese del 2010 e del 9% su dicembre 2009, a causa delle temperature comparativamente più alte; la maggiore flessione in termini percentuali si registra per la domanda termoelettrica a 2.138 milioni di metri cubi, in calo del 22,5% sul 2010 e del 16% sul 2009; infine perde terreno anche l'industria, che in dicembre ha consumato 1.103,7 milioni di metri cubi, il 4,5% in meno del 2010 e il 5,9% in più del 2009. Rispetto ai valori pre-crisi di dicembre 2007 le industrie e le centrali elettriche italiane hanno consumato rispettivamente il 15,4% e il 24,4% in meno.
 La cause
 A livello cumulato, il 2011 si chiude con consumi per 77.417,2 milioni di metri cubi, in calo del 6% sul 2010 e in linea col 2009 (-0,3%). L'unico settore che conserva il segno più è l'industria, che con 13.528,4 milioni di metri cubi cresce dell'1,6% sul 2010 e dell'11,5% sul 2009. Le temperature miti e forse anche una maggiore attenzione ai consumi hanno invece penalizzato la domanda civile, che con 33.607 milioni di metri cubi cede l'8% sullo scorso anno e l'1,1% su due anni fa. Il meteo non c'entra invece con la contrazione della domanda delle centrali elettriche, che con 27.677 milioni di metri cubi hanno richiesto il 7,2% in meno del 2010 e il 3,5% in meno del 2009. Il calo, avvenuto a dispetto di una domanda elettrica attesa in aumento sul 2009 e in lieve crescita anche sul 2010, è legato verosimilmente allo spostamento del mix elettrico nazionale su altre fonti, soprattutto rinnovabili, cresciute esponenzialmente nell'ultimo biennio, e in parte anche carbone (con la centrale Enel di Torrevaldaliga a pieno regime da metà 2010). Rispetto ai livelli pre-crisi del 2007, nel 2011 industrie e centrali termoelettriche hanno consumato rispettivamente il 12,8% e il 17,9% in meno.

Inflazione, Istat: balzo del 2,8% in un anno
 L’inflazione schizza in alto: secondo le stime preliminari dell’Istat il tasso d’inflazione medio annuo per il 2011 è pari al 2,8%, in sensibile accelerazione rispetto all'1,5% del 2010. Si tratta del valore medio annuo più alto dal 2008, quando raggiunse + 3,3%.
L’inflazione registra nel mese di dicembre un aumento dello 0,4% rispetto al mese di novembre e un aumento del 3,3% rispetto a dicembre 2010, lo stesso valore annuo registrato a novembre.
A dicembre, spiega ancora l’Istat, si registrano forti rialzi congiunturali dei prezzi di tutti i carburanti: la benzina aumenta dell'1,9% su novembre, mentre il relativo tasso di crescita tendenziale scende al 15,8% (dal 16,6% di novembre). Il prezzo del gasolio per mezzi di trasporto segna, inoltre, un rialzo congiunturale del 5,6% e cresce su base annua del 24,3% (dal 21,1% di novembre): si tratta dell'aumento tendenziale maggiore dal luglio del 2008.
In calo, invece, il tasso di inflazione annuo della zona dell'euro nel mese di dicembre: si è attestato al 2,8%, rispetto al 3% di novembre secondo le stime flash di Eurostat.

Juncker: «Europa sull'orlo della recessione»
L'allarme del presidente dell'Eurogruppo: agire in modo adeguato al rallentamento economico
MILANO - «L'Europa è sull'orlo della recessione». Lo ha dichiarato Jean-Claude Juncker, presidente dell'Eurogruppo e premier del Lussemburgo in una dichiarazione al Telegraph. Juncker ha sottolineato come «i depositi bancari presso la Bce hanno raggiunto un livello record». I creditori, ha osservato, «rimangono riluttanti a concedere prestiti». Per il leader delle nazioni che utilizzano la valuta comune, l'Europa deve agire in modo adeguato al rallentamento economico.
NESSUNA DEFEZIONE - Juncker ha poi spiegato che non ci sono defezioni in vista tra i Paesi aderenti alla moneta unica e che, in particolare, la Grecia «non sta considerando il ritorno alla Dracma». La situazione «è difficile», ha commentato Juncker, ma «affrontabile».
Redazione Online

Crisi: Grecia, oltre tre milioni sotto soglia poverta'
Lo riferisce oggi il quotidiano Kathimerini
04 gennaio, 11:28
(ANSAmed) - ATENE, 4 GEN - Oltre tre milioni di greci (il 27.7% su una popolazione totale di 11 milioni, ovvero piu' di uno su quattro) vivevano al di sotto della soglia di poverta' o in condizioni di esclusione sociale nel 2009, il secondo anno della recessione economica che aveva colpito la Grecia. Lo riferisce oggi il quotidiano Kathimerini citando i risultati di uno studio condotto dall'Istituto statistico ellenico Elstat. Per soglia di poverta' si considera il reddito minimo che una famiglia di quattro persone deve guadagnare mensilmente per pagare affitto e generi di prima necessità come alimenti, trasporti, vestiario e istruzione.
 Nello stesso periodo, inoltre, in base alla ricerca, un quarto (25.5%) di coloro al di sopra della soglia di poverta' vivevano in abitazioni non adeguate alle loro necessita', mentre il 27.8% avevano difficilta' ad arrivare alla fine del mese con i loro redditi.
 Il numero delle persone residenti in famiglie senza lavoratori a tempo pieno e' passato a 544,800 nel 2009 da 488,200 nel 2008 mentre il 50% di coloro che vivono al di sotto della soglia di poverta' hanno un reddito annuale di poco piu' di 5,498.35 euro. Quest'anno, in base alle nuove misure di austerity adottate dal governo di Atene per cercare di evitare che il Paese vada in bancarotta, il minimo imponibile e' stato ridotto a 5.000 euro. (ANSAmed).

Federazione Russa. Sbarazzarsi dell’euro
4 gennaio 2012
Kommersant
Il parere di esperti ed economisti della Federazione sulla moneta unica del Vecchio Continente in grosse difficoltà di sopravvivenza e sul futuro dell’Ue
Kommersant ha raccolto i pareri di esperti ed economisti della Federazione sulla moneta unica europea che sta passando i momenti più brutti della sua esistenza.
Jakov Mirkin, presidente del consiglio d'amministrazione della società di investimenti “Eurofinansy”: Semplicemente evito di aumentare i miei attivi in euro. Adesso il gioco si svolge secondo regole che la maggior parte dei piccoli investitori non conosce, quindi è difficile dire cosa ne sarà dell'euro. Ma sul lungo periodo credo che il dollaro si rafforzerà rispetto all'euro. L'Eurozona resterà in piedi, a patto che non vengano commessi degli errori di “controllo manuale” come ad esempio il tentativo di referendum in Grecia.
Andrej Savelev, presidente della holding Reso, ex-presidente della direzione di Mdm Bank: Abbiamo chiuso le nostre posizioni in euro già due mesi or sono. L'euro al momento attuale è sopravvalutato rispetto al dollaro. Ma non credo che l'euro sparirà. Può essere che alcuni Paesi escano dall'Eurozona, ma il fulcro centrale, Germania, Francia, Olanda, resterà sicuramente. E anche l'euro. Il rischio principale per l'euro non è rappresentato dalla Grecia o dall'Italia. C'è un solo modo adesso per salvare l'economia europea: battere moneta, e gli europei sbagliano a non volerlo fare. Gli americani iniziano a battere moneta al primo sussulto dell'economia, per loro è come prendere un antibiotico. In Europa invece all'inizio si curano con le “erbe”. E' per questo che i problemi dell'Eurozona si ripercuotono anche sulla nostra economia, come con la crisi americana, tutto il mondo è entrato profondamente in crisi.
Aleksej Mamontov, presidente dell'Associazione monetaria internazionale di Mosca: Sono sul mercato da vent'anni, ero in borsa sia per il “lunedì nero” che per il “martedì nero”. Ci sono le situazioni locali e ci sono i trend oggettivi. L’Ue, l'Eurozona sono un trend oggettivo, il futuro dell'economia globale. Tutti adesso strepitano per l'Eurozona, ma all'inizio del 2011 strepitavano allo stesso modo per il dollaro. E allora? L'euro però sarà più forte del dollaro. Sia nel futuro prossimo che, a maggior ragione, in quello più lontano. E non ci sarà nessuna disgregazione dell'Eurozona.
Steen Jacobsen, economista principale di Saxo Bank: Non conviene sbarazzarsi degli euro, ma l'Europa deve decidere se mantenere l'Eurozona e l'euro in particolare. Il tentativo di salvare le valute periferiche senza cambiare la composizione del membri dell’Ue, può portare a una svalutazione dell'euro. L'euro non sparirà, ma è possibile che nel 2012 diminuisca il numero dei Paesi facenti parte dell'Eurozona.
Vladislav Kochetkov, presidente e direttore della compagnia di investimenti Finam: Tutto dipende dal panorama degli investimenti. Io consiglio sempre di conservare i soldi nella valuta in cui vengono incassati, oppure di farsi dei portafogli diversificati. Adesso è al 50% in rubli e al 25% in dollari ed euro, perché l'eventualità che entro un paio d'anni sia il dollaro che l'euro vengano svalutati è abbastanza alta. Mentre il disgregarsi dell'Unione Europea e l'abbandono dell'euro sono scenari poco probabili. Sono state fatte alcune dichiarazioni con lo scopo di far cadere un po' l'euro, risultato al quale sono interessate sia la Francia che la Germania. Ma si tratta solo di interventi verbali di carattere speculativo.
Mikhail Kazin, presidente della società di consulting “Neokon”: Assolutamente no. Se la Grecia dovesse uscire dall'eurozona, l'euro farà un salto. Se esce anche l'Italia, si impennerà ancora. E il disgregarsi dell'eurozona non può non verificarsi, perché si tratta di un organismo che non è in grado di sopravvivere in condizioni di decadenza economica. Certo, cercheranno di mollare fino alla fine, e anche l'America non ha bisogno di un crollo dei mercati prima delle elezioni.
Anton Struchenevskij, economista senior di “Trojka Dialog”: Non credo che ci sarà un crollo dell'euro. Anche se in effetti senza la Grecia le proiezioni economiche dell'Eurozona migliorerebbero. E' impossibile salvare la Grecia, ma è possibile salvaguardare i creditori greci da ulteriori perdite.
Andrej Romanenko, presidente della Qiwi: Non ho mai avuto niente in euro. Tutti vivono in dollari come ai vecchi tempi, perché tutte le maggiori operazioni finanziarie passano per il dollaro. Non credo che l'eurozona si disgregherà, non farebbe comodo a nessuno.
L'inchiesta è pubblicata sul sito kommersant.ru

Nessun commento: