domenica 22 gennaio 2012

Federali_sera_22.1.12. Fuggi fuggi generale, col malloppo in tasca. - Dalla Edison passata a Edf in giù, il numero comincia a diventare preoccupante. Gancia passata agli oligarchi russi. Parmalat acquisita dai francesi di Lactalis e, ultima, ieri, la Ar, azienda agroalimentare leader nel settore dei pomodori pelati, acquisita dalla multinazionale anglo-giapponese Mitsubishi.

Città rupresti a Melfi
Monopoli. No trivelle in Adriatico
Se il sistema Italia perde i pezzi migliori



Città rupresti a Melfi
Federico di Svevia non abita più qui
di Cosimo Damiano Fonseca
La seriazione delle incisioni vallive che dal crinale delle Murge degrada verso lo Jonio e l’Adriatico, ora attraverso gravine e burroni di consistenti proporzioni, ora attraverso le forre di più esiguo impatto paesaggistico e ambientale, ha accreditato nell’immaginario collettivo, ma anche nella tradizione degli studi, una sorta di identificazione della traiettoria rupestre meridionale solo sul duplice tracciato che da Matera giunge sino a Grottaglie e da Monopoli si spinge sino a San Vito dei Normanni.

La civiltà rupestre - categoria interpretativa con la quale si è inteso connotare il popolamento in grotta e la singolarità dell’habitat - ha finito con il far assumere ai Sassi di Matera, ai villaggi cosiddetti trogloditici di Ginosa, Laterza, Massafra e Grottaglie, all’andamento geomorfologico degli insediamenti abitativi inseriti entro l’arco collinare appulo-lucano, l’esemplarità e l’esclusività di un fenomeno che invece ha più articolate tipologie entro contesti meno appariscenti ma altrettanto pregnanti.

Si prenda il caso della Basilicata dove l’indagine sul popolamento rupestre ha privilegiato a buon diritto Matera per gli aspetti esaltanti del suo habitat, per l’emblematicità della sua vicenda urbanistica, per la ricchezza dei segni che presenta, ma non vanno trascurate le altre aree dove il «vivere in grotta» ha lasciato tracce significative e importanti. Ci si intende riferire al Mercurion e al Latinianon ubicate a ovest del Pollino ai confini tra la Calabria e la Basilicata, al Vulture e a una serie di episodi entro i quali si registra una presenza di antri sacrali di non trascurabile peso.

Un’altra area dove il popolamento rupestre ha lasciato tracce rilevanti tenuto conto della specificità geo-ambientale entro cui insiste, anche se le testimonianze pervenuteci attengono alle grotte di maggiore dignità architettonica e pittorica, è il Vulture, dove i due monasteri di Sant’Ippolito e di San Michele Arcangelo presentano un indubbio sostrato che rinvia a insediamenti grottali veri e propri, e il Melfese ricco di una decina di chiese rupestri tra le quali assumono trasparente rilevanza le chiese di Santa Margherita e di Santa Lucia.

Ebbene a queste due ultime chiese rupestri si è fatto attento un programma di restauro che ha restituito al suo primigenio decoro le testimonianze pittoriche e architettoniche di una stagione singolare di cultura e di civiltà.

La cripta di Santa Lucia come quella di Santa Margherita, sono situate tra i comuni di Melfi e Rapolla. La prima scoperta dal Bertaux nel 1897 mentre attendeva alla monumentale opera sull’Arte orientale nell’Italia meridionale, è costituita da un avancorpo in muratura e da una grotta contigua scavata nel tufo vulcanico con un andamento di rilevante profondità, che si presenta monoabsidata e nella parete di fondo scandita da una serie di affreschi di chiara impronta bizantina come la «Madonna con il Bambino» e le «Storie della martire Lucia di Siracusa» con l’immagine dell’abate committente in ginocchio e a mani giunte. Una iscrizione in latino è collocata su tali dipinti peraltro di difficile comprensione ma che, quanto alla data, ha fatto avanzare una plausibile ipotesi di lettura: 1292.

Più articolato l’ampio invaso sacrale della chiesa rupestre di Santa Margherita scandito in due parti coperte da volte a crociera a sesto acuto e circondato da quattro cappelle con volte a botte, provviste di due altari, di subsellia cioè di sedili lungo le pareti e di un dovizioso apparato decorativo che nei cicli agiografici rinvia in larga misura a imprestiti afferenti a Bisanzio e, in più ridotti esempi, all’Occidente.

Tra i primi vanno ricordati: «San Michele Arcangelo», «Madonna in trono con Bambino», «San Giovanni Evangelista», «Santa Margherita», «San Giovanni Battista», «Cristo in trono», «San Benedetto», «Santa Lucia e santa Caterina», «San Basilio e san Vito», «San Guglielmo e santa Elisabetta», «Sant’Orsola», «San Paolo», «Santa Margherita con storie della sua vita», «San Pietro» e il «Cristo Pantocratore con due angeli»; tra i secondi: «Contrasto dei vivi e dei morti», il «Martirio di sant’Andrea» e il «Martirio di san Lorenzo».

Quanto al «Contrasto dei vivi e dei morti», attribuito all’ultimo quindicennio del XIII secolo, ancora una volta il mito di Federico II ha fatto centro sull’immaginario di qualche appassionato cultore di tradizioni locali che nella triade dei vivi ha voluto identificare il grande imperatore svevo insieme con la moglie e il figlio. È pur vero che tra Melfi e Federico c’è un nesso imprescindibile: basti pensare all’imponente castello, alle due opere famose dello svevo (cioè al Liber Constitutionum e al De arte venandi cum avibus), ma l’affresco di Santa Margherita va collocato in un altro contesto sia dal punto di vista pedagogico legato al monito del «memento mori» suggerito dai morti ai vivi, sia da quello cronologico tenuto conto della tragica fine di Manfredi e Corradino, ultimi rampolli di Casa sveva, sia, infine, dal punto di vista iconografico reso evidente dal giglio degli Angioini riportato sul fermaglio di una borsa gialla.
Ma anche per questa curiosità merita una visita la cripta melfese di Santa Margherita.

Monopoli. No trivelle in Adriatico
In migliaia sfilano a Monopoli
MONOPOLI – Alcune migliaia di persone stanno partecipando a Monopoli a una manifestazione contro le trivellazioni per le ricerche di petrolio in Adriatico alla quale hanno aderito associazioni ambientaliste e partiti di ogni schieramento politico.
Tra i manifestanti ci sono decine di sindaci di tutta la regione e il governatore pugliese, Nichi Vendola, il quale ha sottolineato che “la Puglia migliore è tutta qua, senza distinzioni politiche, e sta aiutando l’Italia a emanciparsi da un vecchio modello distruttivo, da un vecchio modello di crescita economica che uccide l’ambiente”.
“Penso di poter dire - ha aggiunto – che nei prossimi giorni vedremo non solo la Puglia intera, ma vedremo tutte le regioni adriatiche dire no all’idea che si possa stuprare il nostro ambiente naturale, che si possano vedere le trivelle laddove noi dovremmo proteggere il mare e l’economia della bellezza, del turismo, della pesca”. “Credo che questa giornata sia importante – ha concluso – e già ha bloccato un articolo del decreto sulle liberalizzazioni che era molto a rischio (riduzione della distanza delle trivellazioni dalla costa, da 12 a cinque miglia marine ndr). E quindi questa manifestazione ha già guadagnato un risultato”.

ANCHE IL WWF IN PRIMA FILA
Il Wwf partecipa alla manifestazione 'No Oil' di Monopoli in Puglia, indetta dalle comunità locali, «per fermare la corsa senza freni all’oro nero» e chiede «regole certe e controlli per evitare danni ambientali». Uno slogan su tutti accompagna la discesa in piazza del Wwf «contro l’economia rapinosa dell’industria dell’estrazione di idrocarburi e il predominio dei combustibili fossili»: «Chi tutela il patrimonio naturale e sceglie le energie pulite e rinnovabili, contribuisce alla ricchezza e al futuro del Paese».
In un dossier sul 'far west delle trivelle', la denuncia del Wwf: «su 136 concessioni di coltivazione in terra di idrocarburi liquidi e gassosi attive in Italia nel 2010 solo 21 hanno pagato le royalty, su 70 coltivazioni a mare solo 28». E «la corsa all’oro nero non si ferma: al 2011 sono 82 le istanze di permesso di ricerca e i permessi di ricerca di idrocarburi liquidi o gassosi in mare presentati al ministero dello Sviluppo economico. Sono invece 204 le istanze di ricerca e i permessi di ricerca in terra». Nel caso della Puglia, chiude il Wwf, «tra il 2010 e 2011 sono arrivati 9 nuovi progetti, tra istanze e permessi di ricerca».

INTRONA: MANIFESTIAMO IL DIRITTO ALLA VITA
“Siamo in piazza per manifestare il diritto alla vita in un ambiente sano”. Lo ha sottolineato il presidente del consiglio regionale della Puglia, Onofrio Introna, intervenendo alla manifestazione contro le trivellazioni al largo delle coste pugliesi. “Ringrazio – ha detto – le migliaia di persone che oggi da qui inviano un messaggio che arriverà ai Parlamenti italiano e europeo, affinchè tutti si impegnino a mantenere i nostri territori integri. Dobbiamo dire no a chi vuole dissestare l'Adriatico, a chi vuole speculare sul nostro ambiente”. “Questa – ha concluso – è una straordinaria manifestazione in difesa del nostro futuro. E ora dobbiamo continuare a lottare affinchè anche dall’Unione europea vengano le rassicurazioni opportune. Dobbiamo farlo per i nostri figli e i nostri nipoti”.

PALESE: NO ALLA DISTRUZIONE DELLE NOSTRE RISORSE AMBIENTALI
“In maniera convinta e decisa diciamo no alle trivellazioni, alla distruzione delle nostre risorse ambientali, paesaggistiche e turistiche. Non permetteremo a nessuna multinazionale di calpestare la volontà di così tanta gente”. Lo ha detto il capogruppo del Pdl alla Regione Puglia, Rocco Palese, parlando con i giornalisti a margine della manifestazione contro le trivellazioni. Ricordando che il governo ha stralciato dal decreto liberalizzazioni l’articolo che prevedeva un avvicinamento alla costa delle trivelle, da 12 a cinque miglia, Palese ha detto che “abbiamo fermato il governo e, con tutto il rispetto per Monti, che sta facendo molto per il Paese, non permetteremo a nessuno di calpestare la Puglia e il Sud’'.

SINDACO DI MONOPOLI: VOGLIAMO MORATORIA
“Chiederemo a Bruxelles, il più presto possibile, una moratoria europea sul divieto di installazioni petrolifere offshore per l’estrazione di idrocarburi”. Lo ha annunciato il sindaco di Monopoli, Emilio Romani, nel corso della manifestazione organizzata nella sua città contro le trivellazioni in Adriatico e al largo proprio delle coste di Monopoli. “Credo – ha aggiunto – che in democrazia il principio di rispettare la volontà della maggioranza non vada mai leso”. “La politica e la società civile dicono no a questo tipo di progresso – ha concluso – e quindi dobbiamo rispettarle”. 

GODELLI: IL MARE E' LA NOSTRA STORIA
“Il mare è la nostra storia e quando c'è una storia c'è anche il futuro. E noi siamo qui per difenderlo, per garantire la sua integrità, la sua meraviglia e la sua bellezza”. Lo ha detto l’assessore al Turismo della Regione Puglia, Silvia Godelli, parlando con i giornalisti a margine della manifestazione contro le trivellazioni per le ricerche di petrolio in Adriatico. “Non lo facciamo solo per il turismo – ha speigato – ma lo facciamo per il destino dei giovani che verranno e delle nuove generazioni. Per mantenere intatto quel patrimonio che è insostituibile”.

NICASTRO: PRONTI AD UN PONTE DI BARCHE
“Questa è solo la prima risposta, poi ci sarà quella via mare: faremo un ponte di barche, pescherecci e gommoni, per impedire qualunque velleità di perforazione e anche di semplice prospezione geosismica”. Lo ha detto l’assessore all’Ambiente della Regione Puglia, Lorenzo Nicastro, onel corso della manifestazione di Monopoli. “E' una giornata storica per la Puglia – ha rilevato – ci sono manifestanti che vengono da 800 chilometri di distanza”. 
Riguardo all’articolo stralciato dal decreto liberalizzazioni, che prevedeva un avvicinamento dele trivelle alle coste, da 12 a cinque miglia, Nicastro ha detto: “C'è sicuramente una marcia indietro del governo, però la soglia di attenzione deve essere altissima perchè gli interessi in gioco sono rilevantissimi. Nella congiuntura economica sfavorevole che sta vivendo l'Italia, non vorrei si pensi che una parte della soluzione dei problemi possa passare per un deregulation di un settore così importante. Ora confido molto nell’impegno dei nostri parlamentari di ogni schieramento politico”.
Infine, Nicastro ha spiegato che “c'è la possibilità di una moratoria a livello europeo così come c'è a livello del governo nazionale. Ma non credo – ha concluso – che le politiche energetiche dell’Ue e dell’Italia vadano in questa direzione, penso piuttosto vadano in quella opposta”.

ANCI PUGLIA: SERVE PARERE DI ENTI LOCALI
“Crediamo con forza nella democrazia locale e dobbiamo essere uniti: Comuni, Province e Regioni dell’Adriatico devono far sentire la propria voce e le propire ragioni. Il forte impatto ambientale di questi progetti rende vincolante e imprescindibile il parere degli enti locali e dei cittadini per impedire disastri ecologici”. Lo ha sottolineato il presidente dell’Anci (Associazione nazionale dei Comuni) di Puglia, Luigi Perrone, in occasione della manifestazione contro le trivellazioni nel mare Adriatico organizzata a Monopoli al largo delle cui coste la Northern petroleum sta conducendo prospezioni geosismiche.

Perrone ha spiegato di “apprezzare il passo indietro compiuto ieri dal governo che, nella versione definitiva del decreto sulle liberalizzazioni, ha cancellato la disposizione che liberalizzava la ricerca di idrocarburi”. Tuttavia – ha concluso – “è necessaria la definizione di una politica energetica nazionale ecosostenibile che veda protagonisti i Comuni e riduca il potere delle grandi imprese multinazionali”.

LEGAMBIENTE: LE TRIVELLE NON CAMBIANO I COSTI DELL'ENERGIA
“Se estraessimo gli 11 milioni di tonnellate di riserve petrolifere stimate nei fondali marini del nostro Paese, li esauriremmo in soli 55 giorni. Perciò basta con le menzogne: le trivellazioni non servono a ridurre i costi delle bollette”. Lo sottolineano Stefano Ciafani e Francesco Tarantini, rispettivamente vicepresidente nazionale di Legambiente e presidente regionale della sezione pugliese dell’associazione ambientalista che oggi a Monopoli ha preso parte alla manifestazione contro le ricerche di petrolio nell’Adriatico. “Dobbiamo fermare questo folle progetto – spiegano – che serve solo a ingrassare i bilanci di poche multinazionali petrolifere a danno degli interessi della collettività che invece vuole preservare le coste italiane per promuovere turismo di qualità e pesca sostenibile”.

“Non ha alcun senso estrarre le riserve italiane – rilevano – viste le quantità ridicole di cui disponiamo”. Piuttosto, “occorre promuovere politiche di mobilità sostenibile, visto che è il settore dei trasporti che consuma la gran parte dei derivati del petrolio”. “In provincia di Vercelli- ricordano – è in costruzione una bioraffineria di seconda generazione, che produrrà biocarburanti dalla canna da fosso e che non entrerà in competizione con le colture a destinazione alimentare. Questo è quello che serve al Paese”. “Attendiamo di vedere il testo definitivo del decreto sulle liberalizzazioni varato ieri dal Consiglio dei ministri - concludono – ma stando a quanto riportato dalle indiscrezioni di stampa, le minacce non sono allontanate poichè resterebbero dei nuovi criteri che aprirebbero porzioni di mare al rischio trivelle oggi vietato anche alla legge varata nell’agosto 2010”.

VERDI: CLINI DIFENDA IL MARE
“Sulle trivellazioni petrolifere avevamo ragione noi: confermiamo quello che abbiamo denunciato ieri e le smentite che sono arrivate suonano come delle prese in giro”. Lo dichiara il Presidente nazionale dei Verdi, Angelo Bonelli, che aggiunge: “Con gli articoli 16 e 17 del decreto sulle liberalizzazioni sarà possibile fare trivellazioni petrolifere aree marine e naturali pregiate che sono Aree marine protette di prossima istituzione come l’Isola di Pantelleria, il Canale di Sicilia e gran parte del territorio della Basilicata”.

 “Chiediamo alle forze politiche presenti in Parlamento – afferma – di stralciare immediatamente la materia delle trivellazioni per evitare di svendere larghe fette del nostro territorio e di quelle che stanno per diventare aree marine protette ai petrolieri”. “Il comma 'killer' – prosegue Bonelli – è l’ultimo capoverso del comma 1 dell’Articolo 17 che recita: 'nel caso di istituzione di nuova area protetta restano efficaci i titoli abilitativi già rilasciatì”.
“Si tratta di un vero e proprio imbroglio – spiega -. Infatti si verifica questa situazione: 'oggi si rilascia il permesso ad una trivellazione in un’area che sta per diventare Area protetta come ad esempio l’Isola di Pantelleria (dove già è stata presentata la richiesta per il permesso a trivellare), domani quella stessa porzione di territorio diventa area protetta ma le compagnie petrolifere conservano un titolo perfettamente valido per fare trivellazioni che sopravvive all’istituzione dell’Area protetta”. “Chiediamo immediate spiegazioni al ministro dell’Ambiente Corrado Clini – conclude Bonelli -. Clini difenda il mare italiano dal petrolio e spieghi perchè ieri ha smentito quando la norma sulla trivella libera esiste”.

DECARO: IL BLU DEL MARE BATTE IL PETROLIO
“Oggi il blu del mare ha prevalso nettamente sul nero del petrolio”. Lo afferma il capogruppo del Pd alla Regione Puglia, Antonio Decaro, commentando la manifestazione organizzata a Monopoli contro le ricerche di petrolio in Adriatico, alla quale hanno aderito in migliaia. Per Decaro, “oggi i cittadini pugliesi hanno difeso quelle che sono le risorse più importanti della nostra regione: il nostro territorio, le nostre coste e il nostro mare”. “I pugliesi - conclude Decaro – credono fermamente in un modello di sviluppo ecosostenibile e mai nessuna trivella farà loro cambiare idea”.
                                       
Se il sistema Italia perde i pezzi migliori
Il made in Italy che perde i pezzi è ormai diventato un rosario che viene sgranato quasi quotidianamente. Aziende di piccole dimensioni ma di significativo impatto, medie imprese e multinazionali che vanno in mani straniere. Dalla Edison passata a Edf in giù, il numero comincia a diventare preoccupante. Gancia passata agli oligarchi russi. Parmalat acquisita dai francesi di Lactalis e, ultima, ieri, la Ar, azienda agroalimentare leader nel settore dei pomodori pelati, acquisita dalla multinazionale anglo-giapponese Mitsubishi. Un'impresa, la Ar, forse poco nota al grande pubblico ma ben strutturata e ramificata in tutto il mondo. Solo il 20% delle vendite del gruppo sono realizzate in Italia mentre il giro d'affari all'estero va dal 60% nel resto d'Europa, al 10% per cento in Africa e negli Stati Uniti e Canada. Nessuno vuole tessere l'elogio del protezionismo o della difesa dell'italianità del latte o dei pelati. In un mercato aperto sarebbe anacronistico, una battaglia senza possibilità di successo. Occorre però che sull'industria italiana si faccia una riflessione seria. Le reti, le interconnessioni,i distretti, le grandi aziende capofila, la conquista dei mercati esteri. Non vogliamo chiamarla politica industriale, termine desueto? Chiamamolo però sistema Paese e, a tutti i livelli, occupiamocene.

Nessun commento: