lunedì 30 gennaio 2012

Federali_sera_30.1.12. Mezzogiorno, depauperamento forzoso: ovvero come ti distruggo l’area geografica piu’ ricca del Mediterraneo lobotomizzandone i nativi. - La produzione agricola sarda si contrae in tutte le principali culture perché molti agricoltori ritengono che non sia più conveniente coltivare: del resto basti pensare che il prodotto italiano per eccellenza, cioè la pasta, è fabbricata con la materia prima, il grano, che arriva da tutti i paesi del mondo.---Potenza, Luigia Ierace: Arrivano i soldi del petrolio direttamente nelle tasche dei cittadini attraverso la card bonus idrocarburi: 100 euro e 70 centesimi che andranno a beneficio dei circa 290 mila patentati, maggiorenni, residenti in Basilicata che ne hanno fatto richiesta.---Vendola: Se le galere diventano una discarica sociale in cui far precipitare tutto quello che è brutto, sporco e cattivo, che disturba la quiete pubblica, che turba il decoro piccolo-borghese, vuol dire che stiamo regredendo verso un moderno Medioevo. E soprattutto le carceri sono piene di poveri, perchè o si combatte la povertà o si combattono i poveri. E in Italia, come in tanta altra parte del mondo, si preferisce combattere i poveri piuttosto che la povertà.

LA NUOVA SARDEGNA - Economia: Agroindustria, le crisi aperte
Vendola: «Situazione carceri è medievale»
LA NUOVA SARDEGNA - Politica: I sardisti: alle stelle i costi della Sassari-Olbia
Bonus card carburanti arrivano i soldi per i patentati lucani
De Renzis, il capuano che bombardò casa
Udin, oltrepadania. Benzinai pronti a bloccare tutte le strade verso la Slovenia
Federazione Russa. Un mare di rubli ma poche idee



LA NUOVA SARDEGNA - Economia: Agroindustria, le crisi aperte
30.01.2012
CAGLIARI. Aziende chiuse per crisi di mercato ma anche per mancanza di liquidità. L’agroalimentare sardo, compreso tra punte di eccellenza e crisi, scricchiola proprio mentre il governo Monti liberalizza anche l’agricoltura: sarà più facile assumere lavoratori extracomunitari, (che già lavorano nei campi), più semplice la vendita diretta dei prodotti. La crisi è profonda, legata anche agli errori di certe politiche comunitarie e al dominio della grande distribuzione che determina i prezzi a piacimento. Il peso degli agricoltori cala e nelle dinamiche dell’occupazione aumenta il lavoro degli immigrati ma la produzione agricola è legata alla trasformazione e dà un contributo fondamentale alle esportazioni. La Sardegna va in controtendenza rispetto all’Europa: nel vecchio continente non si riduce la superficie coltivata ma le imprese agricole si concentrano, diventando sempre più grandi; nell’isola ci sono punte di eccellenza ma, alla fine, la forza deriva dai piccoli e medi produttori. La produzione agricola sarda si contrae in tutte le principali culture perché molti agricoltori ritengono che non sia più conveniente coltivare: del resto basti pensare che il prodotto italiano per eccellenza, cioè la pasta, è fabbricata con la materia prima, il grano, che arriva da tutti i paesi del mondo. Dal 2005 l’Europa dà contributi anche se non si coltiva il che significa che se un agricoltore spende di più. Anche il settore primario, quindi, è attraversato in Sardegna da una crisi che ha portato ad avere 1.002 persone interessate dai vari ammortizzatori sociali, Cig, mobilità, disoccupazione speciale. La tabella che pubblichiamo accanto è davvero una testimonianza della crisi. Vediamo qualche esempio: l’Azienda Paradiso di Barrali è l’unico produttore sardo di mele di altissima qualità. Ha fatto ricorso alla Cigs a rotazione quando l’azienda è andata in pre-liquidazione. Chiuse l’ex Valriso (allevamento suino) e tutto il personale collocato in mobilitazione, e l’Inalca carni (allevamento bovino e suino). Le grandi difficoltà nel settore dell’allevamento dei suini ha portato la società Suinicola Centro Sardegna di Isili alla liquidazione volontaria. (Anche in questo settore incide, come per la pasta e il grano, la materia prima che viene sempre più importata). Per la Trexenta, azienda di Ortacesus che puntava sulla zootecnica particolare (struzzi e bufale), liquidata, c’è ora l’ipotesi di una riconversione nel settore dell’energia rinnovabile. Il caso dell’Unilever di Cagliari, cioè la vecchia Algida, è notissimo perché ha segnato la nascita del sindacato europeo quando delegazioni da tutto il mondo andarono a protestare contro la dirigenza della multinazionale in Olanda. Crisi di mercato per le fattorie Girau di San Gavino e per la Congisarda di Marrubio; la prima è un caseificio che si è trovato anche in crisi di liquidità, l’altra un mangimificio. Per effetto della crisi si sono aggravate le difficoltà delle aziende di allevamento nel comparto ovicaprino: hanno inciso la debolezza della domanda di prodotti caseari provenienti dall’estero, l’acuirsi dei problemi riguardanti l’eccesso di capacità produttiva e la minore redditività della produzione conferita all’industria di trasformazione. La crisi di mercato ha colpito anche un altro mangimificio oristanese, la Martini, mentre Vip Sardegna, (trentuno lavoratori in mobilità), che commerciava pesce surgelato ha ceduto gli impianti alla Despar. Negli ultimi posti della tabella quattro casi molti noti: Sbs, la Società bonifiche sarde, la Palmera di Olbia, la Setam di Berchidda (allevamento suino) e infine i Consorzi di bonifica. Per la Sbs si prevede la cessione totale o parziale d’azienda, la Palmera è in attesa di una riconversione mentre 100 lavoratori e altri 150 stagionali sono stati reimpiegati da Asdomar in un altro sito. Il caso dei Consorzi di bonifica riguarda duecento lavoratori precari. Il comparto scricchiola e la Regione vuole salvaguardare l’agricoltura intensiva, capace di produrre lavoro e reddito. Il problema - dicono gli agricoltori - è che con pochi ettari si può campare ma chi ha grandi estensioni deve sottostare al potere della grande distribuzione.

Vendola: «Situazione carceri è medievale»
BARI, – «E' una vergogna assoluta, frutto del fatto che in Italia si è pensato di anno in anno di risolvere gigantesche questioni sociali affidandosi alla recrudescenza delle pene, immaginando di inseguire ciò che si presenta in maniera complicata e inedita con l’idea che il Codice penale debba governare la realtà». Lo ha detto il presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola, a margine della cerimonia di inaugurazione dell’anno giudiziario di Bari.
«Noi ci troviamo galere piene di persone che non hanno bisogno tanto della privazione della libertà personale ma dell’accompagnamento – ha detto Vendola – avrebbero bisogno di servizi sociali, di una possibilità di vita, di lavoro. Se le galere diventano una discarica sociale in cui far precipitare tutto quello che è brutto, sporco e cattivo, che disturba la quiete pubblica, che turba il decoro piccolo-borghese, vuol dire che stiamo regredendo verso un moderno Medioevo. E soprattutto le carceri sono piene di poveri, perchè o si combatte la povertà o si combattono i poveri. E in Italia, come in tanta altra parte del mondo, si preferisce combattere i poveri piuttosto che la povertà».

LA NUOVA SARDEGNA - Politica: I sardisti: alle stelle i costi della Sassari-Olbia
30.01.2012
CAGLIARI. Da 700 milioni a un miliardo: alla fine quando sarà completata la quattro corsie Sassari-Olbia sarà costata 400 milioni in più rispetto al primo stanziamento, quello programmato ai tempi del G8 di La Maddalena. Perché così tanto e soprattutto quali sono i motivi dell’aumento? A chiederselo sono i consiglieri regionali del Psd’Az, che sabato hanno presentato un’interpellanza e adesso aspettano una risposta chiarificatrice dall’assessore regionale ai Lavori pubblici. È il capogruppo Giacomo Sanna, primo firmatario, a scrivere che «la variazione fra i due importi è evidente e consistente, ma nulla finora pare chiarire i criteri e le modalità che hanno portato a far lievitare la base d’appalto complessiva». Secondo i sardisti, a questo punto, è necessario che sia fatta trasparenza su molti passaggi e anche «sui criteri utilizzati e o che saranno utilizzati per l’aggiudicazione dei singoli lotti». Ma - è ancora scritto nell’interpellanza - anche «sui criteri adottati per la nomina delle commissioni aggiudicatrici». Proprio la settimana scorsa, il lotto 9 (i 2,4 chilometri che collegheranno l’aeroporto Costa Smeralda con la nuova Statale) è stato aggiudicato al consorzio temporaneo d’imprese costituito dalle Cooperative di Bologna e dalle imprese sassaresi Novaco-Montalbano e Acquaverde. Ebbene, nel primo progetto, quello all’epoca del G8, l’importo per questi lavori era di 14 milioni e 730mila, ma la base d’asta finale per le 35 imprese che hanno presentato la loro offerta al ribasso è stata di 37 milioni e 800mila: perché questa differenza? Per la cronaca, va detto che i vincitori hanno prevalso sulla concorrenza con un ribasso del 36,4 per cento proprio sulla seconda base d’asta. E ancora sempre per fare chiarezza: perché nello stesso lotto - secondo la tabella che prevede alcuni generici costi di adeguamento - ben tredici milioni sono stati caricati sulla voce “somme a disposizione della stazione appaltante e relativi oneri di investimento”? La genericità è appena più dettagliata nel conto economico del lotto 9, in cui oltre ai capitoli che riguardano l’acquisizione di terreni e immobili e le spese per collaudi e allacci, sono indicate due sotto voci di spesa che dicono tutto e niente: interferenze e imprevisti: cosa comprendono? È proprio su questi misteri che i sardisti chiedono chiarezza. Soprattutto perché la differenza fra vecchio e nuovo importo è una costante in tutti i dieci lotti. In quello zero, i 36 milioni iniziali diventano 67, di cui quasi 15 imputati alla voce “somme a disposizione”. Nel lotto numero uno, è il tratto Ploaghe-Ardara in fase di aggiudicazione, da 53 milioni a 112, di cui 31 per le cosiddette spese varie. E lotto dopo lotto, l’importo schizza da 700 milioni a 1.091.253.950,66, di cui quasi 300 in un calderone su cui è necessario - scrive il Psd’Az - fare subito chiarezza

Bonus card carburanti arrivano i soldi per i patentati lucani
di Luigia Ierace
POTENZA - Arrivano i soldi del petrolio direttamente nelle tasche dei cittadini attraverso la card bonus idrocarburi: 100 euro e 70 centesimi che andranno a beneficio dei circa 290 mila patentati, maggiorenni, residenti in Basilicata che ne hanno fatto richiesta. Parte, infatti, da domani, lunedì 30 gennaio, l’accredito della somma sulle card rilasciate. Tutto secondo la tempistica fissata dalla Direzione generale del Dipartimento per l’Energia del Ministero dello Sviluppo economico. È terminata regolarmente la fase di invio delle card e si procede secondo il programma definito con Poste Italiane.
Ormai il bonus è in dirittura d’arrivo, ma è inutile affrettarsi alle poste per attivare la card (chi non lo avesse già fatto) o ai distributori di carburante (chi ha già attivato la carta alle Poste). Le operazione di accredito si completeranno il 17 febbraio e dal 18 febbraio tutte le card saranno cariche. Il che vuol dire che i cittadini, con la card già attiva, potranno consumare il bonus dal 18 febbraio, anche in unica soluzione. L’unico vincolo è dato dal fatto che il bonus è spendibile esclusivamente nei distributori di carburante abilitati al circuito Mastercard.
In questi giorni stanno, quindi, arrivando nelle case dei lucani le ultime card o pin. E questo sta spingendo molti ad affrettarsi alle Poste per attivarle. Operazione molto semplice che consiste nel presentarsi allo sportello con la card e un documento di identità e il codice fiscale (l’operazione non può essere, infatti, delegata) e nella compilazione di un modello con i propri dati anagrafici e fiscali. Ma tenendo conto il numero alto di cittadini che si sta presentando alle Poste, anche questa semplicissima operazione crea code e disagi. Il programma bonus idrocarburi ha interessato 3.323 uffici postali in tutta Italia (che hanno ricevuto almeno una richiesta).
Occorre sottolineare che per l’attivazione della card in qualsiasi ufficio postale d’Italia non c’è un limite temporale, ma fin quando la card non viene attivata, non si potrà ovviamente spendere il bonus. Ma anche per l’utilizzo della card c’è tempo. La sua validità è fino al 2017. I soldi sono lì, il proprietario è l’intestatario della carta e può utilizzarla quando e con le modalità che vuole: tutto l’importo o in parte, senza pagare alcuna commissione e per acquistare un’ampia gamma di carburanti.
Quanto alle preoccupazioni di chi non ha ancora ricevuto la card. Occorre attendere ancora qualche giorno per consentire alle ultime lettere di arrivare, a meno che non si tra gli esclusi dal beneficio.
Su tutte le richieste di bonus pervenute ne sono state, infatti, rigettate solo 104. Ma i cittadini che non potranno avere il bonus riceveranno comunque una comunicazione diretta in cui saranno spiegati i motivi di tale esclusione. Fondamentalmente il criterio adottato dal dipartimento Energia del Ministero dello Sviluppo Economico è stato quello di cercare di includere quante più pratiche possibili. Le istanze rigettate sono quelle per le quali non è stata possibile la correzione dei dati in manuale neanche con il controllo cartaceo.
Quanto ai costi di ogni card, l’importo è di 9,5 euro, comprensivo di tutte le spese. Il criterio adottato dal Ministero è stato quello di ripartire la somma destinata a Poste Italiane per tutta l’operazione nel tempo e di non far gravare le maggiori spese dell’avvio della procedura sui beneficiari del primo anno. Costi ridotti al minimo, assicura il Ministero.

De Renzis, il capuano che bombardò casa
Trovato da un nipote il diario dell'ex allievo della Nunziatella che nel 1860 guidò l'attacco dei piemontesi
CASERTA — «Alle 6 del mattino entro in Capua a cavallo con Ferrero. La strada ferrata, la stazione, il campo, erano rimasti senza un albero. L'aspetto della città è squallido, poca gente e certe facce sparute da far compassione. La mia casa è malridotta, tre bombe han incendiato il quarto superiore e incendiata la scala. Molti Capuani nel vedermi vengono a baciarmi la mano, veramente con effusione di buon di sofferenze fisiche e morali. Giovanni ha ritrovato tutta la sua famiglia, povero diavolo, comandava una batteria d'assedio ed aveva la moglie ed i figli dentro la città. Eppoi si parla di Bruto». È il 3 novembre 1860, sette giorni prima Vittorio Emanuele II e Giuseppe Garibaldi si sono stretti la mano poco lontano da Capua, l'esercito Piemontese dei Savoia affronta le ultime sacche di resistenza borbonica, la città che fu anche di Ettore Fieramosca cade in tre giorni sotto le cannonate.
IL DIARIO RITROVATO - A ordinare «fuoco!» c'è anche un ufficiale capuano, Francesco De Renzis, che vede sbriciolata parte della sua stessa abitazione sotto le bordate che egli stesso ha ordinato. Sta con gli assedianti, il capuano-savoiardo, e nel brano d'apertura, l'amaro riferimento a Bruto che accoltella Cesare è anche riferito a sé stesso, comandante della batteria d'assedio. La cronaca sincopata, con tratto da cronista d'agenzia, caratterizza il diario di Francesco De Renzis dal 10 ottobre 1860 al 9 marzo 1861. Un documento inedito, questo, che viene dato alle stampe da uno storico di Teano, Claudio Gliottone. «È stato un mio caro amico, Nicolò De Renzis — racconta Gliottone — a ritrovare il manoscritto del proprio bisnonno, Francesco De Renzis, barone di Montanaro e di San Bartolomeo, più volte parlamentare del Regno d'Italia, anche presidente della Provincia di Caserta nel 1884, ambasciatore a Madrid e a Londra, cognato di Sidney Sonnino, storico presidente del Consiglio dei ministri». Uno spaccato di storia italiana, gli avvenimenti raccontati dal fronte opposto ai Borbone, la descrizione delle manovre militari dei generali dell'esercito sabaudo Valfrè, Cialdini e Menabrea, gli apprezzamenti che si ebbero da Eugenio di Savoia, principe di Carignano, per il comportamento delle batterie da lui comandate nell'assedio di Gaeta («Lei è napoletano? Cio' le fa ancora più onore»), tutto è riportato con efficace sintesi nel diario.
STORIA DI UN SOLDATO -Francesco De Renzis era nato a Capua da Ottavio e Maria Rosa Morvillo, studiò nel seminario di città ed entrò giovanissimo nel collegio militare Nunziatella di Napoli. Prestò servizio nell'esercito borbonico fino al 1860, poi si arruolò a Torino nell'esercito sabaudo. «La sua formazione ispirata ai principi liberali — dice Gliottone — era incompatibile con il governo borbonico che giudicava assolutista e reazionario. Lasciata Capua per Torino, da ufficiale fu fedele ai suoi principi anche quando fu spedito al Sud, per bombardare la sua stessa città di Capua ove ancora abitavano i suoi familiari. Intuibile il dramma interiore che ne portò, ma la sua dignità e coerenza furono sempre salve». Quasi un semestre di cronache di guerra, nel diario di De Renzis, ed anche qualche particolare singolare su personaggi che oggi sono monumenti in piazze dedicate. Come quello riferito al re Vittorio Emanuele II, la maestà che dopo aver ricevuto il saluto da Garibaldi, si occupa delle operazioni militari ma cerca anche «distrazioni». È il primo novembre, sul percorso per Sant'Angelo in Formis, De Renzis si imbatte nel convoglio di Vittorio Emanuele II.
UNO STRALCIO DELLO SCRITTO - Dal diario: «Mentre mi ci reco a cavallo incontro il Re in carrozza. Il Re mi domanda parecchie notizie. Egli è dispiaciuto per un certo numero di prigionieri che sono rimasti in mano del nemico. S.M. mi ha domandato se in S. Maria ci sono belle donne. "V'è n' ha una quantità — gli ho risposto — con i garibaldini ce ne son tante, anzi questa mattina ne ho vista una vestita da uomo che poteva avere un vent'anni. "Vent'anni " ha esclamato il Re aprendo un paio d'occhi di desiderio». Dove si dimostra che donne, giovani soprattutto, si sono sempre incrociate con quanti di un Paese fanno cronaca e storia e ne conservano tra le mani, evidentemente, anche i destini.
Franco Tontoli

Udin, oltrepadania. Benzinai pronti a bloccare tutte le strade verso la Slovenia
La protesta si allarga da Gorizia fino alla Bassa friulana: fermeremo il Lisert. L’ultimatum della categoria alla Regione: giovedì vogliamo chiarimenti. I gestori denunciano «l’incapacità di una classe politica di tutelare un’umile categoria in via d’estinzione e gli interessi del paese, permettendo che enormi quantità di denaro finiscano in altri paesi»
Ilaria Purassanta
 UDINE. Protesta dei benzinai, sale la temperatura. I gestori in sciopero della fame non demordono e annunciano nuove eclatanti azioni: picchetti sulle autostrade, nel caso in cui la prossima settimana non arrivino i provvedimenti attesi dalla Regione ma soprattutto dallo Stato. «Confidiamo – precisa il benzinaio Fabio Zanetti, che, da lunedì scorso, insieme al collega Paolo Macuz assume soltanto 410 calorie al giorno – che la giunta regionale approvi il maggiore sconto possibile e che il governo emani il decreto legge per l’incremento della compartecipazione regionale al gettito delle accise. Altrimenti siamo pronti a bloccare il casello del Lisert».
 Una trentina di rappresentanti sindacali, non solo dalla provincia di Gorizia ma anche dalla Bassa friulana, hanno sottoscritto un documento congiunto, al termine dell’assemblea che si è svolta ieri mattina in piazza della Vittoria, dove da una settimana sono accampati i benzinai in sciopero della fame.
 Nella nota i gestori denunciano «l’incapacità di una classe politica di tutelare un’umile categoria in via d’estinzione e gli interessi del paese, permettendo che enormi quantità di denaro finiscano in altri paesi», chiedono la solidarietà dei tabaccai, penalizzati anch’essi dall’esodo della Slovenia, degli autotrasportatori, quasi scomparsi, di tutti gli altri operatori economici in sofferenza per colpa delle medesime problematiche e dei cittadini. Infine, l’avvertimento: «Innalzeremo il livello della protesta e, se non troveremo alcun riscontro, bloccheremo le autostrade e tutte le vie di collegamento con i paesi dell’est». La tendopoli in piazza della Vittoria rimarrà allestita fino a mercoledì notte compresa. «Noi restiamo qui finché non decidono – sottolinea Zanetti – e giovedì andremo al palazzo della Regione con un panino al sacco: lo mangeremo soltanto se verranno incontro alle nostre richieste».
 La speranza, dopo l’apertura del vicepresidente della Regione Luca Ciriani, è che la giunta opti per un ulteriore aumento degli sconti sui carburanti e che, nel contempo, il governatore Renzo Tondo, giovedì a Palazzo Chigi, porti a casa un nuovo patto Stato-Regione comprensivo dell’emendamento sulla benzina. L’atto bipartisan chiede che le compartecipazioni dovute al Fvg sulle accise salgano dall’attuale 29% al 42%. In tal modo la Regione potrà incamerare le risorse necessarie per innalzare i contributi alle famiglie e riuscire ad allineare i prezzi dei carburanti a quelli praticati in Slovenia.
 In attesa del decreto legge la Regione varerà un correttivo d’emergenza, con delibera di giunta, per anticipare con fondi propri gli sconti. L’assessore alle finanze Sandra Savino aveva ipotizzato un ulteriore contributo di 4 centesimi su gasolio e benzina nella fascia 1 e di 2 centesimi sui carburanti nella fascia 2, dal 1° al 29 febbraio mentre Ciriani aveva annunciato la coesistenza di varie ipotesi allo studio per arginare l’emorragia dei pieni in Slovenia.

Federazione Russa. Un mare di rubli ma poche idee
30 gennaio 2012
Juliana Petrova, Secret Firmy magazine
Nel 2011 in Russia è comparso un nuovo tipo di fondi di venture capital, con i quali si punta a finanziare la formazione di startupper. Eppure mancano i progetti
“Un ufficio confortevole non lontano dal centro di Mosca con moderni MacBook argentati e iPad nuovi di zecca, e 150 mila dollari per la realizzazione di un prototipo. Ma il nostro asso nella manica sono i nostri consulenti-Farm, i migliori investitori e imprenditori del mercato”. Così il fondo di capital venture Farminers cerca di attirare nuovi autori di idee imprenditoriali nella propria accademia di startuppers. Fondato da Igor Macanjuk, uno dei veterani del mercato russo di giochi online, nonché, in passato, uno dei maggiori azionisti di Mail.ru Group, assieme ad Alena Vladimirskaja, direttrice dell’agenzia di recruiting Pruffi, il fondo offre ai candidati un ufficio ben equipaggiato e 150 mila dollari per stipendi ed eventuali altre attrezzature.
In cambio, gli imprenditori devono presentare a Farminers progetti interessanti, proprio nell’ambito dei servizi online destinati al mercato di massa (shopping online e giochi), settori che garantiscono, in soli tre-sei mesi, un elevato potenziale di sviluppo. Delle 1.500 richieste pervenute nel novembre 2011, la società ha selezionato i primi 15 progetti che intende lanciare, in sei mesi, sul mercato.
Nel giro di un solo anno, stando alle parole del Direttore Generale di Farminers, Maksim Matvejko, l’accademia sarà in grado di assimilare 35-36 progetti. I candidati fortunati svilupperanno i propri prodotti sotto la guida e la consulenza giornaliera dei project manager ed esperti Farminers; in cambio dei suoi servizi, il fondo riceverà, una quota del 40 per cento del capitale di ciascuna impresa seguita. L’obiettivo è vendere dopo sei mesi tutto il portafoglio di progetti ad altri investitori strategici. 
Fino ad ora gli investimenti in imprese nelle fasi iniziali di venture capital (seed financing, venture financing, e pre revenue) sono stati minimi: secondo i dati dell’associazione russa per gli investimenti di venture capital, nel 2010, sono stati pari a 151 mila dollari (il 6 per cento del volume totale di investimenti diretti). Di questi, per le fasi di seed e venture financing sono state destinate solo briciole, 19,5 milioni di dollari, per un totale di 29 operazioni.
Ciò nonostante, a partire dalla seconda metà del 2010, nel Paese, sono sorte contemporaneamente una serie di piccole iniziative di venture capital, simili a Farminers, che si fanno chiamare incubatori aziendali, acceleratori di prestazioni aziendali o fabbriche di progetti.  Alcuni esempi sono Fast Lane Ventures, Glavstart, Bricolage, Texdrive, Yandex.Fabrika e altri. Tutti sono alla ricerca di startuppers promettenti con l’obiettivo di avviarli e seguirli nell’attività imprenditoriale, finché quest’ultima non diventi matura sul mercato degli investimenti. Tuttavia, alcuni fondi sono stati destinati per forza anche alla formazione di imprese che, oltre all’idea, non avevano nulla. “Nel Paese sono pochissime le imprese in fasi avanzate di sviluppo, adatte agli investimenti, pertanto si deve sviluppare quello che si ha”, dichiara il direttore generale del Centro per l’innovazione tecnologica Digital October, Dmitri Repin. 
Il desiderio è più forte delle difficoltà, persino le idee non collaudate non costituiscono nessun ostacolo. “Le idee con le quali gli autori si sono presentati, all’inizio, non hanno nulla a che vedere con ciò su cui hanno lavorato alla fine. La scommessa va fatta sul team, sia che ce la faccia o no”, dichiara Arkadij Moreinis, fondatore del fondo Glavstart, che al momento vanta nel proprio portafoglio 13 imprese, ciascuna delle quali ha ricevuto da Glavstart 100 mila dollari in cambio di una quota del 40 per cento.
I vari fondi si differenziano tra di loro solo per alcuni dettagli. Ad esempio, Fast Lane Ventures elabora autonomamente i propri progetti e cerca poi startuppers a cui affidarli (il negozio online di scarpe Sapato.ru è considerato l’esempio più riuscito).
TexDrive, dall'autunno 2011, conduce due volte all’anno programmi trimestrali di sviluppo accelerato, durante i quali circa 70 mentori russi e 30 stranieri avvieranno giovani innovatori nei settori di marketing, management ed economia.  “In questo periodo le imprese riescono a fare quello che da sole raggiungerebbero dopo 9-12 mesi”, dichiara un partner di TexDrive, Andrej Kessel. Nel novembre 2011, il fondo-acceleratore ha scelto, tra più di un centinaio di richieste, 10 startuppers, ognuno dei quali ha ricevuto da TexDrive, subito all’inizio del progetto, 25 mila dollari e ne riceverà altri 125 mila al suo termine, in cambio del 10 per cento del capitale dell’impresa. Dopodiché TexDrive ha promesso ai suoi “allievi” investimenti per 1 milione di dollari da parte di business angels americani.
Davanti a questa simbiosi investitori-mentori e startuppers, gli imprenditori devono essere disposti a condividere la proprietà intellettuale. In Farminers, per esempio, la proprietà intellettuale sarà registrata presso una determinata società che possiede sia il fondo (40 per cento) che l’autore startup (60 per cento).
Quasi tutti i fondi di venture capital privati sono limitati a una stretta cerchia di settori attualmente “di moda”: Internet, software, servizi di telefonia mobile, cloud computing. Settori più semplici in termini di expertise, a cui si unisce il fatto che i risultati si possono raggiungere in tempi brevi.
Ne consegue che alle società innovative, operanti nei settori della medicina, biologia e di altri settori “fuori moda”, rimane solo una fonte: i fondi dello Stato, che vengono erogati agli startuppers tramite quattro strutture: il fondo di seed investment della Russian Venture Company; il fondo a sostegno delle piccole imprese operanti nella sfera tecnico-scientifica (Fondo Bortnik); il fondo a sostegno degli investimenti di venture capital nelle piccole imprese operanti nella sfera tecnico-scientifica della città di Mosca e, infine, il Fondo Skolkovo.
L’attività d’investimento di quest’ultimo è stata una sorpresa del 2011. Il fondo ha già stanziato finanziamenti per un totale di 5,8 miliardi di rubli a 70 società di investimenti. È una somma record per un solo fondo, nella storia degli investimenti di venture capital della Russia. Tuttavia per ricevere le ambite sovvenzioni, l’impresa deve prima riuscire a essere ammessa tra i beneficiari del Skolkovo. Non è facile: è necessario compilare una pila di documenti e avere nel team uno specialista straniero o un investitore, così come un ricercatore o un insegnante di istruzione superiore. 
Pavel Nikonov, senior manager del fondo Abrt, sostiene che gli startuppers hanno più possibilità di essere ammessi nel programma annuale di investimenti “Start” del Fondo Bortnik. I vantaggi del programma: sovvenzioni a titolo gratuito per 6 milioni di rubli nel corso di 3 anni ed elevate percentuali di approvazione dei progetti (20 per cento, mentre i fondi di venture capital selezionano solo l’1 per cento delle richieste degli internet-startuppers). Così nel 2010, di 515 progetti, 107 hanno ricevuto le sovvenzioni.
A Mosca la via per ottenere finanziamenti a titolo gratuito è ancora più semplice. Come ha dichiarato il direttore del Fondo per la promozione degli investimenti di venture capital, Alexei Kostrov, nel 2011 la sua struttura ha erogato 270 milioni di rubli in sovvenzioni a più di 50 società di investimenti. La percentuale di approvazione delle richieste è molto alta, superiore al 90 per cento. Inoltre, il fondo ha inviato gratuitamente 100 persone a svolgere un tirocinio a Cambridge.
In breve, si cerca qualcuno a cui affidare le operazioni di start-up, offrendogli dei soldi e formandolo. Non ci sono molti di questi posti, anche se aumentano di anno in anno.
Pubblicato per la prima volta su Kommersant.ru

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