lunedì 30 gennaio 2012

Federali_mattino_30.1.12. Sicilia, Ignazio Marchese: Spunteranno davanti ai municipi di ogni paese manifesti con scritto il nome e cognome di ogni rappresentante politico che si è distinto per l'assoluta inattività a favore dei lavoratori. Un modo per proseguire nella nostra lotta lontana da ogni partito politico. Così è stato deciso nell'assemblea a Catenanuova - dice Franco Calderone dei Forconi - Una volta che incontreremo il presidente della Regione decideremo quali altre azioni di lotta intraprendere. È chiaro che non ci fermeremo ai soli manifesti. I presidi sono sempre pronti.

I benzinai siciliani si preparano allo sciopero
Taranto. «Tonnellate di polveri Ilva ogni anno sui Tamburi»
Social card 2012 non risolve problema povertà
Iran: presto stop greggio a alcuni paesi



I benzinai siciliani si preparano allo sciopero
Il 7 febbraio i benzinai aderenti a Faib e Fenica, che hanno confermato i 10 giorni di sciopero, stabiliranno nel corso di una riunione a Roma il calendario. La serrata sarà di tre giorni ogni due settimane sia sulla rete ordinaria che su quella autostradale
di IGNAZIO MARCHESE
PALERMO. I disagi per i siciliani non sono finiti. Il 7 febbraio i benzinai aderenti a Faib e Fenica, che hanno confermato i 10 giorni di sciopero, stabiliranno nel corso di una riunione a Roma il calendario. La serrata sarà di tre giorni ogni due settimane sia sulla rete ordinaria che su quella autostradale. La decisione è stata presa per denunciare la mancata liberalizzazione della distribuzione carburanti e chiedere con urgenza al Parlamento di varare una vera riforma per liberare il settore dal controllo assoluto dei monopolisti petroliferi e consentire prezzi dei carburanti più bassi su tutta la rete distributiva. La situazione resta, dunque, allarmante con i benzinai decisi a non fare marcia indietro.
Questo potrebbe creare nuovi disagi alla regione, ma anche all'intero paese, già provato dalla mancanza dei carburanti che in questi giorni scarseggiano a causa del blocco dei tir.
Sul fronte dei presidi del movimento Forza d'Urto, che raggruppa agricoltori, pescatori e autotrasportatori, il clima resta sempre caldo. In attesa di essere ricevuti dal presidente Raffaele Lombardo il movimento dei Forconi da domani inizierà una prima forma di pressione su consiglieri provinciali, regionali e nazionali «che non hanno fatto nulla in questi anni per le categorie». Spunteranno davanti ai municipi di ogni paese manifesti con scritto il nome e cognome di ogni rappresentante politico che si è distinto per l'assoluta inattività a favore dei lavoratori. "Un modo per proseguire nella nostra lotta lontana da ogni partito politico. Così è stato deciso nell'assemblea a Catenanuova - dice Franco Calderone dei Forconi - Una volta che incontreremo il presidente della Regione decideremo quali altre azioni di lotta intraprendere. È chiaro che non ci fermeremo ai soli manifesti. I presidi sono sempre pronti".
All'interno del fronte del movimento si chiede di fare piena chiarezza sui tentativi di strumentalizzare la protesta da parte della mafia. "Piena fiducia alle forze dell'ordine, alle prefetture, alla digos, - dice il presidente dell'Aitras Salvatore Bella - che indagano sull'eventuale esistenza di infiltrazioni mafiose nella protesta dei giorni scorsi di autotrasportatori e agricoltori". Il presidente di Confindustria Sicilia, Ivan Lo Bello, era stato il primo a denunciare le infiltrazioni di Cosa Nostra nel movimento dei Forconi. Aveva messo in guardia dalla possibilità che la mafia potesse inquinare la protesta, nella quale ci sono giuste istanze. In attesa di nuove iniziative il mercato di Vittoria, il più grosso del Meridione, dopo lo sciopero dei Tir che ha bloccato l'attività per due settimane con danni incalcolabili per l'economia locale, ha ripreso lentamente la propria attività. Ieri si è cominciato a commercializzare e i commissionari ortofrutticoli di Vittoria hanno deciso di regalare ai cittadini tutta la merce che non potrà raggiungere i banchi della grande distribuzione. Centinaia di pedane di prodotti ortofrutticoli, ed in particolare zucchine e pomodori, sono stati donati alla città, dopo circa 15 giorni di blocco

Taranto. «Tonnellate di polveri Ilva ogni anno sui Tamburi»
di MIMMO MAZZA
TARANTO - Ogni anno l’Ilva immette in atmosfera 668 tonnellate di polveri. Il dato, oggettivamente allarmante vista anche la vicinanza dello stabilimento siderurgico alla città di Taranto e al quartiere Tamburi in particolare, è contenuto nella perizia redatta dal chimico industriale Mauro Sanna, dal funzionario dell’Arpa Lazio Rino Felici, dal chimico Roberto Monguzzi e dall’ingegnere chimico Nazzareno Santilli, incaricati dal giudice per le indagini preliminari Patrizia Todisco di svolgere una perizia nell’ambito dell’incidente probatorio chiesto dal procuratore capo Franco Sebastio, dal procuratore aggiunto Pietro Argentino e dal sostituto Mariano Buccoliero.
Disastro colposo e doloso, avvelenamento di sostanze alimentari, omissione dolosa di cautele contro gli infortuni sul lavoro, danneggiamento aggravato di beni pubblici, getto e sversamento di sostanze pericolose, inquinamento atmosferico sono i reati per i quali sono indagati Emilio Riva, 84 anni, presidente dell’Ilva spa sino allo scorso 19 maggio, Nicola Riva, 52 anni, presidente dell’Ilva dal 20 maggio scorso, Luigi Capogrosso, 55 anni, direttore dello stabilimento Ilva, Ivan Di Maggio, 41 anni, dirigente capo area del reparto cokerie, Angelo Cavallo, 42 anni, capo area del reparto Agglomerato, i cinque indagati che hanno partecipato tramite propri consulenti alla perizia iniziata l’8 novembre del 2010 e solo parzialmente conclusasi perché nei prossimi giorni è atteso il deposito dell’ulteriore perizia affidata a tre esperti che hanno lavorato sugli aspetti medico-epidemiologici dell'indagine.
Secondo i periti, non solo le emissioni dell’Ilva sono pericolose per chi ci lavora e per quanti abitano nelle vicinanze, come anticipato nell’edizione di ieri della Gazzetta, ma perfino alcune norme contenuta nell’Autorizzazione integrata ambiente, rilasciata dal Governo Berlusconi l’estate scorsa, rischiano di aggravare ancora di più la situazione.
«Esempio evidente di tale situazione è il futuro stoccaggio di pet-coke, autorizzato nell’ambito del recente decreto Aia, che per le sue caratteristiche e contenuto di micro-inquinanti particolarmente critici (ad es. Ipa) costituirà - si legge nella perizia, lunga ben 554 pagine - un ulteriore elemento di aggravio dello scenario emissivo relativo al parco stoccaggi. La realizzazione di tale nuovo stoccaggio dovrebbe essere subordinata alla copertura dello stesso, con valutazione ed eventuale successiva applicazione di aspirazione e trattamento delle emissioni generate. Le medesime considerazioni devono essere anche svolte per quanto riguarda il deposito, la movimentazione, il trasferimento di tutti quei materiali che potenzialmente sono tali da generare emissioni in atmosfera contenenti sostanze inquinanti, anche considerato l’impatto attualmente prodotto da queste, che risulta pari a 668 tonnellate di polveri per anno immesse in atmosfera e la criticità della posizione periferica del Parco stoccaggi, prospiciente il centro abitato (quartiere Tamburi)».
Gli esperti si soffermano anche sulle torce presenti nello stabilimento, al centro di una verifica condotta dai carabinieri del Noe nei mesi scorsi, verifica al termine della quale i militari ventilarono anche la possibilità di procedere al sequestro degli impianti. « Il decreto Aia al fine di verificare l’idoneità delle torce ad assicurare una combustione efficiente del gas ad esse inviato, ha prescritto le modalità di monitoraggio in continuo della portata e delle caratteristiche qualitative del gas inviato in torcia. Nel corso dell’accertamento tale modalità di monitoraggio risultava non attuata. Solo l’attuazione di tale prescrizione consentirà di avere dati certi sul numero delle accensioni delle torce, sulle portate effettivamente inviate alla combustione, sulla durata di ogni singolo evento e sulla rispondenza delle condizioni operative a quelle di progetto delle torce stesse. Solo in questo modo la gestione delle torce sarà conforme a quanto previsto dalla normativa e permetterà di monitorare concretamente in maniera efficace quanto fino ad oggi invece è stato solo oggetto di stime, in particolare per quanto riguarda l’efficacia di combustione del gas inviato alle torce stesse».

Social card 2012 non risolve problema povertà
Filadelfo Scamporrino - 29 gennaio 2012
Nel nostro Paese ci sono tantissime persone che versano in uno stato di povertà relativa, e spesso anche di povertà assoluta. Il Governo Monti nei giorni scorsi ha approvato in via sperimentale il ritorno della social card, la cosiddetta carta acquisti, proprio a favore delle persone più bisognose nei Comuni più grandi. Ma questo non risolve il problema legato alla povertà in cui versano in Italia moltissimi pensionati. E’ questa, in estrema sintesi, la posizione di SPI CGIL nel sottolineare come la social card rappresenti in pratica un modo per tentare di guarire un malato grave con un’aspirina.
A pensarla così è in particolare il Segretario Generale dello SPI CGIL, Carla Cantone, nel commentare quanto contenuto del DL Semplificazione proprio in merito alla social card ma anche alla misura per cui gli anziani potranno fruire di viaggi low-cost. SPI CGIL non a caso ricorda come da un lato per tante pensioni sia stata bloccata l’indicizzazione al costo della vita, e come dall’altro gli anziani non riescano più a far fronte alle spese della vita di tutti i giorni.
E la soluzione giusta e dignitosa in merito non è quella di dover ricorrere con la social card agli enti caritatevoli, ma di mettere a punto a favore dei pensionati delle politiche sociali mirate in modo tale da far recuperare loro il potere d’acquisto a fronte del vivere che costa sempre di più. E se l’emergenza povertà è imperante, in futuro la situazione potrebbe ancor di più aggravarsi con la recente riforma delle pensioni ed anche con il fatto che i giovani di oggi e di domani, sempre più precari, vivranno la vecchiaia con pensioni da fame a causa dei pochi contributi versati attraverso contratti co.co.pro, prestazioni occasionali ed altre forme di lavoro a termine ed intermittenti.

Iran: presto stop greggio a alcuni paesi
Lo ha detto il ministro del petrolio di Teheran
29 gennaio, 18:49
(ANSA) - TEHERAN, 29 GEN - Il ministro iraniano del Petrolio ha affermato oggi che Teheran interrompera' presto le esportazioni di greggio verso ''alcuni'' paesi. "Presto taglieremo le esportazioni di greggio verso alcuni paesi", ha detto il ministro Rostam Qasemi citato dall'Irna. Venerdì il Brent era salito a 111,50 dollari al barile sulla scia dei commenti dell'Iran su un possibile stop dell'export verso l'Ue, in risposta alle intenzioni dell'Europa di interrompere le importazioni di greggio entro luglio.

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