giovedì 5 gennaio 2012

Federali_sera_5.1.12. I lustrascarpe di Vendola peccano di percezione delle dimensioni strutturali: non conoscono la Campania, parlassero meno ed andassero a fatica’; parassiti.---Il Sindaco di Cortina d’Ampezzo non si avvede di quello che dice: Premesso che queste informazioni sarebbero state facilmente verificate dagli oltre 33.000 dipendenti dell'agenzia delle entrate semplicemente incrociando i dati dei registri Aci con quelli delle dichiarazioni dei redditi e stando in ufficio senza scomodare 80 agenti per azioni in stile hollywoodiano il dato vero però è che questi 58 casi individuati, anche se riguardassero tutti degli evasori fiscali, corrisponderebbero a poco più dello 0,1% sulle circa 50.000 presenze a Cortina del giorno 30 dicembre.--- Il tasso di disoccupazione giovanile (15-24 anni) a novembre e' al 30,1.---Ticino: Secondo le ultime statistiche, i lavoratori frontalieri che giornalmente varcano il confine sono saliti a 51'400 unità. L'abolizione poi del concetto di "fascia di frontiera" consente a lavoratori di tutta Italia di fornire le proprie prestazioni in Svizzera, con obbligo di rientro una volta la settimana al domicilio.

L'UNIONE SARDA - Economia: Terreni agricoli, addio al caos
Istat: in Puglia 25mila occupati in più
Cortina, padania. «Siamo in uno stato di polizia, no ad azioni stile Hollywood»
Disoccupazione giovanile al top dal 2004
Spagna, Madrid si prepara a tagliare bilanci delle regioni
Spagna: governo stima in 50 mld costo risanamento banche
Ungheria: governo, subito aiuti Ue-Fmi
Crisi: Ungheria, vola rischio default
TICINO. La Befana? "Tradizione fascista importata dagli operai italiani"
TICINO. Lavoratori italiani e tutela dell'economia locale, Fraschina interroga il Consiglio di Stato
Gas, Russia e Ue in un vicolo cieco



L'UNIONE SARDA - Economia: Terreni agricoli, addio al caos
05.01.2012
La Giunta regionale stanzia un milione di euro. Interessate circa 10.000 aziende nell'Isola
Al via il riordino fondiario per individuare i proprietari reali «Un primo passo per fermare il caos che regna nei campi». Coldiretti Sardegna saluta così la delibera della Giunta Cappellacci che stanzia un milione di euro per il riordino catastale dei terreni agricoli. Nell'Isola, circa 10 mila agricoltori hanno solo il possesso, ma non la proprietà della terra. «L'incertezza sulla titolarità», spiega Marco Scalas, presidente regionale di Coldiretti, «rischiava di pregiudicare l'accesso di migliaia di imprenditori agricoli ai finanziamenti comunitari, nazionali e regionali: decine di milioni di euro potevano tornare nelle casse di Bruxelles». La regolarizzazione fondiaria, inoltre, produrrà importanti benefici fiscali per le casse regionali: infatti, una volta riconoscita la titolarità del bene, il proprietario sarà tenuto al versamento delle tasse. L'INTERVENTO «Finalmente», continua Scalas, «è stato inserito nel collegato alla finanziaria 2011 un milione di euro per mettere ordine nei titoli di possesso». Il risultato però aveva necessità di un ulteriore atto della Giunta regionale che, nel recepire la norma, desse il via alla sua attuazione. «Con la delibera del 23 dicembre scorso», sottolinea Scalas, «la Regione ha gettato le basi per l'avvio di un intervento che, sostenendo le imprese agricole nei processi di regolarizzazione, avrà un effetto positivo sulle performance dell'intero settore agricolo». LE POLITICHE DELLA UE L'intervento, secondo il leader di Coldiretti, è fondamentale perché «contribuirà a rendere efficaci le politiche di sviluppo comunitarie, nazionali e regionali. Da questo momento», precisa Scalas, «migliaia di agricoltori, grazie alla certezza della titolarità della loro terra, avranno maggiori garanzie sull'accesso ai fondi che il sistema pubblico investe per l'ammodernamento, lo sviluppo e la crescita della propria attività». I FONDI E LE IMPRESE «Ora», prosegue Luca Saba, direttore di Coldiretti Sardegna, «è fondamentale che l'assessore Cherchi si impegni per accelerare l'iter di erogazione del sostegno e, visto che molto probabilmente le somme messe in bilancio non saranno sufficienti a soddisfare tutte le richieste, a reperire ulteriori fondi da destinare all'intervento. Stimiamo che ne servirebbero almeno fra i 5 e i 10 milioni in più». Coldiretti prevede che saranno almeno 10 mila gli imprenditori sardi interessati alla regolarizzazione. LE PROCEDURE Già dalla prossima settimana i tecnici di Argea, l'agenzia regionale per la gestione e l'erogazione degli aiuti in agricoltura, saranno al lavoro per definire le procedure di regolarizzazione. «Le risorse serviranno a pagare gli atti notarili, le volture e i contratti di affitto», spiega Marcello Onorato, direttore di Argea. «Un passo necessario per iniziare a fare chiarezza su un settore chiave dell'economia sarda». Lanfranco Olivieri

Istat: in Puglia 25mila occupati in più
Bari, balzo inflazione +3,7% nel 2011
BARI - Tempi bui per l’economia e per l’occupazione in particolare, ma secondo l’Istat, che in qualche maniera rafforza il quadro congiunturale illustrato dal presidente Nichi Vendola nel corso della conferenza stampa di fine anno, la Puglia è in controtendenza al punto da guidare il plotone (esiguo) di regioni con un segno più davanti alla voce nuovi occupati. Il periodo di riferimento è quello che va dal primo trimestre 2010 al primo trimestre 2011: l’Istat mette la Puglia, con i suoi 25mila ingressi (o rientri) nel mondo del lavoro davanti a Veneto (20mila) e Piemonte (17mila).
«Anche il Sole 24 ore - commentano i dati i consiglieri regionali di Sinistra ecologia e libertà, Michele Losappio e de La Puglia per Vendola, Angelo Disabato - conferma la performance positiva della Puglia sul lavoro, mentre Calabria e Campania affondano. Siamo consapevoli che questi dati non sono sufficienti a mutare radicalmente il quadro della regione, soprattutto di fronte a un 2012 “lacrime e sangue”, tuttavia costituiscono una conferma del dinamismo della Puglia e dell’ef ficienza delle sue politiche di sviluppo, smentendo ilcatastrofismo della destra e la favola di un presidente che non sa far di conto».
Il dato Istat va comunque contestualizzato e correlato con quello dei cosiddetti lavoratori inattivi, il cui numero cresce anch’esso, e delle ore di cassa integrazione autorizzate. Secondo il servizio politiche territoriali della Uil, il ricorso a questo ammortizzatore sociale è in crescita ovunque tranne che in valle d’Aosta e Abruzzo. In questa classifica la Puglia, con il suo +75,6%, viene dopo soltanto l’Umbria (+94,9% di ore autorizzate tra primo trimestre 2010 e primo trimestre 2011) e l’Emilia Romagna (+83,4%).
Il segretario generale della Uil Puglia, Aldo Pugliese, aggiunge all’analisi sull’occupazione quella sulla ricchezza prodotta (valore aggiunto medio per abitante e prodotto interno lordo) nei singoli territori riportando le proiezioni per il 2012 di Unioncamere e Prometeia «Il valore massimo - dice Pugliese - sarà registrato nella Provincia di Milano. Considerando il dato relativo al prodotto interno lordo, inoltre, si riscontra a livello nazionale una variazione negativa dello 0,5%, mentre per le regioni del Mezzogiorno di -0,9%. Anche considerando le previsioni sul 2012 per la spesa per consumi delle famiglie, mentre a livello nazionale riscontriamo un -0,2%, per le regioni del nostro comparto territoriale la variazione è di -0,7%». In Puglia, le previsioni sulla variazione del Pil parlano di un -0,8%, mentre per ciò che concerne i consumi delle famiglie di un -0,6%. «E’ il momento di adottare senza indugi – chiude Pugliese - misure immediate e serie, lavorando su sviluppo e coesione e rilanciando l’occupazione sana e duratura».

Cortina, padania. «Siamo in uno stato di polizia, no ad azioni stile Hollywood»
Il sindaco di Cortina indignato per la «manipolazione» dei dati forniti dall'Agenzia delle entrate sul blitz del 30 dicembre. «Generalizzazioni qualunquiste»
CORTINA D'AMPEZZO (Belluno) - È ancora più arrabbiato del giorno prima il sindaco di Cortina Andrea Franceschi, sfogliando i giornali che riportano l'esito del blitz degli ispettori dell'Agenzia delle Entrate a caccia di evasori. L'immagine della sua città, ladrona e godereccia, raccontata dalle prime pagine dei quotidiani, proprio non gli va giù. « Dalle prime verifiche effettuate ascoltando direttamente gli operatori controllati - puntualizza - è emerso che i dati forniti dall'agenzia delle Entrate sono stati palesemente manipolati per fare notizia e giustificare un'azione da stato di polizia. Pretendiamo un'operazione di trasparenza e di verità». Franceschi difende gli imprenditori locali ma anche gli ospiti, vip e non, della località ampezzana. «Nessuno contesta la lotta all'evasione, anzi - rincara - tuttavia trovo inaccettabile che si voglia far passare gli imprenditori e gli ospiti di Cortina d'Ampezzo per evasori. I dati forniti dall'agenzia delle entrate, analizzati con più calma, dimostrano come siano stati palesemente manipolati e confermano che si sia trattato di un'operazione puramente demagogica».
Parlando dei turisti, l'unico dato fornito, secondo il sindaco, riguarda 42 auto di grossa cilindrata intestate a cittadini che dichiarano meno di 30 mila euro di reddito e 16 auto intestate a contribuenti che hanno dichiarato meno di 50 mila euro. «Premesso che queste informazioni sarebbero state facilmente verificate dagli oltre 33.000 dipendenti dell'agenzia delle entrate semplicemente incrociando i dati dei registri Aci con quelli delle dichiarazioni dei redditi e stando in ufficio senza scomodare 80 agenti per azioni in stile hollywoodiano - replica - il dato vero però è che questi 58 casi individuati, anche se riguardassero tutti degli evasori fiscali, corrisponderebbero a poco più dello 0,1% sulle circa 50.000 presenze a Cortina del giorno 30 dicembre». Basta questo, si chiede, per dipingere tutti i turisti di una località come evasori? «L'accusa poi andrebbe estesa anche al ministro della Giustizia Paola Severino, a personalità del calibro di Luca di Montezemolo e addirittura allo stesso direttore dell'agenzia delle entrate Attilio Befera - domanda ancora provocatoriamente - tutti in vacanza a Cortina nel giorno in questione? Credo proprio di no e certe generalizzazioni qualunquiste di questi giorni non hanno nessun fondamento». (Ansa)

Disoccupazione giovanile al top dal 2004
IL dato e' in aumento di 0,9 punti percentuali rispetto a ottobre e di 1,8 punti su base annua
05 gennaio, 10:19
Il tasso di disoccupazione giovanile (15-24 anni) a novembre e' al 30,1%, in aumento di 0,9 punti percentuali rispetto a ottobre e di 1,8 punti su base annua. E' il tasso piu' alto da gennaio 2004 (inizio serie storiche mensili). Lo rileva l'Istat (dati destagionalizzati e provvisori).
DISOCCUPAZIONE NOVEMBRE SALE A 8,6%  - Il tasso di disoccupazione a novembre é all'8,6%, in aumento di 0,1 punti percentuali rispetto a ottobre e di 0,4 punti su base annua. Lo rileva l'Istat in base a dati destagionalizzati e a stime provvisorie. E' il livello più alto da maggio 2010.

Spagna, Madrid si prepara a tagliare bilanci delle regioni
Dopo i tagli ai Ministeri, ora toccherà alle Comunità Autonome (regioni): il governo spagnolo si prepara a varare un secondo pacchetto di misure in cui il deficit regionale verrà severamente regolato dal governo centrale, come spiega il ministro dell'Economia, Luis de Guindos.
Avremo un controllo a priori: prima di approvare i bilanci servirà il via libera del governo centrale", ha spiegato Guindos sottolineando come "la difficile situazione della liquidità costituisca un'opportunità di imporre condizioni severe in materia di controllo del deficit delle regioni".
La politica che rispecchia perfettamente la vocazione "centralista" del Partido Popular, erede politico del franchismo e nemico acerrimo di un'eccessiva autonomia regionale, ma che difficilmente sarà accolta con favore non solo da baschi o catalani ma anche da regioni come Valencia, uno dei feudi del Pp la cui situazione debitoria è particolarmente pesante.
Tuttavia, l'emergenza principale del nuovo esecutivo rimane la disoccupazione, che ha ormai stabilmente superato il 20%: "La caduta del Pil in Spagna nel corso della crisi è rimasta nella media ma nessun altro Paese, nemmeno quelli costretti a ricorrere al salvataggio, hanno sofferto un così grave deterioramento del mercato del lavoro".

Spagna: governo stima in 50 mld costo risanamento banche
05 gennaio, 11:16
(ANSAmed) - MADRID 5 GEN - Il governo spagnolo presieduto da Mariano Rajoy stima in 50 miliardi di euro il costo di risanamento delle banche, per compensare le perdite del settore immobiliare, e non prevede la creazione di una 'bad bank'. E' quanto ha assicurato il ministro dell'economia, Luis de Guindos, in un'intervista al Financial Times. De Guindos ha annunciato inoltre l'intenzione dell'esecutivo del PP di approvare a marzo una legge che stabilisca il controllo preventivo del governo sui bilanci delle regioni, per frenare il deficit delle comunità autonome. "Le difficoltà di liquidità sono realmente un'opportunità per imporre dure condizioni e misure al fine di creare il deficit delle comunità autonome", ha dichiarato. La reazione del governo catalano è stata immediata. In un'intervista radiofonica, il portavoce Francesc Homs ha sostenuto che una legge sul controllo preventivo dei bilanci regionali "equivarrebbe alla fine dello Stato delle autonomie e dell'autogoverno catalano". Ed ha definito l'eventuale intervento dello Stato centrale "inaccettabile e intollerabile".

Ungheria: governo, subito aiuti Ue-Fmi
Forint a minimi storici, volano tassi titoli Stato
05 gennaio, 10:31
(ANSA) - ROMA, 5 GEN - L'Ungheria ha bisogno di un accordo con il Fondo monetario internazionale al piu' presto possibile per ricevere un salvataggio dall'istituzione di Washington e dall'Unione europea. A lanciare l'allarme e' il capo dei negoziatori di Budapest nelle trattative, Tamas Fellegi, mentre i rendimenti de titoli di Stato a breve termine in asta stamani sono volati ai massimi di due anni e mezzo e il forint, la valuta ungherese, e' scesa ai minimi storici a 324,07 contro l'euro.

Crisi: Ungheria, vola rischio default
Per analista Bnp Paribas 'situazione di panico'
05 gennaio, 11:19
(ANSA) - ROMA, 5 GEN - Il rischio insolvenza dell'Ungheria non e' mai stato cosi' alto: i contratti credit-default swap, che misurano il rischio-default, sono in rialzo di 29 centesimi a 745, un nuovo record, mentre i negoziatori chiedono con urgenza un pacchetto di assistenza al Fmi e all'Ue. Un analista di Bnp Paribas parla di ''situazione di panico''.

TICINO. La Befana? "Tradizione fascista importata dagli operai italiani"
L'anziana vecchina a cavallo della scopa, che porta i doni ai più piccoli, sembra voler scalzare la tradizionale ricorrenza dei Re Magi
 di Davide Milo
LUGANO - “La Befana vien di notte…” e arriva anche in Ticino. L’anziana vecchina a cavallo della scopa che porta i doni ai più piccoli sembra voler scalzare la tradizionale ricorrenza dei Re Magi.
 “Befana Party”, oppure “La befana incontra i bambini”, sono solo alcuni degli avvenimenti che segnano un cambiamento culturale della tradizione ticinese confermato anche da Franco Lurà, direttore del Centro di dialettologia e di etnografia: "C’è una sorta di parallelismo con il Natale e con l'intrusione della figura di Babbo Natale, andata a scalzare lentamente il precedente simbolo per quel giorno, Gesù Bambino. L'avvento di Babbo Natale era stato determinato dall'adesione, dopo la Seconda Guerra Mondiale, a modelli di stampo americano come il chewing-gum, la Coca Cola, e, appunto, la figura di Babbo Natale”.
Quali sono le ragioni che spingono ad abbracciare simboli e ricorrenze che non appartengono alla propria cultura?
 “È il desiderio di aderire a modelli vincenti che si basano non più sull'aspetto rituale, ma piuttosto sulla loro commercializzazione. Come accade anche con l'Epifania. Le figure preposte per questa ricorrenza, nella nostra regione, erano i Re Magi. Avevano il loro simbolismo, la loro tradizione. I bambini ad esempio usavano preparare dei cestini con il fieno e con il sale per i cammelli dei Re Magi. La Befana è subentrata sull'onda di un forte marketing pubblicitario dettato da esigenze commerciali. Il modello a cui ci si ispira in questo caso è quello italiano, propagandato particolarmente nel periodo fascista. Rispetto a Babbo Natale, questa Befana gode del vantaggio di trovare nella tradizione ticinese già esistenti simboli femminili analoghi. Erano figure che comparivano in questo periodo dell’anno tornando dal regno dei morti e a volte dispensavano doni o annunciavano eventi come l'inizio del Carnevale”.
Il fatto che vengano rimpiazzati simboli religiosi ha a che vedere con la secolarizzazione e quindi con la perdita di significato di riferimenti sacri a vantaggio di simboli studiati ad hoc dal marketing?
 "Il motore principale di questo cambiamento è una superficializzazione della ricorrenza. L'Epifania va pian piano perdendo il suo valore originario e per questo non si cercano più quei simboli che lo rappresentano. Si accettano quindi delle situazioni di comodo, senza farsi nemmeno tante domande. Il modello della Befana, che è giunto inizialmente anche attraverso i lavoratori italiani, come Babbo Natale che ha sostituito la figura di San Nicolao, ha più semplicemente sfruttato la preesistenza di miti femminili nella mentalità popolare arcaica”.
Importare modelli dall’estero non può nascondere una sorta di complesso di inferiorità?
 "Piuttosto è un'opzione di comodo. La gente non ha più voglia di approfondire. Fondamentalmente è un dato di pigrizia intellettuale e forse anche spirituale. Quella della Befana è una figura funzionale, facilmente vendibile, che porta regali. Si inserisce perfettamente in questa concezione materialistica della ricorrenza e viene assunta acriticamente”.
Una globalizzazione dei simboli che rischia di risolversi con un impoverimento culturale?
 “Indubbiamente. Si è cercata una sprovincializzazione della propria realtà in modo molto acritico. Si è quindi abbracciata questa dimensione che va al di là del locale senza rendersi conto che così facendo si perde il contatto con la propria storia. Il mantenimento delle proprie usanze e tradizioni non implica necessariamente un atteggiamento reazionario o di chiusura verso l’Altro, semplicemente credo sia un modo più consapevole di vivere la propria realtà”.
Qual è insomma il rischio a lungo termine?
 “I rischi sono molto più gravi di quanto superficialmente si potrebbe supporre. Si va verso una completa deriva della capacità di interpretare determinati avvenimenti. A vantaggio di manifestazioni il cui principale interesse è fare soldi”.

TICINO. Lavoratori italiani e tutela dell'economia locale, Fraschina interroga il Consiglio di Stato
LUGANO - Il deputato Stefano Fraschina, a nome del Gruppo parlamentare della Lega dei Ticinesi, ha inoltrato al Consiglio di Stato un'interrogazione al Consiglio di Stato sul numero crescente di notifiche di "artigiani Ue" in Ticino.
 Si torna quindi a parlare di frontalierato e libera circolazione delle persone. Secondo le ultime statistiche, i lavoratori frontalieri che giornalmente varcano il confine sono saliti a 51'400 unità. L'abolizione poi del concetto di "fascia di frontiera" consente a lavoratori di tutta Italia di fornire le proprie prestazioni in Svizzera, con obbligo di rientro una volta la settimana al domicilio. Non a caso il 20% dei nuovi permessi da frontaliere riguarda persone che non risiedono nelle zone di confine.
 "Il fatto è che questi lavoratori percepirebbero una mediana salariale di circa 4'225 franchi lordi rispetto ai 3'710 franchi destinati a tutti gli altri frontalieri" afferma Fraschina, che punta il dito sullo sproporzionato ed inaccettabile aumento delle “notifiche” di persone che dovrebbero venire a lavorare in Ticino per un massimo di 90 giorni nell’arco dell’anno.
 "Nel 2011, in nove mesi si sono notificate 15'208 persone (2'500 in più rispetto al medesimo periodo dell’anno precedente!). Chi è ancora in grado di affermare che un simile sproporzionato aumento sia giustificabile?" dichiara il granconsigliere leghista. "In un deprimente contesto del genere tutelare con forza e decisione, ma soprattutto con misure immediate e mirate, l’economia locale ed i posti di lavoro destinati prioritariamente ai ticinesi è il minimo che si possa pretendere dal Consiglio di Stato!"In merito a quanto esposto, chiedo al Lodevole Consiglio di Stato:
 1) A quante giornate lavorative corrispondono le citate 15'200 notifiche registrate in nove mesi?
 2) A quanto ammonta il valore stimato delle 15'200 notifiche? In altre parole, sarebbe indispensabile capire e quantificare l’ammontare della cifra d’affari persa dall’economia locale a vantaggio di quella d’oltreconfine.

Gas, Russia e Ue in un vicolo cieco
5 gennaio 2012
Dmitri Belikov, Russia Oggi
Il prezzo di materie prime ed energia alle stelle è diventato una questione politica che mina il monopolio di Gazprom nel Vecchio Continente
A dicembre 2011 si è avverato ciò che aveva profetizzato il capo di Gazprom Aleksej Miller: il prezzo del gas russo in Europa è arrivato ai 500 dollari per 1000 mc. Ma per Gazprom, che ci sperava da anni, la situazione ha preso una piega inaspettata: più il prezzo del gas sale, più duramente si pone la questione del monopolio russo in Europa, fino a raggiungere le alte sfere della politica. Il “terzo pacchetto” energetico, che fino ad ora era stato trattato come una questione prettamente di settore, è entrato fra i termini della grande politica.
Le forniture di gas russo all'Europa da molti anni ormai sono oggetto di conflitti e tentativi di politicizzazione. Ma è stato solo nel 2011 che l'Unione Europea, la quale, non meno di Gazprom, è interessata alla stabilità delle forniture di gas dalla Russia, si è decisa a un passo senza precedenti: ha accusato ufficialmente l'ente energetico russo di abuso di monopolio sul mercato europeo e ha effettuato perquisizioni nei suoi uffici. Gazprom è abituata a questo tipo di accuse in patria, dove vende gas a prezzi stracciati e di tanto in tanto costruisce opere di utilità sociale, ma non in Europa, dove quello a cui sono abituati i monopoli è solo guadagnare. Oltre agli uffici di Gazprom, la Commissione Europea ha perquisito anche quelli dei suoi maggiori clienti, considerati come eventuali lobbisti che contribuiscono al mantenimento del monopolio di Gazprom in Ue e che più di altri sono legati alle forniture di gas russo. Il messaggio è stato chiaro per tutti: le regole del gioco sono cambiate e il gas russo, da oggi in poi, sarà per tutti fonte di problemi.
I vertici di Gazprom e quelli del governo russo sono rimasti sconvolti e sinceramente, anche se non l'hanno dichiarato ufficialmente, non hanno capito che cosa ci si aspetti esattamente da loro. Il ministro dell'Energia Sergej Shmatko era molto stupito che il Commissario europeo per l'energia Ghunter Oettinger non l'abbia chiamato per avvertirlo dell'imminente perquisizione. Anche se forse non valeva la pena di aspettarsi tanti convenevoli da un funzionario che critica la politica di Gazprom in Europa già dalla primavera 2011 e ha rifiutato di concedere alla Russia condizioni di favore per la costruzione del gasdotto South Stream, che dovrebbe arrivare in Europa passando per il Mar Nero.
Per risolvere, o quantomeno smussare, il problema, Mosca ha cercato di prendere i provvedimenti politici che già in altre occasioni avevano sortito un buon effetto, ma questa volta sembrano non funzionare. Il Cancelliere tedesco Angela Merkel, uno degli alleati più importanti della Russia in Europa, ha annunciato che la Germania non ha alcun bisogno di aumentare il volume delle importazioni di gas, nonostante l'attuale crisi del nucleare. Vladimir Putin ha chiesto senza mezzi termini l'appoggio del collega francese François Fillon. Ma per Parigi la questione degli approvvigionamenti di gas non è così urgente, dal momento che il Paese viene alimentato al 90% dalle proprie centrali nucleari, che non hanno alcuna intenzione per ora di chiudere.
Certo, esiste ancora il margine per contrattare, ad esempio concedendo ai francesi l'appalto per la costruzione della nuova linea ferroviaria ad alta velocità tra Mosca e San Pietroburgo, e così via. Ma questo non garantisce per ora il sostegno di Parigi. Il Ministero dell'Energia ha cercato di trovare un accordo con il Qatar, in quanto principale concorrente di Gazprom in Europa, e anche con altri fornitori di gas. Ma nessuno di questi Paesi ha fatto a Mosca promesse concrete.
La situazione è a un vicolo cieco. In Russia non solo i funzionari statali specializzati, ma anche il premier e il Presidente stanno cercando di analizzare tutte le sottigliezze della legislazione europea in materia energetica contenuta nel cosiddetto “Terzo pacchetto energetico”, finalizzato proprio alla de-monopolizzazione del mercato europeo del gas.  Mosca, però non ha ancora ricevuto risposte soddisfacenti, neanche rivolgendosi con affermazioni importanti ai vertici della politica europea.
Quale sia il comportamento da tenere d'ora in poi, né Gazprom né i funzionari statali russi l'hanno capito, e si limitano a minacciare, senza troppa convinzione, di dirigere le proprie riserve di gas non verso l'Europa, ma verso l'Asia. Nel 2012 Mosca dovrà cercare nuovi strumenti di interazione con la Ue, anche a causa dell'improvviso consolidamento della posizione dell'Azerbajgian come futuro fornitore alternativo di gas e della Turchia come futuro Paese di transito per il gas diretto in Europa. E' molto probabile che sia necessario cambiare non solo le proprie argomentazioni, ma anche gli interlocutori.

Nessun commento: