mercoledì 1 febbraio 2012

Federali_mattina_1.2.12. Fase quinta: sul Movimento dei Forconi e’ calata la nebbia. - Marco Alfieri: Al sud, intorno ai poli industriali campani e pugliesi al palo di commesse e costretti a tagliare occupazione - raccontano dalla Uil di Napoli - ci sono territori che vivono di sola Cig.

Potenza sommersa dalla spazzatura
E a soffrire di più sono il Mezzogiorno e le aree industriali
Ma perché il prezzo della benzina non scende?
La Merkel ha vinto ma in Europa è più isolata
Corte Conti Francia, atomo non conviene
Grecia: la crisi modifica drasticamente i consumi, studio
Cosa fa il presidente russo



Potenza sommersa dalla spazzatura
di GIOVANNA LAGUARDIA
Emergenza rifiuti solidi urbani a Potenza. Da qualche giorno a questa parte i rifiuti si stanno accumulando non soltanto nei cassonetti, ma anche a terra, preda dei randagi e delle auto in transito. Una situazione che riguarda l’intera città, dal centro alla periferia e che, dalla chiusura della discarica di Pallareta in poi, si ripete con sconfortante regolarità. «Come accade ogni volta che è in scadenza l’ordinanza regionale per il conferimento dei rifiuti - conferma alla Gazzetta il direttore dell’Acta Marcello Tricarico - siamo andati in sofferenza per l’esaurimento dei quantitativi previsti, tanto che l’ultima settimana non abbiamo potuto affatto conferire alla stazione di trasferenza di Tito, mentre la settimana precedente abbiamo conferito a singhiozzo, 800 quintali al giorno per tre giorni e 250 quintali al giorno per gli altri tre giorni. Per i primi dieci giorni siamo riusciti a sopperire alle difficoltà aumentando la volumetria sul territorio, utilizzando i nostri cassoni più grandi e quando questi si sono riempiti abbiamo tenuto la spazzatura sui camion ». Negli ultimi giorni, infatti, si sono visti in giro soltanto i tre ruote, che avrebbero avuto il compito di raccogliere almeno i sacchetti a terra. Ma quando si sono riempiti, non hanno potuto far altro che portare a termine i rispettivi giri, senza poter raccogliere più nulla. Alla «normale» situazione di emergenza, poi, si è aggiunta anche un pizzico di sfortuna, visto che due degli autocompattatori in dotazione all’azienda si sono rotti. «Per sopperire a questa situazione almeno in parte abbiamo noleggiato un mezzo da un’altra ditta». Per di più si sente dire in giro che anche le spazzatrici non godano di ottima salute. Ma ad accelerare la «disfatta», oltre all’esaurimento dei volumi concessi dall’ordinanza regionale e agli inconvenienti tecnici dell’Ac - ta, ci si è messa anche la discarica di Pisticci che, come ha dichiarato alla Gazzetta l’assessore provinciale all’Ambiente Massimo Macchia, «non ha ottemperato del tutto alle indicazioni dell’ordi - nanza regionale, rifiutando 1000 tonnellate di rifiuti provenienti dalla città di Potenza». Questo senza contare le difficoltà dovute alla carenza di carburante e alla necessità di avere una riserva anche per i mezzi antineve. Ieri, intanto, L’Acta ha potuto conferire 800 quintali di spazzatura alla stazione di trasferenza, il che ha consentito di svuotare i tre ruote (che sono così tornati all’opera), i camion e due cassoni. Oggi i camion saranno di nuovo in strada ma non si sa se e in che misura potranno conferire in discarica. «Se non ci saranno interruzioni, conferendo 800 quintali al giorno, la situazione potrà tronare alla normalità in tre o quattro giorni», conclude Tricarico. Tutto dipende, dunque, dall’approvazio - ne della nuova ordinanza regionale. Il presidente dell’Acta Domenico Iacobuzio, ha detto che «la mancanza di carburante si è aggiunta alla questione relativa all'ordinanza di sversamento» che comporta «la diminuzione della quota di sversamento giornaliero dei rifiuti concessa all'Acta dai gestori». Per il consigliere regionale Michele Napoli «l’impossibilità di far circolare i mezzi potrebbe essere l’ul - timo degli espedienti utilizzati percoprire le carenze strutturali di un sistema rifiuti che in Basilicata è agonizzante. Le poche discariche disponibili sono ormai alle soglie della saturazione e di conseguenza risulta difficile conferire le quantità di spazzatura che la città di Potenza produce».

E a soffrire di più sono il Mezzogiorno e le aree industriali
Il commercio tiene ancora: ha creato 900 mila posti in 10 anni Ma adesso la stretta dei consumi farà invertire la tendenza
MARCO ALFIERI
milano
Nemmeno la jobless recove- ci salva più.
La ripresa senza occupazione che ha tenuto compagnia all’Europa per un biennio (2˚semestre 2009 1˚ trimestre 2011). Giravi per le province industriali del nord - Varese, Vicenza, Treviso, Bergamo, Brescia, Torino, Reggio Emilia, Bologna - e la fotografia era quasi identica: ripresa di ordinativi, export e fatturato rispetto alla gelata 2008 ma calma piatta sull’occupazione.
La Cig non basta più
Dalla scorsa primavera anche quello stato di sospensione, lenito dal materasso degli ammortizzatori sociali (30 miliardi spesi in 3 anni e mezzo per finanziare 3,4 miliardi di ore di cassa integrazione che hanno coinvolto oltre 4 milioni di lavoratori), è ormai un lontano ricordo. Il consuntivo 2011 calcolato dalla Cgil parla di 500mila lavoratori in cassa a zero ore, costretti a rinunciare a 8 mila euro in busta paga, pari a un taglio complessivo di 3,6 miliardi. Ma soprattutto di una disoccupazione ufficiale risalita a dicembre all’8,9%, al livello di 11 anni fa, prima della riforma Biagi. Quella reale, sommando gli inattivi che non cercano più, secondo la Cgia di Mestre avrebbe addirittura sfondato la barriera dell’11%. E’ un dato verosimile. Dopo l’estate, infatti, molte casse stanno diventando mobilità e licenziamenti, colpendo impieghi stabili in imprese tradizionali, età elevata e scolarità bassa. I profili più a rischio concorrenza asiatica su prezzo e prodotti.
Le industrie
Al ministero dello Sviluppo le crisi industriali aperte sono quasi 250, con oltre 30mila dipendenti nel limbo. Coinvolti gruppi come Alcoa, Fincantieri, Sanofi-Aventis insieme a medie aziende che lavorano sul mercato interno (trasporti, telecomunicazioni e tessile). Finora ha tenuto il commercio: tra il 2000-2010 il settore ha generato quasi 900mila posti di lavoro. Ma quanto potrà resistere? «Rispetto al 2008-2009 spiegano gli economisti di Prometeia - la recessione in corso è dovuta all’andamento della domanda interna». La cassa degli ultimi 3 anni ha limato di 48 miliardi i redditi degli italiani. Al sud, «intorno ai poli industriali campani e pugliesi al palo di commesse e costretti a tagliare occupazione - raccontano dalla Uil di Napoli - ci sono territori che vivono di sola Cig».
Meno consumi e occupazione
Il risultato è che la spesa reale rischia di restare in rosso fino a metà 2013, per una riduzione complessiva del 4,5%. In particolare i consumi alimentari a fine 2014 potrebbero essere crollati del 9,6% sul 2007. «Siamo nel mezzo di un aggiustamento epocale», ragiona l’amministratore delegato di una nota catena di grande distribuzione. «Aumenta la clientela che sceglie i discount mentre chi frequenta i nostri scaffali si aggiusta al ribasso ripiegando sui prodotti a marchio, che costano il 20-30% in meno». Per Franca Porto, segretaria della Cisl veneta, siamo davanti ad una «disoccupazione di lungo periodo, sconosciuta, che colpisce territori ricchi che hanno avuto piena occupazione per 30 anni». In Lombardia, nell’ultimo anno, sono aumentati del 20% gli addetti incapaci di rioccuparsi nell’arco di 6 mesi, la boa tipica in cui chi veniva espulso dal circuito rientrava in gioco. Certo continua a tirare l’export del Quarto capitalismo internazionalizzato, che ha chiuso il 2011 a +6,2%, dopo la crescita del 12,2% nel 2010. Ma non basta a sollevare il sistema. Le somme da incubo le tira ancora Prometeia: «tra il 2008 e il 2013 avranno perso l’occupazione circa 650 mila persone, mentre il numero dei posti di lavoro si sarà ridotto di quasi 800 mila unità, di cui 700mila nel settore industriale».
I giovani da Milano a Napoli
A farne le spese un’altra volta sono i giovani. Già oggi la disoccupazione ufficiale under 24 è arrivata al 31%, in aumento di 3 punti sul 2010. Ma quella reale vale molto di più. In Campania, secondo la Cgia tocca il 51,1%, in Basilicata il 48,3%, nel Lazio il 42,5%, in Sicilia 41,2% seguite a ruota, un po’ a sorpresa, dalle ricche Lombardia (40,3%) Piemonte (37,3%) e Veneto (37,2). Secondo Tito Boeri per fermare l’emorragia bisogna spezzare il circolo vizioso povertà/precariato in aumento al nord/disoccupazione giovanile. «La povertà aumenta (+6% negli ultimi 5 anni tra gli under 45) perché non si riesce ad entrare nel mercato del lavoro, perché ci sono molti lavoratori poco qualificati con lavori temporanei che non tengono il passo dell’inflazione (secondo l’Istat dal 2005 al 2010 il 71,5% dei neoassunti viene inquadrato con contratti a termine) e perché chi non è tutelato perde il posto», scrive l’economista della Bocconi. Lo si vede da alcuni segnali deboli: 2 giovani su 10 usciti di casa negli anni passati nel 2011 sono tornati all’ovile, in mancanza di altri ammortizzatori sociali. «In 10 anni abbiamo perso quasi 30 punti di competitività con la Germania. Chi viene espulso dal mercato e chi fatica ad entrare spesso è chi ha maggiore capitale umano e potrebbe contribuire a rendere più competitive le nostre imprese», continua Boeri. Non a caso nella Germania che tiene testa alla Cina la disoccupazione giovanile è ferma al 7,8%, 4 volte meno che in Italia.
Posti vacanti
Eppure se restiamo nel Veneto dei capannoni, «anche nel 2011 della crisi ben 13mila posizioni lavorative sono rimaste scoperte», spiega il senatore Pd Pietro Ichino. Paradossale, no?
«Molti artigiani e piccoli imprenditori hanno continuano a cercare manodopera senza trovarla, per colpa di un mercato di lavoro opaco che va assolutamente riformato...».

Ma perché il prezzo della benzina non scende?
La corsa delle accise regionali e il costo della distribuzione
Da ottobre nuovo aumento dell'Iva dal 21% al 23%
MILANO - E adesso anche la soglia di 1 euro e 80 centesimi è stata superata. Di più. Martedì un litro di verde ha raggiunto quota 1,84. Per ora nei distributori del Centro Italia, ma c'è da aspettarsi a breve un «livellamento» su scala nazionale. Facendoci guadagnare il primato europeo. Non certo per la gioia degli automobilisti, ma per il piacere delle casse del Fisco. Che se l'anno scorso ha incassato 32 miliardi e mezzo, pur senza raffinare una sola goccia di petrolio ma semplicemente attraverso il più comodo prelievo fiscale, quest'anno si prepara a fare festa con maggiori e più consistenti introiti.
Certo non c'è solo il Fisco. Al di là delle fluttuazioni delle quotazioni del greggio e dell'andamento del cambio tra euro e dollaro, sul caro carburanti assume un certo peso anche l'inefficienza di una rete distributiva. Tema sul quale si è cimentato pure il governo con l'emanazione di specifici decreti nell'ambito delle liberalizzazioni.
Al netto di tutto questo, è comunque bene mettersi sin d'ora l'anima in pace: con il nuovo aumento dell'Iva del 2% che scatterà dal 1° ottobre, su ogni rifornimento la «tassa sulle tasse» salirà al 23%.
Anche nell'ipotesi di un rallentamento dei consumi di benzina e gasolio, determinato da una riduzione degli spostamenti causa crisi e da un minore utilizzo delle automobili, le casse dell'erario, c'è da starne certi, non ne risentiranno. I consuntivi 2011 insegnano: a fronte di un calo dell'1,3% nelle vendite di carburanti nel corso del 2011, il carico fiscale è cresciuto del 9% e la spesa complessiva risulta aumentata quasi del 16% (15,8% per la precisione). In particolare, secondo una elaborazione del Centro studi promotor (Csp) sulla base della banca dati sui consumi e sui prezzi dei carburanti per autotrazione del ministero dello Sviluppo economico, emerge che in valori assoluti la spesa 2011 per carburanti è stata di 64,3 miliardi con un incremento di 8,8 miliardi, mentre le imposte sono salite a 32,5 miliardi, con una crescita di 2,7 miliardi.
«Un vero e proprio salasso - spiega Gian Primo Quagliano, presidente del Csp - dove i rincari del prezzo alla pompa, più che dagli incrementi del prezzo industriale, sono stati alimentati, soprattutto, dal carico fiscale, che va all'erario».
Tra l'inizio e la fine del 2011 il prezzo industriale della benzina è aumentato del 7,3%, mentre la componente fiscale ha avuto un incremento del 23,8% e il prezzo alla pompa è salito del 16,7%. Ancora più forte il rincaro per il gasolio e in particolare per la componente fiscale: sempre tra l'inizio e la fine del 2011 il prezzo industriale del gasolio è aumentato del 15,4%, la componente fiscale è cresciuta addirittura del 37,1% e il prezzo al consumo è salito del 26%.
E la tendenza all'aumento delle componenti del prezzo alla pompa non si è certo arrestata con l'arrivo del nuovo anno. Secondo i dati rilevati lunedì 30 gennaio dal ministero dello Sviluppo economico, per la benzina il prezzo medio alla pompa è salito a 1,717 euro, con un incremento del 2,5% sui prezzi di fine 2011, mentre il prezzo industriale è salito del 5,2% e la componente fiscale è aumentata dello 0,7%. Analoga situazione per il gasolio: il prezzo medio, rilevato lunedì 30 alla pompa, è salito a 1,685 euro, con un incremento rispetto a fine dicembre dell'1,9%, mentre il prezzo industriale è salito del 3,5% e la componente fiscale è aumentata dello 0,6%. Incrementi di tutto rispetto, soprattutto se si considera che si sono verificati nell'arco di un solo mese.
E gli effetti dei provvedimenti sulle liberalizzazioni decisi dal governo?
«Sulla dinamica dei prezzi in gennaio nessuna influenza hanno potuto avere i nuovi provvedimenti adottati dal governo - risponde Quagliano -. Se effettivi saranno, si vedranno nei prossimi mesi. Va tuttavia sottolineato che l'intervento dell'esecutivo per i carburanti non ha puntato a ridurre direttamente i prezzi alla pompa, ma piuttosto a creare le condizioni per diminuire i costi per i distributori di carburanti nel presupposto che questa riduzione determini anche un calo dei prezzi al consumo. Le esperienze del passato hanno però dimostrato che questo automatismo è tutt'altro che scontato».
A rafforzare questo concetto, condividendo più di una perplessità su possibili ribassi in tempi rapidi, è anche Carlo Stagnaro, direttore dell'Ufficio studi dell'Istituto Bruno Leoni: «Se il prezzo del gasolio alla pompa è aumentato del 26% solo nel 2011, come è possibile immaginare significativi ribassi da quei 4 centesimi che si potrebbero recuperare attraverso una maggiore efficienza della rete di distribuzione?». Stagnaro si lancia anche all'attacco dell'eccessivo peso fiscale che oggi grava su ogni litro di carburante, convinto com'è che una riduzione delle accise potrebbe sicuramente costituire una misura per la crescita: «Il livello dei prezzi è sistematicamente troppo alto per una pressione fiscale esagerata».
E nell'anno che ci siamo lasciati alle spalle, qualcuno forse se l'è già dimenticato, l'esecutivo ha già «prelevato » sei volte al bancomat dei carburanti, con altrettante operazioni fiscali, cominciate il 6 aprile, per il finanziamento del fondo per lo spettacolo e finite il 6 dicembre (8 centesimi in più sulla benzina e 11 sul gasolio), con il decreto salva Italia.
Gabriele Dossena

La Merkel ha vinto ma in Europa è più isolata
di Alessandro Merli
Persino un personaggio poco avvezzo alle iperboli, come il cancelliere tedesco, Angela Merkel, si è lasciata andare al trionfalismo. «Un capolavoro», ha commentato dopo il vertice europeo di Bruxelles, che ha approvato in tempi così brevi dall'ideazione le nuove regole fiscali, il fiscal compact, da lei fortissimamente volute.
Per la stampa tedesca, il giorno dopo è all'insegna della «vittoria di Angela». Il quotidiano popolare Bild naturalmente ci dà dentro più di tutti, con una vignetta che ritrae un'aquila germanica che mostra i bicipiti e gli slogan sciovinisti di «Super-Deutschland» e «Forte cancelliere, forte Germania». Ma anche fra osservatori più pacati, c'è un vasto consenso che la signora Merkel sia tornata da Bruxelles con tutto quello che chiedeva al vertice europeo.
Anzi tutto, il rigore di bilancio da abbracciare senza eccezioni: una possibile camicia di forza se si dovessero intraprendere azioni-anticicliche, ma queste non sono contemplate nel vangelo dell'austerità alla tedesca.
E, in secondo luogo, il rinvio a marzo di ogni valutazione sul possibile aumento della dotazione del fondo salva-Stati europeo, l'Esm. Per ora si resta a 500 miliardi di euro e un eventuale aumento a 750, possibilmente con l'integrazione fra il nuovo strumento e il suo predecessore, l'Efsf, non si discuterà prima del prossimo summit europeo di inizio marzo. Il che vuol dire, fra l'altro, condannare quasi certamente al fallimento, almeno per il G-20 di fine febbraio, la richiesta del Fondo monetario di aumentare le proprie risorse, dato che i Paesi extraeuropei, prima di metterci la propria parte, vogliono essere sicuri che l'Europa faccia la sua. Ma Berlino, prima di dare il via libera, vuole accertarsi che l'impegno sul fiscal compact sia stato sottoscritto da tutti.
Con il risultato di Bruxelles, il cancelliere accentua il suo dominio sulla scena politica nazionale. Si assicura contro sorprese parlamentari, da parte soprattutto del suo partner di coalizione, la Fdp, in disfacimento di idee e di consensi. E distacca ulteriormente, nei favori popolari, i possibili rivali provenienti da un'opposizione socialdemocratica piena di dubbi e che non sa come attaccarla.
La "vittoria di Angela" rischia però di creare nuove frizioni con i partner europei. Più che per quel che è stato ottenuto, per quello che il cancelliere non voleva finisse in agenda, e ha figurato solo marginalmente nel contesto ufficiale, cioè la discussione sul caso Grecia.
La pubblicazione, alla vigilia, di una proposta tedesca per commissariare la Grecia e, in prospettiva, ogni Paese che non rispetti le regole di bilancio, è apparsa così stridente da ottenere l'effetto controproducente di spaccare anche i Paesi del "fronte del rigore" e di attizzare fra gli altri l'insorgere dei sentimenti anti-tedeschi che il presidente del Consiglio, Mario Monti, aveva paventato. La Bild può schernirla come «l'inividia dei deboli», ma per la signora Merkel può diventare un problema serio. Anche in un'unione monetaria che da ora in poi è certamente più tedesca.
 1 febbraio 2012

Corte Conti Francia, atomo non conviene
Rapporto, tra spese sicurezza e incertezze future salgono costi
31 gennaio, 17:52
(ANSA) - PARIGI, 31 GEN - Il nucleare costa sempre di piu', e con i miglioramenti alla sicurezza delle centrali previsti dopo il disastro di Fukushima, le spese cresceranno in modo ancora piu' rapido. E' il verdetto della Corte dei conti francese, contenuto in un rapporto sui costi della filiera dell'atomo presentato oggi al governo di Parigi.

Grecia: la crisi modifica drasticamente i consumi, studio
Il 18% dei greci ha trasferito i propri risparmi all'estero
31 gennaio, 13:17
ANSAmed) - ATENE, 31 GEN - "I consumatori greci hanno compiuto una svolta nei confronti delle loro case, delle loro famiglie e dei loro amici, incrementando i consumi familiari e andando alla ricerca dei prezzi e dei prodotti migliori. In tale contesto, l'attuale crisi economica offre un'opportunità a quelle imprese che reagiranno tempestivamente rafforzando la loro posizione sul mercato". E' quanto si afferma in un rapporto sull'attuale situazione economica della Grecia redatto dal Boston Consulting Group (Bcg) e reso noto dall'agenzia Ana.
 La ricerca sul sentimento economico dei consumatori greci ha dimostrato che l'85% degli intervistati ha detto che diminuira' le proprie spese nei prossimi mesi, con un aumento dei 32 punti percentuali rispetto allo stesso rapporto pubblicato sette mesi fa. Lo studio ha anche mostrato che il 18% dei consumatori ha trasferito i propri risparmi all'estero, mentre solo il 24% di essi ha detto di potersi permettere ancora di acquistare prodotti greci che hanno prezzi piu' elevati. Mentre circa il 65% dei consumatori ha dichiarato di avere problemi finanziari ed il 56% ha detto di sentirsi "insicuro", la percentuale degli intervistati dettisi preoccupati di perdere il lavoro e' raddoppiata rispetto allo studio di sette mesi fa.
 Tuttavia la crisi puo' offrire delle opportunità, come sostengono Vassilis Antoniadis, responsabile del Bcg in Grecia, e Camille Egloff, amministratore delegato della stessa compagnia. Ed hanno sottolineato che le imprese greche disposte ad agire con decisione rivedendo costi e prezzi, adottando tecnologie d'avanguardia, adeguandosi alle nuove tendenze e facendo una politica promozionale più efficiente, potrebbero conquistare larghe quote di mercato.
 Sempre secondo lo studio della Bcg, il 73% degli intervistati ha dichiarato di aver "capito perfettamente" che avrebbe consumato di meno rispetto all'anno precedente, mentre il 94% ha detto che rimandera' gli acquisti che non sono urgenti. Nove intervistati su 10, inoltre, hanno affermato che ridurranno in modo significativo le spese in prodotti che non costituiscono un bisogno primario, mentre il 78% ha detto che si concentrerà di più sui prodotti venduti scontati. Quasi un greco su quattro (il 24% degli intervistati) ha ammesso che dovra' modificare il proprio modo di consumare. Stando allo studio, gli alimenti per l'infanzia e i prodotti freschi sembra che stiano resistendo alla crisi, mentre solo il 10% degli intervistati ha dichiarato di essere disposto a spendere di più per comprare prodotti migliori. D'altro canto le bevande alcoliche, la telefonia mobile e i beni di lusso saranno i generi che soffriranno di più a causa della crisi. (ANSAmed).

Cosa fa il presidente russo
di Fabrizio Maronta
Il presidente della Federazione Russa è il capo dello Stato e la più alta carica del governo. Dalla riforma attuata da Medvedev nel 2008, è eletto ogni sei anni a suffragio universale diretto. Il potere esecutivo è diviso tra presidente e primo ministro (che è il capo del governo).
La carica è stata istituita nel 1991, in seguito al risultato del referendum del 17 marzo di quell’anno. Dopo la dissoluzione dell’Unione Sovietica, solo tre persone sono state elette presidente: Boris Eltsin, eletto nel 1991 e nel 1996; Vladimir Putin, eletto nel 2000 e nel 2004; Dmitrij Medvedev, eletto nel 2008.
I requisiti dei candidati sono elencati nella Costituzione: possesso della cittadinanza russa, età minima di 35 anni, residenza in Russia da almeno dieci anni alla data delle elezioni. Attualmente il presidente è rieleggibile consecutivamente per un massimo di due mandati.
Il compito principale del presidente è preservare i diritti e le libertà costituzionali del popolo russo, nonché indirizzare la politica interna ed estera del governo. Egli è anche il comandante in capo delle Forze armate. Il presidente può inoltre conferire medaglie al valore, risolvere questioni di immigrazione relative a singoli individui e concedere la grazia. I diritti e i doveri del presidente sono definiti nel titolo quarto della Costituzione.
Risultati precedenti elezioni russe:
1991
Boris Eltsin (indipendente): 57,3%
Nikolai Ryzhkov (Partito comunista): 16,85%
1996
Boris Eltsin (indipendente): 53,8%
Gennadij Zjuganov (Partito comunista): 40,3%
2000
Vladimir Putin (indipendente): 52,94%
Gennadij Zjuganov (Partito comunista): 29,21%
2004
Vladimir Putin (Russia Unita): 71,31%
Nicolai Kharitonov (Partito comunista e Partito agrario): 13,69%
2008
Dmitri Medvedev (Russia Unita): 70,28%
Gennadij Zjuganov (Partito comunista): 17,72%
Vladimir Zhirinovskij (Partito liberal democratico): 9,48%

Nessun commento: