mercoledì 1 febbraio 2012

Federali_sera_1.2.12. Marco Di Blas: In altri tempi gli investimenti in Austria erano motivati dei rendimenti più vantaggiosi. Oggi la molla della fuga oltre confine è l’insicurezza. Noi paghiamo il denaro al 2% - osserva Heimo Penker – contro il 6% che si potrebbe lucrare in Italia.---Nel quarto trimestre i criteri per la concessione dei prestiti alle imprese e alle famiglie hanno subito un significativo irrigidimento. E' quanto risulta dell'Indagine sul credito bancario nell'area dell'euro della Banca D'Italia.

Crisi idrica, Copagri Foggia: “In Capitanata, grano e foraggi disastrati”
E adesso i soldi si portano in Austria sono tre i miliardi depositati in Carinzia
Bankitalia: sempre più difficili i prestiti a famiglie e imprese
Croazia: Corte Conti Ue, amministrazione non pronta adesione



Crisi idrica, Copagri Foggia: “In Capitanata, grano e foraggi disastrati”
Foggia – “NONOSTANTE le recenti piogge, quest’anno la siccità in Capitanata significherà il 30 per cento in meno nella produzione di grano, il 40 per cento in quella di foraggi per animali”. L’allarme arriva dalla Copagri (Confederazione Produttori Agricoli) di Foggia, la quale denuncia come “la mancata risoluzione delle problematiche idriche del territorio continui a causare gravi danni economici”.
 “Per il grano registriamo – afferma Luigi Inneo, presidente della Copagri di Foggia – una riduzione del 30 per cento di prodotto sulle superfici seminate sul territorio provinciale. Altro forte contraccolpo riguarda la produzione di foraggi per animali, con una riduzione del 40 per cento, che rischia davvero di mettere in ginocchio le imprese. Esso comporterà infatti un ulteriore aggravio sulle spese di produzione per gli allevatori, costringendoli a comprare foraggio da altri territori”. Vista la situazione, Copagri ritiene quindi opportuno il riconoscimento dello Stato di Calamità “al fine di garantire un sostegno agli operatori, già fortemente provati da anni di crisi del settore”.
 Copagri evidenzia pertanto “l’aggravarsi delle difficoltà dei produttori foggiani che, sempre con maggiore preoccupazione, vivono la durissima condizione di dover operare, alle prese da una parte con la crisi e le avversità sui mercati e dall’altra con le carenze idriche ed infrastrutturali di un territorio che ancora non si impegna a valorizzare la grande risorsa rappresentata dall’agricoltura locale. In questi giorni, sono sempre di più – riferisce il presidente Copagri – gli agricoltori che ci manifestano scoramento, delusione e rassegnazione di fronte alle possibilità di rilancio dell’agricoltura. La nostra maggiore preoccupazione – sottolinea Inneo – è dovuta al rischio concreto che siano in molti, e soprattutto i più giovani e qualificati, ad abbandonare l’agricoltura, con gravi danni a quello che, nonostante tutto, ancora oggiAggiungi un appuntamento per oggi è il principale comparto produttivo di Capitanata”.
 Secondo Copagri, “bisogna trovare la forza e la determinazione per perseguire un percorso politico che restituisca speranze e fiducia agli agricoltori foggiani. Serve una svolta, dobbiamo impegnarci tutti con convinzione – afferma Inneo – per recuperare risorse e realizzare le opere necessarie, a partire dalle infrastrutture e dai trasporti. Non possiamo più affidarci esclusivamente alle piogge, ma dobbiamo – sottolinea Inneo – attivarci, con le istituzioni provinciali, regionali e nazionali, affinché si possa trovare una soluzione definitiva e strutturale al problema della siccità che storicamente ci affligge”. Per questo, la Copagri di Foggia è sempre più impegnata in una campagna di sensibilizzazione, nei confronti delle Istituzioni e della società civile, sulle problematiche idriche della Capitanata, “la cui risoluzione significherebbe un vero salto di qualità – conclude Inneo- per le nostre produzioni agricole e per l’intera economia provinciale”.
Redazione Stato

E adesso i soldi si portano in Austria sono tre i miliardi depositati in Carinzia
Da ottobre in poi l’importo dei depositi è letteralmente raddoppiato, nonostante i rendimenti molto bassi. «Registriamo un significativo aumento dei depositi – ha dichiarato al settimanale “Format” Dominic Köfner, portavoce di Hypo –». In altri tempi gli investimenti in Austria erano motivati dei rendimenti più vantaggiosi. Oggi la molla della fuga oltre confine è l’insicurezza. «Noi paghiamo il denaro al 2% - osserva Heimo Penker – contro il 6% che si potrebbe lucrare in Italia».
Marco Di Blas
 KLAGENFURT. Ormai siamo al «si salvi chi può». Dell’emergenza Italia, il “baratro” spesso evocato dal primo ministro Monti, sul cui ciglio ci saremmo fermati appena in tempo, si ha un riscontro anche a Villach, nei corridoi della Bank für Kärnten und Steiermark (Bks), che ha una delle sue filiali nella Hauptplatz, la “piazza principale” della città. Oppure in quelli della Kärnten Sparkasse, dietro il Park Hotel. O perfino negli angusti uffici della Schöller Bank, che solo gli iniziati conoscono, perché ha la sua sede quasi nascosta al primo piano di un edificio e soltanto una targa sulla strada.
 Da settimane in questi uffici si sente parlare molto la nostra lingua. Sembra di essere tornati al 1993 – anche quello un anno di emergenza, con l’Italia sul ciglio di un baratro – quando gli italiani arrivavano in processione davanti agli sportelli bancari carinziani per affidarvi le loro lire. Quelle scene si stanno ora ripetendo, anche se non esiste più la minaccia di una svalutazione della lira. Eppure lo stesso euro, affidato a mani austriache, ci appare più sicuro.
 Erano 1,5 i miliardi che in ottobre – secondo le rilevazioni della Banca nazionale austriaca – risultavano depositati da clienti italiani nelle banche della Carinzia. Da allora sono passati soltanto tre mesi e quell’importo si è raddoppiato. La stima questa volta è fatta da Heimo Penker, direttore generale della Bks, che per lunga esperienza conosce bene il settore bancario austriaco e conosce molto bene anche gli italiani (tra l’altro, è console onorario del nostro Paese a Klagenfurt). «Soltanto nella nostra filiale di Villach – ha dichiarato – abbiamo registrato un aumento dal 15 al 20 per cento dei depositi di cittadini italiani».
 La Bks fino al mese scorso aveva raccolto 300 milioni di euro da clienti giunti da oltre confine. «Ma ne avremmo potuti ricevere molti di più – precisa Penker – se la nostra banca non osservasse meticolosamente tutte le norme antiriciclaggio». In altre parole, la Bks ha accettato soltanto versamenti di provenienza certa e documentabile, per non favorire l’evasione fiscale o il trasferimento di fondi di provenienza illecita. Depositi italiani in crescita sono segnalati anche dal gruppo delle Reiffeisen Bank e dalla Kärntner Sparkasse, proprio quella che si è appena ritirata dal Nord Est d’Italia, cedendo le sue filiali alla Südtiroler Sparkasse.
 Del trasferimento di capitali in Austria sta beneficiando anche la filiale austriaca di Hypo Group Alpe Adria, le cui vicissitudini societarie che l’avevano portata sull’orlo del fallimento non preoccupano evidentemente i risparmiatori italiani. «Registriamo un significativo aumento dei depositi – ha dichiarato al settimanale “Format” Dominic Köfner, portavoce di Hypo –». In altri tempi gli investimenti in Austria erano motivati dei rendimenti più vantaggiosi. Oggi la molla della fuga oltre confine è l’insicurezza. «Noi paghiamo il denaro al 2% - osserva Heimo Penker – contro il 6% che si potrebbe lucrare in Italia».

Bankitalia: sempre più difficili i prestiti a famiglie e imprese
ID doc: 73576 Data: 01.02.2012 (aggiornato il: 01.feb.2012)
Nel quarto trimestre i criteri per la concessione dei prestiti alle imprese e alle famiglie hanno subito un significativo irrigidimento. E' quanto risulta dell'Indagine sul credito bancario nell'area dell'euro della Banca D'Italia. L'irrigidimento, si legge nello studio, è stato "determinato soprattutto dalle difficoltà di accesso al finanziamento sui mercati all'ingrosso e dai problemi di liquidità incontrati dagli intermediari nel trimestre, nonché dal deterioramento delle prospettive economiche".

Croazia: Corte Conti Ue, amministrazione non pronta adesione
Esame aiuti europei dal 2007, appalti e corruzione punti deboli
01 febbraio, 12:49
(ANSAmed) - BRUXELLES, 01 FEB - Gli aiuti Ue per preparare l'amministrazione della Croazia al suo ingresso nell'Unione, 150 milioni di euro l'anno dal 2007, hanno ottenuto finora un ''parziale successo''. E' quanto afferma l'ultima relazione della Corte dei Conti europea, secondo cui sara' ancora necessario un sostegno di Bruxelles ''in diverse aree chiave, sia prima che dopo l'adesione''.
 Nella maggior parte dei settori dell'assistenza pre-adesione, ''la Commissione Ue stima che la capacita' amministrativa della Croazia non sia ancora sufficiente'' perche' il paese possa gestire autonomamente i fondi Ue senza un controllo a monte da parte dell'esecutivo europeo. Due i principali punti deboli individuati da Bruxelles: ''la capacita' in materia di appalti e di lotta alla corruzione''. Secondo la Corte dei Conti europea ''sebbene tramite i progetti Ue siano stati compiuti alcuni progressi nella lotta alla corruzione e alla criminalita' organizzata, in quest'area rimangono aperte sfide significative''.
 La Corte dei Conti ha esaminato un campione di 16 progetti e complessivamente, l'assistenza Ue ha dato un contributo ''importante'' allo sviluppo della capacita' della Croazia di gestire i fondi post-adesione. Allo stesso tempo la Corte dei Conti ha rilevato ritardi rispetto alla tabella di marcia, grande attenzione a maxi-progetti infrastrutturali a livello centrale e poca rispetto ai meno grandi, mentre non c'e' ancora un sistema per elaborare progetti a livello regionale. Inoltre, per quanto riguarda lo sviluppo rurale, i fondi impiegati e i beneficiari sono stati pochi.(ANSAmed)

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