lunedì 6 febbraio 2012

Federali_mattino_6.2.12. Programma del Partito della Liberalizzazione Federalista Padana: Dovete andar via, emigrare, ne abbiamo bisogno. – È molto più di una folla. Sono i novantacinquemila sardi - lo dice l’Istat - dai 15 ai 30 anni ostaggio di contratti a termine, a progetto, collaborazioni continuative e altri surrogati. Su questo fronte, popolato da chi invoca la stabilizzazione, l’uscita del professor-premier Monti («Posto fisso che monotonia») è stata una scudisciata.

LA NUOVA SARDEGNA - Economia: Sono quasi centomila i giovani sardi condannati a una vita da precario
LA NUOVA SARDEGNA - Politica: «A 28 anni mi laureo in salti mortali»
Lavoro: 47% giovani occupati 'a tempo', solo 8% over 35
LA NUOVA SARDEGNA - Economia: Forte calo nell’erogazione dei mutui-casa
LA NUOVA SARDEGNA - Economia: Nuovi sussidi per la povertà In assessorato seimila domande
Prezzi gasolio affondano le barche dei pescatori
Bari. Censimento degli ulivi, patto con gli agricoltori
Bozen, oltrepadania. Fisco: il 41% degli «evasori» vince i ricorsi



LA NUOVA SARDEGNA - Economia: Sono quasi centomila i giovani sardi condannati a una vita da precario
06.02.2012
CAGLIARI. C’è gran poco da divertirsi nella giungla del precariato. Soprattutto in Sardegna, dove scarseggia (eufemismo) non solo il posto fisso, la disoccupazione giovanile è sul baratro del 40 per cento, ma ha messo radici anche un laboratorio senza regole popolato da dipendenti a termine, settantamila, e parasubordinati, ventinovemila. È molto più di una folla. Sono i novantacinquemila sardi - lo dice l’Istat - dai 15 ai 30 anni ostaggio di contratti a termine, a progetto, collaborazioni continuative e altri surrogati. Su questo fronte, popolato da chi invoca la stabilizzazione, l’uscita del professor-premier Monti («Posto fisso che monotonia») è stata una scudisciata. Basta sopportare qualche ora alla scrivania-trappola di un call center, sono quasi diecimila i sardi costretti a farlo ogni giorno, oppure mettersi in fila davanti ai banconi delle agenzie interinali, una ventina fra Cagliari e Sassari, per scoprire che la generazione degli «usa e getta» da parte di imprese più o meno spregiudicate, non si diverte affatto. Anzi, grida e combatte, dentro e fuori questi uffici dove è atipico non solo il lavoro, ma lo sono anche le più elementari norme sulla sicurezza: stanze strapiene, cavi volanti, prese ballerine e seggiole traballanti. «Sono prigioni», ha denunciato un mese fa quel sindacato mai ammesso nelle fabbriche del precariato o se c’è mal sopportato in queste bestiali catene di montaggio. «È una situazione disastrosa», ha scritto pochi mesi fa la Direzione del lavoro dopo aver monitorato per un due anni un «mondo dove le vittime sacrificali sono soprattutto laureati con un’altissima percentuale di donne», secondo il rapporto 2011 del Centro studi relazioni industriali dell’Università di Cagliari. «Purtroppo è un pianeta zeppo di illegalità», sono state le parole ancora più dure dell’ex ministro del Lavoro, nell’ultimo governo Prodi, Cesare Damiano, al convegno «Precari senza diritti», organizzato a Cagliari dall’associazione Jan Palach. Basterebbero queste denunce per dire che la battuta del Professor Monti sulla “deprecata routine del posto fisso”, i dannati del precariato non riescono proprio a digerirla. Servono altre prove? Sono dentro la Rete, a cominciare da quelle custodite dal forum «La Repubblica degli stagisti», stanza virtuale di indignazione e protesta, aperta sull’onda di una frase fulminante, questa sì, del giornalista Beppe Servegnini: «L’Italia è una Repubblica fondata sugli stage». Appunto. Ebbene, il caso Sardegna dagli amministratori delle pagine su Internet è analizzato, setacciato e poi liquidato con uno zero spaccato: è fra le regioni messe peggio in Italia, la sentenza. Non solo per le nefandezze commesse da micro o macro aziende private, ma anche della Regione. Tre sono le news dedicate da «Repubblica stage» agli ultimi voucher dell’assessorato al Lavoro «che dovrebbero favorire l’occupazione giovanile - si legge - ma da noi bollati come i tirocini della vergogna, perché sono pasticciati, inutili e destinati solo a professioni di basso profilo». Con un diritto di replica concesso l’indomani al direttore dell’Agenzia regionale del lavoro, che dopo aver rintuzzato l’attacco, si è augurato «la prossima contrattualizzazione di almeno il 30 per cento dei corsisti». È di un ottimismo esagerato, sconfessato subito dalla Direzione del lavoro, nel monitoraggio citato: «In Sardegna, la stabilizzazione non va mai oltre il 2,6 per cento». È un’altra delle beffe, nella giungla dell’instabilità, che ancora sulla Rete rivela di aver accettato clausole capestro per necessità. Lo ha confessato, al Pc, anche Telefonista disperata in un blog aperto nel 2006, all’indomani del successo di “Il mondo deve sapere”. È il titolo del diario tragico-comico scritto sei anni fa da Michela Murgia sui suoi trenta giorni in una stanzetta votata al telemarketing, che comincia così: «Ho iniziato a lavorare in un call center. Quei lavori disperati che ti vergogni di dire agli amici... È un gulag svizzero...». Da allora nulla è cambiato, l’inferno è ancora lo stesso. Nella Grande Rete hanno trovato asilo anche i capipopolo degli oltre 300 precari dei Centri servizi per il lavoro, notare il paradosso, che una settimana fa hanno occupato l’assessorato, a Cagliari, e poi rilanciato su You Tube il video in cui annunciano: «Stiamo per essere messi alla porta da un’amministrazione pubblica (la Regione) che vuole riaffidare all’esterno quello che noi abbiamo tirato su per cinque anni». È la stessa sorte segnata per i vigili urbani (precari) di Oristano, le assunzioni (a tempo) promesse da diverse Asl, o da imprese di pulizie. Sono quelle che vincono gli appalti pubblici al ribasso, ma dopo pochi mesi non riescono più a pagare gli stipendi e senza riguardo abbassano la serranda sulla testa di ormai ex atipici. Che, abbattuti, crollano nel pessimismo e qualcuno di loro dal tunnel non è più uscito. «Di precariato si muore», ha scritto uno psicologo e in Sardegna c’è chi è morto davvero. Suicida, un ragazzo a Cagliari e uno a Sassari, entrambi dopo essere stati scaricati. «Davanti a tutto quello che accade nella nostra isola di occulto o palese nel mondo lavoro - hanno scritto i segretari regionali di Cgil, Cisl e Uil - è proprio difficile capire il significato che il presidente Monti ha voluto dare alla sua recente esternazione televisiva sulla monotonia del posto fisso». È ancora incomprensibile, il significato, perché «a noi precari, ogni giorno, non è negato solo il piacere di vivere l’oggi... siamo condannati all’incertezza eterna», postato ieri, a mezzanotte, da una Telefonista sempre più disperata.

LA NUOVA SARDEGNA - Politica: «A 28 anni mi laureo in salti mortali»
06.02.2012
SASSARI. Mister X ha 28 anni, studia per la laurea specialistica ma non è uno «sfigato», come il viceministro Martone ha definito chi si laurea troppo oltre i tempi del corso di studi. Oltre a faticare sui libri, da un po’ di tempo lavora in un grosso centro commerciale di Sassari grazie a contratti rinnovabili da due e quattro mesi. Mister X non considera il posto fisso «monotono», piuttosto lo pensa come un sogno irrealizzabile che, insieme a un’infinità di altri benefici, gli consentirebbe magari di parlare liberamente dei propri problemi. Senza doversi nascondere. Oggi, invece, questo giovane (e come lui ce ne sono davvero tantissimi) accetta di raccontare la sua storia a patto che gli venga garantito l’anonimato. Troppo importante quel posto da precario da poco più di 600 euro al mese. E troppo grande è la paura di restare senza un lavoro solo perché «parla troppo». «Sta per scadere il contratto - racconta Mister X -, non è certo il lavoro migliore del mondo, ma almeno vengo pagato regolarmente. Apparire come uno che si lamenta potrebbe farmi perdere quel poco che mi son guadagnato con fatica e tanto impegno». Il ragionamento non fa una piega considerato soprattutto il clamoroso squilibrio che in Sardegna esiste tra domanda e offerta. «Non ti va bene? Perfetto, dietro di te c’è una fila enorme» è la risposta più diffusa e temuta che tanti giovani precari e disoccupati ricevono ogni volta che avanzano qualche piccola pretesa. Non bastasse questa situazione, in questi giorni Mister X si è anche dovuto sorbire le battute prima di un viceministro e poi addirittura del presidente del Consiglio. Sia Martone sia Monti, viste le polemiche, hanno poi corretto il tiro, ma la sostanza è cambiata di poco. «Non mi hanno offeso più di tanto queste battute - sottolinea il giovane - ma anzi dimostrano una volta di più quanto la classe dirigente sia lontana dai problemi reali. Sfigato? Assolutamente no. Per poter studiare ho fatto i salti mortali. Spesso a nero, ho fatto di tutto: il pizza express, il lavapiatti, il manovale e il venditore di frutta nel fine settimana. E ogni estate son partito per la stagione nei ristoranti della Costa Smeralda. Una laurea, poi, ce l’avrei anche, ma è quella triennale in Scienze politiche che ormai conta quanto la carta straccia. E anche la specialistica, visti i tempi, non so quanto potrà tornarmi utile». Sull’intervento del premier Monti, invece, il giovane sceglie di replicare con amara ironia. «Il posto fisso non è monotono - spiega -, il posto fisso non esiste più, e presto anche gli altri lavori, siano essi precari o flessibili, scompariranno. La realtà è che chi lavora, anche se mal pagato e con poche tutele, deve ritenersi fortunato e non fiatare perché non ci sono alternative». Attualmente il giovane lavora come cassiere. Un impiego dignitosissimo, ma non certo quello avrebbe sperato di fare quando ha intrapreso la carriera universitaria. Come lui, sono tantissimi i giovani brillanti preparati, magari laureati che devono difendere con i denti un’occupazione poco gratificante e remunerativa. Piuttosto che perderla, pubblicamente preferiscono tacere. O magari parlano ma solo se al posto del loro nome e cognome ci sono un mister (o miss) e una X.

Lavoro: 47% giovani occupati 'a tempo', solo 8% over 35
Elaborazioni dati Istat su media 2010
05 febbraio, 13:12
ROMA - I giovani (15-24 anni), risultati dipendenti a tempo determinato sono pari al 46,7% del totale dei dipendenti occupati in quella stessa fascia d'eta'. E' quanto emerge da elaborazioni su dati Istat relativi alla media annua del 2010. Prendendo in considerazione i dipendenti over 35, solo l'8% di questi e' figurato come a tempo determinato. Nel dettaglio, guardando ad ognuna delle diverse fasce d'età individuate dall'Istat, emerge che, se tra i dipendenti under 25 quasi il 47% è impiegato a tempo, la quota si abbassa al, comunque consistente, 18% per coloro di età compresa tra i 25 e 35 anni. E ancora scende all'8,3% per chi ha tra i 35 e 54 anni, per finire al 6,3% considerando gli over 55.
IN ITALIA OLTRE 2,7 MLN SENZA POSTO FISSO - In Italia ci sono 2,364 milioni di dipendenti a tempo determinato e 385 mila collaboratori. E' quanto emerge dai dati Istat sul terzo trimestre del 2011. In tutto si tratta, quindi, di 2,749 milioni di persone a cui manca il posto fisso, ovvero lavoratori atipici. Continua, così, a crescere il numero dei dipendenti a termine, che segna un rialzo del 7,6% (+166.000 unità) su base annua. Un aumento che coinvolge per circa due terzi gli under 35. Ecco che l'incidenza del lavoro a termine sul totale degli occupati raggiunge quota 10,3%. Quanto ai collaboratori, invece, si registra un piccolo passo indietro rispetto al terzo trimestre del 2010 (-2,1%, ovvero -8 mila unità). Sono questi i dati Istat su occupati dipendenti a termine e sui collaboratori, ma il mondo della flessibilità in entrata è molto più vario. C'é, infatti, un folto sottobosco, basti pensare alle cosiddette "false partire Iva". Ecco che ottenere una stima ufficiale sul "precariato" è difficile, anche se possiamo immaginare sia più ampia della cifra "base" pari a 2,7 milioni.

LA NUOVA SARDEGNA - Economia: Forte calo nell’erogazione dei mutui-casa
06.02.2012
CAGLIARI. Per i precari e per chi non ha un posto fisso l’accesso al credito è precluso, almeno dalle banche tradizionali, soprattutto se si vuole acquistare un alloggio. Ma in generale, a Cagliari, l’erogazione dei mutui-casa è diminuito di almeno il venti per cento. Non solo, in città sono in aumento anche le insolvenze: le famiglie che non riescono più a pagare le rate del mutuo e che rischiano di vedersi requisita la casa: l’incremento è del 25-30 per cento in rapporto agli anni passati. «In genere si tratta di lavoratori che hanno perso l’occupazione», spiega Chiara Impera, segretaria territoriale dei bancari-Cgil. Da un po’ di anni a questa parte le banche consigliano di fare anche un’assicurazione sulla morte e la perdita del lavoro: non è obbligatoria ma senza non erogano la cifra che si richiede. «Spesso chi non riesce più a pagare la rata del mutuo - afferma Impera - aveva contratto il prestito prima dell’inserimento di questo tipo di assicurazione». Oggi la crisi colpisce tutti, non solo chi non ha lavoro, «ma anche chi un lavoro ha la fortuna di averlo ancora - precisa Fabrizio Carta, responsabile territoriale della Cisl - il costo della vita aumenta mentre le buste paga restano ferme o diminuiscono. Da qui la difficoltà ad assolvere impegni precedentemente presi. Inoltre dal 18 gennaio ad oggi, a Cagliari e solo come Cisl, abbiamo avuto quasi 400 richieste di mobilità in deroga». Le famiglie tagliano le spese: non solo rinunciano all’auto nuova, ma riducono tutte le altre. Quindi un dato che si sta sviluppando «in questo periodo è la forte contrazione dei crediti al consumo», sottolinea Impera. Non ci sono ancora cifre esatte, ma i sindacati stimano che in città vi sia stata una riduzione, da parte delle famiglie, dal 40 al 50 per cento di questo tipo di spese. E anche quelle pregresse è spesso difficile pagarle: la maggior parte degli istituti bancari si sono dotati di uffici per il recupero crediti «che intervengono sui clienti - spiega Impera - sin dalla prima rata non pagata: per sollecitare il rientro prima che la situazione diventi irreversibile». Altra spia del malessere «è la riduzione dei conti correnti. I datori di lavoro chiedono al dipendente di aprire un conto bancario per canalizzare lo stipendio, ma quando il lavoro manca o si perde...». E così capita che questi siano diminuiti di circa il venti per cento. In caduta libera anche i prestiti alle piccole e piccolissime imprese: «In un momento in cui il tagli sugli acquisti sono generalizzati, il mercato crolla e gli imprenditori non investono, quindi non chiedono prestiti, spiega Impera. Solo chi è disperato si rivolge alla banca, ma non potendo fornire garanzie, non ottiene quel che chiede».

LA NUOVA SARDEGNA - Economia: Nuovi sussidi per la povertà In assessorato seimila domande
06.02.2012
CAGLIARI. «Oltre 6.000 richieste di sussidio straordinario sono state presentate all’assessorato al Lavoro e si aggiungono ai 100.000 lavoratori e disoccupati che già usufruiscono degli ammortizzatori sociali». Lo rende noto la segreteria della Cisl. Non accedono all’utilizzo di questi strumenti quanti non hanno ancora avuto un’occasione di lavoro, (circa 94.000 persone). «Il dato sui sussidi straordinari», afferma il segretario Mario Medde, «attesta la condizione di indigenza di migliaia di famiglie».

Prezzi gasolio affondano le barche dei pescatori
Filadelfo Scamporrino - 5 febbraio 2012
Il boom dei prezzi dei carburanti sta facendo letteralmente affondare le barche dei 13 mila pescherecci che operano nel nostro Paese. Questo perché negli ultimi dodici mesi il prezzo del gasolio per far muovere le barche è cresciuto del 25%, e perché proprio il carburante incide sulle barche fino al 50% dei costi di produzione e di gestione. A farlo presente è stata la Coldiretti Impresa Pesca nel commentare gli ultimissimi dati dell’Istituto Nazionale di Statistica (Istat) riguardanti l’andamento in Italia dell’indice dei prezzi al consumo.
L’aggravio medio per ogni peschereccio è pari a ben duemila euro annui legati al solo aumento dei prezzi del gasolio a fronte, come se non bastasse, del calo contemporaneo che nell’ultimo anno s’è registrato per i prezzi medi riconosciuti alle imprese del settore sul pescato. Oltre al caro-gasolio, infatti, i pescatori lamentano un allargamento della forbice di prezzo tra i prezzi pagati alle imprese del settore, quelli cosiddetti all’origine, e quelli al consumo ovverosia al cittadino presso le rivendite al dettaglio.
E così, per sensibilizzare l’opinione pubblica in merito a queste criticità che stanno mettendo in ginocchio la filiera del pesce, in Piazza Cavour a Salerno i pescatori, assieme agli agricoltori, hanno regalato ai cittadini pesce e prodotti ortofrutticoli. Basti pensare che per ogni euro di pescato venduto al dettaglio ai pescatori spettano appena 25 centesimi di euro. E la situazione è addirittura peggiore per gli agricoltori che per ogni euro di prodotto venduto al dettaglio incassano appena 17 centesimi di ricavi che, tolti i costi, spesso non portano ad un utile, magari piccolo, ma in tutto e per tutto ad una perdita proprio a causa dell’inasprimento dei costi a partire da quelli per i carburanti.

Bari. Censimento degli ulivi, patto con gli agricoltori
La firma a Mediterre
BARI - «Gli ulivi monumentali sono un patrimonio da tutelare, un elemento storico e naturale caratteristico della nostra regione che, però, non deve essere avvertito come un vincolo irragionevole dagli operatori del settore agricolo. Questa sottoscrizione è un modo per fare sistema con gli agricoltori veri custodi del mondo, custodi di una ricchezza a livello nazionale e forse europeo». Sono le parole dell'assessore regionale alla Qualità dell'Ambiente Lorenzo Nicastro che durante la giornata conclusiva della settima edizione di «Mediterre 2012 - Cantiere euromediterraneo della sostenibilità», ha sottoscritto con Cia, ovvero Confederazione italiana agricoltura (alla cerimonia ha partecipato il presidente regionale, Antonio Barile), Coldiretti e Confagricoltura una convenzione a sostegno degli interventi di rilevazione sistematica degli ulivi della Puglia. Con Nicastro anche il dirigente del settore Ecologia, Francesco Matarrese.
«L’accordo - ha aggiunto Antonello Antonicelli, dirigente dell’assessorato all’Ecologia della Puglia - arriva dopo l'approvazione delle modifiche alla legge di tutela degli ulivi per dare il via alla fase di censimento in loco delle piante a seguito del primo rilevamento satellitare. Fotografare e catalogare in situ le piante vuol dire interagire con i conduttori dei fondi agricoli, per questo abbiamo ritenuto importante, attraverso le associazioni di categoria, avviare un’azione di informazione agli agricoltori in merito al lavoro che stiamo svolgendo».
A Nicastro cono poi toccate le conclusioni: «Questa attività di informazione e soprattutto di sensibilizzazione - ha detto - sarà l’occasione per avviare le collaborazioni delle associazioni di settore che avranno come obiettivo quello di incontrare gli agricoltori per condividere con loro la tutela delle piante monumentali nell'ottica di uno sviluppo del sistema Puglia: sono a disposizione 48mila euro per seminari, convegni e workshop da utilizzare per educare chi ha la fortuna di avere una ricchezza infinita e inestimabile tra le mani». Sui temi della valorizzazione del cosiddetto oro verde va anche registrato che l’Oleificio cooperativo di Ostuni, presente con un proprio stand a «Mediterre», grazie a Confcooperative Puglia promuove il progetto «Turismolio: dall’Olivo all’Olio». Il progetto, che ha ottenuto il patrocinio dell’assessorato alle Risorse agroalimentari della regione Puglia e dell’assessorato alle Attività produttive del comune di Ostuni, ha registrato dall’inizio dell’anno scolastico ben 700 presenze di bambini e ragazzi provenienti da tutta Italia, per scoprire il magico mondo dell’olio extravergine di oliva. Nello stand dell’Oleificio cooperativo della Città bianca i visitatori hanno avuto informazioni su «Turismolio» e degustare l’Oro di Ostuni, olio ottenuto da piante millenarie.

Bozen, oltrepadania. Fisco: il 41% degli «evasori» vince i ricorsi
Inaugurato l'anno tributario, i giudici: dato preoccupante, il sistema ha bisogno di leggi certe
Mario Bertoldi
BOLZANO. In Alto Adige il 41 per cento dei contenziosi di carattere tributario si conclude a favore del contribuente contro le richieste o le interpretazioni del fisco. E' un dato che racchiude la situazione anomala tutta italiana su questo fronte: da un lato una macchina dei controlli che in più occasioni si dimostra inefficace o per lo meno insufficiente, dall'altra l'erario che nei confronti di chi finisce sotto la lente di ingradimento adotta criteri e interpretazioni normative spesso irrispettose del diritto.
E' un 41 per cento che dimostra che in Italia, complessivamente, il comparto fiscale avrebbe urgente bisogno di una profonda riforma. Anche perchè il sistema avrebbe necessità di disposizioni normative più chiare e certe, non interpretabili in termini addirittura contraddittori. E' quanto in sostanza è emerso ieri mattina nel corso dell'inaugurazione dell'anno giudiziario tributario. Le relazioni centrali sono state affidate ai presidenti delle due commissioni: Margit Fliri (ex presidente del Tribunale dei minori) per il primo grado e Carlo Bruccoleri (ex presidente del Tribunale ordinario di Bolzano) per il secondo grado.
I contenziosi innescati dai contribuenti (imprese o privati cittadini) sono stati, negli ultimi dodici mesi di riferimento (1 luglio 2010-30 giugno 2011), in tutto 500 di cui il 34 per cento si è concluso già in primo grado a favore dei ricorrenti. Con l'esito dell' appello in secondo grado la percentuale di contenziosi che ha visto soccombere l'amministrazione finanziaria sale, come detto, al 41 per cento. Se i ricorsi in un anno sono stati in tutto 500, le pratiche approdate al secondo grado sono state 222, con una variazione in aumento rispetto all'anno precedente di 72 procedimenti. Non sono grandi numeri ma resta elevata la percentuale delle controversie di rilevante valore economico che toccano principalmente le imposte dirette e l'Iva.
E questa considerazione ha portato ieri ad un altro auspicio espresso apertamente dal presidente Bruccoleri: sempre più si avverte la necessità anche in Alto Adige di prevedere giudici tributari a tempo pieno, specializzati nel settore. Il modello Germania fa scuola anche in questo settore dato che l'organizzazione tedesca può contare sull'apporto di 540 giudici tributari a tempo pieno contro i 3000 in servizio in Italia ma non a tempo pieno dato che le commissioni sono composte da magistrati (che spesso sono già impegnati nei loro ruoli ordinari) e da professionisti (già ovviamente coinvolti nella loro attività privata).
Tra il resto un recente decreto legge rischia di decimare i componenti delle commissioni tributarie, con conseguente paralisi dell'attività. Le nuove disposizioni, infatti, per garantire l'imparzialità e terzietà del corpo giudicante hanno inasprito il regime delle incompatibilità introducendo, tra l'altro, una radicale e assoluta preclusione a svolgere le funzioni di giudice tributario per gli iscritti ad ogni tipo di ordine professionale per il solo fatto dell'iscrizione, a prescindere dallo svolgimento di attività in campo tributario.

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