mercoledì 8 febbraio 2012

Federali_sera_8.2.12. Offerta promozionale della Troika: io prendo tre cambiali e tu domani ne pagherai due. Purtroppo i greci manco una ne potranno pagare.---Svizzera, Generoso Chiaradonna: Il rischio di un effetto domino è concreto ed è verosimile che il contagio si propagherà a macchia d’olio partendo dall’Europa meridionale per arrivare a valicare le Alpi, senza dimenticare il panico che si diffonderebbe sui mercati finanziari.

Crisi: Grecia, e' maretta in gruppi parlamentari dei partiti
Grecia: piano finale Ue-FMI su debito consegnato ai partiti
08 Febbraio 2012 - 10:09
Cresce nella Ue l'insofferenza per l'impasse ellenica
Svizzera. Il fallimento disordinato non è la soluzione



Crisi: Grecia, e' maretta in gruppi parlamentari dei partiti
Crescono contestazioni ad accordo Governo con troika
08 febbraio, 11:38
(ANSAmed) - ATENE, 8 FEB - Le misure economiche richieste dai rappresentanti della troika - Fondo Monetario Internazionale, Unione Europea e Banca Centrale Europea - per dare il via libera al nuovo piano di aiuti alla Grecia e all'inizio dell'operazione dello scambio dei titoli di Stato in mano ai privati (Psi), sta creando problemi seri all'interno dei gruppi parlamentari dei tre partiti che sostengono il governo di transizione di Lucas Papadimos.
 Nella mattinata di oggi, Antonis Samaras, il leader di Nea Dimocratia, ha convocato negli uffici del suo partito una riunione con i suoi piu' stretti collaboratori e i consiglieri economici per studiare il secondo piano per la salvezza dell'economia greca voluto dalla troika. Durante la riunione - secondo informazioni giornalistiche, si dovra' affrontare anche il problema delle reazioni di alcuni parlamentari del partito che minacciano di non votare a favore del piano nemmeno in caso Samaras facesse ricorso al richiamo alla disciplina interna del partito. Giorgos Karatzaferis, leader di Laos, parlando con i giornalisti ha detto di aver chiesto rassicurazioni dagli organi istituzionali dello Stato riguardo le misure che saranno decise nell'ambito del nuovo piano di aiuti alla Grecia. "Non possiamo - ha detto Karatzaferis - rispondere con un si' o con un no senza avere le rassicurazioni delle istituzioni che il nuovo piano e' conforme alla Costituzione". Dichiarazioni interpretate dagli osservatori politici come una svolta dovuta agli ultimi sondaggi d'opinione che vedono il suo partito perdere preferenze dopo la decisione di sostenere il governo del premier Lucas Papademos. Anche nel Pasok non mancano le voci contro le nuove misure economiche che i parlamentari saranno chiamati ad approvare per garantire al Paese il nuovo piano di aiuti ed evitare il fallimento. Giorgos Papandreou ha voluto tranquillizzare i suoi parlamentari e calmare le proteste di coloro che si lamentavano per la mancanza di informazione convocando il Consiglio politico del partito, con la partecipazione dei ministri coinvolti nelle trattative con la troika, e ha promesso che il gruppo parlamentare sara' informato sulle nuove misure prima del voto in Parlamento.(ANSAmed).

Grecia: piano finale Ue-FMI su debito consegnato ai partiti
08 Febbraio 2012 - 10:09
 (ASCA-AFP) - Atene, 8 feb - Il testo finale del piano concordato con l'Unione Europea ed il Fondo Monetario Internazionale per la riduzione del debito pubblico della Grecia e' stato trasmesso ai partiti della coalizione di governo. Lo fa sapere una fonte del partito conservatore ND.
 Gli ultimi aggiornamenti al testo, di circa 50 pagine, sono stati apportati durante la notte nel corso delle trattative tra il primo ministro Lucas Papademos e i rappresentanti di Ue e Fmi. L'accordo disegna le grandi linee delle nuove misure chieste per sbloccare la nuova tranche di aiuti per Atene.
 La terna politica che sostiene il governo, il socialista Georges Papandreou, il conservatore Antonis Samaras e il leader dell'estrema destra Georges Karatzaferis, e' chiamata a dare un via libera di principio al contenuto del testo nel corso di una riunione prevista per meta' giornata cui partecipera' lo stesso Papademos. In caso di parere positivo l'accordo passera' poi al Parlamento per il voto finale.
fgl/

Cresce nella Ue l'insofferenza per l'impasse ellenica
Beda Romano. Le tensioni sul futuro della Grecia si toccano ormai con mano. Dietro all'intervista pubblicata ieri in cui il vice presidente della Commissione Neelie Kroes apre la porta a un fallimento greco si nasconde una evidente insofferenza per il comportamento della Grecia. Eppure parallelamente, nella speranza che ad Atene si trovi un accordo che le permetta di beneficiare di nuovi aiuti europei, i diplomatici stanno cercando soluzioni per coprire il buco che si è venuto a creare nel nuovo pacchetto da 130 miliardi.
La signora Kroes ha detto ad alta voce quello che molti stanno sussurrando: «L'uscita di un Paese dalla zona euro non è un dramma - ha spiegato il commissario olandese al quotidiano De Volkskrant -. Si dice spesso che se un Paese lascia la zona euro o gli viene chiesto di lasciare la zona euro, allora l'intera struttura collassa. Semplicemente, non è vero». L'Olanda, forse più della Germania o della Finlandia, sta flirtando con l'idea di abbandonare la Grecia.
L'uscita della signora Kroes non è più il tentativo estremo di mettere il governo Papademos sotto pressione. In alcuni ambienti europei l'esasperazione ha fatto un salto di qualità. Non c'è più fiducia nella classe politica greca; si teme che con le elezioni in aprile la situazione peggiori, o comunque non migliori. In queste circostanze il rischio è che la posizione della signora Kroes faccia adepti. Un altro commissario, la greca Maria Damanaki, ha spiegato che l'uscita dall'euro è ormai «studiata apertamente».
Tuttavia, proprio mentre il governo Papademos rinvia per l'ennesima volta trattative ritenute decisive e mentre cresce l'insofferenza contro la Grecia (ieri il premier olandese Mark Rutte si è dichiarato «d'accordo» con la signora Kroes), gli sherpa dei Tesori nazionali guardano oltre, sperando su un'intesa ad Atene che possa dare nonostante tutto il via libera ai nuovi fondi europei. Il pacchetto deciso in ottobre doveva essere di 130 miliardi di euro. Potrebbe essere leggermente più elevato e raggiungere i 145 miliardi.
Come coprire il buco? Almeno due le possibili soluzioni sul tavolo: una riduzione del tasso d'interesse sui prestiti alla Grecia (oggi intorno al 5%), in modo da dare al Paese più soldi; e/o l'eventualità che le istituzioni pubbliche accettino anche loro, insieme alle banche private, una ristrutturazione del debito. Si discute anche se le banche centrali possano accettare questa soluzione, evitando però che lo faccia la Bce, in modo che non venga accusata in Germania di finanziamento monetario surrettizio.
Di questo si parlerà solo quando l'Eurogruppo potrà riunirsi e discutere dell'intesa di Papademos con la troika e con i partiti che lo sostengono. Ieri a Bruxelles, l'ex presidente della Commissione Jacques Delors ha avuto critiche indirette per tutti: «Soffro e sono molto preoccupato per la Grecia. Mi auguro che i partiti ad Atene si mettano d'accordo e la troika smetta di litigare e adatti le sue richieste alle reali possibilità dei greci».
 8 febbraio 2012

Svizzera. Il fallimento disordinato non è la soluzione
di Generoso Chiaradonna - 02/08/2012
La tentazione di rovesciare il banco e salutare i creditori internazionali ad Atene c’è tutta. Stretta ormai nella morsa della recessione dal 2009, le ricette imposte da Bce, Fmi e Commissione europea – la famosa Troika – stanno indebolendo ulteriormente la già fragile economia greca. Ricette che impongono un taglio secco a salari minimi, pensioni e addirittura l’eliminazione di tredicesime o quattordicesime mensilità nel settore privato. Addio anche alle forme di contrattazione collettive giudicate desuete e poco flessibili: i rapporti di lavoro siano regolati a livello di impresa e singolo lavoratore. Un salto nel buio per milioni di lavoratori e l’inizio di una nuova era che con le conquiste sociali dell’ultimo mezzo secolo pareva essere estinta.
Lo scopo ultimo è quello di ‘ridare’ competitività al sistema economico ormai esausto. Finora le controindicazioni di queste soluzioni non hanno fatto nient’altro che far avvitare su stessa la crisi economica. Il binomio austerità e recessione è micidiale e se non supportato da una politica di rilancio porta diritti verso una depressione da cui è molto più difficile uscire con le proprie gambe se non ripudiando il debito con le conseguenze che questo comporta. Sullo sfondo, però, ci sono i creditori internazionali (leggasi banche franco-tedesche) che si aspettano di incassare ancora buone cedole dalle obbligazioni greche e di non subire troppi danni. In questo viene incontro la decisione della Bce dello scorso dicembre di concedere prestiti per 500 miliardi di euro all’1% per i prossimi tre anni al sistema bancario europeo. Un modo per attutire eventuali cadute.
La ristrutturazione del debito pubblico rappresentata in parte da uno swap (uno scambio) che sostituisce le vecchie obbligazioni più onerose con nuove a tassi più bassi e durata più lunga, è una delle contropartite sul piatto della negoziazione a distanza tra il governo di Atene guidato da Lucas Papademos e Berlino e Parigi. Ricordiamo che il sistema bancario franco-tedesco è quello più esposto e che ha più da perdere da un default disordinato del Paese mediterraneo. Il rischio di un effetto domino è concreto ed è verosimile che il contagio si propagherà a macchia d’olio partendo dall’Europa meridionale per arrivare a valicare le Alpi, senza dimenticare il panico che si diffonderebbe sui mercati finanziari.
Per questo è necessario – dal punto di vista europeo – che il Governo greco trovi un accordo sull’ennesimo pacchetto di misure di risparmio e soprattutto trovi anche il coraggio di pensare al futuro dei suoi cittadini e non solo agli obblighi verso i creditori internazionali. In caso contrario i 130 miliardi di euro del secondo piano di prestiti sparirebbero lasciando Atene da sola ad affrontare il mondo. Un mondo fatto anche da spietati hedge fund desiderosi di incassare le scommesse sui Credit default swap, le famose assicurazioni sulla vita con licenza di uccidere che in questi anni sono cresciute a dismisura.

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