mercoledì 8 febbraio 2012

Federali_mattino_8.2.12. I pannoloni distribuiti da SuperMario. - La Banca centrale europea ha drenato l'intero ammontare degli acquisti di titoli di Stato dal sistema bancario dell'Eurozona, come pianificato.---La protesta dei Forconi parte dalla terra, dal grano, dai produttori cerealicoli dell'interno della Sicilia rimasti a presidiare imprese che danno redditi sempre più magri.

Sicilia. Strangolati i produttori di grano
Illuminazione pubblica per Matera un salasso
Lavoro:61%aziende ispezionate irregolare
Bce drena 219 miliardi di euro, in linea con piani
Crisi: Grecia, tensione alle stelle, migliaia in piazza



Sicilia. Strangolati i produttori di grano
G.O.
 La protesta dei Forconi parte dalla terra, dal grano, dai produttori cerealicoli dell'interno della Sicilia rimasti a presidiare imprese che danno redditi sempre più magri. Imprese strangolate da terzisti e importatori di Porto Empedocle, il maggior porto granario dell'isola.
 Il grano duro siciliano di qualità, che con il suo contenuto di proteine è utilizzato soprattutto per la produzione di pasta, è il migliore sul mercato, ma non è più in grado di competere per prezzo con quello peggiore, ma molto diffuso che arriva da Grecia, Canada, Ucraina. «Non abbiamo modo di preventivare i nostri costi di produzione per le forti variazioni di prezzo di diserbanti, gasolio, fertilizzanti», lamenta Emilio Avellone proprietario di 300 ettari tra Roccapalumba e Lercara Friddi dove produce 3.600 quintali l'anno di grano duro. «Oggi – dice – con l'integrazione europea riusciamo a ripagarci a stento il concime. Una volta dalla vendita di un chilo di grano prendavamo 30-40 centesimi, oggi se ne ricaviamo 26-28 dobbiamo ringraziare i numi protettori». Ma l'integrazione europea, grazie alla quale i piccoli produttori riescono a realizzare un modesto margine, è prossima a finire. A quel punto altro che Forconi: l'agricoltura siciliana rischia di diventare una polveriera. Per migliorare il reddito c'è chi ha cercato di investire nell'energia, destinando parte della terra a campo fotovoltaico. L'iter autorizzativo è però lungo. La burocrazia regionale frena i progetti.
 Sostiene Beno Biundo, vicepresidente della Federazione agricola di Confcooperative Sicilia: «Non sono più gli agricoltori locali a imporre i prezzi nell'era della globalizzazione, ma la Borsa di Chicago o i produttori di agroenergia che trasformano il mais in biogas. La maggior parte dei panifici palermitani è legata da contratti direttamente agli importatori». In questo clima sono nati nelle campagne movimenti spontanei. Gli agricoltori si sentono abbandonati dalle istituzioni. Dice Biundo: «Associazioni e sindacati di categoria si sono ridotti in alcuni casi ad appendici dell'apparato burocratico, buoni solo a sbrigare pratiche per ottenere contributi». Il senso di abbandono e le condizioni di vita sempre più dure sono stati il detonatore del movimento dei Forconi.

Illuminazione pubblica per Matera un salasso
di PASQUALE DORIA
I riflessi negativi di una città che è cresciuta male? Molteplici. Ecco un aspetto «illuminante». A causa dei rincari continui, gli effetti della bolletta energetica aggravano i conti delle casse municipali fino a incidere direttamente sulla qualità della vita della comunità. Il tema è quello della spesa, destinato a lievitare ancora, in un centro che conta poco più di 60 mila abitanti e si estende oltre ogni misura per quasi 13 chilometri. Il costo della pubblica illuminazione è un dato rivelatore. E non è il solo, purtroppo. Il Comune per onorare le tariffe dell’Enel spende circa 1,3 di euro all’anno. Significa oltre 100 mila euro al mese, più di 200 milioni delle vecchie lire, quasi 7 milioni al giorno. Cifre notevoli. Unitamente ai bilanci ingessati e agli affanni della comunità, oltremodo spremuta dalle tasse, annunciano scenari poco rassicuranti. Si tratta ovviamente di dati che non discendono per chissà quale prodigio dal cielo. È piuttosto il frutto avvelenato di politiche sbagliate. Di espansioni selvagge, senza misura, a partire dalla grande variante al piano regolatore generale del 1975. Madre di tutte le varianti che sono venute dopo, circa 40.
Gli effetti perversi si manifestano man mano che passa il tempo. Da allora, non solo i conti dell’ente locale sono saltati, ma è l’intero impianto urbano della città che non riesce a coniugare al meglio le sue funzioni quotidiane ai suoi bisogni vitali. Rimaniamo però al dato della luce elettrica. È stato calcolato che la lunghezza del sistema di illuminazione pubblica è di circa 300 chilometri. Si tratta di una stima, una misura calcolata linearmente nella parte di città che non viene lasciata al buio al calare del sole di tutti i giorni. A questi chilometri ne corrispondono altrettanti rientranti nella viabilità che deve gestire l’ente locale. Ma, c’è da aggiungere, che una buona parte di questa, specialmente quella più periferica e che si spinge nelle campagne circostanti all’abitato, non è illuminata.
Quindi, il calcolo dei 300 chilometri è solo parziale rispetto al conto di ulteriori spese, per l’esattezza, quelle destinate alla rete stradale locale. Che fare? È noto che in via Moro stanno cercando affannosamente un milione di euro, o poco più, per iniziare a cambiare il sistema di illuminazione. Speriamo ci riescano quanto prima. Inizialmente, si dovrebbe partire da via Ridola e arrivare fino a via Gattini. Si tratta di sostituire senza indugi le obsolete ed energivore lampade sferiche che, tra l’altro, sono fonte d’inquinamento illuminotecnico accertato e bassa funzionalità. Questa veccia formula, come aggravante, assorbe energie economiche non indifferenti. Propio in materia di manutenzione, è una specie di vena sempre aperta.
L’ipotesi in campo, altrove già realtà da tempo, è di cambiare completamente il sistema attuale con quello più moderno ed efficiente a diodi, la ormai nota illuminazione a «lampade led». Consente un abbattimento di oltre il 30 per cento dei consumi e, soprattutto, dove occorre, riesce a fare luce come si deve, senza inquinare. Perchè oltre a non propagare calore, l’alimentazione è a bassissimo voltaggio e non comporta irradiazione di raggi ultravioletti. Le lampadine classiche, inoltre, sono penalizzate da filamenti e da delicati bulbi in vetro. Le nuove sono infrangibili e comportano meno oneri di manutenzione. Rispetto alle lampade tradizionali, infine, non contengono sostanze dannose per l'ambiente come piombo, azoto e mercurio. Data la spesa crescente da sostenere, quanto a scelte da fare, in altre città si è già deciso. Del resto, la durata dei prodotti a «led» è stimabile fino a 100 mila ore. È uno dei veri fattori vincenti di questo sistema: risparmiare. Basta pensare solo ad un termine di confronto, l’attuale tecnologia in uso, quella a fluorescenza, garantisce una durata non superiore alle 5 mila ore. E poi, non è per caso se anche la maggior parte delle famiglie è orientata e ha già adottato consapevolmente le nuove lampadine. Di questi tempi fare economie non è solo esercizio di virtù, è una necessità.

Lavoro:61%aziende ispezionate irregolare
controlli da ministero Lavoro, Inps, Inail e Enpals
07 febbraio, 19:08
(ANSA) - ROMA, 7 FEB - Su un totale di 244.170 aziende ispezionate nel 2011 da parte del ministero del Lavoro, dell'Inps, dell'Inail e dell'Enpals, 149.708 risulta irregolare.
Si tratta, quindi, di circa il 61% delle aziende sottoposte a verifica. Gli organi di vigilanza spiegano come cio' ''evidenzia il fatto che l'azione ispettiva e' comunque suscettibile di miglioramenti, mediante una piu' puntuale attivita' di 'intelligence' per orientare ancor meglio le verifiche verso obiettivi piu' mirati''.

Bce drena 219 miliardi di euro, in linea con piani
La Banca centrale europea ha drenato l'intero ammontare degli acquisti di titoli di Stato dal sistema bancario dell'Eurozona, come pianificato. Lo ha comunicato la Bce, spiegando aggiungendo di aver raccolto 219 miliardi di euro dal sistema bancario dopo aver ricevuto offerte per 344,3 miliardi di euro.
L'ammontare drenato corrisponde al volume totale dei titoli comprati nel quadro del programma di acquisto bond dell'Eurotower sul mercato secondario. La Banca ha accettato il 40,6% delle offerte al tasso marginale dello 0,28%.

Crisi: Grecia, tensione alle stelle, migliaia in piazza
Contro nuove misure di austerita' richieste dalla troika
07 febbraio, 19:55
(di Furio Morroni) (ANSAmed) - ATENE, 7 FEB - Tensione alle stelle ma per fortuna nessun incidente grave oggi nella capitale greca dove oltre 20 mila persone - nonostante una pioggia battente - si sono riversate nelle strade per esprimere tutta la loro rabbia contro l'accordo raggiunto fra il governo greco e la troika (Fm, Ue e Bce) e le ultime, piu' pesanti misure di austerity richieste al Paese dai creditori internazionali. Intanto per tutta la giornata si e' atteso che si riunisse l'annunciata, "cruciale" riunione fra i leader dei tre partiti greci che sostengono il governo di Lucas Papademos per approvare definitivamente il promemoria della troika. Si tratta di un documento di 16 pagine dattiloscritte in cui i creditori della Grecia elencano le condizioni per sbloccare lo scambio dei titoli di Stato in mano ai privati (Psi) e dare il via libera alla concessione del secondo pacchetto di aiuti da 130 miliardi di euro. Piu' volte posticipata, sembra per dar modo ai politici di leggere il documento, la riunione era stata infine fissata alle 21:00 locali ma e' stata ulteriormente rinviata alle 22:30, al termine di un incontro serale tra Papademos e il direttore dell'Istituto Finanziario Internazionale (Iif) Charles Dallara, e infine spostata definitivamente a domani a mezzogiorno.
 Il testo del promemoria che - per evitare un catastrofico fallimento della Grecia - deve essere approvato da Giorgos Papandreou (Pasok, socialista), Antonis Samaras (Nea Dimocratia, centro-destra) e Giorgos Karatzaferis (Laos, estrema destra), contiene di nuovo "lacrime e sangue" ma ancora una volta solo per lavoratori e pensionati. L'accordo, infatti, prevede nuovi tagli a stipendi e pensioni, la chiusura di Enti statali inutili e il licenziamento di 15 mila dipendenti in esubero.
 La protesta di piazza e' concisa con lo sciopero generale di 24 ore, che ha paralizzato tutta la Grecia, proclamato dai principali sindacati del Paese: la Gsee (che raggruppa i lavoratori del settore privato), l'Adedy (cui aderiscono quelli del settore pubblico), e il Pame (vicino al Partito Comunista).
Allo sciopero hanno preso parte anche i dipendenti delle imprese a partecipazione statale, quelli del settore della sanita' e della pubblica istruzione. Chiusi anche i tribunali, le banche e le sedi delle Autonomie locali. I traghetti sono rimasti ormeggiati nei porti e quindi non vi sono stati collegamenti da e per le isole. Nella capitale si sono svolte due manifestazioni conclusesi entrambe con la consueta marcia di protesta fino alla centralissima Piazza Syntagma, davanti al Parlamento. Nessun incidente di rilievo ma solo qualche tafferuglio davanti al monumento al milite ignoto dove alcuni dimostranti, dopo aver inutilmente tentato di salire lungo la scalinata che conduce al Parlamento, hanno dato alle fiamme una bandiera tedesca e tentato di fare altrettanto con un vessillo bianco-rosso su cui campeggiava la svastica nazista. (ANSAmed).

Nessun commento: