giovedì 9 febbraio 2012

Federali_sera_9.2.12. La sindrome della pecora, very short story ispirata a quelle fetenzie di Fiabe dei Fratelli Grimm, fiamminghi. “In una notte buia e nevosa, sola nell’ovile, la pecora penso’: Vuo’ vede’ ca ven u lup? E belo’: U lup, u lup! U lup, u lup! Venett’ u’ pastor ncacchiat, e accidett’ a pecr. Accussi’ t’mpar”.---BedaRomano: A seconda dei casi, le varie intese devono essere accettate dal Parlamento greco, dal mercato, dal Fondo monetario internazionale e dalla Banca centrale europea, dall'Eurogruppo e in alcuni casi anche da singoli Parlamenti nazionali perché il piano da 130-145 miliardi è nuovo rispetto a quello precedente del 2010.

Crisi: Grecia, domani sciopero generale di 48 ore
Grecia, la troika concede 15 giorni per trovare 300 milioni
Ostacoli senza fine per il piano salva-Atene
Il ministro delle Finanza greco porta a Bruxelles un accordo incompleto sui tagli. Stasera Eurogruppo
Grecia:tasso disoccupazione supera 20%
La vicenda kafkiana della Bank of Ireland
Svizzera. Perché Sarkozy non può stare senza Berlino



Crisi: Grecia, domani sciopero generale di 48 ore
Manifestazioni davanti Parlamento contro accordo con i creditori
09 febbraio, 12:11
(ANSAmed) - ROMA, 9 FEB - Scatta domani in Grecia uno sciopero generale di 48 ore. Cosi' i lavoratori rispondono all'accordo raggiunto dal Governo con i creditori internazionali: i due maggiori sindacati del Paese, la Gsee (settore privato) e l'Adedy (settore pubblico), lo hanno proclamato per venerdì e sabato, organizzando per sabato e domenica manifestazioni nella centralissima piazza di Syntagma di Atene, davanti al Parlamento.(ANSAmed).

Grecia, la troika concede 15 giorni per trovare 300 milioni
ATENE - I rappresentanti della troika - Fondo Monetario Internazionale, Unione europea e Banca centrale europea - hanno dato 15 giorni di tempo alle forze politiche greche per reperire 300 milioni di euro che mancano ancora per chiudere l'accordo sul nuovo pacchetto di aiuti da 130 miliardi alla Grecia. Dopo un incontro di quasi otto ore, la scorsa notte i leader dei tre partiti che sostengono il governo di Papademos hanno raggiunto - come si legge in un comunicato del governo - «un largo accordo su tutti i punti del programma, salvo quello che riguarda il taglio alle pensioni integrative».
Trattativa sui 300 milioni mancanti. Come ha spiegato il portavoce del Pasok, Panos Beglitis, per concludere le trattative sul nuovo pacchetto di aiuti alla Grecia, mancano ancora 625 milioni, dei quali 325 verranno fuori dai tagli alle spese militari e di altri ministeri, mentre per quanto riguarda gli altri 300 è in corso una trattativa fra il premier e i rappresentanti della troika per reperire tale somma senza tagliare le pensioni. Il ministro delle Finanze, Venizelos, al termine della riunione ha espresso la speranza che «l'Eurogruppo prenderà una decisione positiva per il nuovo programma dal quale dipende la sopravvivenza del Paese per gli anni a venire e la sua permanenza nella zona dell'euro».
Giovedì 09 Febbraio 2012 - 11:08    Ultimo aggiornamento: 11:09

Ostacoli senza fine per il piano salva-Atene
di BedaRomano
La Grecia ha bisogno di denaro fresco entro il 20 marzo quando verranno a scadere obbligazioni pubbliche per oltre 14 miliardi di euro. Mancano quindi ben sei settimane alla scadenza cruciale. Eppure, le pressioni perché il via libera al secondo programma di aiuti al Governo greco giunga rapidamente sono evidenti.
Le ragioni sono tutte da ricercare in una trafila tecnico-politica ricca di tranelli. «C'è tutta una serie di transazioni e atti giuridici che devono essere effettuati perché il denaro venga versato ad Atene», spiegava lunedì Amadeu Altafaj, il portavoce della Commissione europea a Bruxelles. «È molto complicata. Posso assicurarvi però che stiamo cercando di comprimere al massimo la sequenza degli avvenimenti». L'accordo sulla Grecia dovrà tra le altre cose incassare delicate ratifiche parlamentari, in particolare in Germania, Olanda e Finlandia. Il pacchetto prevede accordi sia sulla ristrutturazione del debito che sull'adozione di misure di austerità con le banche private, con la troika e con i Governi europei. A seconda dei casi, le varie intese devono essere accettate dal Parlamento greco, dal mercato, dal Fondo monetario internazionale e dalla Banca centrale europea, dall'Eurogruppo e in alcuni casi anche da singoli Parlamenti nazionali perché il piano da 130-145 miliardi è nuovo rispetto a quello precedente del 2010. Ieri da Berlino, Michael Meister, il portavoce per le questioni finanziarie del Partito democristiano del cancelliere Angela Merkel, ha spiegato che il Parlamento tedesco potrebbe riunirsi in sessione straordinaria fin dalla settimana prossima. Il benestare tedesco non sembra in forse.
Più complicato appare il via libera in altri Paesi. L'Olanda è attraversata da ondate di crescente sfiducia nei confronti della Grecia. Il ministro delle Finanze Jan Kees De Jager è arrivato al punto di minimizzare martedì le conseguenze di un'uscita della Grecia dalla zona euro. Peraltro, il Governo Rutte è un Esecutivo di minoranza, appoggiato dall'esterno dal leader populista Geert Wilders. Questo aspetto non può che preoccupare i partner europei. In Finlandia, la questione che ancora deve essere risolta è quella del collaterale legata a nuovi prestiti, una condizione senza la quale Helsinki si rifiuterebbe di partecipare al nuovo salvataggio.
L'accordo è stato trovato nel 2011 con i partner europei, ma i dettagli tecnici devono ancora essere definiti con Atene. Come l'Olanda e la Finlandia, il Paese scandinavo vive con crescente insofferenza la vicenda greca. I servizi del consiglio europeo hanno preparato una possibile tabella di marcia, tutta da mettere alla prova dei fatti. Spiega con un certo nervosismo un diplomatico europeo: «I tempi sono strettissimi». L'intesa per una ristrutturazione del debito greco, trovata a grandi linee con le maggiori banche internazionali, dovrà essere presentata al mercato perché sia valutata e accettata dagli investitori privati più piccoli. Solo questa fase potrebbe durare anche due settimane.
 9 febbraio 2012

Il ministro delle Finanza greco porta a Bruxelles un accordo incompleto sui tagli. Stasera Eurogruppo
All'interno un articolo di Vittorio Da Rold
Il ministro delle Finanze greco, Evangelos Venizelos, vola a Bruxelles con un accordo incompleto raggiunto tra i partiti ad Atene sulle richieste di riforme e tagli avanzate dall'Unione europea come condizione per l'ulteriore passo nel piano di salvataggio dell'economia ellenica.
Dopo la riunione notturna tra governo e partiti, infatti, ad Atene è stata raggiunta un'intesa su tutti i punti chiesti dalla troika Ue-Bce-Fmi, tranne che sui tagli alle pensioni integrative. Questo è quanto ha fatto sapere l'ufficio del premier Lucas Papademos.
Il governo greco, dunque, spera che i ministri delle Finanze dell'Eurozona, che si riuniranno questa sera a Bruxelles, in una riunione convocata dal presidente dell'Eurogruppo, Jean-Claude Juncker, prenderanno «una decisione positiva» per quanto riguarda il piano d'aiuti alla Grecia.
Il ministro Venizelos, prima di lasciare Atene, ha infatti spiegato: «Parto per Bruxelles con la speranza che l'Eurogruppo prenderà una decisione positiva in merito al nuovo piano di aiuti».
Un anno in più
Se l'intesa sarà raggiunta in Europa e con il Fondo monetario, la Grecia avrà un anno in più (fino al 2015) per creare nei suoi conti pubblici un avanzo primario di 4,5 miliardi di euro. È quanto prevede - secondo quanto affermano fonti della coalizione del governo di Atene - il nuovo accordo con la troika formata da Commissione Ue, Bce ed Fmi.
Il governo Papademos dovrà però specificare nell'immediato le misure aggiuntive di austerity che intende prendere per il periodo 2013-2015, che dovranno essere pari a circa 10 miliardi di euro. Resta l'incognita del giudizio europeo sull'accordo incompleto raggiunto ad Atene.
Atene tratta, oggi l'Eurogruppo. Verso accordo con la Troika (di Vittorio Da Rold)
 9 febbraio 2012

Grecia:tasso disoccupazione supera 20%
A novembre. Produzione industria dicembre -11,3% su anno
09 febbraio, 12:16
(ANSA) - ROMA, 9 FEB - In Grecia il tasso di disoccupazione e' salito oltre il 20%: a novembre si e' registrato un rialzo al 20,9% dal 18,2% di ottobre. Sempre oggi e' stato pubblicato il dato sulla produzione industriale: a dicembre 2011 l'indice ha segnato un ribasso dell'11,3% rispetto a dicembre 2010. (ANSA).

La vicenda kafkiana della Bank of Ireland
Una storia come quella delle obbligazioni subordinate di Bank of Ireland neanche Kafka sarebbe riuscito a inventarla. Quei bond erano nati per gli investitori istituzionali.
 Ma tanti risparmiatori li hanno comprati ugualmente, perché dopo 12 mesi dalla loro emissione – prevede una legge nata per tutelare il risparmio – è possibile farlo. Il problema è che, l'estate scorsa, Bank of Ireland ha deciso di ristrutturarli: ha offerto agli investitori nuovi titoli di valore inferiore. Aderendo a questa offerta s'incassava una cospicua perdita, ma il trattamento riservato a chi non aderiva era ancora peggiore: ogni mille euro sarebbero stati rimborsati con un solo centesimo. Tutti gli investitori, obtorto collo, hanno dunque aderito. Solo gli italiani non l'hanno fatto. Per un motivo paradossale: siccome quei bond non avrebbero dovuto essere nei loro portafogli, neppure l'offerta di scambio – per un'altra legge creata per tutelare il risparmio – poteva essere rivolta loro. Morale: le banche italiane non li hanno informati dell'offerta di scambio, condannandoli a perdere tutto. È così che tante norme a tutela del risparmio, in questo caso, hanno fatto tutto tranne che tutelare il risparmio. Speriamo che Kafka smetta di scrivere leggi...
 9 febbraio 2012

Svizzera. Perché Sarkozy non può stare senza Berlino
di Andrea Affaticati
Per tutti sono ormai solo Merkozy. Una fusione d’intenti e, chissà, anche di anime. La cancelliera tedesca Angela Merkel e il presidente francese Nicolas Sarkozy camminano mano nella mano, e sperano di farlo per gli anni a venire. Ma il caso vuole, e il caso non sempre è benevolo, che proprio nella più «grave crisi che l’Europa sta attraversando dalla fine della guerra», come ama sottolineare Merkel, per entrambi ci sono scadenze elettorali ravvicinate. Il primo a doversi sottoporre al responso delle urne è Sarkozy. In maggio i francesi eleggono il nuovo inquilino dell’Eliseo. Nel settembre 2013 toccherà alla Merkel.
Ma mentre la Kanzlerin in questo momento viaggia spedita, sostenuta da sondaggi che le attestano grande fiducia e stima da parte dei suoi concittadini, con tutt’altra situazione si deve confrontare Sarkozy. Tanto che lui stesso non ha ancora ufficialmente sciolto la riserva sul candidarsi per un secondo mandato all’Eliseo. Ma è una reticenza solo formale. La stampa di qua e di là dal Reno, dà la discesa in campo di Sarkozy come cosa scontata. E per questo si concentra su un altro fatto, assai irritante agli occhi dei media: cioè l’appoggio di Merkel al suo “amico” Sarkozy. Ci si chiede se non si tratti di un ingerenza indebita. Lunedì si sono addirittura fatti intervistare insieme all’Eliseo.
Vero che Merkel insisteva sul fatto che era lì in veste di capo di Governo, per cui cercava di glissare le domande sul suo sostegno elettorale al Presidente, ma alla fine una qualche risposta l’ha dovuta dare, per quanto scontata: e cioè che UMP e CDU fanno parte della stessa famiglia politica e che Sarkozy l’aveva sostenuta nella campagna elettorale del 2009, dunque nulla di strano. Tutto vero, eppure qualcuno pensa che per Merkel nel frattempo la politica interna non si limiti più alla sola Germania ma includa l’Europa intera. Certo, è anche vero, come sottolineano altri, che i due non potrebbero fare diversamente, la loro è un’accoppiata ancor più che di necessità, di disperazione. Lo sfidante di Sarkozy sarà François Hollande. Un incubo per Merkel, visto che il leader dei socialisti francesi ha già fatto sapere che se dovesse vincere, metterà subito mano al patto fiscale messo a punto il 9 dicembre scorso: si batterà per nuove attribuzioni di competenze alla BCE, per l’introduzione degli eurobond, e via dicendo. È vero che i proclami in campagna elettorale vanno presi con le pinze, ma Merkel non si fida comunque.
Non si fida, o come dice malignamente qualcun altro, ora che Sarkozy loda apertamente il modello tedesco, non ha voglia di ricominciare tutto da capo. A iniziare dal tessere una proficua relazione reciproca, perché come ha ricordato lunedì riferendosi al suo rapporto con Sarkozy e viceversa «non è che il destino ci ha fatto nascere amici». Il 22 gennaio del 2013 si festeggeranno i 50 anni dalla firma del Trattato dell’Eliseo. A Merkel e Sarkozy piacerebbe ovviamente festeggiare insieme questo anniversario. Difficile dire se il loro desiderio sarà esaudito. La Francia ha subito l’onta della degradazione da parte delle agenzie di rating. Una bocciatura ancora più pericolosa per Sarkozy, che della tripla A aveva fatto la cartina tornasole della sua politica. Ora il Presidente non manca di sottolineare, quanto il modello tedesco sia da imitare. È vero che i francesi, nei sondaggi mostrano attualmente più gradimento per Merkel che per il loro presidente, ma non per questo anelano a diventare tutti tedeschi. E poi sono ben consapevoli che il tandem franco tedesco ormai è zoppo. Secondo la concezione di 49 anni fa De Gaulle e Adenauer l’Europa doveva politicamente guidata dalla Francia ed economicamente dalla Germania. Oggi la situazione è molto cambiata, e Berlino ha in mano entrambi i poteri, a prescindere dagli auspici di Merkel di un’Europa a doppia guida franco tedesca, come ha detto en passant lunedì sera. Una frase che sembra passata in sordina, ma che non dovrebbe rendere felici più di tanto gli altri 25 Stati membri dell’UE.
09.02.2012

Nessun commento: