sabato 18 febbraio 2012

News/am.18.2.12/ Forcone Lombardo: Se l’Europa fa orecchie da mercante di fronte alle richieste e agli appelli dei nostri operatori agricoli e se il sistema politico italiano non riesce ad essere sensibile e compatto a difesa della nostra economia e dei nostri lavoratori, non ci resta altra strada che agire in autonomia a difesa dei nostri prodotti, della nostra terra e del lavoro dei nostri figli.---Nel Sud oltre mezzo milione di donne sfugge alle statistiche della disoccupazione ufficiale, cosi' da portare il tasso di disoccupazione corretto nel 2010 al 30,6%. A queste vanno aggiunte 575mila "scoraggiate", disponibili a lavorare ma non in cerca di lavoro. Mentre le poche assunte regolarmente (tra le giovani meno di una su quattro) hanno uno stipendio inferiore di oltre il 30% rispetto a un uomo del Centro-Nord.

Azioni concrete a difesa della nostra agricoltura e dell’economia della Sicilia
Al sud tasso disoccupazione donne al 30%, doppio di ufficiale
Perché non vivi a L’Aia?
Kosovo: Paese celebra quarto anniversario indipendenza



Azioni concrete a difesa della nostra agricoltura e dell’economia della Sicilia
 scritto da Raffaele Lombardo
L’approvazione da parte del parlamento europeo dell’accordo che apre la strada ai prodotti agricoli e della pesca del Marocco è un autentico misfatto che non potrà che arrecare enormi danni all’agricoltura meridionale e siciliana.
In un momento di profonda crisi della nostra economia l’intero sistema politico italiano, e soprattutto quello meridionale e siciliano, non può permettersi di far passare sotto silenzio un provvedimento che rischia di mettere in ginocchio il nostro comparto agricolo gettando sul lastrico centinaia di migliaia di famiglie che lavorano la terra.
L’impegno mio e del governo regionale, e sul quale ritengo debbano necessariamente convergere tutte le forze politiche e sociali che hanno a cuore la Sicilia e il suo sistema economico e produttivo, non può limitarsi alla solidarietà con i lavoratori e le aziende che operano nel settore ma si esplica in azioni concrete di sostegno e sviluppo.
A cominciare da uno dei comparti che saranno maggiormente colpiti dall’accordo appena ratificato, quello dell’agrumicoltura e soprattutto della produzione di arance, il nostro governo si assume l’impegno di avviare azioni e campagne di sostegno alla produzione e alla commercializzazione delle nostre arance DOP e IPG, prodotti ottenuti nel pieno rispetto dei disciplinari di produzione biologica, che possano contrastare gli effetti nefasti di quell’accordo.
E’ già stato decretato un accordo di filiera che prevede la trasformazione delle arance in spremuta fresca e sono allo studio e in fase avanzata di realizzazione campagne di sensibilizzazione nei confronti dei consumatori.
Così come, nei giorni scorsi, abbiamo firmato un protocollo con l’Abi e diverse assicurazioni per il sostegno e il finanziamento destinato ai giovani imprenditori agricoli.
Se l’Europa fa orecchie da mercante di fronte alle richieste e agli appelli dei nostri operatori agricoli e se il sistema politico italiano non riesce ad essere sensibile e compatto a difesa della nostra economia e dei nostri lavoratori, non ci resta altra strada che agire in autonomia a difesa dei nostri prodotti, della nostra terra e del lavoro dei nostri figli.

Al sud tasso disoccupazione donne al 30%, doppio di ufficiale
18:48 17 FEB 2012
 (AGI) - Roma, 17 feb. - Nel Sud oltre mezzo milione di donne sfugge alle statistiche della disoccupazione ufficiale, cosi' da portare il tasso di disoccupazione corretto nel 2010 al 30,6%. A queste vanno aggiunte 575mila "scoraggiate", disponibili a lavorare ma non in cerca di lavoro. Mentre le poche assunte regolarmente (tra le giovani meno di una su quattro) hanno uno stipendio inferiore di oltre il 30% rispetto a un uomo del Centro-Nord. A due settimane dall'8 marzo, la Svimez fotografa la situazione delle donne al Sud nel dossier "La condizione e il ruolo delle donne per lo sviluppo del Sud" di Luca Bianchi e Giuseppe Provenzano. Le elaborazioni Svimez prendono in esame la situazione delle donne al Sud dal 2008 al 2011.
   In Italia in due anni, dal 2008 al 2010, aggiunge Svimez,oltre 100mila donne hanno perso il posto di lavoro. Il Mezzogiorno e' un caso unico: il tasso di occupazione femminile raggiunge appena il 30,4%, rispetto al 54,8% del Centro-Nord.
   Un divario dal resto d'Europa di quasi trenta punti (la media europea nel 2010 e' 58,2%). A fare la differenza tra il tasso di disoccupazione ufficiale del 15,4% e quello "corretto" sono le donne che non risultano ne' tra gli occupati ne' tra i disoccupati, ma che "informalmente" si barcamenano tra ricerche saltuarie e lavoro sommerso. In questo senso, includendo queste categorie, il tasso di disoccupazione corretto femminile al Sud nel 2010 schizzerebbe al 30,6%, il doppio di quello ufficiale.
   In cifre, i valori si triplicano: le 393mila disoccupate ufficiali, unite alle 560mila implicite, diventano 953mila. Per quanto riguarda le scoraggiate, disponibili a lavorare ma non in cerca di lavoro, delle 893mila donne che si trovano in questa condizione, spiega il dossier, 575mila sono al Sud. Meno di una su tre e' regolarmente occupata: ma guadagna molto meno.
   Situazione ancora piu' critica per le donne under 34: il tasso di occupazione crolla al 23,3%, pari a meno di una su quattro.
   In base ad analisi Svimez, a parita' di qualifica, il gap tra donna del Sud e uomo del Centro-Nord supererebbe il 30%. In valori assoluti, a fronte di uno stipendio di un maschio del Centro-Nord si 19.149 euro, una donna del Sud porterebbe a casa solo 13.361 euro. In rapporto alla popolazione, le ragazze del Sud diplomate sono passate dall'85,1% del 2000 al 94% del 2009, circa un punto percentuale in piu' rispetto al Centro-Nord. Ancora meglio sul fronte universitario: le meridionali laureate sono il 18,9% sul totale della popolazione 30-34 anni, quasi 7 punti in piu' dei maschi (12,3%), pur se distante dalla performance del Centro-Nord (27,1%) e da ogni confronto europeo. Ma studiare, per le donne, non basta: tra le dipendenti sono troppo poche le dirigenti (appena il 26% rispetto a una quota di occupazione femminile totale del 35% al Sud, e ancora relativamente meno nel Centro-Nord, con il 27% a fronte del 42% di occupazio-ne femminile); tra le lavoratrici autonome, sono troppo bassi i livelli di libere professio-niste e lavoratrici in proprio, di associate in cooperativa, mentre spicca il livello abnorme di lavoratrici co.co.co (il 65% del totale e' donna, contro il 55,6% nel Centro-Nord). (AGI) .

Perché non vivi a L’Aia?
di Maarten Veeger – 18 febbraio 2012
Pubblicato in: Olanda
Traduzione di ItaliaDallEstero.info
La mia casa si trova nel centro della città e fa parte di un grande blocco condominiale. Quando dopo una lunga giornata a scrivere articoli e a preparare servizi radiofonici o televisivi torno a casa, spesso incontro un vicino o una vicina di casa.
Tra questi una donna, immagino di circa 35 anni, che già da mesi ogni volta mi stordisce di domande. “Ma come è possibile che hai scelto di vivere in Italia? Eppure nel tuo Paese è organizzato tutto molto meglio?” Oppure: “Come è organizzato il sistema sanitario? Come è messa l’istruzione? I prezzi delle case sono accessibili? Come straniero hai probabilità di trovare un buon impiego?”
La donna e il suo compagno hanno già deciso: lasceranno l’Italia. L’estate scorsa hanno fatto un viaggio orientativo e deciso di trasferirsi in Olanda, Svezia o Danimarca. Tutti e tre Ppaesi da paradiso al paragone con l’Italia, diceva. Amsterdam non gli è piaciuta molto, ma nel loro giro olandese si sono innamorati dell’Aia. “E tu abiti qua invece di là” mi ha detto ancora una volta. Mi sono chiesto se avevano guardato oltre il pittoresco Binnenhof (palazzo del parlamento N.d.T.) e la spiaggia ma tralasciamo.
Danimarca
 La scelta della mia vicina e il suo compagno è caduta sulla Danimarca. Dove precisamente non è ancora chiaro ma il corso di lingua danese è già iniziato. Tra circa un anno e mezzo partiranno. Definitivamente. “Siamo nauseati del nostro Paese. Non cambierà molto con un governo tecnico”.
Dagli italiani sento dire queste cose alquanto spesso. Non da tutti, ma certo da persone che hanno grandi progetti per la loro vita. All’estero si fa tutto meglio (escluso il cibo). Quant’è diversa la musica tra gli immigrati in Italia. Ricercatori dell’istituto Censis hanno constatato che sono soprattutto questi nuovi abitanti dell’Italia a chiamarla ancora ‘il bel Paese’. Gli italiani invece lo fanno sempre meno, sono principalmente i 4,5 milioni nuovi arrivati ad esserne orgogliosi. Gli immigrati sprizzano “ottimismo e fiducia nel futuro”.
Una stragrande maggioranza (72%) dice di volere restarci permanentemente. “Perché ci si vive meglio che altrove”. Al paragone con paesi come l’Afganistan e il Sudan, l’Italia è evidentemente migliore. Ma il loro ottimismo sull’Italia va oltre. Gli immigrati si orientano, secondo il Censis, verso uno studio che aumenta le loro probabilità di successo e questo vale ancor più per i loro figli: il 98% degli immigrati vuole assolutamente che i figli sfruttino queste possibilità di studio. Il 76% spera che i loro figli completino uno studio universitario. Tra gli italiani questa percentuale è solo il 65%.
 Sono principalmente gli immigrati a credere che con una maggiore e migliore istruzione l’Italia si solleverà dalla crisi. È l’ennesima dimostrazione che questo Paese ha bisogno di moltissime persone che guardino con uno sguardo fresco al futuro. Con le lamentele e il comportamento fuggitivo di molti italiani non ci si riuscirà mai.
[Articolo originale "Waarom woon jij niet in Den Haag?" di Maarten Veeger]

Kosovo: Paese celebra quarto anniversario indipendenza
Presidente, 'realta' irreversibile', 'Paese indivisibile'
17 febbraio, 13:26
(ANSAmed) - PRISTINA, 17 FEB - Il Kosovo celebra oggi il quarto anniversario dell'indipendenza dalla Serbia senza eccessiva euforia a causa dei modesti risultati nella lotta a poverta', criminalita' e corruzione, ma sopratutto con una situazione ancora tesa e instabile nel nord del paese, dove la popolazione maggioritaria serba continua a rifiutare la sovranita' di Pristina.
 Nel centro della capitale, decorata con bandiere nazionali kosovare e di altri paesi 'amici', si e' svolta una parata con la sfilata di reparti della Forza di sicurezza del Kosovo (Fsk), embrione di quello che e' destinato a essere un vero e proprio esercito nazionale.
 Alla folla ha parlato il presidente, signora Atifete Jahjaga, che ha sottolineato come il Kosovo sia ormai una ''realta' internazionale irreversibile'' e un ''paese indivisibile''.
Il Kosovo, ha aggiunto, ha un ''futuro sicuro di paese con una democrazia sviluppata'', con una economia che pensa alle future generazioni e al benessere di tutti i cittadini. ''Il Kosovo sara' proprio quello che noi vogliamo e desideriamo'', ha affermato il presidente tra gli applausi dei presenti.
 In un intervento pronunciato ieri sera a un ricevimento solenne a Pristina, il presidente si era riferito ugualmente alla volonta' del Kosovo di dialogare e di risolvere le dispute per via pacifica e attraverso il compromesso, riferimento ai tanti problemi ancora esistenti con la Serbia, con la quale sono in corso negoziati da circa un anno. In un referendum il 14 e 15 febbraio scorsi i serbi del nord del Kosovo si sono espressi al 99,74% contro l'autorita' del governo albanese di Pristina.
 Messaggi di auguri e felicitazioni per l'anniversario dell'indipendenza sono stati inviati da vari leader politici internazionali, compreso il presidente americano Barack Obama.
 Dopo la proclamazione di indipendenza del 17 febbraio 2008, il Kosovo e' stato riconosciuto finora da 87 paesi (sui 192 rappresentati all'Onu), fra i quali Usa e Italia. Dei 27 della Ue, cinque paesi non l'hanno riconosciuto: Spagna, Romania, Grecia, Slovacchia e Cipro.(ANSAmed).

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