mercoledì 22 febbraio 2012

News/am.22.2.12/ Ora toccherebbe al Portogallo, gia’ dichiarato fallito da Fitch il 24 Nov u.s., col rating BB+, praticamente spazzatura. – Ticino, Corrado Bianchi Porro: C’è da chiedersi se non valesse la pena di condonare il debito che pesa sulle teste dei cittadini considerandolo illegale e tirannico, come per l’Iraq, l’Africa subsahariana o Francia e Polonia esentate dall’onere nel trattato di Versailles del 1919, un secolo fa. Se Atene piange, la Troika non rida.---Foggia: Se al nord ci si riunisce senza arrivare da nessuna parte, al sud nemmeno ci si prova – spiega Marco Nicastro, presidente della Federazione Nazionale Pomodoro da Industria di Confagricoltura – come ogni anno si protrae all’infinito la trattativa sul prezzo mettendo gli imprenditori nelle condizioni di fare delle scelte aziendali al buio.

Foggia. Pomodoro da industria, il lamento di Confagricoltura: “Scelte aziendali al buio”
Basilicata, è record di obesi
Monti: «Grecia, eliminati i rischi di contagio»
Grecia: Atene guarda ad accordo, ok aiuti ma serve crescita
Ticino. Grecia: mai pensato al condono?



Foggia. Pomodoro da industria, il lamento di Confagricoltura: “Scelte aziendali al buio”
Foggia – Nel foggiano siamo prossimi al trapianto del pomodoro da industria ed ancora non è stato stabilito un prezzo di riferimento. “Se al nord ci si riunisce senza arrivare da nessuna parte, al sud nemmeno ci si prova – spiega Marco Nicastro, presidente della Federazione Nazionale Pomodoro da Industria di Confagricoltura – come ogni anno si protrae all’infinito la trattativa sul prezzo mettendo gli imprenditori nelle condizioni di fare delle scelte aziendali al buio”.
 Oltre agli aumenti dovuti all’inflazione agli imprenditori peseranno da quest’anno i costi del gasolio alle stelle, l’Imu sui terreni e i costi degli agrofarmaci sempre più onerosi. “I produttori di pomodoro – evidenzia Nicastro – sono sempre più scoraggiati ed il rischio è di rinunciare agli investimenti nel settore, soprattutto per la difficoltà ad ottenere credito dalle banche rischiando di interrompere la filiera del pomodoro da industria, fiore all’occhiello del Made in Italy nel mondo.”
 “Una trattativa seria – continua – si doveva iniziare ad Ottobre e comunque tenendo conto dei costi di produzione che per il “tondo” sono di 100 €/ton e per l’”allungato” 120 €/ton altrimenti il rischio è di lavorare senza rientrare degli investimenti fatti come è già successo negli ultimi anni”.
Redazione Stato

Basilicata, è record di obesi
POTENZA – La Basilicata è la regione italiana in cui si registra la percentuale maggiore di obesi con più 18 anni: il 12,7 per cento dei lucani, infatti, ha seri problemi di peso e, secondo le proiezioni della Commissione europea “Idefics” (Identificazione e prevenzione di effetti dietetici e stili di vita indotti in giovani e bambini), se la tendenza degli ultimi anni sarà confermata, nel 2025 i bambini italiani rischiano di essere i più grassi d’Europa, e quelli lucani i più grassi d’Italia. Entro i prossimi dieci anni, è scritto in una nota, il tasso nazionale raggiungerà infatti il livello record del 43 per cento di obesi sul totale della popolazione italiana, ovvero 20 milioni di persone, con una tendenza maggiore tra i bambini tra i 6 e i 9 anni: le patologie collegate con il peso eccessivo (di tipo cardiocircolatorio e metabolico, prima fra tutte il diabete) costano oggi 8,3 miliardi di euro annui al Servizio sanitario nazionale.

Monti: «Grecia, eliminati i rischi di contagio»
E sull'Italia: «Siamo meno vicini al baratro»
Così il premier alla fine del vertice Ecofin:«Concentriamoci sulla crescita. Ripresa anche per la Grecia nel 2014»
MILANO - «Un risultato importante perchè toglie i rischi immediati di contagio». Con queste parole il premier Mario Monti ha salutato, al termine del vertice a Bruxelles dell'Ecofin, il secondo pacchetto di aiuti internazionali per sostenere i conti pubblici di Atene varato dall'Eurogruppo nella notte tra lunedì e martedì. «Anche se - ha aggiunto sempre il premier - si poteva agire più rapidamente». Il nuovo programma prevede aiuti per 130 miliardi e, assieme alle ulteriori rinunce dei creditori privati per un totale di 107 miliardi, farà scendere il rapporto fra debito pubblico e Pil dall'attuale 160% a poco più del 120% nel 2020. Una boccata di ossigeno che fa azzardare a Monti «un ritorno alla crescita della Grecia nel 2014» motivato anche dai progressi compiuti «negli ultimi due anni in termini di competitività». Per il premier italiano si tratta infatti di un segnale che «nel silenzio della struttura economica greca, che pure ha falle molto grandi, dimostra come le cose possano cambiare».
NAPOLITANO FARO DELLA CONSAPEVOLEZZA - Poi il presidente del Consiglio ha parlato anche della situazione italiana. «Siamo meno vicini al baratro di tre mesi fa e ciò è stato percepito dai mercati», ha spiegato Monti. A rendere tutto ciò possibile l'atteggiamento di sostegno nei confronti dell'Italia «fin dal primo momento» di Germania e Francia cui è stata espressa «gratitudine». E non sono mancate osservazioni sul futuro: «Adesso sia in Europa che in Italia, senza perdere di vista nemmeno un momento la necessità di tenere al sicuro i conti, è il momento di concentrarsi sulla crescita», sempre tenendo presente che «per noi il ponte maestro è il ponte tra l'Unione europea e l'Italia». Altro punto cardine della politica italiana ed europea devono essere le linee guida del Capo dello Stato perché «ci sono in Italia dei fari per la consapevolezza europea. E il primo è Giorgio Napolitano».

Grecia: Atene guarda ad accordo, ok aiuti ma serve crescita
Soddisfatti Pasok e ND, contrari comunisti ed estrema destra
21 febbraio, 18:39
(di Furio Morroni) - (ANSAmed) - ATENE, 21 FEB - Reazioni opposte e contrastanti sono venute oggi alla decisione dell'Eurogruppo, presa la scorsa notte a Bruxelles, di concedere il secondo pacchetto di aiuti da 130 miliardi alla Grecia per evitare il fallimento del Paese. Atene si sente umiliata dall'annunciato arrivo, in pianta stabile, degli ispettori della troika (gia' definiti "commandos" dai giornali greci) ma, in sintesi, il messaggio che arriva dalla capitale ellenica e': "gli aiuti vanno bene, ma non si e' fatto nulla per la crescita".
 Soddisfazione hanno espresso sia Antonis Samaras, leader del partito greco Nea Dimocratia (ND, centro destra) e principale candidato alla carica di prossimo premier greco, sia Giorgos Papandreou, ex premier e leader del partito socialista Pasok. Di segno completamente diverso i commenti di Aleka Papariga, segretaria generale del partito comunista (Kke), e di Yorgos Karatzaferis, leader del partito Laos (estrema destra). Per la prima, "si tratta del fallimento controllato del Paese e del fallimento incontrollato del popolo greco. Il popolo non sara' trascinato dal nuovo accordo - ha aggiunto -. Deve anzi scacciare la paura di un fallimento e rafforzare il Kke e insistere nelle lotte quotidiane" (contro i creditori). Circa il fatto che una rappresentanza della troika si insediera' in maniera permanente ad Atene, Papariga ha detto che "il governo voleva un commissariamento perche' questo e' una nuova maniera per terrorizzare il popolo e per far passare queste politiche.
Il popolo deve continuare la sua lotta". Per Karatzaferis, invece, "con questo accordo - che non contiene neanche una misura tesa a rilanciare l'economia - non solo siamo stati umiliati a livello internazionale ma non potremo nemmeno ritornare sui mercati prima del 2020".
 "Importante e positiva" ha definito Samaras la decisione dell'Eurogruppo, sottolineando come essa allontani il pericolo di un fallimento della Grecia, garantisca la sua presenza in Europa e apra la strada verso elezioni anticipate (dalle quali egli conta di uscire vincitore). Samaras ha comunque affermato che gli obiettivi per la riduzione del debito potranno essere raggiunti solo attraverso la crescita economica. ''Senza la crescita dell'economia - ha detto - non si possono raggiungere neanche gli immediati obiettivi fiscali, e nemmeno il debito potra' diventare sostenibile sul lungo periodo''. Anche per Papandreou la decisione dell'Eurogruppo e' stata "decisiva e determinante per il percorso del nostro Paese nell'Unione Europea e nell'Eurozona. Essa - ha aggiunto il leader socialista - viene ad aggiungersi ad una serie di importanti decisioni che contribuiscono allo sforzo dei greci per affrontare la crisi e promuovere i grandi cambiamenti di cui il Paese ha bisogno".
 Soddisfatto dell'accordo si e' detto pure il presidente della Repubblica, Karolos Papaoulias, secondo cui "ora tocca a noi sfruttare questa buona occasione, di correre molto per coprire le mancanze e i ritardi del passato ed entrare in un percorso di sviluppo per far tornare la Grecia a tempi felici per il suo popolo". Da parte sua, Dora Bacoyiannis, leader del piccolo partito Alleanza Democratica (centro destra), ha affermato che "anche se con ritardo, l'Europa ha fatto il suo dovere. Davanti a noi abbiamo un percorso difficile. Ora devono essere fatti ancora piu' profonti e veloci cambiamenti per trasformare il nostro Stato e in seguito il nostro Paese in modo che la societa' greca possa uscire presto e in modo definitivo dalla crisi".
 Perplessita' sul nuovo accordo e' stata invece espressa da Fotis Kouvelis, il leader di Sinistra Democratica, il quale ha fatto notare che "nell'ambito dell'impegno concordato, non c'e' assolutamente nessuna prospettiva di sviluppo. Temo - ha detto - che non ci sara' surplus, cosi' il governo dovra' attuare nuove misure economiche". (ANSAmed).

Ticino. Grecia: mai pensato al condono?
di Corrado Bianchi Porro
Un tempo - scriveva Alda Merini e forse direbbe oggi Atene- Dio mi visitava spesso (ricordiamo lo stupore di San Paolo all’Aeropago di fronte alle numerose rappresentazioni degli dei ellenici). «Adesso forse manda qualche Angelo (o qualche Angela Merkel) per vedere se reggo al mio dolore». C’è da chiedersi in effetti se il sospiroso accordo raggiunto ieri a Bruxelles con la Grecia commissariata dalla nuova laica trinità -la Troika della finanza (Commissione Ue, FMI e BCE)- possa reggere l’incerto destino del Paese fino al 2020, quando il rapporto debito/Pil dovrebbe scendere al 120% e diventare “sostenibile”. Fino ad allora, lacrime e sangue. I mercati europei ieri hanno salutato l’accordo con fredda accoglienza. Ma è presto per dirlo. Essi «acquistano sui rumori e vendono sulla notizia». Le cose erano scontate da tempo sulle condizioni imposte alla Grecia per evitare il fallimento e solo più oltre vedremo come la pensino i mercati. Posto che pensino, poiché fatti da uomini, soggetti ad emozioni, speculazioni e qualche dose di razionalità. Di certo ad Atene si attraversano tempi duri. Sono 20 mila i greci che solo l’anno scorso han perso la casa dopo aver perso il lavoro e i sussidi, divenendo “homeless”: auguriamoci non sia stata uccisa la loro speranza. Chi può, chi ha mantenuto un appezzamento o parenti, torna nelle isole, mentre al centro della città si scatenano le violenze contro la proprietà e i simboli di una finanza che appare cieca. Le elezioni diventano una scommessa sulla volontà o meno di obbedire alla Troika. C’è da chiedersi se non valesse la pena di condonare il debito che pesa sulle teste dei cittadini considerandolo illegale e tirannico, come per l’Iraq, l’Africa subsahariana o Francia e Polonia esentate dall’onere nel trattato di Versailles del 1919, un secolo fa. Se Atene piange, la Troika non rida.
MILANO -

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