venerdì 17 febbraio 2012

News/pm.17.2.12/ Ticino, Mario Seminerio a Maria Acqua Simi: I tedeschi, gli olandesi e i finlandesi e tutti i Governi del nord che chiaramente sono quelli fiscalmente più conservatori e virtuosi vorrebbero sicuramente liberarsi della Grecia. Il problema è che nessuno ha la possibilità di sapere se questo avrà conseguenze insostenibili o meno.---La Giunta Cappellacci ha impugnato davanti alla Corte costituzionale la legge «salva-Italia» del governo Monti perché contiene disposizioni ritenute «incostituzionali e gravemente lesive» delle attribuzioni di una Regione autonoma come quella sarda.

LA NUOVA SARDEGNA - Politica: Cappellacci impugna la legge «salva-Italia» di Monti
Grecia: pronti nuovi tagli a pensioni e famiglie numerose
Furto a mano armata al museo di Olimpia in Grecia, la crisi colpisce i siti archeologici
Ticino. «La vera tragedia greca è che Atene è già fallita»
Ticino. Un gran polverone per nulla
Bassano del Grappa, padania. Frode fiscale da 10 milioni di euro



LA NUOVA SARDEGNA - Politica: Cappellacci impugna la legge «salva-Italia» di Monti
17.02.2012
 CAGLIARI. La Giunta Cappellacci ha impugnato davanti alla Corte costituzionale la legge «salva-Italia» del governo Monti perché contiene disposizioni ritenute «incostituzionali e gravemente lesive» delle attribuzioni di una Regione autonoma come quella sarda. In particolare il ricorso alla Corte Costituzionale riguarda l’articolo 13 (anticipazione dell’Imu), l’articolo 14 (istituzione del tributo comunale sui rifiuti e servizi), l’articolo 16 (tassazione delle auto di lusso, imbarcazioni e aerei), l’articolo 23 (tagli dei costi di funzionamento del governo e enti locali, tra cui l’abolizione delle Province), l’articolo 31 (liberalizzazione degli orari degli esercizi commerciali) e l’articolo 48 (maggiori oneri finanziari derivanti dalla legge da vincolati all’erario per 5 anni). L’assessore Giorgio La Spisa ha spiegato che la Giunta «sta mantenendo gli impegni assunti davanti al Consiglio e alle altre Regioni speciali in aperto ed esplicito contrasto con quanto previsto dal decreto sullo sviluppo in riferimento alle Autonomie speciali». Il ricorso è «un atto di coerenza rispetto a quanto più volte dichiarato». La notizia è stata diffusa ieri pomeriggio durante la seduta del Consiglio regionale dedicata all’esame della Finanziaria 2012. L’assemblea, tra molte polemiche, ha discusso in particolare della questione della sanità, settore che impegna il 50 per cento del bilancio annuale della Regione.

Grecia: pronti nuovi tagli a pensioni e famiglie numerose
ultimo aggiornamento: 17 febbraio, ore 08:53
Atene, 17 feb. (Adnkronos/Dpa) - Il governo greco presentera' oggi un progetto di legge in Parlamento per nuovi tagli alle pensioni e ai benefici per le famiglie numerose, una delle ultime condizioni richieste da parte dei creditori internazionali, in cambio di nuovi prestiti. Atene ha programmato approvare il disegno di legge entro domenica, per essere pronti in tempo per la riunione dell'Eurogruppo dei ministri delle Finanze della zona euro prevista lunedi. Finora, la Grecia ha compiuto solo due delle tre condizioni poste dall'Eurogruppo per accedere ai 130 miliardi di euro del pacchetto di aiuti: l'approvazione da parte del Parlamento di misure di austerita' per 3 miliardi di euro e il pacchetto di riforme economiche. Inoltre i leader politici dovranno attenersi a queste misure, anche dopo le elezioni, previste nel mese di aprile. La terza condizione, ovvero la chiusura di un gap di bilancio 325 milioni di euro, e' stata una questione di dibattito tra Bruxelles e Atene durata diverse settimane. Atene ha deciso di colmare il disavanzo di bilancio, facendo ulteriori tagli alle pensioni e agli assegni per le famiglie con quattro o piu' figli.

Furto a mano armata al museo di Olimpia in Grecia, la crisi colpisce i siti archeologici
dal nostro inviato Vittorio Da Rold
ATENE - Il ministro della Cultura greco, Pavlos Geroulanos, ha presentato le sue dimissioni dopo il furto di 67 reperti archeologici avvenuto questa mattina nel museo di Olimpia dedicato agli antichi Giochi Olimpici. Le dimissioni sono state date al premier Lucas Papademos che si è riservato di accettarle. Il sindaco di Olimpia, Thymios Kotzias, ha dichiarato che due uomini a volto coperto e armati hanno immobilizzato l'unica guardia del museo nelle prime ore del mattino, al cambio turno, dopo aver già disattivato l'allarme, e hanno portato via i reperti.
Culla dei Giochi Olimpici, Olimpia viene visitata ogni anno da migliaia di turisti. Il furto è avvenuto nel secondo museo della città, dove sono esposti oggetti in bronzo e ceramica usati dagli antichi atleti.
Questo è l'ennesimo segnale di come la crisi economica e i tagli al personale addetto alla sicurezza dei musei colpisca il già fragile apparato di controllo statale sui preziosisissimi beni culturali greci e riaccedenda la polemica tra Atene e Londra che si rifiuta di restituire i fregi originali del Partenone conservati al British museun a Londra adducendo tra l'altro problemi di sicurezza.
 17 febbraio 2012

Ticino. «La vera tragedia greca è che Atene è già fallita»
Tutti gli errori dell’asse franco-tedesco
di Maria Acqua Simi
«Oggi i mercati sono abbastanza di cattivo umore perché la situazione greca tiene tutti in sospeso. Il potenziale di contagio è sempre vivo e presente. Non si può pensare di amputare la Grecia  e credere che non succederà nulla». Comincia così la nostra chiacchierata con Mario Seminerio, analista macroeconomico, portfolio advisor e collaboratore di numerose testate, tra le quali “Il Foglio” e “Il Tempo”.
Parliamo di Grecia. Fallirà? Uscirà dall’Eurozona?
Atene è già fallita. Il problema che noi non sappiamo se l’uscita dall’euro può avvenire in maniera indolore per il resto dell’Eurozona. O se può causare un effetto di contagio simile a quello che c’è stato con il fallimento della Lehman Brothers. Anche nel caso Lehman, a un certo punto il Tesoro americano e anche la comunità finanziaria giunsero a dire “facciamoli fallire così abbiamo il caso esemplare di punizione da dare in pasto all’opinione pubblica e noi andiamo avanti come se nulla fosse”. I fatti hanno dimostrato che lasciar fallire Lehaman ha aperto il vaso di Pandora.
I tedeschi, gli olandesi e i finlandesi e tutti i Governi del nord che chiaramente sono quelli fiscalmente più conservatori e virtuosi vorrebbero sicuramente liberarsi della Grecia. Il problema è che nessuno ha la possibilità di sapere se questo avrà conseguenze insostenibili o meno.
Grande incertezza...
C’è enorme incertezza. Qualcuno ha pensato che tutta la straordinaria fornitura di liquidità della BCE potesse mettere in sicurezza il sistema bancario dell’Eurozona e facilitare il default della Grecia. Perché un conto è il default e un conto è l’uscita dall’euro. Sono due cose diverse.
Una strada non percorribile per il Paese.
Tornare a una moneta nazionale in primo luogo ha delle difficoltà operative terribili. Perché bisogna far ripartire la stampa di carta moneta, ricambiare i bancomat, i distributori automatici, i software: un processo spaventoso. Se condotto in modalità virtuosa, cioè un passaggio da una moneta nazionale a una sovranazionale come l’euro, la cosa funziona. Ma se fai il percorso opposto, succede l’apocalisse. Tutti i depositi bancari in Grecia (quelli non ancora portati all’estero), nel caso di uscita dall’Eurozona, sarebbero assaltati. Le banche dovrebbero essere chiuse, dovrebbero essere creati dei controlli sulla fuoriuscita di capitali per quanto non sempre efficaci. Ci sarebbe un collasso da parte dello Stato, che improvvisamente si troverebbe privo di mezzi per pagare gli stipendi e pensioni. In un Paese come la Grecia che ha una dipendenza assoluta dallo Stato, questo vorrebbe dire una catastrofe: moti di piazza, saccheggi.  E tutti quelli che dicono “la Grecia ha bisogno di svalutare”, fanno una valutazione astratta. Nel concretizzarlo ci sono troppe difficoltà operative. Tornare a una valuta nazionale sarebbe catastrofico.
Quello che sta facendo l’Europa è sufficiente?
Io ritengo che qualunque cosa si faccia sarà insufficiente. La Grecia è un Paese che non esporta nulla. E anche tagliando stipendi e pensioni per avere l’equivalente di una svalutazione del cambio, non produce nulla. Perché la Grecia non ha esportazioni ad alto valore aggiunto. Esporta solo per il 7% del proprio Pil, e soprattutto non esporta in ambiti di alto valore aggiunto. La Grecia non ha meccanica di precisione, non ha chimica fine, non ha software…
E il turismo, che è un settore a basso valore aggiunto, secondo i calcoli degli analisti per riuscire a colmare questo deficit, dovrebbe assumere una dimensione tripla rispetto a quella attuale. Siamo in uno stallo drammatico.
E dunque l’Europa cosa deve e può fare per evitare il crollo?
Non lo sa nemmeno lei. Perché la situazione è talmente incancrenita che continuare a dare soldi e chiedere tagli fiscali, il Paese sprofonda. Perché i tagli fiscali provocano un crollo di Pil il quale a sua volta provoca un aumento del deficit, il quale a sua volta provoca accuse alla Grecia di non fare abbastanza. Quando in realtà non è così. Per l’Italia è un po’ diverso, perché è un grande esportatore manifatturiero e questo garantisce spalle coperte. Noi abbiamo bisogno di una spinta di crescita: se questa dovesse ripartire, probabilmente avremmo respiro e tempo per un risanamento fiscale. Ma questi violentissimi tagli imposti dalla Germania sono recessivi e pro-ciclici. La Grecia potrebbe anche arrivare a un ritorno alla dracma: ma al termine di un percorso di transizione doloroso. Il rischio è che si arrivi a questo esito: questo per il popolo greco sarà l’equivalente di un evento bellico.
Tutto questo è anche una diretta conseguenza delle imminenti elezioni in Francia e Germania?
Incide tantissimo. Sarkozy è completamente soggiogato dal mito tedesco. Così come all’inizio del suo mandato era soggiogato dal mito americano, adesso vuole assolutamente copiare i tedeschi. È un personaggio inaffidabile. Avere un’altra forma di leadership servirebbe molto anche a Monti per avere una sponda in Europa e poter controbilanciare la posizione tedesca. Perché i tedeschi non vogliono in nessun caso essere considerati gli ufficiali pagatori del continente. Io non sono tra coloro che credono che sia tutta colpa di Atene. L’Europa è vittima di un’egemonia tedesca che si è trovata inadeguata a gestire tutto questo.
E questa crisi potrebbe presto estendersi al Portogallo, alla Spagna e all’Italia...
Sicuramente Lisbona è la prima della lista. Il suo problema è che il Paese ha un fortissimo deficit delle partite correnti. Non è competitivo. È attorno all’8% di deficit delle partite correnti sul Pil. Non ha un elevatissimo debito pubblico, però ha un altissimo debito privato e tra l’altro è un debito fintamente privato. Perché hanno molte società pubbliche che in realtà operano in regime privatistico. Ma che non riescono a rinnovare i loro debiti e quindi rischiano di ricadere sotto l’ombrello pubblico. Per cui mentre per la Grecia si può dire che non hanno fatto abbastanza e così via, sul Portogallo non si può dire altrettanto. Eppure gli esiti sono uguali. E in questo caso il moralismo che addita la Grecia come pessimo esempio, non avrà più argomenti.
Torniamo alla Grecia. Come finirà?
Male. I greci torneranno quello che sono sempre stati, un popolo di pastori: il loro ground zero arriverà comunque. Anche il Portogallo rischia di tornare alla sua dignitosa povertà. Io spero che l’Italia se la cavi, grazie alla sua base di export manifatturiero ben diversificata. Sperando anche che, ad un certo punto, un impulso di crescita sollevi l’Europa dal fondale su cui i tedeschi la tengono schiacciata. Resta che un giorno qualcuno dovrebbe prendersi la briga di chiedere ai leader europei perché la Grecia fu fatta entrare nell’euro.
17.02.2012

Ticino. Un gran polverone per nulla
di Umberto Folena
In Italia, chi deve pagare l’Imu (tassa sugli immobili), paga già oggi e pagherà domani. Senza ingiustificabili sconti. Ma chi non deve pagare perché non fa “affari” ma “bene comune”, non paga oggi e non è giusto che paghi domani. Se insomma un «ente non commerciale» – laico, cattolico o di un’altra religione – svolge in un suo immobile un’attività che gli procura profitto, è semplicemente equo che sia assoggettato a tutte le imposte previste. Ma se svolge, senza lucro, attività (ben individuate dalla legge) a servizio dei cittadini e della collettività va rispettato e, per quanto possibile, agevolato.
Il governo appare intenzionato a chiarire, precisare e salvaguardare questa impostazione che è frutto di una ponderata e più che sensata scelta dello Stato. E questo annuncio è benvenuto. I trucchi mediatici di certe camarille e parti politiche (le solite), invece, non sono benvenuti per niente, soprattutto se finalizzati ad alimentare artificiosamente unostilità nei confronti della Chiesa cattolica. Ostilità che è del tutto estranea alla grandissima parte degli italiani, che conoscono la Chiesa per averla vicina di casa e vicina di cuore, concretamente, ogni giorno.
Un primo trucco. La nota di Palazzo Chigi di mercoledì scorso esordisce così: «In merito all’esenzione dall’imposta comunale sugli immobili riservata a tutti gli enti non commerciali...». Tutti gli enti. La nota non ne fa l’elenco, perché sarebbe sterminato. Ma non lo riduce nemmeno alla sola Chiesa cattolica, mai nominata. E neanche il commento del portavoce della Cei esprime auspici per la Chiesa ma per «il vasto mondo del non profit». Questa riduzione continuano invece a farla in molti, come se la questione, secondo il grossolano lessico radicale, riguardasse soltanto «il Vaticano» (sic). È come se leggessimo: «Milan: si gioca in serie A», riducendo l’intero campionato a una sola squadra, certo di gran peso... ma tutte le altre squadre? Non giocano? Non sono forse anche loro la «serie A»?
Un secondo trucco è quello di chi commenta: è giusto far pagare gli immobili commerciali della Chiesa. Giustissimo. Solo che pagano già. Hanno sempre pagato. E chi deve e non paga – l’abbiamo scritto infinite volte – sbaglia di grosso e non è un privilegiato ma un contribuente infedele, un evasore. Gli immobili commerciali non sono mai stati esenti, come alcuni si ostinano a far credere, truccando le carte. La nota del governo lo ricorda perfettamente. (...) (...) Gli immobili dove si svolge un’attività non commerciale non pagavano l’imposta e non la pagheranno. Se nell’immobile si svolgono attività non solo non commerciali ma anche commerciali, l’imposta andrà pagata solo per la parte commerciale. Ciò è equo e potrebbe risolvere casi come quello – emblematico, e da noi portato in prima pagina nei mesi scorsi – dell’Hotel Giusti della suore di Sant’Anna a Roma: un modesto edificio di cinque piani, di cui due adibiti a comunità e a chiesa, gli altri tre ad albergo a una stella: le suore accusate da un quotidiano di non pagare hanno invece sempre pagato l’imposta per l’intero edificio. In futuro, par di capire, pagherebbero soltanto per i tre piani adibiti ad albergo.
Privilegi? Non ce n’erano ieri né ce ne saranno domani, nessuno li chiedeva e nessuno li chiederà. La collaborazione tra Chiesa cattolica e Stato era leale ieri e sarà leale domani. E così il rapporto, ci auguriamo, tra lo Stato e tutte le realtà non profit. L’Europa, che i radicali hanno incalzato coi loro ricorsi contro la normativa per il non profit (tutto il non profit, anche se parlavano solo della Chiesa), già definisce «un progresso sensibile» la nota del governo Monti.
I fumi ideologici di certe vecchie polemiche e gli acidi corrosivi di un ben noto anticlericalismo non possono cambiare la realtà. Non si tasserà la solidarietà e la carità, checché speri qualcuno. Lo Stato sarebbe autolesionista: per incassare uno, finirebbe per spendere dieci per intervenire là dove già agisce la generosità dei cittadini. Di ogni colore politico e di ogni fede. Cattolici in prima linea.

Bassano del Grappa, padania. Frode fiscale da 10 milioni di euro
5 arresti fra Veneto, Roma e Milano
Cinquanta perquisizioni delle Fiamme gialle tra società di comodo e false fatture. A capo dell'organizzazione c'era un bassanese che dichiarava 15mila euro l'anno
VICENZA - Una frode fiscale da 10 milioni di euro è stata scoperta dalla Guardia di Finanza di Bassano del Grappa (Vicenza) che, dalle prime ore di venerdì sta eseguendo tra il Veneto, la Lombardia e il Lazio 5 arresti e oltre 50 perquisizioni. Il blitz contro il sodalizio criminale, specializzato in frode fiscali mediante l'emissione e l'utilizzo di fatture per operazioni inesistenti, vede coinvolte anche altre 6 persone e il sequestro di beni immobili per un valore di un milione di euro. I militari delle Fiamme gialle stanno operando tra le province di Vicenza, Padova, Treviso, Verona, Milano e Roma. Le indagini, coordinate dal pm bassanese Pipeschi, hanno consentito ai finanzieri di accertare che un indagato, avvalendosi di tre società di comodo prive di strutture operative, facenti capo formalmente a prestanome. Emetteva fatture per operazioni inesistenti a favore di numerose aziende operanti in svariati settori produttivi con l'unico scopo di permettere a queste ultime di evadere le imposte sui redditi e l'Iva.
La quasi totalità degli indagati, coinvolti nel blitz della Guardia di Finanza di Bassano del Grappa che ha scoperto una frode fiscale da 10 milioni di euro, ostentava un elevato tenore di vita. Il dominus dell'organizzazione e maggior artefice della frode fiscale è un bassanese che ha dichiarato nell'ultimo decennio, assieme alla moglie, un reddito complessivo medio annuo di circa 15 mila euro, pur avendo la disponibilità di una villa con piscina costruita recentemente, auto di lusso e molteplici immobili di proprietà. Beni che i finanzieri hanno posto sotto sequestro preventivo a garanzia del danno arrecato all'erario, nonostante l'indagato avesse tentato di ostacolare la procedura di riscossione mediante la costituzione di un fondo patrimoniale. (Ansa)

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