mercoledì 29 febbraio 2012

News/pm.29.2.12/ L’ennesimo fallimento dei padani. – Sergio Romano: La crisi ha avuto un grande merito. Ha scoperchiato la pentola del cattivo federalismo e ha reso ancora più evidenti gli sprechi di cui è responsabile. Ha dimostrato che il sistema ha creato un nuovo feudalesimo e ha reso l'Italia più disunita di quanto fosse all'epoca dei festeggiamenti per il suo primo centenario.---Alessandro Merli: All'asta Bce banche italiane in prima fila. (...) L'agenzia di rating Fitch ha sostenuto ieri in una nota che queste operazioni rimandano solo il collasso di alcune banche, che senza di esse non sarebbero in grado di reggersi.---Bce: allocati 529,53 mld di euro con rifinanziamento a 3 anni. Tasso 1%

LA NUOVA SARDEGNA - Economia: Disoccupazione giovanile, triste record della Sardegna
C'era una volta il federalismo
All'asta Bce banche italiane in prima fila
Bce: allocati 529,53 mld di euro con rifinanziamento a 3 anni. Tasso 1%
Germania: disoccupazione stabile al 6,8%
Crisi: Grecia, approvata legge per nuova riduzione pensioni




LA NUOVA SARDEGNA - Economia: Disoccupazione giovanile, triste record della Sardegna
29.02.2012
CAGLIARI. La Sardegna, nonostante abbia sempre avuto tassi di disoccupazione molto alti, vive una crisi senza precedenti. La trasformazione del mercato del lavoro ha portato ai sardi una condizione di «invisibilità». Due brutti record nazionali contraddistinguono i giovani: il tasso di disoccupazione e l’abbandono scolastico. Gli ultimi dati Istat rivelano che sono disoccupati 39 sardi su cento nella fascia d’età tra i 15 e i 24 anni e 21 su cento dai 25 ai 34 anni; (numeri peggiori solo in Sicilia e Campania). Ma il dato dev’essere incrociato con il tasso di scolarità e qui la situazione è più grave. La sociologa Anna Oppo, all’inizio degli anni Novanta, scriveva: «Per i giovani sardi c’è meno scuola e meno lavoro non solo in confronto alle regioni del Centro Nord ma anche rispetto ai coetanei di molte regioni meridionali». Da allora la situazione è rimasta invariata: la Regione ha approvato un progetto che prevede l’introduzione nelle classi delle lavagne digitali - e sarebbe un fatto importante - ma i problemi riguardano i doppi e i tripli turni, l’impossibilità di effettuare corsi di recupero, le carenze nei paesi dell’interno dove è ineluttabile il fenomeno del pendolarismo. Il lavoro è peggiorato in Sardegna con la crisi che ha cancellato le possibilità d’impiego: le serie storiche dimostrano che l’occupazione cresce solo nei servizi, (il turismo), ma nei tre mesi estivi. La voce dei giovani sardi lamenta un futuro che non c’è ed è sfociata nel movimento di «Is arrosciusu» sul modello degli Indignados. In pratica, come denunciano Cgil-Cisl e Uil, è ripresa da qualche anno l’emigrazione; non più la partenza di ragazzi con la valigia di cartone ma di persone che, presa la laurea, cercano lavoro magari in Francia o in Inghilterra: «Il paradosso è che questa è la generazione più acculturata di sempre», afferma Enzo Costa, segretario generale della Cgil. Con la crisi incominciata nel 2008, il mercato del lavoro in Sardegna è peggiorato: «Il tasso di occupazione femminile», si legge nell’ultimo Rapporto del Crenos, «perde l’uno per cento e quello maschile il sette per cento». Nella fascia centrale d’età il tasso di occupazione privilegia i maschi (78%) mentre le donne occupate sono poco più della metà. La preoccupazione maggiore riguarda le «non forze di lavoro», la generazione «Niet» che non lavora e non studia. «Il fenomeno dello scoraggiamento», spiega Mario Medde, segretario generale della Cisl, «è particolarmente pesante». Un fenomeno che riguarda in particolare le donne che, stanche di aspettare un lavoro, spesso «si ritirano». Il mercato del lavoro prima era simile a una piramide alla cui base si trovavano i lavori umili, ripetitivi, per i quali non c’era bisogno di studiare. In quel mercato chi studiava poteva salire i gradini della piramide sino al vertice, (e la base del ceto medio era vasta). Oggi quel mercato è una clessidra che presenta un restringimento sul livello intermedio: il lavoro è riservato ai profili molto bassi mentre quelli alti devono superare il restringimento del collo della bottiglia che poi vuol dire emigrare.

C'era una volta il federalismo
Nelle intenzioni del governo che l'ha istituita, l'Ici (Imposta comunale sugli immobili) era destinata a essere la chiave di volta del federalismo municipale. Ancor prima di trasformarsi in Imu (Imposta municipale unica) è diventata una indispensabile fonte di gettito per il bilancio dello Stato. Le Tesorerie comunali erano un simbolo dell'autonomia municipale. Una norma del decreto sulle liberalizzazioni prevede che i Comuni versino al ministero delle Finanze tutti i «residui attivi», vale a dire le somme stanziate ma non utilizzate. Il turismo è una delle competenze assegnate alle Regioni, ma il ministro Piero Gnudi non nasconde che le cose andrebbero meglio se di questa materia si occupasse lo Stato. La Sanità è certamente una competenza regionale, ma il federalismo sanitario si è rivelato molto costoso e ha avuto l'effetto di rendere ancora più drammaticamente visibile il divario di efficienza tra le regioni del Nord e quelle del Sud. Queste riflessioni coincidono con un periodo in cui lo Stato è costretto dalle circostanze a cercare, dovunque sia, il denaro di cui ha bisogno. È possibile che la marcia verso il federalismo, passata la bufera, riparta con il consenso pressoché unanime di questi ultimi anni?
Non ne sono sicuro. Sapevamo ormai da molto tempo che gli organi di governo locale (con l'eccezione di numerosi Comuni) sono diventati al tempo stesso sportelli di spesa e agenzie di collocamento. I loro organici e gli immobili costruiti per ospitarli hanno soltanto un rapporto remoto con le funzioni e le esigenze dell'ente. Servono a organizzare eventi spesso inutili (a ogni città il suo festival), a stipendiare consulenti, ad assumere nuovi funzionari e impiegati, a presidiare aziende di pubblica utilità. Servono, in ultima analisi, a conquistare voti nelle prossime elezioni. Se l'Italia fosse seriamente federalista, la Lega dovrebbe essere in prima fila tra coloro che chiedono la eliminazione delle Province. Ma il partito di Bossi, per conservare la sua base elettorale e continuare a sventolare la bandiera della Padania, ha bisogno, paradossalmente, dell'ente meno federale dello Stato italiano.
La crisi ha avuto un grande merito. Ha scoperchiato la pentola del cattivo federalismo e ha reso ancora più evidenti gli sprechi di cui è responsabile. Ha dimostrato che il sistema ha creato un nuovo feudalesimo e ha reso l'Italia più disunita di quanto fosse all'epoca dei festeggiamenti per il suo primo centenario. Il governo Monti non può perdere tempo prezioso per scrivere una nuova versione del Titolo V della Costituzione e non ha interesse a distrarsi dai suoi compiti principali per scendere in guerra contro tutti i baroni di questo federalismo clientelare. Ma la classe politica dovrà ricordare che l'Italia ha qualche possibilità di essere federale soltanto se il sistema verrà radicalmente pulito e rinnovato. Anche un buon federalista dovrebbe ammettere che il Paese, in questo momento, ha soprattutto bisogno di buoni prefetti.
Sergio Romano

All'asta Bce banche italiane in prima fila
Dal nostro corrispondente Alessandro Merli
FRANCOFORTE. Un operatore l'ha definita la 'bomba termonucleare' di Mario Draghi, per l'enorme impatto sui mercati finanziari. Oggi si vedranno le dimensioni dell'arma messa in campo dal presidente della Banca centrale europea. La Bce annuncerà stamattina poco dopo le 11 i risultati della seconda operazione di finanziamento a tre anni (Ltro) alle banche, per un importo illimitato all'1 per cento.
La prima, realizzata a dicembre, ha assegnato 489 miliardi di euro a oltre 500 banche. La media delle stime di mercato per oggi si avvicina a questa cifra, anche se le previsioni evidenziano ampie differenze, segno di grande incertezza. Diversi osservatori ritengono che in questo caso anche banche che non hanno strettamente bisogno dei fondi parteciperanno, per poter godere di liquidità a basso costo. Le banche italiane e spagnole dovrebbero essere anche stavolta in prima fila. Il Governatore della Banca d'Italia, Ignazio Visco, ha detto nel fine settimana al G-20 in Messico che, dopo i 116 miliardi di euro ottenuti a dicembre, anche questa volta gli istituti italiani dovrebbero avere una parte importante. Lo conferma il fatto che, nell'imminenza dell'Ltro, le banche italiane hanno emesso 40 miliardi di euro di obbligazioni garantite dallo Stato da usare come collaterale nell'operazione della Bce, importo simile a quello di dicembre.
Proprio le banche italiane e spagnole, secondo dati della Bce, hanno aumentato i loro acquisti di titoli di Stato nel mese di gennaio, e lo stesso poterebbe avvenire con i fondi ottenuti stavolta. Il netto miglioramento della situazione del mercato dei titoli sovrani dei due Paesi, con un netto calo degli spread, è attribuibile in parte anche a questo ed è una conseguenza indiretta dell'Ltro. L'allentamento delle tensioni ha consentito tra l'altro alla Bce di azzerare nelle ultime due setimane il suo controverso programma Smp di acquisito di titoli di Stato sul mercato secondario.
La Bce conta che una parte della liquidità fornita alle banche, dopo che la prima operazione è stata usata soprattutto per far fronte ai gravi problemi di raccolta sull'interbancario e sull'obbligazionario e per rimborsare bond in scandenza, sia destinata stavolta al finanziamento dell'economia reale, attenuando la stretta del credito alle imprese e alle famiglie. Lo ha ripetuto ieri il Governatore della Banca d'Austria, Ewald Nowotny, dopo che lo aveva detto Draghi in Messico. Sui mercati si nota tuttavia che, in una recessione, la domanda di credito è debole.
Nowotny, come altri esponenti della Bce prima di lui, ha dato indicazione anche che l'Ltro, criticata soprattutto in Germania per i rischi che potrebbe creare la fornitura alle banche di fondi ingenti così a buon mercato, potrebbe essere l'ultima, almeno per ora. L'agenzia di rating Fitch ha sostenuto ieri in una nota che queste operazioni rimandano solo il collasso di alcune banche, che senza di esse non sarebbero in grado di reggersi.
Intanto, la Bce ha sospeso l'utilizzo come collaterale per le proprie operazioni dei titoli di Stato greci, dichiarati in 'selected default' dall'agenzia Standard and Poor's in seguto all'annuncio della ristrutturazione del debito di Atene. Le banche che li utilizzavano, quelle greche in primis, dovranno ora rivolgersi per la liquidità alle banche centrali nazionali attraverso la Emergency liquidity assistance. Il loro uso verrà riprisinato, ha spiegato la Bce, quando verranno messe in atto le garanzie pubbliche sul collaterale (per 35 miliardi di euro) che fanno parte del secondo pacchetto di salvataggio per la Grecia appena varato. Il che dovrebbe avvenire a metà marzo.
 29 febbraio 2012

Bce: allocati 529,53 mld di euro con rifinanziamento a 3 anni. Tasso 1%
29 Febbraio 2012 - 11:37
 (Asca) - Roma, 29 feb - La Bce ha rifinanziato il sistema bancario per 529,531 miliardi di euro con un pronti contro termine a tre anni (Ltro). Tasso indicizzato a quello delle operazioni principali di rifinanziamento (Mro), dunque all'1%. Tutte soddisfatte le 800 richieste pervenute.
L'operazione va regolata il primo di marzo e scade il 26 febbraio 2015, l'ammontare allocato alle banche (529 mld) e' superiore a quello allocato (489 mld) in una analoga operazione dello scorso dicembre.
red/men

Germania: disoccupazione stabile al 6,8%
A febbraio tasso resta a livello piu' basso da oltre 20 anni
29 febbraio, 10:12
(ANSA) - ROMA, 29 FEB - Invariato il tasso di disoccupazione in Germania a febbraio, che resta quindi ai livelli piu' bassi da oltre vent'anni a questa parte al 6,8%. Il numero dei senza lavoro si attesta a 2,87 milioni dopo un calo di 26.000 unita' a gennaio, secondo i dati dell'Ufficio nazionale di statistica.

Crisi: Grecia, approvata legge per nuova riduzione pensioni
29 febbraio, 09:39
(ANSAmed) - ATENE, 29 FEB - Con 202 voti a favore e 80 contrari il Parlamento greco ha approvato la scorsa notte la legge che prevede la riduzione di tutte le pensioni. A favore della legge hanno votato i parlamentari del Pasok (socialista) e quelli di Nea Dimocratia (centro destra). Al voto hanno partecipato, votando a favore della legge, anche cinque parlamentari di Nea Dimocratia espulsi nei giorni scorsi dal partito perche' avevano votato contro la legge sull'accordo del nuovo pacchetto di aiuto alla Grecia e il Psi, mentre di quelli espulsi dal Pasok per lo stesso motivo, soltanto uno ha votato a favore della legge. (ANSAmed).

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