sabato 31 marzo 2012

am:31.3.12/ Mef: Dall'analisi per tipologia di reddito, emerge che i lavoratori autonomi hanno il reddito medio più elevato, pari a 41.320 euro, mentre il reddito medio dichiarato dagli imprenditori è pari a 18.170 euro. Il reddito medio dichiarato dai lavoratori dipendenti è pari a 19.810, quello dei pensionati pari a 14.980 euro e, infine, il reddito medio da partecipazione è stato pari a 16.500 euro.---In realtà il Fondo salva-stati permanente (European Stabiliy Mechanism) avrà a disposizione una capacità di prestito di 500 miliardi di euro: questo è il solo ammontare effettivamente nuovo a disposizione della difesa dell'Eurozona. Ciò perché i fondi dell'Efsf (200 miliardi), europei (49 miliardi) e relativi a prestiti bilaterali alla Grecia (53 miliardi) sono già stati usati.

Il Dipartimento delle Finanze pubblica le statistiche sulle dichiarazioni delle persone fisiche (IRPEF) relative all'anno d'imposta 2010, a sei mesi dal termine di presentazione (settembre 2011).
Un italiano su due non supera i 15mila euro di reddito
Fisco: Mef, un italiano su 4 non paga irpef per detrazioni o poverta'
Fondo salva-Stati, passa l'accordo da 800 miliardi
Grecia in crisi anche nello sport impianti deserti, tensione negli stadi
Bozen, oltrepadania. Green economy, i Comuni altoatesini al top in Italia


Il Dipartimento delle Finanze pubblica le statistiche sulle dichiarazioni delle persone fisiche (IRPEF) relative all'anno d'imposta 2010, a sei mesi dal termine di presentazione (settembre 2011).
L'accelerazione impressa negli ultimi anni dal Dipartimento delle Finanze alle procedure di validazione statistica ed il continuo miglioramento delle attività di ricezione e trattamento delle dichiarazioni da parte dell'Agenzia delle Entrate consentono di rendere tempestivamente disponibili i dati fiscali.
Quadro generale
Dopo la profonda crisi economica che ha segnato il 2009, il 2010 è stato caratterizzato da una lieve ripresa, con un recupero del PIL reale (+1,8%) e nominale (+2,2%).
Numero di contribuenti
Circa 41,5 milioni di contribuenti hanno assolto direttamente l'obbligo dichiarativo attraverso la presentazione dei modelli di dichiarazione Unico e 730, ovvero indirettamente attraverso la dichiarazione dei sostituti d'imposta (Modello 770). Nel 2010 il numero dei contribuenti torna a crescere, seppur in maniera molto lieve (+24 mila), recuperando in minima parte il calo registrato nell'anno precedente (-280 mila), soprattutto grazie all'aumento dei contribuenti che dichiarano un reddito da lavoro dipendente (+56 mila)[1]. Si assiste anche ad una contrazione dei soggetti che dichiarano reddito d'impresa e di lavoro autonomo, influenzata dalla fuoriuscita dalla tassazione ordinaria IRPEF di coloro che hanno optato per il regime dei minimi (+90 mila adesioni nel 2010).
Reddito complessivo dichiarato
A livello nazionale il reddito complessivo totale dichiarato è pari 792 miliardi di euro mentre il reddito medio è pari a 19.250 euro. Entrambi i valori sono in aumento rispetto all'anno precedente (+1,2 per cento)[2].
L'analisi territoriale mostra che la regione con reddito medio complessivo più elevato è la Lombardia (22.710 euro), seguita dal Lazio (21.720 euro), mentre la Calabria ha il reddito medio più basso con 13.970 euro.
Nel 2010 si evidenzia, in controtendenza rispetto al 2009, una crescita superiore del reddito complessivo medio nelle regioni settentrionali rispetto al resto del Paese: gli incrementi variano da un massimo dell'1,3 per cento al nord-ovest ad un minimo dello 0,6 per cento nelle isole.
La distribuzione per classi di reddito mostra che un terzo dei contribuenti (circa 14 milioni) non supera un reddito complessivo lordo di 10.000 euro e circa la metà (49 per cento, pari a 20,2 milioni) non supera i 15.000 euro. Il 30 per cento dei contribuenti dichiara redditi compresi tra i 15.000 ed i 26.000 euro, il 20 per cento dichiara redditi compresi tra i 26.000 ed i 100.000 euro. Solo l'un per cento dei contribuenti dichiara redditi superiori ai 100.000 euro. Da quest'anno viene pubblicata anche l'informazione relativa ai soggetti con redditi dichiarati superiori ai 300.000 euro: si tratta di 30.590 soggetti, pari allo 0,07 per cento del totale dei contribuenti, che rappresentano la platea potenziale del contributo di solidarietà del 3 per cento che verrà applicato negli anni d'imposta 2011-2013. La distribuzione per classi di reddito è in linea con l'anno precedente.
Tipologie di redditi dichiarate
Dall'analisi per tipologia di reddito, emerge che i lavoratori autonomi hanno il reddito medio più elevato, pari a 41.320 euro[3], mentre il reddito medio dichiarato dagli imprenditori è pari a 18.170 euro[4]. Il reddito medio dichiarato dai lavoratori dipendenti è pari a 19.810, quello dei pensionati pari a 14.980 euro e, infine, il reddito medio da partecipazione è stato pari a 16.500 euro.
Il reddito medio d'impresa, ricalcolato tenendo conto delle sole imprese che operano per tutti i 365 giorni dell'anno ed al lordo delle quote attribuite ai familiari collaboratori, sale a 22.080 euro.
Il confronto con l'anno d'imposta 2009 mostra una crescita dei redditi medi d'impresa (+3,8 per cento) da lavoro autonomo (+3,6 per cento) da partecipazione (+2,1 per cento) da pensione (+2,6 per cento) in misura maggiore del reddito medio complessivo (+1,2 per cento), mentre il reddito medio da lavoro dipendente cresce solo dello 0,1 per cento.
Rispetto al reddito da lavoro dipendente si segnala il notevole incremento delle somme erogate per incrementi di produttività, soggette a tassazione sostitutiva dell'Irpef con aliquota agevolata pari al 10 per cento[5], che raggiungono nel 2010 il valore di circa 10 miliardi di euro. Hanno usufruito di tale agevolazione circa 6 milioni di dipendenti, con un importo imponibile medio di 1.700 euro. Tenendo conto di tali somme si ottiene un reddito medio da lavoro dipendente di 20.300 euro, con un incremento del 2,3 per cento rispetto al dato omogeneo del 2009.
Relativamente al reddito d'impresa, l'analisi per settori economici consente di cogliere l'entità della ripresa economica, con un'inversione di tendenza rispetto all'anno precedente.
In particolare il settore manifatturiero, il cui reddito nel 2009 aveva segnato una contrazione del 20 per cento, nel 2010 registra un incremento di circa il 4 per cento, mentre il settore finanziario-assicurativo cresce del 10 per cento (a fronte di un -7 per cento nel 2009). Più modesto risulta invece il recupero nel settore del commercio (+0,5 per cento nel 2010 a fronte di -7 per cento nel 2009).
Oneri deducibili, detrazioni ed oneri detraibili
Ai fini della determinazione della base imponibile il reddito complessivo viene ridotto degli oneri deducibili e, una volta ottenuta l'imposta, essa viene ridotta dalle detrazioni. I dati 2010 relativi agli oneri deducibili (circa 22 miliardi di euro) evidenziano un complessivo incremento (+0,9 per cento) rispetto al 2009, gli incrementi percentuali maggiori riguardano i contributi per servizi domestici e familiari (+31,5 cento) ed i versamenti per la previdenza complementare (+16,7 per cento).
Le detrazioni per lavoro dipendente e pensioni ammontano nel 2010 a 41,9 miliardi di euro, mentre quelle per carichi di famiglia ammontano a 11,4 miliardi.
Riguardo agli oneri detraibili al 19 per cento (circa 28 miliardi di euro), si constata una contrazione complessiva dello 0,6 per cento, determinata principalmente dalla riduzione degli interessi passivi relativi a mutui (in particolare si assiste ad un calo del 28 per cento degli oneri relativi ai mutui per recupero edilizio). Circa 15 milioni di contribuenti dichiarano oneri detraibili per spese sanitarie, per un totale di 13,6 miliardi di euro; i due terzi dell'ammontare di tale agevolazione sono concentrati nei contribuenti con un reddito complessivo superiore a 20.000 euro. E' interessante anche notare l'aumento del numero dei contribuenti (+18 mila circa) che ha sostenuto spese per addetti all'assistenza personale (badanti), con un incremento del 21,8% dell'ammontare totale di tali spese e la circostanza che quasi un milione di contribuenti (915 mila) ha effettuato nel 2010 erogazioni liberali a favore delle ONLUS. Si segnala, infine, il forte aumento delle spese per la riqualificazione energetica detraibili al 55 per cento (+23 per cento) e delle spese per il recupero edilizio detraibili al 36 per cento (+12 per cento).
Imposta netta
L'imposta netta IRPEF ha un valore medio di 4.840 euro (+2,5 per cento rispetto ai 4.720 euro del 2009) ed è dichiarata da circa 30,9 milioni di soggetti (il 74 per cento del totale contribuenti). In linea con l'anno d'imposta 2009, circa 10,7 milioni di soggetti hanno imposta netta pari a zero, si tratta prevalentemente di contribuenti con livelli reddituali compresi nelle soglie di esenzione, ovvero di contribuenti la cui imposta lorda si azzera con le numerose detrazioni riconosciute dal nostro ordinamento.
L'imposta netta totale dichiarata, pari a 149,4 miliardi di euro, è in crescita del 2 per cento rispetto all'anno precedente. I contribuenti con redditi fino a 35.000 euro (86 per cento del totale contribuenti con imposta netta) dichiarano il 47 per cento dell'imposta netta totale, mentre il restante 53 per cento dell'imposta netta totale è dichiarata dai contribuenti con redditi superiori a 35.000 euro (14 per cento del totale dei contribuenti). I soggetti con un reddito complessivo maggiore di 300.000 euro dichiarano il 4,7 per cento dell'imposta totale. Tale andamento è in linea con quello del 2009.
L'addizionale regionale all'Irpef ammonta complessivamente a 8,6 miliardi di euro (+3,7 per cento rispetto al 2009) con un importo medio per contribuente pari a 280 euro, mentre quella comunale ammonta a circa 3 miliardi di euro (+0,4 per cento) con un importo medio pari a 120 euro. L'addizionale regionale media più alta si registra nel Lazio (440 euro), seguito dalla Campania (360 euro), in relazione agli automatismi fiscali previsti in caso di deficit sanitario, mentre l'addizionale regionale più bassa si registra in Puglia e Basilicata (180 euro)
Tutte le statistiche e le analisi dei dati sono disponibili, anche in serie storica, attraverso un sistema di navigazione dinamica dei dati, sul sito internet del Dipartimento delle Finanze (Collegamento a sito esterno www.finanze.gov.it)
sotto la voce "dati e statistiche fiscali".
[1] Nel 2009 si era registrato un forte calo dei contribuenti che dichiaravano un reddito da lavoro dipendente (-273 mila).
[2] Si precisa che non rientrano nel reddito complessivo le somme erogate a lavoratori dipendenti per incrementi di produttività, poiché soggette ad imposizione sostitutiva. Tali somme hanno registrato un notevole incremento nel 2010, come evidenziato in seguito.
 [3] Il reddito medio di imprenditori e lavoratori autonomi è calcolato con riferimento ai soli contribuenti che non dichiarano perdite.
[4] Nello specifico il reddito medio è pari a 27.330 euro per le imprese in contabilità ordinaria e pari a 16.830 euro per le imprese in contabilità semplificata.
[5] Erogati ai lavoratori dipendenti del settore privato, con un reddito da lavoro dipendente inferiore ai 35.000 euro annui
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Roma, 30 marzo 2012

Un italiano su due non supera i 15mila euro di reddito
Il Dipartimento delle Finanze del Ministero dell'Economia ha pubblicato le statistiche sulle dichiarazioni Irpef relative all'anno d'imposta 2010. Il reddito medio è di 19.250 euro, in crescita dell'1,2 per cento sull'anno precedente.
ID doc: 74506 Data: 30.03.2012 (aggiornato il: 30.mar.2012)
Un terzo degli italiani (circa 14 milioni) non supera un reddito complessivo lordo di 10.000 euro e circa la metà (49%, pari a 20,2 milioni) non supera i 15.000 euro. A comunicarlo è il Dipartimento delle Finanze del Ministero dell'Economia, che ha pubblicato le statistiche sulle dichiarazioni delle persone fisiche (Irpef) relative all'anno d'imposta 2010. Il 30% dei contribuenti dichiara poi redditi compresi tra i 15.000 ed i 26.000 euro e il 20% dichiara redditi compresi tra i 26.000 e i 100.000 euro. Il reddito medio è pari a 19.250 euro, in crescita dell'1,2% rispetto all'anno precedente. A livello nazionale il reddito complessivo totale dichiarato è pari 792 miliardi di euro (+1,2% sull'anno precedente). Poi ci sono le addizionali locali: gli italiani pagano ben 400 euro in media a testa. L'addizionale regionale all'Irpef ammonta complessivamente a 8,6 miliardi di euro (+3,7% rispetto al 2009) con un importo medio per contribuente pari a 280 euro, mentre quella comunale ammonta a circa 3 miliardi di euro (+0,4%) con un importo medio pari a 120 euro. L'addizionale regionale media più alta si registra nel Lazio (440 euro), seguito dalla Campania (360 euro), in relazione agli automatismi fiscali previsti in caso di deficit sanitario, mentre l'addizionale regionale più bassa si registra in Puglia e Basilicata (180 euro).

Fisco: Mef, un italiano su 4 non paga irpef per detrazioni o poverta'
ultimo aggiornamento: 30 marzo, ore 14:40
Roma, 30 mar. - (Adnkronos) - Un italiano su quattro presenta una dichiarazione Irpef che lo esenta dal pagare le imposte, perche' troppo povero o che hanno detrazioni che consentono di azzerare l'imposta lorda. E' quanto emerge dai dati del Mef, relativi alle dichiarazioni dei redditi Irpef 2011. Nel 2010 i contribuenti sono stati piu' di 41,5 milioni, in lieve crescita rispetto all'anno precedente (+0,06%).

Fondo salva-Stati, passa l'accordo da 800 miliardi
Il tetto attuale della capacità di prestito di Efsf e Esm (il Fondo anti-crisi temporaneo e quello permanente che entrerà in funzione da luglio) «sarà aumentato a 700 miliardi di euro». Lo ha deciso l'Eurogruppo che ha appena concluso i lavori. A questi vanno aggiunti 49 miliardi del Fondo di stabilità europeo e 53 miliardi di facility bilaterali alla Grecia già impegnate, che portano lo scudo finanziario europeo a un totale di circa 800 miliardi.
Da metà 2013 il volume massimo di prestito dell'Esm sarà di 500 miliardi. Per un periodo transitorio fino a metà 2013 l'Efsf «potrà impegnarsi in nuovi programmi per assicurare una capacità reale di prestito di 500 miliardi».
Nel comunicato è scritto anche che da metà 2013 il tetto combinato di prestiti dell'Esm e dell'Efsf «continuerà a essere fissato a 700 miliardi».
Non viene fatto alcun cenno al congelamento delle garanzie non usate dell'Efsf per 240 miliardi, di cui pure si era parlato anche questa mattina per utilizzarle in caso di estrema necessità.
L'Efsf continuerà dunque a «essere attivo solo per i programmi cominciati prima di luglio 2012». I fondi aggiuntivi provengono: 49 miliardi dallo European facility stality mechanism (che funziona attraverso le emissioni di bond da parte della Commissione europea) e 53 miliardi da "facility" per prestiti bilaterali alla Grecia. Si tratta di fondi, sottolinea il documento dell'Eurogruppo, «già sborsati per sostenere gli attuali programmi di sostegno dei Paesi» colpiti dalla crisi del debito sovrano e finanziaria.
L'Eurogruppo ha pure confermato che la quota di capitale di 80 miliardi nell'Esm (420 miliardi sono costituiti di capitale "callable") sarà versata più rapidamente di quanto previsto: invece di spalmarla in cinque tranche una all'anno, due tranche per complessivi 32 miliardi saranno versate quest'anno, una terza di 16 miliardi in luglio, una quarta sempre di 16 miliardi in ottobre e la parte finale nella prima metà del 2014.
Confermato che il pagamento del capitale sarà accelerato ulteriormente, se necessario, allo scopo di mantenere un rapporto tra capitale versato e ammontare delle emissioni Esm in essere al 15%. Inoltre l'Eurogruppo ha confermato l'impegno a fornire ulteriori 150 miliardi come contributi bilaterali al Fondo monetario internazionale.
In realtà il Fondo salva-stati permanente (European Stabiliy Mechanism) avrà a disposizione una capacità di prestito di 500 miliardi di euro: questo è il solo ammontare effettivamente "nuovo" a disposizione della difesa dell'Eurozona. Ciò perché i fondi dell'Efsf (200 miliardi), europei (49 miliardi) e relativi a prestiti bilaterali alla Grecia (53 miliardi) sono già stati usati. Solo per assicurare fin dal luglio all'Esm la piena capacità di prestito potranno si potrà fare ricorso alle garanzie per 240 miliardi dell'Efsf non usate.
 30 marzo 2012

Grecia in crisi anche nello sport impianti deserti, tensione negli stadi
dal nostro inviato Carlo Santi
ATENE - I nuovi poveri abitano qui. Atene soffre più che mai la crisi in questo momento e, pur senza le dimostrazioni nel centro davanti al palazzo del governo in piazza Syntagma e gli scioperi selvaggi  che l’hanno messa a ferro e fuoco, è una città dimessa. Sull’orlo della disperazione, in balìa dell’euro e degli sforzi per il salvataggio imposti dal premier Lucas Papademos, la Grecia attende nuovi aiuti dall’Europa. Se le cifre inducono ad un cauto ottimismo come la riduzione di 8 punti in due anni del disavanzo primario e il premier giura che entro il 2013 la nazione tornerà ad essere competitiva, i greci sono piuttosto pessimisti. «Faremo di tutto perché non ci sia bisogno di un terzo programma di aggiustamento - ha spiegato Papademos - ma credo che qualche forma di assistenza finanziaria potrebbe essere necessaria». Il premier ha chiesto a tutti sacrificio e lavoro per superare questa disperata crisi. Si cercano soluzioni e ieri la Grecia ha deciso di estendere al 4 aprile il termine per aderire allo swap, ossia allo scambio di flussi di cassa, quindi di pagamenti degli interessi, per coloro che detengono bond non appartentneti alla giurisdizione ellenica.
 La disperazione, dicevamo, si avverte in giro per la città. Gli impianti sportivi, quelli che hanno ospitato le Olimpiadi del 2004, sono deserti. Molti sono abbandonati, privi di gestione e vanno verso la rovina anche perché, senza soldi, è davvero difficile utilizzarli e organizzare qualche evento.
 Sotto al Partenone pulsava la vita turistica di Atene. La Plaka e Monastiraki erano i punti del ritrovo per passeggiare attorno alle rovine della cività ellenica. Il turismo adesso è al minimo e i commercianti sono costretti a ridurre le pretese. L’artigianato dell’argento, ad esempio, per promuovere i suoi caratteristici prodotti ha abbassato del 40 per cento i prezzi: altro che saldi, siamo alla svendita di liquidazione. Al Pireo, nei ristoranti di Microlimano che erano quasi sempre affollati, i tavoli sono desolatamente vuoti. In questi luoghi nella Capitale, i punti di riferimento del turismo, si nota come da un anno all’altro bar, ristoranti, negozi di souvenir sono più deserti. E il turismo è, con l’agricoltura, il bene prezioso della Grecia. Pavlos Geroulanos Rifai, il ministro della cultura e del turismo greco, è però ottimista. «I dati in nostro possesso dicono che nel 2012 il turismo in Europa crescerà del 3,3 per cento rispetto all’anno passato e la Grecia - ha osservato - è in questo trend».
 «Stiamo facendo sforzi senza precedenti», ha detto ancora Papademos spiegando quello che accade adesso in Grecia anche se la gente comune, i lavoratori alle prese con i problemi quotidiani, con una vita che li costringe a continui sacrifici, non capiscono termini come spread e ristrutturazione. Loro sanno che tutto costa di più, che la benzina è carissima e adesso sono tanti quelli che hanno abbandonato l’auto sostituendola alla bicicletta. La crisi li sta sbranando e appare molto peggio che in Italia e in Spagna.
 «Qui non ce la facciamo più», dice Paolo Georgilis, cameriere di orgini italiane - la nonna, Paola Foranzioni, era partita da Firenze sessant’anni fa per sposarsi a Sparta - davanti al ristorante dove lavora, in Adrianou Street, proprio sotto al Partenone. «Il sessantacinque per cento della popolazio sta davvero male e la metà dei giovani non ha lavoro. Non è possibile andare avanti così», aggiunge il signor Georgilis, 73 anni, cinque linque parlate correntemente (oltre al greco, inglese, tedesco, italiano e francese) ma quasi sul lastrico. «Devo inseguire i clienti, convincerli a mangiare qui: devo pur sopravvivere». Il suo è il calvario di tanti greci. «Lavoro dieci ore al giorno tutta la settimana, niente vacanze. E sa quanto guadagno? Settecento euro al mese. Devo pagare l’affitto, 450 euro al mese, mantenere la famiglia e un figlio di 33 anni che è laureato ma non trova lavoro da tre anni». Lui come tanti ateniesi vede il futuro nero. «L’elettricità costa sempre di più, come la benzina (circa 10 centesimi meno che in Italia, ndr) e il tempo libero lo passiamo in casa, davanti alla televisione. Cinema? Ristorante? Non se ne parla».
 La parola crisi in Grecia fa spavento. «Il passaggio dalla dracma all’euro ci ha portati a fondo - aggiunge Paolo ma questo è il pensiero di tanti altri - E poi i politici, tutti ma proprio tutti senza distinzione, di destra e di sinistra. Non se ne salva uno: sono tutti uguali e ciascuno pensa ai propri interessi. Vuole sapere una cosa? È meglio il diavolo della politica».
 Sei milioni di abitanti, tanti ne conta Atene ma la città è diventata una babilonia. «Due milioni non hanno passaporto. Ci sono albaneni, ex jugoslavi, romeni, bulgari, curdi, tutti arrivati qui in cerca di vita. Come facciamo a sostenere anche loro? Vorrei andare via, magari in Italia, ma come faccio? Alla mia età nessuno mi offrirebbe un lavoro».
 Ci si incattivisce anche in questa situazione. Atene vive così le sfide sportive ancora più ad alta tensione del solito e il recente derby nel calcio tra Olympiakos e Panathinaikos ha visto, nello stadio Olimpico, quello dei Giochi del 2004, grandi disordini con scontri violenti tra le due tifoserie. Cinquanta arresti, feriti, molotov in campo e gara sospesa. Il giudice ha deciso, oltre alla multa al Pana, di sanzionarlo con quattro partite a porte chiuse.

Bozen, oltrepadania. Green economy, i Comuni altoatesini al top in Italia
BOLZANO. Sono 23, in tutta Italia, i Comuni che coprono il 100% del proprio fabbisogno con energia proveniente da fonti rinnovabili. Di questi, 16 sono altoatesini. Un dato che, secondo l'assessore Michl Laimer, "conferma il ruolo di avanguardia a livello nazionale svolto dalla Provincia di Bolzano in questo settore. I comuni altoatesini sono da anni ai vertici della classifica di Legambiente, e vi restano nonostante anche il resto d'Italia stia finalmente puntando con maggiore incisivita sull'energia pulita".
I comuni altoatesini che occupano i vertici della classifica stilata da Legambiente sono Badia, Brunico, Dobbiaco, Glorenza, Laces, Lasa, Monguelfo, Prato in Venosta, Racines, Rasun-Anterselva, Silandro, Sluderno, Stelvio, Valdaora, Varna e Vipiteno. Per Badia e Varna si tratta della "prima volta" all'interno della graduatoria, con quest'ultimo comune che si è addirittura assicurato una menzione particolare in quanto il 100% del fabbisogno è coperto da energia rinnovabile proveniente da cinque fonti diverse: dall'idroelettrico al biogas. "Dallo studio - sottolinea Laimer - emerge chiaramente che la strada intrapresa dalla politica altoatesina negli ultimi anni è quella giusta.
Ogni impianto a biomassa, ogni pannello solare, e ogni centrale idroelettrica rappresentano un passo in avanti importante per quanto riguarda la produzione di energia pulita e sostenibile". La classifica pubblicata da Legambiente, secondo l'assessore Michl Laimer, non significa solo un riconoscimento per quanto fatto in 
passato, ma anche uno stimolo a fare a ncora meglio in
futuro. "Il pacchetto per il clima approvato nei mesi scorsi dalla Giunta provinciale si muove proprio nella direzione indicata dall'associazione ambientalista più importante d'Italia. Stiamo ponendo le basi affinchè nei prossimi decenni quello altoatesino diventi un territorio in grado di consumare meno energia, e di coprire tutto il proprio fabbisogno con le fonti alternative e rinnovabili.
I provvedimenti legislativi - aggiunge però Laimer - possono essere tradotti in risultati concreti solo con l'impegno di ogni singolo cittadino e di tutte le amministrazioni pubbliche. Ecco perchè ritengo molto importante questo riconoscimento: il fatto che 16 dei 23 comuni italiani più virtuosi siano altoatesini, è la dimostrazione che tutti, in Alto Adige, stanno remando nella stessa direzione".
Nel suo rapporto, Legambiente loda non solo le amministrazioni municipali, ma anche la politica della Giunta provinciale in tema di energia e tutela dell'ambiente, con particolare riferimento all'innovazione e agli investimenti nel passaggio dal fossile al rinnovabile. L'associazione ambientalista, infine, sottolinea il fatto che in tutti i comuni altoatesini siano installati impianti fotovoltaici, che 68 comuni su 116 abbiano una rete di teleriscaldamento, e che il contributo della biomassa sia decisivo. 30 marzo 2012

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