sabato 31 marzo 2012

pm:31.3.12/ Il Sistema Jesse, Passera ed Angela; all’elenco manca la delinquenza organizzata dei poveri fessi. - Il Parlamento greco - ha spiegato - ha approvato misure dure, come il taglio dei salari minimi: questo permettera' al Paese di competere con i Paesi confinanti, ad esempio sul turismo. Sono state misure che ho apprezzato: daranno i frutti nel tempo.---Treviso, padania, Enrico Lorenzo Tidona: Io non mi sento in colpa, penso alla mia famiglia. E poi si tratta di un vero e proprio sistema. Entri in questo circolo fatto di lavoro e soldi in nero e non ne puoi uscire. E’ la normalità purtroppo. Quando ero giovane era il mio precedente padrone che passava in reparto e mi metteva le 100 mila lire in tasca, adesso lo si fa in maniera più sistematica per pagare meno tasse agli operai e arricchirsi.---Parlando degli aumenti di luce e gas, Passera ha dichiarato: Se sapremo utilizzare risorse italiane, giacimenti di petrolio e di gas non ancora sviluppati, anche questo potrà contribuire ad evitare che le bollette crescano ulteriormente.

Marò pugliesi in India oggi la manifestazione dell'Associazione Marinai
----------------------------------------------------------------------------------------------------------------
Palermo, ancora cassonetti in fiamme
Dall'Italia quasi 6 miliardi al capitale Esm
Grecia: Merkel, ora ha una chance
«Le Pmi italiane investano in Serbia»
Passera: ''Contro l'evasione fiscale serve anche la sanzione sociale''
Treviso, padania. «Così funzionava il sistema Jesse»


Marò pugliesi in India oggi la manifestazione dell'Associazione Marinai
Bloccato il rientro della nave
ROMA – Una manifestazione nazionale di solidarietà ai due sottufficiali del Reggimento “San Marco” imprigionati in India e di “dichiarato appoggio all’azione del Governo italiano”: l’ha decisa, per oggi, il Consiglio direttivo dell’Anmi, l’Associazione nazionale marinai d’Italia.
La manifestazione si svolgerà in tutte le Province italiane sedi di gruppi Anmi, alle ore 15.30, quando soci e simpatizzanti dell’associazione raggiungeranno in corteo la Prefettura e proseguiranno verso il Monumento ai Caduti, dove l’iniziativa si scioglierà dopo la lettura del testo di una lettera di sostegno ai due marò consegnata alle autorità.
“Sono vietate - sottolinea l’Anmi – manifestazioni rumorose (tipo fischietti, trombette e ogni altro strumento individuale), mentre sono permesse e gradite bande musicali che suonino inni e marce militari”. Inoltre, “devono essere rispettati i diritti di tutti gli altri cittadini: quindi, non deve essere occupata la sede stradale per non dare intralcio alla circolazione, si deve camminare sui marciapiedi, si deve attraversare ai semafori verdi e/o sulle strisce pedonali”. Tutte le altre Associazioni d’Arma sono invitate ad unirsi al corteo.
A Roma, in particolare, la manifestazione si svolgerà in piazza Montecitorio, davanti alla Camera. La lettera di solidarietà sarà consegnata al presidente Fini e sarà anche chiesta udienza al capo dello Stato Napolitano. In piazza ci sarà anche la banda dell’Anmi: l’Inno nazionale concluderà la manifestazione. Sono stati invitati anche i familiari dei due sottufficiali e il personale militare in servizio (in borghese).
La manifestazione, afferma l’Anmi, “deve essere da tutti interpretata e condivisa come supporto, appoggio, sollecito, rinvigorimento all’attività all’azione del Governo e non come contestazione e boicottaggio” dell’azione dell’esecutivo.
----------------------------------------------------------------------------------------------------------------
Palermo, ancora cassonetti in fiamme
I roghi all'immondizia sono continuati anche stanotte, con ben 50 contenitori bruciati nei quartieri di Bonagia, Villa Tasca, Santa Rosalia, Don Orione e Ammiraglio Rizzo. Negli ultimi tre giorni ne sono stati dati alle fiamme più di duecento
PALERMO. Ancora cassonetti in fiamme a Palermo. I roghi all'immondizia sono continuati anche stanotte, con ben 50 contenitori bruciati nei quartieri di Bonagia, Villa Tasca, Santa Rosalia, Don Orione e Ammiraglio Rizzo. Negli ultimi tre giorni ne sono stati dati alle fiamme ben 200. Una situazione grave dovuta all'emergenza rifiuti dei giorni scorsi e lo sciopero dei dipendenti Amia a causa del mancato pagamento degli stipendi. Montagne di immondizia si erano accumulate in città e nonostante sia ripresa la raccolta (senza turni straordinari) la situazione è ancora delicata in tutta la città

Dall'Italia quasi 6 miliardi al capitale Esm
di Isabella Bufacchi
L'Italia quest'anno contribuirà al "capitale versato" del fondo di stabilità permanente Esm con una quota pari a 5,7 miliardi che sarà versata in due rate da 2,85 miliardi, pagate l'una in luglio e l'altra entro ottobre. Questi due importi saranno coperti con emissione di titoli di Stato a medio e lungo termine, con caratteristiche che saranno stabilite per decreto dal ministero dell'Economia.
Questi 5,7 miliardi andranno a sommarsi ai 10,3 miliardi già erogati dall'Italia alla Grecia tramite prestiti bilaterali intergovernativi e all'aumento del debito pubblico per 3,974 relativamente ai prestiti Efsf già concessi a Portogallo e Irlanda tra il febbraio 2011 e il gennaio 2012. Il conto della "crisi del debito europeo", sotto il profilo contabile senza nessuna perdita secca per le casse dello Stato, sale così a circa 20 miliardi. E salirà ancora. L'Italia verserà in tutto, entro la prima metà del 2014, cinque rate di capitale "paid-in" nell'Esm, per un totale di 14,25 miliardi: questa liquidità verrà raccolta, stando a fonti bene informate, tramite emissione di BTp o altri titoli a medio-lungo termine.
Non è tutto. Tra il 2012 e il 2013 gli interventi dell'Efsf a sostegno di Portogallo e Irlanda ammonteranno complessivamente a 30 miliardi, stando agli impegni già presi: il debito pubblico italiano - in base ai criteri contabili adottati da Eurostat - verrà aumentato di conseguenza, in base al peso dell'Italia (19,8%) in percentuale sul totale delle garanzie date al fondo dagli Stati dell'Eurozona (Portogallo, Irlanda e Grecia esclusi): altri 6 miliardi. Un ulteriore incremento del debito pubblico italiano, per gli interventi dell'Efsf a favore della Grecia tra il 2012 e il 2014, è prevedibile a partire da 21 miliardi.
 L'esborso dell'Italia per sostenere finanziariamente Portogallo, Irlanda e Grecia e per l'allestimento del fondo permanente Esm è stato finora nella forma di investimento finanziario, che genera un rendimento sia pur molto contenuto. Questa esposizione può trasformarsi in perdita solo nel caso di default del Paese aiutato e con haircut esteso anche ai prestiti erogati dai creditori pubblici oltre che privati.
L'intreccio di questi interventi ha una ricaduta contabile complessa, sui conti pubblici. Secondo la decisione Eurostat del 27 gennaio 2011, il fondo Efsf non è una «unità istituzionale» a sé stante e quindi è trattato come se fosse un'emanazione degli Stati che vi partecipano con le loro garanzie: il debito emesso dall'Efsf viene dunque distribuito tra i Paesi garanti, secondo le quote di partecipazione. È per questo che il debito pubblico diffuso dalla Banca d'Italia comprende le passività emesse dal fondo per la quota spettante all'Italia. La garanzia sulle emissioni del fondo è elencata invece in un apposito allegato dello stato di previsione del ministero dell'Economia.
Il versamento per la capitalizzazione dell'Esm, per contro, è classificato nel bilancio dello Stato come «acquisizione di un'attività finanziaria», cioè la partecipazione al capitale del fondo. Questo tipo di registrazione, come partita finanziaria, nei conti nazionali non determinerà alcun impatto sull'indebitamento netto: nel caso dell'Esm e diversamente dall'Efsf, spiegano fonti bene informate, è stata riconosciuta la natura di «unità istituzionale»: le relative passività, le emissioni degli Esm-bond e le erogazioni dei prestiti Esm, quindi, non verranno contabilizzate a carico degli Stati membri come avviene invece per l'Efsf. La quota dell'Italia relativamente al capitale versato dell'Esm per il 2012, pari a 5,7 miliardi, non è computata nel limite massimo di emissione di titoli di Stato stabilito dalla legge di approvazione del bilancio e nel livello massimo del ricorso al mercato stabilito dalla legge di stabilità.
La Germania, per esempio, nei giorni scorsi ha dovuto ritoccare il budget 2012 per tener conto degli 8,7 miliardi extra di capitale versato all'Esm quest'anno: il debito tedesco ai fini di Maastricht aumenterà nel 2012, per tener conto di questo, dello 0,3%, hanno confermato fonti del ministero dell'Economia tedesco.
 Eventuali proventi dall'investimento nell'Esm, che consisteranno nei dividendi che il fondo distribuirà ai Paesi secondo le rispettive quote di partecipazione, saranno versati all'entrata del bilancio dello Stato. La spesa per interessi che deriva dal finanziamento della capitalizzazione tramite maggiori emissioni di titoli di Stato sarà dunque compensata. Questo tipo di impatto sarà neutrale.
 31 marzo 2012

Grecia: Merkel, ora ha una chance
Bene taglio salari minimi, guadagna competitivita' in turismo
31 marzo, 10:21
(ANSA) - ROMA, 31 MAR - ''La Grecia ora ha una chance. Ha ancora un lungo cammino da fare, ma ne ha gia' percorso un discreto pezzo''. E' quanto ha dichiarato, secondo quanto riporta Bloomberg, la cancelliera Angela Merkel al quotidiano ceco Lidove Noviny. ''Il Parlamento greco - ha spiegato - ha approvato misure dure, come il taglio dei salari minimi: questo permettera' al Paese di competere con i Paesi confinanti, ad esempio sul turismo''. Sono state ''misure che ho apprezzato: daranno i frutti nel tempo''

«Le Pmi italiane investano in Serbia»
Laura Cavestri
 «Puntiamo a entrare nell'Unione europea entro il 2018. Su questo il Kosovo non rappresenterà un ostacolo rispetto ai tempi di marcia consueti per i negoziati, che per gli altri Paesi dell'Est Europa sono durati 5-6 anni. E stiamo lavorando per diventare il polo produttivo più appetibile per le grandi multinazionali ma anche per le Pmi, soprattutto del nord Italia, dal Trentino alla Lombardia sino al Friuli Venezia Giulia». È iniziata da Milano (dal workshop economico organizzato da Promos-Camera di Commercio) per concludersi ieri a Trieste la due giorni del presidente serbo Boris Tadic a sostegno dell'interscambio economico tra i due Paesi che nel 2011 ha toccato i 2,5 miliardi di euro. Un'aggressiva politica di attrazione degli investimenti esteri e un impegno preciso per entrare in Europa sono gli obiettivi perseguiti dal presidente che il prossimo 6 maggio cerca la riconferma nelle elezioni politiche.
 Prima la Fiat, poi Italcementi e il gruppo siderurgico Danieli. Quanti e quali investitori italiani volete attrarre in Serbia?
 Tutti coloro che vorranno venire saranno benvenuti. Dalle grandi multinazionali (che stanno giungendo, ad esempio, dalla Korea) sino alle Pmi più dinamiche del nord Italia, in Lombardia, Veneto e Friuli Venezia Giulia, oltre agli ottimi rapporti con il Trentino Alto Adige nel settore agricolo. Abbiamo fatto negli ultimi anni decisive riforme economiche e fiscali per massimizzare l'apertura al mercato, modernizzato le infrastrutture e informatizzato la pubblica amministrazione. Oggi in Serbia si trovano condizioni ottimali per produrre. La Fiat è un gradito ritorno. Parliamo della Zastava a Kragujevac. La prima collaborazione risale agli anni 50 ed è durata sino al 2007. Oggi Fiat automobili Serbia rinasce come controllata al 67% dall'azienda torinese e al 33% dallo Stato serbo. Non è quindi una delocalizzazione ma una joint-venture con lo Stato».
 In Italia, però, è polemica sulla delocalizzazione di molte imprese, ad esempio il tessile, proprio verso la Serbia.
 «Molti Paesi stanno affrontando questo risvolto della globalizzazione. L'Italia, dopo la Germania, è il secondo importatore di prodotti serbi. Le relazioni con il premier Mario Monti sono ottime. È nostro interesse che l'Italia non perda il suo know how e la sua industria. Non vogliamo impoverire l'Italia, semmai arricchirla, dare reciproche opportunità di crescita. Se l'Italia soffre, questo si ripercuoterà anche sugli investimenti verso i suoi partner, come la Serbia».
 A che punto sono la trattative per l'adesione all'Unione europea?
 «Abbiamo consolidato la nostra candidatura. Ai primi di marzo Bruxelles ha concesso alla Serbia lo status di Paese candidato. Entro la fine del 2012 dovremmo ottenere la data d'inizio formale dei negoziati di adesione alla Ue».
 Quando pensa che la Serbia potrà essere ammessa?
 «Abbiamo fatto le riforme che ci sono state chieste e siamo impegnati su questo cammino. Per gli altri Paesi dell'Est Europa ci sono voluti 5-6 anni. Puntiamo a entrare nei tempi necessari ai negoziati, quindi per il 2017-2018».
 Però giovedì l'Europarlamento ha invitato la Serbia a non organizzare, il prossimo 6 maggio, giorno delle vostre elezioni nazionali, anche consultazioni locali nelle municipalità del Nord Kosovo. Crede che il nodo del Kosovo – che non riconoscete come indipendente – possa rallentare l'ingresso nella Ue?
 «La nostra posizione non cambia. Noi non riconosciamo l'indipendenza del Kosovo, ma rispettiamo il diritto internazionale. E siamo impegnati a ricercare una soluzione di compromesso che tuteli i cittadini serbi che vi abitano. All'inizio dell'anno abbiamo avanzato una proposta in 4 punti per sciogliere una serie di questioni: uno statuto speciale di autonomia per il nord del Kosovo, tutele ad hoc per i luoghi sacri ortodossi e i monasteri, garanzie di sicurezza per le enclave serbe sull'intero territorio e il riconoscimento delle proprietà abbandonate dai cittadini serbi fuggiti dal conflitto su cui è in corso un contenzioso. Continueremo nella politica di integrazione nella Ue, ma senza rinunciare al Kosovo».
 LO SCENARIO
Investimenti
 L'Italia con circa un miliardo di capitale è il sesto Paese investitore in Serbia nel periodo 2005-2010
 Presenza
 Secondo l'Ice, sono circa 200 le aziende italiane in Serbia, per un giro d'affari di 2,4 miliardi di euro e un livello occupazionale stimato intorno a 18mila addetti
 Il numero di aziende italiane che hanno delocalizzato in Serbia negli ultimi anni è quasi triplicato

Passera: ''Contro l'evasione fiscale serve anche la sanzione sociale''
Corrado Passera (Adnkronos) 
ultimo aggiornamento: 31 marzo, ore 12:04
Cernobbio (Co), 31 mar. (Adnkronos) - Per ridurre l'evasione fiscale in Italia "ci devono essere più controlli e migliori norme, ma alla fine è necessaria anche la sanzione sociale". Lo dice, a Cernobbio, il ministro dello Sviluppo economico Corrado Passera.
"Non deve essere tollerabile - continua Passera - che chi può contribuire in maniera adeguata non lo fa, come accade oggi. Ci deve essere uno sforzo di tutti perché questa situazione cambi. La sanzione sociale è fatta di tante cose: certamente non può più essere considerata furbizia non pagare le tasse. Non può essere considerato accettabile che chi ha uno stile di vita giustamente di buon lilvello, non abbia poi una sua quota di partecipazione agli oneri pubblici".
Per Passera "il fatto che chi paga contiui a pagare e paghi così tanto a fronte di così tante persone che non pagano un minimo e non si sentono corresponsabili dell'andamento del Paese è chiaramente una situazione da aggiustare".
Parlando degli aumenti di luce e gas, Passera ha dichiarato: "Se sapremo utilizzare risorse italiane, giacimenti di petrolio e di gas non ancora sviluppati, anche questo potrà contribuire" ad evitare che le bollette "crescano ulteriormente". Il ministro ha ricordato anche che "dalla liberalizzazione ulteriore del mercato del gas si può pensare" che arrivino delle "riduzioni" delle bollette energetiche. "E' un lavoro sia breve che a medio periodo - ha aggiunto - ma la bolletta per gli italiani è troppo alta".
Riguardo alle tensioni sociali che percorrono il Paese, come da ultimo testimoniato da due tentativi di suicidio da parte di persone in difficoltà economiche e dalla manifestazione indetta per oggi a Milano, con l'obiettivo di occupare piazza Affari, Passera sottolinea: "Come può non preoccupare? Il tema del disagio occupazionale va oltre le dimensioni statistiche. Non bisogna guardare solo ai disoccupati, circa 2-2,2 milioni, ma a tutta l'area del disagio occupazionale, mettendoci dentro gli inoccupati, i sospesi come i cassintegrati, i sottoccupati".
"Se mettiamo insieme tutte queste componenti - ha spiegato - arriviamo a 5-6 milioni di persone, che rappresentano una quota enorme, insieme ai loro familiari, della società italiana. Questa è la vera misura del problema. L'occupazione vera si fa con una crescita sostenuta e sostenibile".
A chi gli chiedeva se per la riforma del lavoro con la Cgil si vada verso una stagione di scontro, ha risposto: "Ho sempre visto e toccato con mano che le grandi ristrutturazioni, i grandi rilanci, le grandi operazioni aziendali e di settore, ma quindi anche il Paese, hanno bisogno di parti sociali che lavorano insieme". Il ministro sottolinea di avere sempre "toccato con mano che quando il sindacato è forte e unito e ha di fronte piani credibili e proposte che non solo lavorino sull'aspetto delle ristrutturazioni, ma anche del rilancio, si arriva a progetti condivisi molto validi. Con il sindacato ho sempre visto che si possono fare grandi cose insieme".
Infine, affrontando il tema delle rinnovabili, ha affermato: "Con senso di misura e razionalità, la settimana prossima usciranno i decreti ministeriali, in modo da andare verso un riallineamento degli incentivi" per il settore fotovoltaico "a quelli che si pagano negli altri Paesi".

Treviso, padania. «Così funzionava il sistema Jesse»
Maxievasione, un dipendente: «Fuoribusta fino a 600 euro» «Si è sempre fatto così, ora non s’è guardato dall’altra parte»
TREVISO. Premi fuori busta da 100 a 600 euro al mese per ciascun operaio o impiegato, oltre a decine di ore di straordinari pagati sempre in nero, senza tutela contrattuale con relativa evasione di tasse e contributi. A questo servirebbe parte dell’evasione rilevata dalla guardia di finanza alla Jesse e alla Zaccariotto Cucine di Gaiarine, imprese dalle quali parla ora un operaio, da vent’anni addetto nel settore del legno, che conosce a menadito il distretto dell’arredo dove l’evasione sembra di casa.
Lei lavora in una di queste due aziende, alle quali viene contestato di non aver dichiarato milioni di euro di fatturato. Non vi siete mai accorti che ci poteva essere il trucco?
 «Ci sono stati periodi in cui ci dicevano che i ricavi scendevano mentre a noi sembrava di lavorare sempre con buoni livelli di produzione. L’unica cosa di cui posso però dirmi sicuro è che parte delle mia paga mensile e di quella dei miei colleghi è da sempre in nero. Se i fatturati sono truccati lo sanno forse gli uffici».
Chi da e chi prende questi soldi ogni mese?
 «Ce li danno i responsabili dell’azienda, separati dalla busta paga, spesso all’uscita e in giorni diversi. Si parla di un premio fuori busta che viene pagato ad alcuni e può arrivare fino a 600 euro al mese in base alle mansioni: il 50% in più sulla busta paga. Tutto il personale riceve invece parte degli straordinari fuori busta, anche la metà delle ore accumulate in un mese. Si fa così da sempre e credo ovunque, in tutte le imprese nelle quali ho lavorato».
Ma come funziona un premio di produzione se è slegato da accordi sindacali e indici equi fissati a contratto per tutti?
 «A decidere è l’azienda quanto prendi tu e quanto un altro. Il premio te lo danno se sei flessibile, se lavori la sera o la domenica e se viene considerato un buon lavoratore. Alle volte magari anche perché sei più simpatico. In generale ci trattano comunque bene».
C’è chi dice che anche voi operai dovreste ridare indietro quanto avete ricevuto in nero.
 «Io non mi sento in colpa, penso alla mia famiglia. E poi si tratta di un vero e proprio sistema. Entri in questo circolo fatto di lavoro e soldi in nero e non ne puoi uscire. E’ la normalità purtroppo. Quando ero giovane era il mio precedente padrone che passava in reparto e mi metteva le 100 mila lire in tasca, adesso lo si fa in maniera più sistematica per pagare meno tasse agli operai e arricchirsi».
Ma da dove viene fuori questa montagna di evasione e di contanti?
 «Viene fuori probabilmente dalla vendita ai negozi. Anche se le cifre milionarie di cui si parla mi sa che coinvolgono anche il resto della filiera. Non credo poi che facciano nero solo per abbassare il costo di noi operai. Parte se lo metteranno in tasca. Se la guardia di finanza va avanti di questo passo troverà altre aziende nelle stesse condizioni. Io non auguro nulla di male alla mia, ma mi rendo conto di aver saputo solo parte di quello che stava accadendo. Per carità, guardo le tasse che mi tocca pagare adesso per far scendere il debito italiano e mi sento deluso. Ma ripeto: si è sempre fatto così. Chi si stupisce è perché ha sempre guardato dall’altra parte».
 Enrico Lorenzo Tidona.

Nessun commento: