sabato 10 marzo 2012

pm:10.3.12/ Gli indiani son penosi puerili, mischiano inferiority complex con sgarrupati concetti; pericolose pseudo-articolazioni, tipiche degli ottusi. Aveva ragione Winston Churcill.---La Grecia ha fatto default dopo la conclusione dello swap del debito. Lo afferma Moody's in una nota, confermando per la Grecia il rating C, il livello piu' basso nella scala dell'agenzia di rating americana. Lo swap, si legge, rappresenta per Atene un distressed exchange e quindi un default sul debito.

"Acque internazionali? Ma i morti sono indiani"
Ombre anche sui nostri 007
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Grecia, Fmi propone prestito da 28 miliardi ma per Moody's il Paese è già in default
Grecia: Moody's, Atene tecnicamente in default. Fmi stanzia 28 mld



"Acque internazionali? Ma i morti sono indiani"
Malvika Sigh
Mentre il mondo diventa più «piccolo», cresce la carenza di qualsiasi tentativo da parte dei «negoziatori» di comprendere diverse realtà socio-culturali.
 Realtà socio-culturali che hanno creato le situazioni di conflitto, portando al fallimento di un sano confronto, perché tutte le parti affrontano le trattative partendo da posizioni preconcette. Spesso non si è disposti a lasciar correre e a concedere qualcosa in cambio di qualcos’altro e questo porta allo scontro. Si agisce come bambini che giocano al tiro alla fune, si diventa inesorabilmente testardi. L’uccisione dei due pescatori indiani da parte di «guardie» sul ponte di una nave italiana è un esempio di questa insostenibile polarizzazione delle posizioni, che ha portato a interventi politici nella speranza di far saltare il doveroso percorso legale.
 Le informazioni disponibili sembrano confermare che non c’è stato un attacco alla nave, non ci sono segni di proiettili né della pretesa aggressione. Come sempre accade in casi come questo, la «storia» continua a cambiare e questo rende l’intero episodio piuttosto sordido. Se questa nave fosse vicina alla costa indiana, nelle acque indiane, o in acque internazionali, non fa alcuna differenza rispetto all’atto terribile che è stato commesso. Sparare senza provocazione, in base a una valutazione personale, è inaccettabile in una società civile. Il fatto che un gruppo di uomini di «pelle scura» fosse stato avvistato sulla sua barca, vicino alla grande nave italiana, non dava all’equipaggio italiano la libertà di dedurre che gli uomini «sembravano» pirati somali per via del colore della pelle e che quindi si poteva sparare su di loro per ucciderli. È abbastanza assurdo che qualcuno faccia una cosa del genere senza essere fisicamente provocato o attaccato.
 Correttamente l’India ha arrestato il colpevole, come avrebbe fatto qualsiasi nazione occidentale o orientale se la sparatoria avesse avuto luogo nelle sue acque territoriali o al loro limite. Dal momento che i confini marittimi non sono definiti con una linea tangibile, sicuramente il governo interessato dovrebbe credere a quello che dice l’India, soprattutto perché i pescatori morti non avevano sparato, gridato o provocato la grande nave in qualsiasi forma maniera o forma. I pescatori indiani sono stati uccisi. E che siano stati uccisi fuori o dentro le acque territoriali non cambia la sostanza dell’atto.
 I tribunali indiani emetteranno il loro giudizio e la legge farà il suo corso proprio come se un incidente del genere fosse avvenuto, a parti invertite, sulla Costiera Amalfitana! Non dimentichiamolo, uomini innocenti sono stati uccisi e le loro famiglie distrutte. Nel mondo attuale, dove la «supremazia» coloniale è cosa del passato e i fondamenti della democrazia, libertà e fraternità, regolano le nostre vite, dobbiamo fissare standard corretti per rispettare tali principi, indipendentemente da chi sia la vittima dell’«assalto»: ricco o povero, del terzo o del primo mondo, di qualunque razza o credo.
 Questo «incidente» in alto mare è diventato un contenzioso politico e diplomatico tra due nazioni. E via via che i negoziati si dissolvono in «nostri» e «vostri», senza riuscire a definire ragioni né torti o raggiungere un adeguato compromesso, la situazione si polarizza sempre di più, rendendo impossibile qualsiasi soluzione semplice e sensata. Si tratta del fallimento di due gruppi di negoziatori che fanno valere i propri primati culturali sulla pelle da un lato di famiglie che senza alcuna ragione hanno perso i capifamiglia e dall’altro di due italiani che devono dimostrare che non sono colpevoli, ma che si è trattato di un grossolano errore di giudizio basato su una valutazione approssimativa di «pirata somalo», qualcosa di molto simile al mito diffuso che vuole tutti i musulmani terroristi, ipotesi ridicola che ha danneggiato irreparabilmente il mondo! In un tribunale indiano, il caso deve essere rapidamente valutato e chiuso con un verdetto.
 È importante per Paesi come i nostri il rispetto reciproco e delle rispettive istituzioni. Abbiamo bisogno di cambiare il corso di un mondo ferito dalla sfiducia e dal disprezzo per le differenze culturali, che hanno portato a posizioni rigide, inflessibili, polarizzate, che hanno distrutto la pace e l’armonia tra persone che hanno molto in comune. Due grandi e straordinarie civiltà, l’Italia e l’India, hanno bisogno di mostrare al mondo che possono fidarsi l’una dell’altra con negoziati in cui prevalgano il dare e il prendere piuttosto che tentare di riscuotere facili consensi nei rispettivi Paesi con una semplicistica retorica nazionalista. Sicuramente questo tipo di «diplomazia» serve solo a distruggere e a cancellare intelligenti partnership internazionali che sono essenziali per la crescita, lo sviluppo e la pace in questa difficile congiuntura economica e socio-politica.
Traduzione di Carla Reschia

Ombre anche sui nostri 007
Dalle dieci del mattino i servizi erano informati, il premier no
 Caccia ai responsabili
 Guido Ruotolo
roma
Sapevamo. Ma quando ci hanno informato? Prima, dopo o durante il blitz? E soprattutto, chi era stato informato? Un rompicapo imbarazzante per i rapporti tra Roma e Londra dopo l’intervento fallito tragicamente in Nigeria, e che è costato la vita all’ostaggio inglese e a quello italiano.
C’è bufera tra Roma e Londra, e le versioni sui fatti accaduti restano contrastanti. Il premier Mario Monti, l’altra sera aveva sostenuto che Cameron gli aveva comunicato «la tragica conclusione di un’operazione condotta dalle forze di sicurezza nigeriane con il sostegno operativo di quelle britanniche». E aveva precisato che «l’operazione era stata avviata autonomamente, informando le autorità italiane solo a fatto avviato». Ieri, conferma il Capo dello Stato: «E’ inspiegabile il comportamento del governo inglese nel non informare e consultare l’Italia».
Se Monti viene informato dal premier inglese dell’esito drammatico del blitz, l’intelligence inglese comunica ai nostri che il blitz sta per iniziare. Ipotizza Andrea Margelletti, presidente del Centro Studi Internazionali: «In questo caso si è trattato di dover decidere un intervento d’urgenza, non pianificato, avendo l’immediata certezza che la vita degli ostaggi è in pericolo. E quindi chi decide se e come farlo non è il governo ma il comandante del distaccamento delle forze speciali inglesi. Che ha scelto di intervenire in pieno giorno, e le forze speciali si sono trovate a fronteggiare un numero di nemici molto superiore a quello ipotizzato».
Dunque, l’Italia nulla sapeva né tantomeno è stata consultata nel momento in cui veniva pianificato il blitz. Ma questo solo perché tecnicamente era impossibile, nel senso che il capo dei reparti speciali non ha avuto tempo di avvisare e consultare tutti, o è prevalso un pregiudizio contro di noi italiani? Anche alla luce del fatto che nostri funzionari dei Servizi si trovavano in Nigeria e stavano cercando di aprire un tavolo di trattativa con i sequestratori attraverso la Mauritania.
Spiega un autorevole esponente istituzionale dell’intelligence: «Gli inglesi, come gli americani, non amano informarci delle operazioni in corso per il semplice motivo che siamo ritenuti rompiscatole, in grado molto spesso di far saltare le operazioni di liberazione degli ostaggi preferendo trattare e prendere tempo».
Sarà anche questo. A complicare la situazione si aggiunge un forte disagio di Palazzo Chigi nei confronti dei nostri «007», che nei fatti sono stati simbolicamente commissariati. Ieri mattina si è riunito il Comitato interministeriale per la sicurezza della Repubblica (Cisr), l’organo di governo che sovrintende al funzionamento dell’intelligence. E alla fine, «si è deciso che il Cisr, oltre a riunirsi periodicamente a livello dei ministri, rimarrà d’ora in poi attivato in permanenza, con il coordinamento del direttore generale del Dis (De Gennaro) e la partecipazione di delegati dei ministri, allo scopo di intensificare il monitoraggio delle singole situazioni e la condivisione delle linee d’azione». Insomma, fino a quando non saranno liberati i nostri ostaggi da Rossella Urru ai due marò detenuti in India, sarà operativo in permanenza il Cisr. Il presidente del Copasir, Massimo D’Alema, torna due volte sul contrasto con gli inglesi: «E’ una vicenda oscura che va assolutamente chiarita, perché il governo non è stato informato tempestivamente. La ricostruzione del governo inglese non convince. La comunicazione al governo italiano doveva avvenire per tempo e non a cose fatte». Poi, rilancia: «Occorre chiarire il ruolo dei nostri servizi, valutando le iniziative svolte per liberare gli ostaggi».
Lunedì alle 14,30 il Copasir sentirà il direttore dell’Aise, l’ex Sismi, Adriano Santini. E più che un’audizione si presenta come un processo. Cosa ha fatto in questi dieci mesi in Nigeria la nostra intelligence? All’inizio della settimana, una informativa dettagliata sulla situazione dei singoli sequestrati italiani era arrivata al Copasir. Nulla che potesse far presagire un epilogo violento. E invece, i nigeriani e gli inglesi hanno deciso il blitz senza coinvolgerci.
Avrebbero avvisato, però, un paio d’ore prima del blitz la nostra intelligence: intorno alle 10 di giovedì mattina. Secondo una ricostruzione ufficiosa, verso le 12,30 l’ambasciatore inglese si sarebbe recato a Palazzo Chigi per informare il governo e un’ora dopo alla Farnesina, per avvisare il ministro degli Esteri Terzi di Sant’Agata. Ma né Monti né il responsabile della Farnesina erano in sede. Ma allora, se è vero che i nostri servizi vengono informati verso le 10 del mattino che è in corso il blitz in Nigeria perché il presidente del Consiglio Mario Monti apprende dell’esito drammatico dell’operazione di liberazione degli ostaggi soltanto in pomeriggio, dal premier Cameron?
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Grecia, Fmi propone prestito da 28 miliardi ma per Moody's il Paese è già in default
ultimo aggiornamento: 10 marzo, ore 11:03
Washington - (Adnkronos) - L'annuncio di Lagarde non cambia il giudizio delle agenzie rating: il rischio per Atene resta alto. Fitch taglia il rating a restricted default. Adesioni allo swap sul debito all'85,8%

Grecia: Moody's, Atene tecnicamente in default. Fmi stanzia 28 mld
10 Marzo 2012 - 11:53
 (ASCA-AFP) - Washington, 10 mar - La Grecia ''ha fatto default dopo la conclusione'' dello swap del debito. Lo afferma Moody's in una nota, confermando per la Grecia il rating 'C', il livello piu' basso nella scala dell'agenzia di rating americana. Lo swap, si legge, rappresenta per Atene un '''distressed exchange' e quindi un default sul debito''.
 Moody's ha inoltre aggiunto che riprendera' in esame il rating della Grecia ''in tempo utile per stimare le ripercussione dello swap'' del debito ''insieme ad altri fattori, come il rispetto da parte di Atene delle misure imposte come condizione al sostegno internazionale e le prospettive di crescita''. Cio nonostante, i titoli greci entreranno ''nelle statistiche di default'' di Moody's alla scadenza, che e' ''stata l'8 marzo per i bond regolati dalla legge greca e che e' prevista il 28 marzo per i titoli regolati da normativa estera''.
 L'annuncio dell'agenzia Usa giunge a poche ore dalla proposta avanzata dal numero uno del Fondo monetario internazionale, Christine Lagarde, per erogare 28 miliardi di euro in quattro anni a sostegno ''dell'ambizioso programma economico della Grecia''. Nel comunicato Lagarde esprime la volonta' di sottoporre al Board del Fmi, la prossima settimana, l'approvazione dei nuovi aiuti nel quadro dell'Extended Fund Facility (Eff) per aiutare Atene a ''rilanciare la competitivita' e intraprendere riforme strutturali profonde e sostenibili''.
 ''La mia decisione - si legge - sara' commisurata alla natura delle sfide che la Grecia si trova a fronteggiare e con i significativi contributi finanziari messi a disposizione dal settore dal settore privato e dagli Stati membri dell'Eurozona''.
 Il pacchetto di 28 miliardi, specifica successivamente il Fmi, include 9,7 miliardi del precedente pacchetto di aiuti approvato nel maggio 2010 e comunque l'intero ammontare della tranche, la seconda, dovra' ricevere il via libera del Board del Fmi.
rba/vlm/ss

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