martedì 27 marzo 2012

pm:27.3.12/ Omologati e fregati: il disagio dei tonnarotti indipendentisti sinistrorsi isolani sardi ed il marketing in salsa Gorgoglione.

Maro', slitta venerdi' decisione ricorso
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LA NUOVA SARDEGNA - Economia: Quote tonno, ricorso al Tar
LA NUOVA SARDEGNA - Cronache : Nuove accuse agli indipendentisti
Baslicata. Si spendono le royalties del marketing Total
Spagna, Banca centrale conferma recessione
Crisi: Grecia, enti previdenziali vicini a bancarotta



Maro', slitta venerdi' decisione ricorso
Per un ''vizio di forma'' nella richiesta italiana
27 marzo, 12:21
(ANSA) - KOCHI, 27 MAR - L'Alta Corte del Kerala ha rinviato a venerdi' la decisione sul ricorso italiano sull'applicabilita' delle leggi indiane all'incidente che ha coinvolto due maro' italiani e la petroliera Enrica Lexie. Il rinvio e' stato deciso per un ''vizio di forma'' rilevato dal giudice nel ricorso presentata dai due maro' Massimiliano Latorre e Salvatore Girone e dal governo italiano. Ha quindi chiesto all'avvocato della parte italiana di rettificare il difetto procedurale nei prossimi 3 giorni.
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LA NUOVA SARDEGNA - Economia: Quote tonno, ricorso al Tar
27.03.2012
 PORTOSCUSO. Anche la Regione presenterà al Tar un ricorso per le quote-tonno che potrebbero essere riservate alle tonnare di Portoscuso e Carloforte. Ieri mattina una folta delegazione di tonnarotti con in testa il presidente della giunta provinciale Tore Cherchi, gli assessori provinciali Marinella Grosso e Guido Vacca, l’onorevole Antonello Mereu, il segretario Cgil del Sulcis Iglesiente Roberto Puddu e il coordinatore delle tonnare Andrea Farris hanno esposto al Governatore Cappellacci i tagli proposti al pescato in un decreto che è sul tavolo del ministro dell’Agricoltura. È stata denunciata in questo modo «l’ennesima ingiustizia alle industrie del mare del Sulcis». In base alle quote tonno che dovrebbero essere assegnate alle tradizionali mattanze, le tonnare non sarebbero più competitive. Il consiglio provinciale venerdì scorso a Iglesias, aveva dato mandato all’esecutivo di impugnare la decisione dell commissione parlamentare sulla pesca che assegna alle tonnare sarde un pescato di 120 tonnellate al massimo. In questo modo le società ittiche chiuderebbero i bilanci in rosso, ponendo pertanto una serie minaccia al proseguo dell’attività stessa anche per gli anni futuri. Il Governatore Cappellacci ha fatto proprio il disagio dei tonnarotti, alcuni dei quali non verrebbero assunti per la stagione in corso. Il presidente della Regione ha annunciato che il decreto ministeriale verrà impugnato. «Si tratta di un’altra ingiustizia nei confronti dei lavoratori del mare del Sulcis - ha evidenziato il presidente della Provincia Tore Cherchi - perchè oltre la fase di cattura dei tonni c’è una filiera importante per la commercializzazione, la conservazione e la degustazione del tonno di corsa e delle altre parti del pescato». Portoscuso, Calasetta, Sant’Antioco, Carloforte e i centri rivieraschi perderebbero una fetta consistente di turismo, soprattutto quello legato alla gastronomia. L’azione congiunta politico-amministrativa dei due enti potrebbe però bloccare il deliberato della commissione pesca la cui bozza ha cominciato a circolare negli ambienti interessati: «E’ stata proposta una deroga del 3 per cento alla quota precedentemente assegnata - contesta l’assessore provinciale Marinella Grosso - ma quella quota verrebbe assorbita dagli altri sistemi di pesca. La mattanza è quella più costosa per cui è necessario autorizzare un pescato intorno a 300 mila tonnellate per rientrare dalle spese». I tonnarotti manifestano preoccupazione e sono pronti ad azioni di protesta anche sulla terra frema. «Qui in Sardegna è vietato tutto - aggiunge Roberto Puddu - E in questo modo si continua ad avere disoccupati e cassintegrati. Prima di tutto, una saggia commissione ministeriale avrebbe dovuto verificare i grafici del pescato e i bilanci delle società ittiche e poi assegnare le quote. Perchè non l’ha fatto».

LA NUOVA SARDEGNA - Cronache : Nuove accuse agli indipendentisti
27.03.2012
CABRAS. Altro che sentenza. Doveva essere così, invece è tutto rinviato all’11 giugno. E il nuovo slittamento arriva, ancora una volta, tra colpi di scena procedurali e controparti che proseguono la loro battaglia su sponde diverse che non arriveranno mai a coincidere. Se Doddore Meloni irrompe ancora una volta in udienza con la sua richiesta di poter effettuare spontanee dichiarazioni in sardo, il pubblico ministero Armando Mammone di fronte alla decisione del giudice monocratico Francesco Mameli di un ulteriore breve rinvio, decide come ulteriore mossa di cambiare il capo d’imputazione. Oltre al danneggiamento ambientale, che rimane tale e quale, il reato di abuso edilizio generico sparisce per fare posto a quello di abuso edilizio in zona sotto tutela paesaggistica. Si passa dall’eventualità di una condanna con una semplice contravvenzione a una condanna penale nel senso più stretto del termine. Per sapere come andrà a finire questo processo interminabile contro il drappello di indipendentisti che occupò l’isola di Mal di Ventre nell’estate del 2008 proclamando l’istituzione della repubblica, ci sarà quindi da attendere ancora un po’. La possibilità di un ennesimo rinvio si materializza nell’aula del tribunale di Oristano attorno alle tre del pomeriggio. L’udienza di ieri, fissata per mezzogiorno, doveva essere quella conclusiva. Succede invece che come prima mossa Doddore Meloni - è imputato assieme a Felice Pani (50 anni di Terralba), Paolo Peddis (61 anni originario di Domusnovas e residente a Marrubiu), Alessandra Meli (35 anni di Solanas), Sandro Mascia (45 anni di Terralba, tutti difesi dall’avvocato Cristina Puddu) e Francesco Cascili (32 anni di Terralba, difeso dall’avvocato Giuseppe Motzo) - chiede di poter effettuare spontanee dichiarazioni. È un diritto degli imputati e il giudice glielo concede. Solo che, ovviamente, l’ispiratore del movimento politico nonché presidente della repubblica di Malu Entu, quelle dichiarazioni le vuol fare in sardo come già nelle precedenti udienze. Il pubblico ministero Armando Mammone, che già si preparava a discutere, si oppone alla richiesta. Il giudice Francesco Mameli va in camera di consiglio, ma quando esce non ha la decisione in mano e preannuncia un rinvio dell’udienza a domani. Invece no, perché a quel punto la pubblica accusa decide che il capo d’imputazione va cambiato e il reato contestato diventa ben più grave. Da ora non si parla più di abuso edilizio generico, perché sull’isola protetta da tantissimi vincoli sarebbero stati eseguiti dei veri e propri lavori in muratura nel momento in cui gli indipendentisti provarono a ripristinare i muri e il tetto del vecchio rifugio dei pastori. A questo punto la difesa, che già aveva contestato duramente l’opposizione del pubblico ministero alla richiesta di Doddore Meloni sull’esprimersi in sardo - diritto invece sancito dalla legge -, chiede il rinvio alla luce del nuovo capo d’imputazione e c’è ben poco da fare se non aggiornare l’udienza. Si torna in aula l’11 giugno per la sentenza. Ma a questo punto, per quello che sembra un processo interminabile, un forse ci sta d’incanto.

Baslicata. Si spendono le royalties del marketing Total
Con Deliberazione della giunta regionale della Basilicata 14 marzo 2012, n.245, pubblicata sul BUR Basilicata n.10 del 20/3/2012, nell’ambito dell’accordo regione Basilicata – contitotolari concessione coltivazione idrocarburi  Gorgoglione in base alla clausola D1 è stato assentito ai comuni di Corleto, Guardia Perticara, Gorgoglione un contributo di 180 mila euro per imprecisate azioni di coordinamento con un finanziamento aggiuntivo di 70 mila euro al comune di Stigliano per altri eventi programmati d’intesa con l’APT.

Spagna, Banca centrale conferma recessione
L'economia spagnola ha registrato una flessione del Pil anche nel primo trimestre del 2012, dopo aver segnato un calo dello 0,3% nel quarto trimestre dell'anno scorso, ed è quindi tecnicamente in recessione. E' quanto conferma il bollettino della Banca di Spagna, secondo il quale "i dati a disposizione confermano una prosecuzione delle dinamiche di contrazione dell'attività".

Crisi: Grecia, enti previdenziali vicini a bancarotta
La grave situazione creata anche da sistema bipartitismo
27 marzo, 13:08
 (di Demetrio Manolitsakis) (ANSAmed) - ATENE - La situazione finanziaria degli Enti previdenziali ellenici e' a dir poco drammatica. Vittime non soltanto della grave crisi economica in cui la Grecia si è venuta a trovare, ma anche del sistema del bipartitismo che per anni ha governato il Paese e che non ha potuto o, forse per clientelismo, non ha voluto affrontare il problema di questi Enti e ridurre i loro deficit ai livelli di altri Paesi europei.
 Una prima occasione per farlo si era presentata durante gli anni del governo del socialista Costas Simitis, quanto l'allora ministro del Lavoro e attuale ministro degli Interni, Tassos Gianitsis, aveva tentato una riforma del sistema previdenziale che fu bloccata sul nascere dal meccanismo partitico e sindacale del Pasok, il partito appunto di Simitis. Non e' stato da meno il governo di centro-destra di Costas Karamanlis che, per affrontare il problema, non ha saputo fare altro che aumentare i contributi statali agli Enti previdenziali portandoli dai circa cinque miliardi di euro durante l'ultimo anno del governo di Simitis a quasi 15 miliardi nel 2009, ultimo anno del governo di Nea Dimocratia. Dal 2000 sino al 2010, anno dell'inizio della crisi, il contributo statale agli enti previdenziali ha superato i 121 miliardi di euro. Un esempio tipico della situazione attuale del sistema, è quello dell'Ente dei lavoratori marittimi (Nat) che spesso protestano per evitare l'accorpamento del loro ente al nuovo sistema nazionale. Il Nat viene oggi finanziato dai contributi di appena 15.000 lavoratori, mentre deve garantire la pensione a 75.000 persone. La crisi economica ha peggiorato la situazione. L'evasione dei contributi, l'aumento della disoccupazione, la chiusura di molte imprese e lo scambio dei titoli di stato (haircut) in loro possesso hanno provocato, secondo l'Istituto del Lavoro della Confederazione Generale dei Lavoratori di Grecia (Gsee), un "buco nero" di nove miliardi di euro per il 2012, con il rischio di non essere in grado di affrontare gli impegni nell'ultimo trimestre del 2012. Secondo Savvas Rompolis, direttore dell'Istituto del Lavoro della Gsee, solo con la disoccupazione che alla fine del 2012 raggiungerà il 23-24% (ovvero circa un milione e 200mila disoccupati), gli enti perderanno più di sei miliardi di euro. Gia l'Ente nazionale della Previdenza Sociale, (Ika, l'Inps greco) si è visto costretto ad impegnare dal primo bimestre del 2012 la metà del contributo statale, cioe' uno dei due miliardi iscritti nel bilancio dello Stato per l'intero 2012. I debiti verso gli Enti previdenziali raggiungono attualmente gli 11 miliardi di euro dei quali solo sette sono recuperabili, secondo il ministro del Lavoro Giorgos Koutroumanis. I debitori degli Enti previdenziali sono complessivamente 800.000. Un assistito dell'Ente dei Liberi Professionisti (Oaee) su due e uno su tre dell'Ente per gli agricoltori, non versano i contributi dovuti. Per non parlare dell'evasione dei contributi che raggiunge i sei miliardi di euro con i meccanismi di controllo che non riescono ad affrontare con efficacia il problema. A tutto cio' si deve aggiungere il fenomeno della corruzione. Dal momento in cui - ma solo di recente - ha cominciato a funzionare il meccanismo di controllo dello Stato, e' emerso che migliaia di presunti "invalidi" hanno percepito per anni contributi senza averne i requisiti. Si sono trovati ciechi che guidavano trattori o taxi. Sono stati scoperti medici che hanno prescritto 7.000 giorni di permesso per malattia a immigrati che percepivano regolarmente i sussidi mentre continuavano a lavorare oppure figli che percepivano la pensione di genitori morti da anni. Secondo stime del ministero della Sanità, alla fine dei controlli che si stanno effettuando, si accertera' che più di 70.000 persone hanno percepito per anni sussidi cui non avevano diritto. Ma, a dire la verità, fra i motivi alla base della grave situazione economica degli Enti previdenziali non ci sono solo i problemi appena detti. Infatti ci sono da mettere in conto anche i pesanti sperperi di denaro da parte degli stessi Enti che ogni anno spendono milioni di euro per gli affitti dei loro uffici mentre nel centro di Atene ci sono più di 20 immobili di loro proprietà inutilizzati. (ANSAmed).

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