mercoledì 28 marzo 2012

pm:28.3.12/ Arrampicatore sulla logica economica inversa. - Nelle regioni del Sud non sono certamente diventati più ricchi, spiega Massimo Guagnini, l'economista che ha curato lo studio di Prometeia. Il punto è che hanno tagliato i consumi e risparmiano molto perché le condizioni economiche non permettono loro di reggere i precedenti standard di vita. Al contrario, al Nord, nonostante un calo di reddito disponibile, i consumi restano positivi.---Treviso, padania. Mobilifici, evasione da 100 milioni. Libri contabili in una stanza segreta.

L'UNIONE SARDA - Economia: Sardi, più risparmi e meno spese
LA NUOVA SARDEGNA - Economia: Cozze, l’oro nero di Olbia è una risorsa a rischio
Istat: “Migliora a marzo la fiducia nel commercio e servizi”
Istat, cresce la fiducia delle imprese. Bene consumi e manifatturiero
Treviso, padania. Mobilifici, evasione da 100 milioni. Libri contabili in una stanza segreta

L'UNIONE SARDA - Economia: Sardi, più risparmi e meno spese
28.03.2012
Le formiche sono migrate al Sud: è un altro segno della crisi e della minor disponibilità In cassaforte 3 mila euro l'anno a testa ma calano i consumi Il Nord pensa di più a spendere, il Mezzogiorno a risparmiare. Secondo un'indagine dell'istituto di ricerca bolognese Prometeia, negli ultimi 15 anni, l'Italia ha cambiato pelle. Le formiche sono migrate al Sud (Sardegna compresa), dicendo addio alla Pianura Padana. Ma non è un problema di spostamento di ricchezza. Tutt'altro.
I CONSUMI «Nelle regioni del Sud non sono certamente diventati più ricchi», spiega Massimo Guagnini, l'economista che ha curato lo studio di Prometeia. «Il punto è che hanno tagliato i consumi e risparmiano molto perché le condizioni economiche non permettono loro di reggere i precedenti standard di vita». Al contrario, al Nord, nonostante «un calo di reddito disponibile, i consumi restano positivi». Nella nuova geografia del risparmio c'è anche la Sardegna: anche qui le famiglie mostrano una buona propensione a mettere i soldi da parte.
I NUMERI Se nel 1997 (ragionando in euro), un sardo risparmiava mediamente 1.233 euro, oggi ne risparmia 3.078 (+3,3%): una cifra superiore ai 1.036 euro del Piemonte (-17%) e dei 1.053 euro (-23%) della Lombardia. L'Isola è tra le regioni più parsimoniose, assieme alla Sicilia (3.328 euro pro-capite). Il primato va però alla Liguria, con 4.160 euro a persona. Ma è proprio sui consumi che lo sbilanciamento fra Nord e Sud torna a ricomporsi. Infatti, il consumo medio annuo di una famiglia sarda raggiunge gli 11.418 euro contro i 18.827 euro del Piemonte e i 19.236 euro della Lombardia. Il Mezzogiorno, insomma, si conferma meno dinamico e dunque più povero: il reddito disponibile per una famiglia del Sud segna quota 13.250 euro rispetto ai 20.188 euro del Nord Ovest e ai 20.181 euro del Nord Est. E lo stesso vale per la Sardegna dove una famiglia dispone di un reddito medio da 14.496 euro contro i 19.863 euro del Piemonte e i 20.316 euro della Lombardia.
LE BANCHE Dall'indagine emerge un paradosso: perché se il risparmio (e quindi la raccolta per le banche) è cresciuto, il credito resta sempre il cruccio delle imprese sarde. «Nell'Isola abbiamo un tessuto economico più debole rispetto al Nord e quindi meno affidabile finanziariamente», commenta Giuseppe Cuccurese, direttore generale della Banca di credito sardo. «Inoltre, da noi come in tutto il Sud le aziende sono di meno. Quindi, è normale che gli impieghi bancari risultino superiori al Nord». Nel Mezzogiorno, continua Cuccurese, si risparmia di più anche per altri motivi: «Il costo della vita è più basso, pertanto a parità di reddito si riesce a risparmiare di più». Non solo. Per Franco Farina, presidente del Banco di Sardegna, al Sud prevale «il timore per il futuro che spinge le famiglie a non spendere quel poco che si ha».

LA NUOVA SARDEGNA - Economia: Cozze, l’oro nero di Olbia è una risorsa a rischio
28.03.2012
Il sogno è arrivare nell’empireo tra la mortadella di Bologna e il lardo di Colonnata. I mitilicoltori da anni portano avanti il progetto per ottenere il marchio Igp, di indicazione geografica protetta. Le 16 aziende della città hanno creato un consorzio per la valorizzazione della cozza di Olbia. E da alcuni anni seguono un rigido disciplinare di produzione. Tutto l’iter burocratico è stato portato avanti dal consorzio, sia a Roma, sia a Bruxelles. L’obiettivo è creare una cozza col bollino. E i mitilicoltori non hanno dubbi. La cozza di Olbia ha qualità organolettiche e proteiche superiori a tutte le concorrenti. Per dimostrare questo è stato creato anche un pool scientifico che con test di laboratorio deve provare la superiorità della cozza di Olbia. (l.roj) di Luca Rojch wOLBIA L'oro nero del golfo è sempre più un bene rifugio. In tempi di crisi e operai in cassa integrazione, anche nella produttiva Gallura, i contadini del mare vedono crescere sotto il tappeto blu il loro tesoro. Il 2012 si conferma un anno positivo per la mitilicoltura. I numeri sono quelli di una industria che non conosce crisi ed è arrivata a un picco di produzione massima. Nelle acque del golfo vengono tirati su 40 mila quintali ogni anno. Il fatturato supera i 20 milioni di euro e gli addetti sono 250. I mercati acquistano il prodotto mentre ancora galleggia. Impossibile crescere senza nuove aree, ma ancora di più servirebbero certezze da parte della Regione. Perché la fabbrica più antica della città è una industria fantasma. Da anni i mitilicoltori attendono una legge che dia regole definitive sulle concessioni demaniali. Non solo per non sentirsi più contadini senza campo, ma anche per poter avere diritti e avere accesso al credito. Una situazione più volte denunciata dal presidente del consorzio per la valorizzazione della cozza, Raffaele Bigi. E senza le concessioni demaniali i mitilicoltori non possono avere neanche i rimborsi per la moria delle cozze del 2010. Fondi stanziati, ma bloccati in una ragnatela fatta di burocrazia e carte. «È inconcepibile che ci siano mitilicoltori che da due anni aspettano i rimborsi per la moria delle cozze nelle loro aziende – spiega l’assessore alle Attività produttive Marco Vargiu –. Ho parlato della loro situazione con l’assessore regionale all’Agricoltura Oscar Cherchi. In particolare l’incertezza legata alle concessioni demaniali. Molte imprese in questi anni di anarchia hanno cambiato nome e si trovano ad avere una concessione a nome di una azienda che non esiste più. Una situazione che deve cambiare. Anche perché la mitilicoltura è forse l’unica attività che non ha mai avuto crisi produttive. Negli anni è cresciuta e ha garantito occupazione. E anche nel cuore della crisi il fatturato continua a crescere». Oltre il 60 per cento di quello che viene prodotto è esportato fuori dall’isola. E in questi anni se la cozza è rimasto il core business delle imprese, molti hanno diversificato l’offerta e hanno avviato la produzione anche di arselle e frutti di mare. Ma gli imprenditori, che si sono riuniti in consorzio hanno avviato una nuova produzione. Le cozze vengono pulite, messe sottovuoto e vendute nelle grandi catene commerciali. Un altro passo avanti delle imprese sempre meno artigiane e sempre più concepite come industrie capaci di sfornare cozze per quasi tutto l’anno. L’industria della cozza per crescere ha bisogno di certezze, anche perché nel golfo di Olbia deve portare avanti una convivenza complicata con la nautica e il traffico dei traghetti.

Istat: “Migliora a marzo la fiducia nel commercio e servizi”
Salgono, a marzo, gli indici destagionalizzati del clima di fiducia nelle imprese dei servizi e del commercio al dettaglio rilevati dall'Istat.
Nei servizi l'indice sale da 79,2 a 82,4, migliorano sia i giudizi sia le attese sugli ordini e aumenta lievemente il saldo relativo alle attese sull'economia in generale .
Nel commercio al dettaglio l’indice aumenta da 81,5 a 83,6, migliorano i giudizi sulle vendite correnti ma peggiorano le aspettative sulle future. E' stabile, invece, il saldo delle scorte di magazzino.
Nei servizi, rileva ancora l'Istat,''progrediscono giudizi e attese sull'occupazione e sale il saldo relativo all'andamento degli affari, mentre scendono le attese sulla dinamica dei prezzi di vendita''.
La fiducia delle imprese dei servizi di mercato ''migliora in tutti i settori: nei servizi alle imprese e altri servizi sale da 79,7 a 84,2, in quelli turistici da 78,5 a 82,1, nei trasporti e magazzinaggio da 72,9 a 76,0 e nei servizi di informazione e comunicazione da 84,2 a 85,4''. Mentre osservando i dati sul territorio, ''sale da 80,2 a 83,0 nel Nord-ovest, da 74,0 a 80,4 nel Centro e da 83,8 a 93,4 nel Mezzogiorno. Nel Nord-est, invece, l'indice registra una battuta d'arresto da 82,5 a 81,4''.
Nel commercio al dettaglio, infine, ''l'indice del clima di fiducia sale da 68,7 a 76,0 nella grande distribuzione e scende da 93,0 a 92,7 in quella tradizionale''.

Istat, cresce la fiducia delle imprese. Bene consumi e manifatturiero
L'indice destagionalizzato a marzo è salito a 92,1 da 91,7 punti: migliorano i giudizi e le aspettative sul fatturato; aumenta la quota di imprese che segnala la presenza di ostacoli all'esportazione, mentre diminuisce il saldo dei giudizi sui prezzi all'export
MILANO - A marzo, l'indice destagionalizzato del clima di fiducia delle imprese del settore manifatturiero sale a 92,1 da 91,7 del mese di febbraio. I giudizi sugli ordini peggiorano lievemente e le attese di produzione sono in modesto miglioramento. L'indice dei beni strumentali sale da 88,7 a 90,8 e quello dei beni di consumo da 93,8 a 94,8, mentre scende a 90,4 da 91,2 l'indice dei beni intermedi.
A rivelarlo sono i dati dell'Istat sulla base delle domande trimestrali sull'attività delle imprese esportatrici, migliorano i giudizi e le aspettative sul fatturato. Aumenta la quota di imprese che segnala la presenza di ostacoli all'esportazione, mentre diminuisce il saldo dei giudizi sui prezzi all'export.
L'indice del clima di fiducia delle imprese di costruzione scende a 81,8 da 82,6. I giudizi sugli ordini e/o sui piani di costruzione rimangono invariati, mentre le attese sull'occupazione peggiorano. L'indice della costruzione di edifici scende da 74,4 a 71,7 e quello dell'ingegneria civile da 94 a 86,4, sale da 87,6 a 91,7 l'indice dei lavori di costruzione specializzati.
Per quanto riguarda le imprese di servizi e commercio al dettaglio, la fiducia migliora. In particolare, sale da 79,2 a 82,4 nei servizi di mercato e da 81,5 a 83,6 nel commercio al dettaglio. Nei servizi, migliorano giudizi e attese sugli ordini e aumenta lievemente il saldo relativo alle attese sull'economia. Progrediscono giudizi e attese sull'occupazione e sale il saldo sull'andamento degli affari. Scendono le attese sulla dinamica dei prezzi di  vendita. Nel commercio al dettaglio migliorano i giudizi sulle vendite correnti, ma peggiorano le aspettative su quelle future. L'indice del clima di fiducia sale da 68,7 a 76 nella grande distribuzione e scende da 93 a 92,7 in quella tradizionale
(28 marzo 2012)
http://www.repubblica.it/economia/2012/03/28/news/istat_fiducia_imprese-32337276/?rs

Treviso, padania. Mobilifici, evasione da 100 milioni. Libri contabili in una stanza segreta
Blitz della Guardia di finanza in provincia di Treviso, due denunciati. Iva evasa per 13 milioni di euro, 13 lavoratori impiegati in nero
ROMA - La Guardia di Finanza di Treviso ha scoperto due società operanti nel settore del mobile che, tra il 2004 ed il 2011, hanno evaso ricavi per oltre 100 milioni di euro ed Iva per 32 milioni, impiegando irregolarmente 434 lavoratori, di cui 13 completamente in nero. Nelle rispettive sedi è stata scoperta anche una sorta di stanza segreta, con l'entrata nascosta da un mobile, dove veniva conservata la contabilità aziendale. Denunciati i due rappresentanti legali. Quando le Fiamme Gialle hanno iniziato le verifiche fiscali presso le aziende hanno notato un cavo elettrico che fuoriusciva dal muro vicino a un appendiabiti e, nell'altro caso, sempre un appendiabiti attaccato al muro in posizione non utile al suo utilizzo.
Insospettiti, i finanzieri hanno scoperto che i due accessori nascondevano, in realtà, le porte di accesso ai vani in cui era tenuta la vera contabilità delle aziende; in un caso un telecomando faceva scattare una serratura elettromagnetica per l'apertura dell'attaccapanni, che nascondeva una vera e propria stanza, nell'altro caso la chiave di apertura era camuffata dal pomello dell'attaccapanni. Dopo la ricostruzione del reddito reale delle due imprese, è scattata la denuncia ai due rappresentanti legali all'autorità giudiziaria per dichiarazione fraudolenta, destinatari anche di provvedimenti di sequestro per equivalente per oltre 13 milioni di euro, corrispondenti alle quote societarie possedute ed a svariati immobili in Veneto, sui cui lo Stato potrà rifarsi delle imposte evase. (Ansa)

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