venerdì 30 marzo 2012

pm:30.3.12/ Quasi sfatti. - I partiti politici stanno vedendo che gli italiani sono molto più maturi di quello che pensavamo, dice Monti nella lettera, inviata al Corsera mentre è impegnato in una visita in Asia.---Carlo Bastasin: Da quando la Bce ha un po' sedato i mercati con le iniezioni di liquidità, nell'euroarea è subentrato un pericoloso autocompiacimento da parte di governi e parlamenti. Il giorno dopo l'approvazione del nuovo trattato fiscale europeo, Spagna e Olanda hanno tentato di rinnegare i propri impegni di bilancio. La Grecia ha chiesto di allentare il morso della troika in vista delle elezioni e ha cambiato il calendario delle privatizzazioni. In Italia il Parlamento ha rallentato il treno delle riforme. La Germania ha visto nella riduzione degli spread la dimostrazione che sono le buone politiche nei paesi in difficoltà a portare risultati, mentre sarebbe inutile insistere nell'aggiungere nuove risorse ai fondi di stabilità.

Monti, italiani più maturi di quanto pensassimo
Prezzi Produzione: Istat, a febbraio +0,3%, su anno +3,1%
Spagna: Rehn, e' in una situazione molto difficile
La lezione della crisi non è stata capita
Investimenti russi in Croazia: tre buchi nell’acqua

Monti, italiani più maturi di quanto pensassimo
Gli italiani sono più maturi di quanto si pensasse. Lo dice il presidente del Consiglio Mario Monti in una lettera al Corriere della Sera, in cui ribadisce che non resterà in politica e si dice convinto che i partiti abbiano voltato pagina. "I partiti politici stanno vedendo che gli italiani sono molto più maturi di quello che pensavamo", dice Monti nella lettera, inviata al Corsera mentre è impegnato in una visita in Asia.
Monti parla poi del "senso di responsabilità delle forze politiche che ... hanno saputo dare priorità, in una fase di emergenza, all'interesse del Paese". Il premier è convinto "che il comportamento delle forze politiche dopo questo periodo ... non sarà più quello di prima. Infatti stiamo constatando - anche i partiti - che gli italiani sono più consapevoli di quanto si ritenesse, sono pronti a esprimere consenso a chi si sforzi di spiegare la reale situazione del Paese e chieda loro di contribuire a migliorarla". "Le forze politiche - prosegue Monti - sono impegnate in una profonda riflessione al loro interno e, in dialogo tra loro, lavorano a importanti riforme per rendere il sistema politico e istituzionale meno pesante e più funzionale".
Il premier torna poi a ribadire che dopo le elezioni "certo, torneranno i governi politici, come è naturale (perfino in Giappone, ho dichiarato che il sottoscritto sparirà e che il 'montismo' non esiste!). Ma ritengo che ciò non debba essere visto come un rischio".

Prezzi Produzione: Istat, a febbraio +0,3%, su anno +3,1%
30 Marzo 2012 - 10:12
 (ASCA) - Roma, 30 mar - Nel mese di febbraio 2012, l'indice dei prezzi alla produzione dei prodotti industriali e' aumentato dello 0,3% rispetto al mese precedente e del 3,1% rispetto a febbraio 2011. Lo comunica l'Istat.
 I prezzi dei prodotti venduti sul mercato interno crescono dello 0,4% rispetto a gennaio e del 3,2% su base tendenziale.
 Al netto del comparto energetico si registra un aumento dello 0,4% in termini congiunturali e un incremento tendenziale dell'1,5%.I prezzi dei beni venduti sul mercato estero segnano aumenti dello 0,1% sul mese precedente (con una crescita dello 0,3% per l'area euro e una variazione nulla per l'area non euro). In termini tendenziali si registra un aumento del 2,4% (+2,0% per l'area euro e +2,8% per quella non euro).
 Il contributo maggiore alla crescita tendenziale dell'indice dei prezzi dei beni venduti sul mercato interno proviene dalla componente relativa al comparto energetico (1,8 punti percentuali).
 Sul mercato estero i contributi piu' rilevanti derivano dall'energia, per l'area euro (0,8 punti percentuali), e dai beni intermedi, per l'area non euro (0,9 punti percentuali).
Il settore di attivita' economica per il quale si rileva la crescita tendenziale dei prezzi piu' marcata e' quello della fabbricazione di coke e prodotti petroliferi raffinati, con un incremento del 16,1% sul mercato interno e del 23,4% su quello estero.
com/men

Spagna: Rehn, e' in una situazione molto difficile
ultimo aggiornamento: 30 marzo, ore 11:32
Copenhagen, 30 mar. (Adnkronos/Dpa) - "La Spagna e' in una situazione molto difficile". E' quanto ha dichiarato il commissario europeo per gli affari economici Olli Rehn prima della riunione informale dell'Eurogruppo a Copenhagen. "D'altro lato - ha aggiunto - la Spagna ha molte potenzialita' ed e' importante che continui in forma coerente a migliorare la sostenibilita' delle sue finanze pubbliche e dia impulso alle riforme che aiutano la crescita e il lavoro".

La lezione della crisi non è stata capita
di Carlo Bastasin
Come era prevedibile, la crisi dell'euroarea è tornata sull'onda degli stessi problemi degli anni scorsi: timori per la stabilità delle banche; reticenza nell'approntare soluzioni europee; ripensamenti nelle riforme nazionali. A ben vedere le difficoltà della riforma del mercato del lavoro e delle nuove disposizioni anti-corruzione in Italia non sono un caso isolato. Da quando la Bce ha un po' sedato i mercati con le iniezioni di liquidità, nell'euroarea è subentrato un pericoloso autocompiacimento da parte di governi e parlamenti.
Il giorno dopo l'approvazione del nuovo trattato fiscale europeo, Spagna e Olanda hanno tentato di rinnegare i propri impegni di bilancio. La Grecia ha chiesto di allentare il morso della troika in vista delle elezioni e ha cambiato il calendario delle privatizzazioni. In Italia il Parlamento ha rallentato il treno delle riforme. La Germania ha visto nella riduzione degli spread la dimostrazione che sono le buone politiche nei paesi in difficoltà a portare risultati, mentre sarebbe inutile insistere nell'aggiungere nuove risorse ai fondi di stabilità. E' probabile infatti che l'Ecofin di domani approvi un aumento dei fondi europei insufficiente e di facciata. Questi comportamenti dimostrano che la lezione della crisi non è stata capita dai parlamenti e dai governi nazionali e che difficilmente i problemi dell'euroarea saranno risolti senza una delega più radicale di sovranità da parte degli Stati. Il paradosso è che più si tarda a coordinare le politiche, più la crisi minaccia i poteri nazionali. Tutti i governi dei paesi in difficoltà sono già caduti. Le voci secondo cui Madrid potrebbe richiedere l'assistenza dei partner, seguendo Grecia, Irlanda e Portogallo, ci riportano alle turbolenze dello scorso autunno. Nonostante quasi tutti i paesi abbiano avviato importanti riforme, la sfiducia è ancora il sentimento dominante. Il credito non arriva all'economia e certamente i risparmi non fluiscono più all'interno dell'euro area.
In queste condizioni è difficile per Grecia, Portogallo, Irlanda, Spagna e Italia recuperare competitività e ridurre il deficit. Con consumi negativi e bassa inflazione l'aggiustamento fiscale diventa più oneroso. Se il risparmio degli altri europei non arriva alla periferia sotto forma di investimento produttivo, l'aggiustamento nei paesi deboli è così difficile che i mercati cominceranno di nuovo a dubitare della sostenibilità dell'euro.
Per ottenere una convergenza nella competitività dell'euroarea i paesi più deboli devono avere un aumento nella loro produttività. Significa creare un ambiente adatto allo sviluppo di imprese molto produttive che vendendo i loro beni e servizi all'estero migliorano i conti con l'estero e la crescita. In un mercato globale, per essere competitivi non è sufficiente agire su costi, prezzi e salari, è indispensabile offrire il giusto tipo di prodotti con la giusta qualità. Per risolvere i problemi dell'euroarea sono cioè necessarie due cose: che i paesi deboli riducano i costi e che in ragione di ciò ricevano gli investimenti dei paesi più forti.
La cancelliera Merkel parlando con il presidente Monti ha promesso impegno nel promuovere gli investimenti tedeschi in Italia. Tuttavia la cancelliera ha posto una condizione, che il governo faccia il necessario per combattere la corruzione nel paese. Invece proprio su questo aspetto si sono mosse le artiglierie dei partiti, con la famosa telefonata di Cicchitto al premier, intese a tenere sotto controllo il progetto di riforma anti-corruzione che il governo era prossimo a discutere.
E' bene capire che Angela Merkel ha fatto le stesse promesse a Madrid, Lisbona e Atene. Per l'Italia sarebbe un doppio errore non offrire l'ambiente adeguato ad attrarre gli investimenti esteri. Il surplus di risparmio tedesco infatti dovrà prendere la strada dell'estero presto. L'alternativa è che il risparmio resti ingabbiato in ogni paese dell'euro, come negli ultimi mesi. In tal caso avremmo più crescita in Germania e meno nella periferia, ma anche più inflazione nei paesi che hanno eccesso di risparmio (già si vede nel mercato immobiliare tedesco) e più deflazione in quelli in deficit. Una condizione pericolosa: in tutti i paesi la politica monetaria unica apparirà sbagliata. Alla lunga la sostenibilità dell'euroarea sarebbe messa in discussione dai mercati e dai cittadini.
 30 marzo 2012

Investimenti russi in Croazia: tre buchi nell’acqua
Andiamo per ordine. 12 anni fa Ara Abramian, ufficialmente armeno ma residente a Mosca, acquistò uno dei più famosi resort sulla costa croata per quasi 100 milioni di marchi tedeschi di allora. Ma alla fine l’affare non andò in porto. Se fu la politica allora a bloccarlo è difficile dirlo, ma nel 2007 Abramian vendette gli alberghi Haludovo e il nuovo proprietario di maggioranza di questa disastrata catena di alberghi a Krk diventò la Bismass Limited International House registrata su quel paradiso fiscale che è l’Isola di Man. La compagnia acquistò un pacchetto pari al 54,59% di azioni della Haludovo dalla compagnia armena Suron. Ad annunciarlo all’epoca fu la Borsa di Zagabria tramite il quotidiano Jutarnji List. Il contratto di acquisizione delle azioni porta la data del 20 aprile 2007, ed èinteressante che né i rappresentanti dei lavoratori né gli enti locali furono informati sulla transazione.
I media allora scrissero anche che i proprietari di allora, la compagnia Suron di Ara Abramian, per anni illusero i lavoratori annunciando la costruzione di hotel esclusivi. Il magnate armeno è terzo proprietario negli ultimi 15 anni dalla privatizzazione della catena di alberghi. Le strutture che avrebbero potuto ospitare all’epoca più di 2600 ospiti sono completamente disastrate.
Mečel’ acquistò il complesso siderurgico di Sisak nel marzo 2003, ma dopo un anno e mezzo uscì dall’affare abbandonando nuovamente il Paese. I russi conclusero che non fosse conveniente acquisire il complesso. Nella fabbrica lavoravano più di 1700 lavoratori che Mečel’ non poteva licenziare, nonostante gli studi mostrassero che la compagnia con più di 800 persone non potesse restare sul mercato. Mečel’ a Sisak spese 35 milioni di euro, inclusi 3,5 milioni di euro di garanzie bancarie andate perdute con la decisione di alzare le mani dall’affare. Con ciò sia Mercel’ che la Croazia resgistrarono delle perdite. Il Paesw non riuscì a mantenere un partner strategico che potesse risollevare le sorti della compagnia. Anche gli americani della CMC che seguirono il russo sono usciti dalla compagnia a fine 2011 e attualmente il complesso ha bloccato la produzione.
Anche l’esperienza di Vladimir Jevtusenko, così quella della Druzba Adria, mostra le difficoltà dei russi in Croazia. E Mosca non dimentica che i russi nel Paese non sono partner favoriti. ( Vjesnik )

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