sabato 7 aprile 2012

pm_7.4.12/ La vendetta di Deejay K si abbatte sui pirla. - Ticino, Svizzera, Matteo Caratti: Uno dopo l’altro, come birilli, i finti uomini di Stato della vicina Repubblica stanno cadendo in disgrazia.---Udin oltrepadania, Luigi Vicinanza: Il corpo del leader, ancorchè menomato, viene esibito dai fedelissimi come una icona da venerare e da esibire ai militanti. Il dito medio alzato, i pernacchi, gli insulti come il preveggente "fora de ball" sono auspici da interpretare attraverso le vestali del potere, prima di tutte la potente vicepresidente del Senato Rosi Mauro.---Giuseppe Timpone: Qualcuno dica al Professore che la fine della Grecia per l’Italia è già segnata, visto che persino i suoi fan d’Oltreoceano hanno eccepito che con questi aumenti di imposte, il debito italiano rischi di crescere in rapporto al pil, anziché diminuire, per via della contrazione dell’economia. Da Margaret Thatcher, Mario Monti si è trasformato in Mao Tze-Tung.

Prezzi dei carburanti alle stelle, i benzinai: vigili l’Antitrust
Un mln di under 35 occupati in meno in 3 anni
Altre tasse in arrivo, da Rc Auto a case in affitto. Ecco le novità
Ticino, Svizzera. Ognuno ha il Bossi che si merita
Udin oltrepadania. Io sto con la base delusa e tradita

Prezzi dei carburanti alle stelle, i benzinai: vigili l’Antitrust
La Faib Confesercenti: “Gli operatori non sono i responsabili dei rincari, il loro guadagno è di circa 4 centesimi lordi per ogni litro venduto”
PALERMO. "Negli ultimi anni tutto il comparto ha suggerito delle proposte normative che puntualmente sono rimaste ferme sui tavoli della politica. Oggi che il mercato registra valori record del prezzo al consumo delle benzine si cerca di puntare il dito su un responsabile. Di certo gli operatori non possono accettare di essere ritenuti la causa del rincaro dei prezzi quando il loro margine di guadagno è di circa 4 centesimi lordi per ogni litro di carburante venduto". Lo dice il presidente della Faib confesercenti, Stello Bossa.  
"La Faib si è sempre fatta portavoce dei principi che animano la sana e libera concorrenza - aggiunge Salvo Basile, coordinatore regionale Faib - ma occorre comprendere che le dinamiche della concorrenza volte a contenere il prezzo delle benzine non possono ricadere solo sul margine del gestore. Spingere in questa direzione, non solo produrrebbe la potenziale perdita di oltre 6 mila posti di lavoro, ma si darebbe vita a un'ulteriore sperequazione in termini di distribuzione dei guadagni lungo la filiera a discapito del consumatore".  
La Faib Sicilia invita l'Antitrust a vigilare sui "reali motivi che in Sicilia rendono più caro il pieno di carburante, non certo riconducibili alle presunte barriere per l'apertura di nuovi impianti che sull'intero territorio regionale si attestano a circa 2.300 unità".

Un mln di under 35 occupati in meno in 3 anni
Istat, da 7,1 mln 2008 a 6,05 mln in 2011 (-14,8%)
07 aprile, 12:06
Giovani in cerca di lavoro a Torino
ROMA - Nel 2011 i giovani occupati, tra i 15 e i 34 anni, sono diminuiti di oltre un milione di unita' rispetto al 2008, passando da 7,1 milioni a 6 milioni e 56.000 nel 2011 (-14,8%). E' quanto emerge dal confronto dei dati Istat sulla media dello scorso anno. Il paragone con tre anni prima ben evidenzia gli effetti della crisi sulle nuove generazioni.

Altre tasse in arrivo, da Rc Auto a case in affitto. Ecco le novità
Giuseppe Timpone - 7 aprile 2012
Tasse, tasse e ancora tasse. Il governo Monti ha già perso l’accostamento con Margaret Thatcher, che la stampa inglese gli aveva concesso, quale riconoscimento del suo tasso di riformismo sfoggiato nelle prime settimane dall’insediamento. La resa sull’articolo 18, che rimane pressoché invariato rispetto alla situazione odierna, ha fatto cambiare idea ai giornali anglofoni, il cui innamoramento verso il nostro premier si sta via via esaurendo. Ma la riforma del mercato del lavoro comporterà lo stesso alcuni cambiamenti, specie con l’introduzione dei nuovi ammortizzatori sociali, che a fronte di una maggiore flessibilità in uscita (quale?), dovrebbero coprire di più e meglio la platea dei lavoratori dipendenti italiani.
E le cifre del governo parlano chiaro. Il nuovo sistema di protezione costerà 1,7 miliardi nel 2013, 2,9 miliardi nel 2014, 2,5 miliardi nel 2015 e poi dovrebbe stabilizzarsi intorno ai 2,2 miliardi.
Rispetto a un bilancio, in cui le spese ammontano intorno a 800 miliardi di euro, non sarebbero una roba insormontabile, anche perché ci sarebbero certamente molte voci di spesa a cui attingere, facendo risparmiare quattrini al contribuente (i costi della politica?). Ma in Italia è più facile fare altre spese che tagliare quelle di prima, per cui i due terzi dell’ammontare necessario per la riforma saranno ottenuti da nuovi aumenti di tasse, che avverranno attraverso la modalità subdola della minore deducibilità di determinate voci di spesa dei contribuenti. In altri termini, non saranno, in generale, introdotte nuove tasse o aumentate le aliquote, come è avvenuto con l’Imu, ma semplicemente si aumenterà la base imponibile, facendo gravare le stesse aliquote su un reddito più ampio da calcolare.
La prima vittima di questa nuova ondata di repressione fiscale saranno i proprietari di abitazioni in affitto. Fino ad oggi, coloro che non si sono avvalsi della cedolare secca (21% o 19% sul reddito da locazione), hanno dovuto calcolare l’imposta da versare allo stato, applicando le aliquote Irpef al reddito da locazione, quest’ultimo, però, abbattuto forfettariamente del 15%. Adesso, l’abbattimento sarà solo del 5%. Detto in altri termini, le tasse si pagheranno sul 10% in più di reddito. Esempio: affitto una casa a 500 euro al mese (6000 euro all’anno). Pago le aliquote Irpef su 6000 x 0,85 = 5100 euro. Con la nuova previsione del governo, le imposte saranno dovute su 6000 x 0,95 = 5700 euro, cioè su 600 euro in più. Ovviamente, l’aggravio dipende dallo scaglione di reddito in cui si trova e potrebbe arrivare nel caso specifico a 0,43 x 600 = 258 euro (addizionali escluse).
Rc Auto. Ogni anno il contribuente ha diritto alla deduzione della tassa per il servizio sanitario nazionale, pari al 10,5% sulle Rc Auto. Ora, questa deduzione sarà cancellata, qualora fosse inferiore ai 40 euro. Pertanto, poiché 40 euro sono il 10,5% di 380,95 euro, è a partire da questo importo dell’Rc Auto che si potrà iniziare a dedurre la tassa al 10,5%.
Tassa sui biglietti aerei. L’incremento sarà di due euro su ciascun imbarco da qualsiasi aeroporto italiano. In teoria, saranno i comuni ad applicare una maggiore addizionale, a beneficio delle proprie casse.
Stretta sulle auto aziendali. La deducibilità dei costi scende dal 40% al 27,5%, anche se l’auto è usufruita da un libero professionista a livello individuale, per motivi di lavoro. E la deducibilità del costo scende dal 90% al 70% anche per le auto che sono concesse ad uso promiscuo da un’azienda, in favore dei propri dipendenti.
Quanto al capitolo tagli, si tratta di cifre ridicole, con 72 milioni di risparmi richiesti all’Inps per l’organizzazione dei propri uffici, 18 milioni all’Inail e 10 milioni all’anno ai Monopoli di Stato, oltre a qualche altra sforbiciata qua e là.
Evidenti le ragioni della protesta di Confedilizia, che si trova ad affrontare una crisi per il settore edile, che rischia di trasformarsi in strutturale, visto l’accanimento che il governo sta mostrando di avere nei confronti dei beni immobili. Questi diventano sempre meno appetibili e già sono stati colpiti con il decreto di dicembre dall’Imu, ossia dalla reintroduzione dell’ICI sulla prima casa, dalla stangata sulla seconda, dalla tassazione anche degli immobili a uso agricolo, oltre che dalla rivalutazione dei valori catastali, che portano dritti a un’esplosione fiscale su milioni di abitazioni italiane.
Non è un caso che su questo fronte, forse svegliatosi per l’arrivo della primavera, il segretario del PDL, Angelino Alfano, abbia annunciato che il suo partito si confronterà con l’esecutivo, al fine di battersi per la rateizzazione dell’Imu e per rendere chiaro che tale tassazione debba essere solo temporanea.
Ma il premier Monti lo aveva ammesso qualche giorno fa, quando aveva affermato che sulle tasse era stato un pò rozzo, riferendosi alla raffica degli aumenti introdotti dal suo governo, ma aveva difeso la scelta, sostenendo che “meglio più tasse, che fare la fine della Grecia”. Qualcuno dica al Professore che la fine della Grecia per l’Italia è già segnata, visto che persino i suoi fan d’Oltreoceano hanno eccepito che con questi aumenti di imposte, il debito italiano rischi di crescere in rapporto al pil, anziché diminuire, per via della contrazione dell’economia. Da Margaret Thatcher, Mario Monti si è trasformato in Mao Tze-Tung.

Ticino, Svizzera. Ognuno ha il Bossi che si merita
di Matteo Caratti - 04/06/2012
Uno dopo l’altro, come birilli, i finti uomini di Stato della vicina Repubblica stanno cadendo in disgrazia.
Ora è la volta del Senatur. E, siccome ‘la Lega Nord è Bossi’, il tonfo è assai fragoroso. Di quelli che fanno tremare i palazzi del potere milanesi e romani e nei prossimi giorni – garantito – ne vedremo ancora delle belle.
Commentando a caldo l’ennesima tempesta ai microfoni della Rsi, Gian Antonio Stella, editorialista del ‘Corriere della Sera’, ha messo il dito diritto nella piaga: in Italia tutti sapevano chi era il leader maximo leghista. Un personaggio geniale e allo stesso tempo imbroglione, sia come politico che come privato cittadino. Imbroglione e mentitore sino all’ultimo, a giudicare dalle assurde smentite (sue e del figlio detto Trota) precedenti alle improvvise dimissioni.
Tutti sapevano dei suoi imbrogli, in questi giorni ulteriormente dettagliati: dai titoli di studio inesistenti, alla finta professione e a tante altre finzioni che con Erminio Ferrari abbiamo già qui elencato ieri.
Eppure... Eppure sembra impossibile, ma milioni di cittadini per decenni lo hanno seguito. Gli hanno dato fiducia, gli hanno creduto, lo hanno eletto e rieletto, permettendogli persino di entrare nelle dorate stanze dei bottoni della ‘Roma ladrona’, trasformando lui e la sua Lega in parte del sistema. Lui era il Verbo del Nord: a braccetto col potere del Cavaliere a Roma; sul Carroccio identitario a Milano e Pontida; e – ora lo si sa molto bene – attaccato alla mammella del partito in quel di Gemonio per rifarsi la casa, acquistare autmobili ai rampolli e quant’altro. E non veniteci a dire (è la tesi del suo omologo ticinese, al secolo Bignasca Giuliano) che è colpa dell’ictus. Ma non fateci ridere!
Lui era il Verbo che milioni di persone in Italia hanno seguito come fosse il messia della Lombardia. Secondo Stella, in nessun altro Paese gli avrebbero dato fiducia. Ma ne siamo davvero sicuri?
Qualche dubbio lo abbiamo e non vorremmo commettere l’errore di vedere in questi giorni difficili per la vicina Penisola soltanto la trave nell’occhio altrui, ma anche quella nel nostro.
Sì, perché, guardiamoci in faccia: di politici che dicono una cosa e poi ne fanno anche pubblicamente esattamente un’altra, di esempi da non seguire che hanno invece (e purtroppo) un seguito assai clamoroso, di capipolo dal fiuto politico incontestato che fanno leva sui sentimenti di pancia anti-stranieri, anti-frontalieri, anti-landfogti, anti-funzionari fuchi, anti-persone a loro sgradite ecc. ve ne sono anche da noi in Ticino.
Ve ne sono fin tanto che vi saranno cittadini pronti a dare fiducia a chi, capace di annusare l’aria che tira, promette facili scorciatoie, indica capri espiatori sdoganando sentimenti di odio e disprezzo, offende l’avversario, minaccia, passando e ripassando tranquillamente dalla procura.
Fiducia a chi è pronto a raccontare favole e leggende in riva a un fiume, o anche ai piedi di un laghetto alpino; a chi è pronto a inveire contro i ladroni della capitale – quante analogie a ben guardare! – salvo poi magari scoprire un giorno che a certi opulenti banchetti ci si è ben accomodato abbuffandosi per bene.
Fiducia a chi insorge inveendo contro le grandi famiglie, salvo poi trasformare il movimento in un’agenzia di promozione familiare.
Fiducia anche a chi, su tutto questo chiude gli occhi e le orecchie, e si mette in giacca e cravatta.
Quando poi un bel giorno i cittadini, che si sono lasciati consapevolmente infinocchiare, si risveglieranno dalla sbornia si sentiranno ancor più gabbati e soli, delusi dalla politica. Ma la colpa sarà solo loro.
Ognuno ha il Bossi (e il Trota) che si merita.

Udin oltrepadania. Io sto con la base delusa e tradita
di Luigi Vicinanza
 Sto dalla parte dei militanti della Lega delusi, traditi, offesi. Mi colpiscono quelle lacrime esibite in tv, la camicie verdi riposte come reliquie di una illusione che fu, le rabbiose esortazioni a non mollare diffuse attraverso Radio Padania.
 E’ crollato un mondo, il loro mondo, che in più di vent’anni un Umberto Bossi visionario, spregiudicato, vigoroso aveva creato dal nulla sulle macerie dell’Italia della Prima Repubblica e di Tangentopoli. Personalmente non ho mai votato per la Lega: nulla di più lontano dalla mia cultura, dalle mie sensibilità e dalla mia terra d’origine. Eppure un sentimento di tristezza oggi mi prende nel leggere le presunte ruberie messe a segno da Bossi & the Family ai danni dello Stato, dei cittadini e dello stesso partito.
 Sì, perché la Lega - fino all’altro giorno - era l’ultimo partito di massa (almeno in una parte del Nord) sopravvissuto agli sconvolgimenti politici del Novecento. Un partito strano, miscuglio di culto della personalità stalinista e di razzismo fascista, di eversione nazionale e di buon governo locale, dove migliaia di militanti disgustati dalla "vecchia" politica, hanno ritrovato negli anni passione, orgoglio, partecipazione nella cosa pubblica.
 Un partito vero insomma, almeno nelle sue organizzazioni di base, capace di avere peso e influenza sulle decisioni dei dirigenti locali e degli amministratori pubblici, a differenza degli altri partiti nazionali sempre più leggeri e liquidi incapaci di dialogare con il loro elettorato di riferimento. Ecco, la Lega Nord è stato un grande fenomeno di massa, capace di raddoppiare i suoi voti (tre milioni) alle elezioni politiche del 2008 nella speranza di dare una soluzione politica al malessere della cosiddetta questione settentrionale.
 Lo stesso obiettivo del federalismo - mal attuato, mal spiegato e peggio ancora mal teorizzato - ha introdotto nel dibattito pubblico italiano il tema di accelerare la necessaria modernizzazione della nostra sgangherata amministrazione. Tutto ciò rischia di sparire spazzato via dalle rivelazioni delle inchieste di tre procure. Che ci sia reato penale è ancora da stabilire, ovviamente. Ma è già netto il giudizio politico sull’operato del Senatùr, degli sciagurati figlioli e del cosiddetto "cerchio magico", quel gruppo esclusivo avvolto intorno al Capo in una trama di maneggi, privilegi, scelte politiche dettate solo da interessi personali.
 Dal 2004, anno della malattia di Bossi, abbiamo assistito alla bioleadership (neologismo coniato dal politologo Mauro Calise, autore del fortunato saggio "Il partito personale"). Il corpo del leader, ancorchè menomato, viene esibito dai fedelissimi come una icona da venerare e da esibire ai militanti. Il dito medio alzato, i pernacchi, gli insulti come il preveggente "fora de ball" sono auspici da interpretare attraverso le vestali del potere, prima di tutte la potente vicepresidente del Senato Rosi Mauro.
 L’Umberto sapeva del magna-magna allestito nel salotto buono della villa di Gemonio? Piacerebbe pensare di no, ma è improbabile crederci. Lo sanno anche i militanti che piangono. Roma ladrona non è mai stata così vicina, anzi è Padania ladrona. Il più atipico dei partiti italiani si è svelato italianissimo. Peggio, ha trafficato con quelle mafie per combattere le quali la Lega nacque quasi clandestina.
 Un vergognoso incesto. Tre milioni di elettori si sono risvegliati orfani. L’esercito dei nauseati dalla politica è destinato a crescere. Comunque la si pensi, non è un bel momento per la democrazia. La nostra democrazia senza limiti tra Nord e Sud.

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