lunedì 14 maggio 2012

am_14.5.12/ Aspettando Godot. - Il debito pubblico ha conosciuto a marzo un nuovo record storico raggiungendo i 1.946 miliardi, dai 1.928 di febbraio.---Grava per 32.435 euro sulle spalle di ogni abitante e per 88.458 sulle spalle di ogni famiglia.---L'Istat rileva inoltre che l'inflazione acquisita per il 2012 è pari al 2,7%.

Maro', De Mistura: pressing su India
Fiaccolata a Roma per i marò pugliesi «Liberi subito»
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LA NUOVA SARDEGNA - Economia: Zona franca, ultima occasione dell’isola
Inflazione ad aprile stabile al 3,3% su anno Boom per benzina e carrello spesa
Debito pubblico, a marzo nuovo record a 1.946 miliardi
Debito: pesa 32.435 euro abitante
Svizzera. Il pozzo senza fine dei dubbi sul petrolio

Maro', De Mistura: pressing su India
Il sottosegretario agli Esteri: 'Priorità affiché escano di prigione e tornino a casa'
13 maggio, 09:19
YEOSU (COREA SUD)  - Il sottosegretario agli Esteri Staffan De Mistura sarà in India a giorni ("il 15 o il 16 maggio") allo scopo di "continuare a premere perché i nostri marò prima cambino localizzazione, visto che sono in una prigione anche se attenuata, e poi perché tornino a casa". Lo ha annunciato lo stesso De Mistura, a margine dell' inaugurazione del padiglione dell'Italia all'Expo internazionale di Yeosu, in Corea del Sud.
 "E' un processo molto complicato e lungo", ha detto il sottosegretario "ma abbiamo una linea e una strategia: mi recherò, dopo la visita in Corea, a Trivandrum e a New Delhi" perché i due marò, Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, "tornino a casa. Il mio primo impegno, come è ovvio, è di andarli a incontrare". Il sistema giudiziario indiano è molto complesso e con scadenze continue, ha aggiunto De Mistura, ma "riteniamo che tutti questi rinvii siano soprattutto ingiusti". In ogni caso, ha continuato precisando di non sapere quanto quanto tempo si fermerà in India, "noi non molleremo su questo e questo le autorità indiane lo sanno, soprattutto nel Kerala: per noi questi ragazzi facevano il loro dovere e per questo devono tornare a casa". De Mistura è in Corea del Sud oltre che per l'Expo di Yeosu ("importante essere qui, anche in momenti di crisi a dimostrare che l'Italia ha forte volontà di crescita, di ripartire e di ricreare" oltre che per la staffetta in vista di Milano 2015), per l'incontro bilaterale con il primo viceministro degli Esteri di Seul, Ahn Ho-young, e per partecipare al Forum bilaterale Italia-Corea di Daegu. "Questo Paese - ha osservato ancora De Mistura - ha molte cose in comune con noi sia in materia di esteri, sia per quello che riguarda le Nazioni Unite. Tra queste c'é la pirateria (anche Seul è impegnata nelle operazioni di sicurezza nelle acque somale e nell'oceano Indiano, ndr) e come combatterla assieme: è importante trovare una soluzione: oggi è capitato a noi, domani a chiunque altro", ha concluso ritornando alla vicenda dei due marò.

Fiaccolata a Roma per i marò pugliesi «Liberi subito»
ROMA - Al grido di «Ridateci i nostri leoni», erano partiti all’alba di ieri anche dalla Puglia. Commilitoni, amici, parenti di Massimiliano Latorre di Taranto e Salvatore Girone di Bari, i due fucilieri del Reggimento San Marco detenuti dal 4 marzo nel carcere indiano di Trivandrum con l’accusa di aver ucciso due pescatori nel corso di un’azione anti pirateria, ieri sera si sono ritrovati a Roma e hanno dato vita ad una fiaccolata per chiedere la liberazione dei due militari italiani.
Al corteo hanno preso parte anche la presidente della Regione Lazio Renata Polverini, il sindaco di Roma Gianni Alemanno, Maurizio Gasparri, Ignazio La Russa e Isabella Rauti. La fiaccolata è partita da piazza della Bocca della verità ed ha raggiunto dopo più di un’ora, piazza dei Santi Apostoli. Alla testa del corteo Carolina Latorre e suo figlio Christian D’Addario, rispettivamente sorella e nipote del maresciallo tarantino Massimiliano Latorre. La donna si è detta preoccupata per il morale del fratello. Ieri la magistratura indiana ha rinviato al 25 maggio la carcerazione preventiva per i due fucilieri. «Questi continui rinvii - ha detto Carolina Latorre - stanno mettendo a dura prova il morale di Massimiliano e Salvatore. Abbiamo organizzato questa fiaccolata per chiedere al governo di riportarceli a casa il prima possibile». Le ha fatto eco il figlio Christian D’Addario. «Il nostro obiettivo è quello di non far calare l’attenzione sulla vicenda, dimostrare che noi non li dimentichiamo e che saremo al loro fianco finché non li vedremo a casa».
M. Mas.
http://www.lagazzettadelmezzogiorno.it/notizia.php?IDNotizia=518724
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LA NUOVA SARDEGNA - Economia: Zona franca, ultima occasione dell’isola
14.05.2012
Nel nuovo modello di sviluppo di cui si deve dotare la Sardegna c'è ancora posto per la zona franca? Gli operatori economici rispondono di sì a patto che sia una zona franca differente da quella ipotizzata in epoche in cui c'era la necessità di spezzare le lunghe rotte navali e quindi evitare i prelievi doganali. «Quel modello è superato ma a noi occorre accelerare sulla zona franca doganale per dare sostegno alla ripresa e al lavoro delle aziende», sostiene Francesco Lippi, presidente della Confapi regionale. La zona franca è tornata nelle agende della politica, da Cagliari dove l'Autorità portuale, Piergiorgio Massidda, ha annunciato l'intenzione di voler procedere alla definitiva apertura della zona portuale per arrivare al Nuorese dove il Consiglio provinciale ha predisposto una mozione per l’istituzione di una zona libera. In realtà sinora è stato istituito in Sardegna un solo punto franco, a Cagliari, con un provvedimento preso undici anni fa in applicazione dello Statuto. «Considerato il depotenziamento della zona franca doganale come strumento di politica economica», afferma Gianfranco Sabattini, docente di Politica economica, autore di diversi studi sulla zona franca a partire dagli anni Settanta, «può risultare utile la costituzione di un'area extradoganale se caratterizzabile in termini di un pacchetto allargato di esenzione dai diritti di confine (dazi doganali, sovraimposte di confine, prelievi agricoli, o qualsiasi tassa o misura di effetto equivalente). E andrebbero bene anche le esenzioni da imposte dirette e indirette». Cristiano Erriu, segretario dell'Anci e direttore del Centro servizi per le imprese della Camera di commercio di Cagliari, spiega che «non esiste in assoluto una zona franca che vada bene per tutti i territori allo stesso modo. La zona libera dev'essere integrata in un territorio dotato di servizi e infrastrutture adeguate, capace di attrarre investimenti e in grado di presidiare la filiera dell'innovazione». E' il caso della zona franca di Barcellona dove è stato ideato un insieme di infrastrutture materiali e immateriali. E qui si entra nel campo dei modelli da seguire ma che difficilmente possono essere trapiantati in realtà così differenti come la nostra. Per anni abbiamo avuto il mito dell'Irlanda, poi del Galles e, infine, della Catalogna. Modelli difficili da copiare: il successo dell'Eire sino all'inizio del 2000 era dovuto alla buona performance delle esportazioni generata dalla svalutazione della sterlina; e poi all'agenzia di promozione che aveva portato a un a funzionamento perfetto del sistema per attrarre investimenti stranieri. Anche per il Galles fu istituita un'agenzia unica ed erano state ridotte le tasse per gli investitori stranieri. Infine la Catalogna, una regione vincente, divisione amministrativa autonoma della Spagna. Modello Barcellona? Gli imprenditori sardi sono pronti ad accettare la scommessa.

Inflazione ad aprile stabile al 3,3% su anno Boom per benzina e carrello spesa
Roma, 14 mag. - (Adnkronos/Ign) - Inflazione stabile ad aprile. Secondo quanto rivela l'Istat l'indice nazionale dei prezzi al consumo per l'intera collettività (Nic), comprensivo dei tabacchi, è risultato stabile al 3,3% (lo stesso valore già registrato sia a marzo che a febbraio), mentre su base mensile è aumentato dello 0,5%. Il dato definitivo conferma la stima provvisoria.
L'Istat rileva inoltre che l'inflazione acquisita per il 2012 è pari al 2,7%. L'inflazione di fondo, calcolata al netto dei beni energetici e degli alimentari freschi, resta al 2,3%, mentre al netto dei soli energetici è stabile al 2,2%.
I prezzi dei prodotti acquistati con maggiore frequenza aumentano su base mensile dello 0,4% e il tasso tendenziale sale al 4,7% (dal 4,6% di marzo), il più alto da settembre 2008.
L'aumento dei prezzi per il carrello della spesa è principalmente imputabile al rincaro dei prezzi della benzina che aumenta su base annua del 20,9%, in forte accelerazione rispetto al 18,6% di marzo, mentre su base mensile sale del 3,2%. Si tratta, spiega l'Istat, del rialzo tendenziale più alto da maggio 1983. Il prezzo del gasolio per mezzi di trasporto segna invece su base mensile un balzo dello 0,9% e sale del 20,5% tendenziale (dal 22,5% del mese precedente). Un rincaro congiunturale marcato si registra per il prezzo del Gpl (+4,4%), il cui tasso di variazione tendenziale accelera ulteriormente e sale al 12,5% (dal 7,7% di marzo). Inoltre, il prezzo del gasolio per riscaldamento aumenta dello 0,4% sul mese precedente e del 10,1% su quello corrispondente del 2011 (era +11,7% a marzo).
Anche i prezzi dei prodotti a media frequenza d'acquisto subiscono forti rincari (+0,9%), per effetto soprattutto dei rialzi congiunturali degli energetici regolamentati (energia elettrica e gas). Tuttavia la crescita tendenziale scende al 2,9% (dal 3,1% di marzo 2012).
Sotto il profilo settoriale, i maggiori incrementi congiunturali dei prezzi rilevati nel mese di aprile 2012 riguardano le divisioni servizi ricettivi e di ristorazione (+1,5%), trasporti (+1,3%) e abitazione, acqua, elettricità e combustibili (+1,1%). Aumenti su base mensile più contenuti si rilevano per i prezzi delle bevande alcoliche e tabacchi (+0,4%) e dell'abbigliamento e calzature (+0,3%). In diminuzione sul mese precedente risultano i prezzi delle comunicazioni (-1,1%) e dei prodotti alimentari e bevande analcoliche (-0,1%).
Rispetto ad aprile 2011, i maggiori tassi di crescita interessano le bevande alcoliche e tabacchi (+7,8%), i trasporti (+7,4%) e l'abitazione, acqua, elettricità e combustibili (+6,9%). Quello più contenuto riguarda la divisione ricreazione, spettacoli e cultura (+0,6%). I prezzi delle comunicazioni e dei servizi sanitari e spese per la salute risultano in flessione (rispettivamente, -2,1% e -0,2%).

Debito pubblico, a marzo nuovo record a 1.946 miliardi
Il debito pubblico ha conosciuto a marzo un nuovo record storico raggiungendo i 1.946 miliardi, dai 1.928 di febbraio. E' quanto si legge nel supplemento di finanza pubblica al Bollettino statistico di Banca d'Italia. Il debito pubblico italiano nel marzo del 2011 era a 1.866 miliardi. Nel mese le entrate tributarie di cassa nel bilancio dello Stato sono calate di 0,9 miliardi (-3,6%) rispetto allo stesso mese del 2011 portandosi a 26,237 miliardi. Nel mese di febbraio le entrate erano state pari a 26,429 miliardi.

Debito: pesa 32.435 euro abitante
Adusbef e federconsumatori, con 'cura monti' aumenato di 41 mld
14 maggio, 11:51
(ANSA) - ROMA, 14 MAG - Il debito pubblico italiano ''con la 'cura Monti' e' aumentato di oltre 41 miliardi, al ritmo di 9 miliardi al mese''. Lo rilevano in una nota Adusbef e Federconsumatori. A dicembre, ricordano le associazioni, il debito si attestava a 1.897,646 miliardi, in calo rispetto a novembre. A marzo e' passato a 1.946,083 miliardi. Grava per 32.435 euro sulle spalle di ogni abitante e per 88.458 sulle spalle di ogni famiglia.

Svizzera. Il pozzo senza fine dei dubbi sul petrolio
Di Luigi Jorio, swissinfo.ch
Il petrolio è la principale fonte energetica della società moderna. È però anche all’origine di guerre e inquinamento e la nostra dipendenza dall’oro nero divide le opinioni. Ma è immaginabile un mondo senza petrolio? swissinfo.ch ne ha parlato con due esperti svizzeri.
 Lo storico Daniele Ganser, classe 1972, è direttore dell’Istituto per la pace e la ricerca sull’energia di Basilea. È inoltre il presidente della sezione elvetica di ASPO, l’Associazione per lo studio del picco del petrolio e del gas.
L’avvocato Niklaus Boss, 47 anni, è direttore dell’Unione petrolifera, l’associazione che si occupa del mercato del petrolio in Svizzera.
Quando si arriverà al massimo della produzione mondiale di petrolio, il cosiddetto “Peak Oil”?
Daniele Ganser: Il picco del petrolio convenzionale, leggero e a buon mercato, è già stato raggiunto nel 2006 con una produzione di 75 milioni di barili al giorno. Se consideriamo anche il petrolio non convenzionale, il picco globale sarà probabilmente raggiunto prima del 2020.
Niklaus Boss: Non si sa. Ritengo comunque che siamo relativamente vicini al picco. Senza investimenti massicci non si riuscirà ad aumentare la produzione.

Cosa succederà dopo il Peak Oil?
Daniele Ganser: L’ambiente sarà sempre più sotto pressione. Già da alcuni anni si sta investendo molto nel petrolio non convenzionale. L’estrazione delle sabbie bituminose in Canada, del petrolio nelle profondità del Golfo del Messico o degli scisti bituminosi negli Stati Uniti ha un forte impatto ambientale.
Poi c’è la questione delle guerre per le risorse. Quella in Iraq del 2003, che ha causato oltre centomila morti, è chiaramente una guerra per il petrolio. Lo stesso per la guerra in Libia del 2011, che ha provocato più di trentamila morti. E anche Sudan e Sudan del Sud stanno combattendo per i pozzi di petrolio. Oggi si uccide per il petrolio, ciò che non può lasciarci indifferenti.
Niklaus Boss: A corto e medio termine non ci saranno conseguenze. Il Peak Oil non deve essere paragonato alla vetta del Cervino, ma piuttosto all’altopiano giurassiano. Dopo aver raggiunto il punto massimo, si andrà avanti su questo livello per parecchio tempo. Non ci sarà alcun crollo della produzione.
A lungo termine il petrolio diventerà più caro. Questo accelererà la velocità con cui già oggi gli Stati industrializzati si stanno staccando dal petrolio. Nei paesi emergenti e in via di sviluppo, l’aumento del prezzo frenerà invece il ricorso al petrolio.

Torniamo indietro di una ventina d’anni e paragoniamo le previsioni di allora con la realtà attuale. Cosa si può dire su produzione e prezzo del petrolio?
Daniele Ganser: L’Agenzia internazionale dell’energia (AIE) di Parigi è responsabile delle previsioni per il 2030. L’AIE non è però totalmente affidabile visto che non ha preannunciato il Peak Oil. Lo ha fatto soltanto retroattivamente per il petrolio convenzionale. L’agenzia ha dato semplicemente per scontato che c’era una disponibilità sufficiente di petrolio. La natura mostra però che il petrolio non è illimitato. Personalmente per il futuro mi aspetto un’offerta ridotta e un prezzo più alto.
Niklaus Boss: L’Unione petrolifera non ha mai fatto alcuna previsione e non disponiamo quindi di documenti. In un rapporto del 2004, l’AIE aveva previsto per il 2030 una richiesta di petrolio pari a 121 milioni di barili al giorno. Oggi ne utilizziamo circa 90 milioni. Sempre per il 2030, aveva previsto un prezzo medio di 35 dollari al barile. A mia conoscenza, nessuno ha tuttavia pronosticato che il barile potesse superare i 100 dollari.

Fukushima ha dato origine a un cambiamento di rotta nell’energia. Il petrolio, invece, sembra suscitare meno reazione. Eppure è associato non soltanto a catastrofi ecologiche o all’inquinamento, ma pure al riscaldamento terrestre, alla speculazione o alle guerre. Come mai?
Daniele Ganser: Dipende dai paesi. In Nigeria c’è ad esempio una forte opposizione al petrolio. In Svizzera, dove il petrolio costituisce il 55% del mix energetico, se ne discute invece meno: la Nigeria, il Kazakhistan o l’Azerbaijan, tra i nostri principali fornitori, sono realtà lontane.
Sarebbe però sbagliato affermare che in Svizzera si è indifferenti nei confronti delle guerre per il petrolio. La maggior parte delle persone è contro questi conflitti e si oppone al degrado dell’ambiente. Molti si sentono però impotenti, anche se è possibile fare qualcosa. Per esempio installando pannelli solari e fotovoltaici sui tetti, isolando le abitazioni, spostandoci con treni o veicoli elettrici o utilizzando automobili che consumano meno di quattro litri per 100 km.
Niklaus Boss: L’energia atomica è soltanto una delle innumerevoli fonti per produrre elettricità. Possiamo avere elettricità anche senza l’atomo, senza grosse conseguenze. Per il petrolio, invece, questo è impossibile. Un’automobile a benzina necessita esclusivamente di benzina. Non la si può far funzionare altrimenti. E se si passa da un’automobile a benzina a un veicolo elettrico, non si ha lo stesso comfort.

Perché è così difficile staccarsi dal petrolio?
Daniele Ganser: Il petrolio continua nonostante tutto a essere a buon mercato. È un agente energetico eccezionale, facile da immagazzinare e dall’elevato rendimento.
Niklaus Boss: Il petrolio svolge un ruolo importante in tutti gli aspetti della nostra vita e quindi non è facile da sostituire. Non esistono altri agenti energetici che contengono così tanta energia. Il petrolio è facile da trasportare e da immagazzinare. È sicuro e affidabile. E poi è a buon mercato.

Su quali aspetti concernenti il petrolio la gente dovrebbe essere più informata?
Daniele Ganser: Innanzitutto sul Peak Oil, che in diversi paesi è già stato raggiunto. Le persone in Svizzera devono sapere che ogni giorno consumano cinque litri di petrolio a testa. Più del latte!
Dieci anni fa spendevamo dieci miliardi di franchi all’anno per i prodotti petroliferi. Oggi la stessa quantità costa circa il doppio. Questi soldi andrebbero utilizzati per staccarci dal petrolio. Ad esempio con le pompe a calore, il pellet, l’isolamento degli edifici o l’energia solare.
Niklaus Boss: Bisogna essere consapevoli dell’importanza del petrolio. Il petrolio è e rimane alla base del nostro benessere e ce ne sarà ancora per almeno i prossimi cinquant’anni. Importante è utilizzarlo in modo efficiente. I divieti non portano a nulla. Il problema della società attuale non è il petrolio, ma l’enorme fame di energia, che si ripercuote anche sulle emissioni di CO2.

Dove e come trovare le fonti energetiche per sostenere una popolazione in crescita?
Daniele Ganser: Attualmente nessuno può saperlo. La crescita demografica è estremamente rapida. La popolazione di duemila anni fa era di circa 300 milioni di persone. Per raddoppiarla ci sono voluti 1'600 anni. Nel 2011 abbiamo raggiunto i sette miliardi: la popolazione è cresciuta di un miliardo in soli dodici anni.
Dobbiamo imparare a risolvere i conflitti senza far ricorso alla violenza. Bisogna utilizzare le energie rinnovabili come sole, vento, acqua, geotermia, biomassa e biogas.
Niklaus Boss: Gli agenti energetici fossili avranno un ruolo importante nell’approvvigionamento energetico ancora a lungo. Molti processi passeranno dal petrolio al gas. La percentuale delle energie rinnovabili aumenterà fortemente, anche se sono convinto che non potranno mai fornire la stessa quantità di energia attualmente fornita dagli agenti fossili. Il futuro è dunque nel risparmio energetico.

Le due raffinerie in Svizzera sono in difficoltà. Un’interruzione definitiva della loro attività può compromettere l’approvvigionamento nazionale?
Daniele Ganser: Se le due raffinerie venissero a mancare, la Svizzera importerebbe esclusivamente prodotti finiti provenienti dalle raffinerie all’estero. Non ci sono quindi conseguenze negative sull’approvvigionamento. Il problema è però l’alto costo del greggio: dovremo investire sempre di più per importare i derivati del petrolio.
Niklaus Boss: Possiamo garantire l’approvvigionamento anche senza raffinerie. Diventeremo semplicemente dipendenti dai prodotti finiti. Nel contesto della ripartizione dei rischi, disporre di raffinerie proprie è certamente un vantaggio. Il sistema duale che prevede da un lato l’importazione di greggio e la trasformazione in Svizzera e dall’altro l’importazione di prodotti finiti, non va cambiato.

La Svizzera è alla fine della catena del petrolio. Come evitare di trovarsi un giorno in una situazione critica?
Daniele Ganser: Quando ci sarà un calo dell’offerta mondiale di petrolio la situazione potrebbe in effetti risultare sfavorevole. Dobbiamo quindi prepararci rinunciando progressivamente al petrolio. Non dobbiamo però dimenticare che diventare più dipendenti dal gas genererà gli stessi problemi. La soluzione a lungo termine non può che essere nelle energie rinnovabili e nell’efficienza energetica.
Niklaus Boss: Ci sarà sempre petrolio a sufficienza. La domanda è a quale prezzo. Finché potremo pagare, riceveremo del petrolio. In caso di emergenza la Svizzera dispone di riserve di carburanti e combustibili per 4 mesi e mezzo. Un mese in più rispetto alla media europea. La Svizzera si rifornisce poi attraverso diversi canali e vie di trasporto. Penso che un paese non possa proteggersi meglio. La Svizzera non resterà a secco da sola. O lo rimarranno tutti o nessuno.
 Luigi Jorio, swissinfo.ch


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