martedì 15 maggio 2012

am_15.5.12/ Effetti derivati. - Matera, Salvatore Adduce: Dov’è l’osannata equità se i Sassi, patrimonio mondiale dell’umanità, sono continuamente messi in un angolo prima dal Governo Berlusconi, che con un tratto di penna ha cancellato i 30 milioni di euro che il parlamento aveva faticosamente assegnato, e poi dal Governo Monti che con questa scelta esclude dal finanziamento una delle eccellenze culturali del Mezzogiorno e dell’intero Paese?--- Gianluca Iozzi: Secondo i dati diffusi dall'Eurostat, i derivati presenti nel portafoglio investimenti delle amministrazioni pubbliche italiane, tra il 2008 e il 2011 hanno prodotto debiti per 5,67 miliardi. Nel solo 2011 le passività ammontavano ad 1,96 miliardi.

Campania, redditi e lavoro a picco ma arrivano più turisti e l'export è ok
«Il Piano per il Sud ignora i rioni Sassi»
La famiglia lucana struttura portante della società
Formazione, alla Sicilia 45 milioni di euro
Eurostat: Italia maglia nera nel possesso dei derivati
Crisi: Merkel, ritrovare forza in Ue. In Grecia dovevamo intervenire
Crisi: Merkel, non sono cambiati i compiti da affrontare
Treviso, padania. Zaia traccia l'identikit di "Equiveneto"

Campania, redditi e lavoro a picco ma arrivano più turisti e l'export è ok
I dati del Rapporto sull'apparato produttivo regionale
NAPOLI - Più turisti, rincuorati dalla mancanza di rifiuti per le strade, e anche un aumento del volume d'affari dell'export. Dati positivi per l'area metropolitana di Napoli che però si scontrano col calo dell'occupazione e del prodotto interno lordo e con l'impennata di fallimenti delle imprese. È quanto restituisce la lettura del Rapporto sull'apparato produttivo, presentato nella sede della Camera di Commercio partenopea, in occasione della decima edizione della Giornata dell'Economia.
SENZA LAVORO - Per la provincia di Napoli, secondo le previsioni Unioncamere, nel 2012, la disoccupazione raggiungerà un mostruoso 19%, valore superiore alla media del Mezzogiorno del 14,3% e più che doppio rispetto al dato nazionale del 9%.
EXPORT - Guardando i dati dell'export, settore che nel 2011 ha fatto registrare un +6,7% rispetto all'anno precedente, è l'area europea, con il 58,8% del totale, la destinazione prevalente del prodotti locali. Seguono l'America settentrionale (14,8%), Asia e Oceania (12%), l'Africa (5,8%) e dai Paesi del Vicino e Medio oriente (5,5%). Per volume di importazione, invece, è la Cina l'interlocutore principale, seguita da Svizzera, Germania, Stati Uniti e Francia.
SETTORI TRAINANTI - Dall'analisi dell'export per settore merceologico, risulta che i comparti di maggiore rilievo sono il metalmeccanico (38,6% del totale provinciale), il chimico-farmaceutico (25,6%), l'alimentare (13,3%) e le produzioni del sistema moda (11,7%).
TURISMO - Versante turismo: nel corso del 2011 lo studio ha registrato un aumento del flusso turistico e di arrivi nelle strutture alberghiere: l'incremento, rispetto all'anno precedente è dell'8,5%. Diminuisce, però, il numero di giorni che i turisti, soprattutto stranieri, trascorre nelle strutture. Nel triennio 2009-2011, si è passati dalle 3,4 alle 3,3 giornate (il dato medio in Italia è 3,8).
REDDITO E CIG - Diminuisce il reddito delle famiglie. Dal 2008 al 2010, il reddito disponibile per le famiglie è passato da 12.799 euro a 12.489, inferiore rispetto al valore medio nazionale di 17.028euro. Tra il 2008 e il 2011, la cassa integrazione è passata dall'inizio della recessione da 7,6 a 28,9 milioni di ore autorizzate, facendo registrare nel 2011 un aumento del +380%. A questo corrisponde anche l'innalzamento della disoccupazione, fino a giungere al 17,8% lo scorso anno, contro un andamento medio nazionale che si attesta all'8,4%.
19MILA AZIENDE IN LIQUIDAZIONE - Il contraccolpo della crisi mondiale in Campani è stato tremendo: tra il 2008 e il 2011 le aziende poste in liquidazione sono state 19.285. Nello stesso arco temporale, i fallimenti dichiarati sono nella provincia sono cresciuti dell'85%, contro una media nazionale del 57,7%.

«Il Piano per il Sud ignora i rioni Sassi»
MATERA - «Mi auguro che il Piano per il Sud approvato dal Governo Monti non si muova in continuità con i puri enunciati del governo precedente, ma che si traduca in atti concreti a favore dello sviluppo del Mezzogiorno. Nel frattempo, però, la scelta di riprogrammare le risorse comunitarie a favore delle regioni meridionali a obiettivo convergenza senza considerare la Basilicata che purtroppo è in vetta alla classifica della povertà con il 28%, mi pare non tenga conto di alcune esigenze di fondo». Lo afferma il sindaco di Matera, Salvatore Adduce, che pur apprezzando il lavoro svolto dal presidente della Regione Basilicata, Vito De Filippo, che ha consentito alla Basilicata di ricevere 50 milioni di euro per infanzia, anziani, giovani e raccolta rifiuti, sottolinea come il piano «non tiene conto di alcuni settori produttivi come il patrimonio culturale della regione e, in particolare, della città di Matera».
«È interessante - continua Adduce - l’impostazione generale del piano. Significativa è la scelta di destinare risorse (330 milioni) per rafforzare la valorizzazione di aree di attrazione culturale. Chiara la scelta del governo: politiche sociali e culturali per la ripresa. Ci aspettavamo, pertanto, che ci fosse attenzione al problema costituito dall'esaurimento, ormai da tanti anni, delle risorse a favore dei Sassi. I Sassi di Matera rappresentano un patrimonio mondiale dell’Umanità e nel Mezzogiorno costituiscono, senza dubbio, uno degli attrattori culturali più efficaci. Gli antichi rioni di tufo sono uno dei pochi centri storici patrimonio Unesco che, come Pompei, hanno bisogno di una straordinaria manutenzione che non può essere affidata solo al Comune. La ricetta del governo per il Sud che con il Piano di Azione-Coesione per il Mezzogiorno sposta a favore di questi progetti fondi gestiti dalle amministrazioni centrali dello Stato e che sono sottoutilizzati o allocati su interventi inefficaci o ormai obsoleti andrebbe articolata guardando bene le potenzialità dei territori. Dov’è l’osannata equità se i Sassi, patrimonio mondiale dell’umanità, sono continuamente messi in un angolo prima dal Governo Berlusconi, che con un tratto di penna ha cancellato i 30 milioni di euro che il parlamento aveva faticosamente assegnato, e poi dal Governo Monti che con questa scelta esclude dal finanziamento una delle eccellenze culturali del Mezzogiorno e dell’intero Paese?».
Il sindaco, pertanto, lancia un appello a tutti i parlamentari lucani ad adoperarsi perchè il Governo possa trovare le modalità più idonee per inserire i Sassi di Matera nel piano per il Sud. O comunque per individuare adeguate risorse per rifinanziare con almeno 50 milioni di euro la legge 771. Nel prossimi giorni il sindaco incontrerà tutti i parlamentari per un’azione condivisa nei confronti del Governo.

La famiglia lucana struttura portante della società
POTENZA – Nel 2010 il 99,6 per cento della popolazione lucana viveva in nuclei familiari composti, in media, da 2,5 componenti, quindi con una propensione ad avere due figli e non uno, come invece accade a livello nazionale: è stabile, nonostante la crisi, anche il numero di matrimoni, passati dai 2.410 del 2008 al 2.419 del 2009, anche se aumenta leggermente l’età media degli sposi (pari a 33,3 anni per gli uomini e a circa 30 anni per le donne). Sono questi alcuni dei dati contenuti nel rapporto “La famiglia in Basilicata, indagine e programmazione delle politiche regionali”, curato dal Cisf (Centro internazionale studi famiglia), in collaborazione con la Regione Basilicata e la Consulta regionale per la famiglia, e presentato stamani, a Potenza, nel corso di un incontro. Dal rapporto emerge una fotografia dettagliata della composizione, delle necessità delle famiglie lucane, e delle politiche regionali realizzate e da realizzare nell’ottica dei dati emersi.
In Basilicata, ad esempio, le convivenze rappresentano lo 0,3 per cento del totale dei nuclei familiari, mentre il 60,4 per cento di questi è costituito da persone con più di 60 anni. Il 94,8 per cento dei matrimoni è stato celebrato tra celibi e nubili: il dato è il più alto tra le regioni italiane, superiore alla media nazionale (dell’85,7 per cento) e del Mezzogiorno (92,9 per cento). In leggera diminuzione, però, la scelta del rito religioso, calato del quattro per cento nel quinquennio 2004-2009. Il tasso dei divorzi è il più basso del Paese (1,2 per mille) ed è in forte crescita il numero di unioni con cittadini stranieri (in prevalenza maschi che sposano persone immigrate).
La spesa sociale (rispetto ai dati del 2004) destinata alle famiglie ed erogata dai Comuni, infine, è aumentata notevolmente nel 2008 (34,2 milioni di euro, +28,8 per cento) passando, a livello procapite, da 44,5 a 57,9 euro (il dato più alto del Mezzogiorno): “Per questo motivo – ha detto la curatrice del rapporto, Adriana Rosas – le famiglie lucane hanno bisogno di servizi ma anche di politiche sociali mirate ai fabbisogni locali, oltre che delle variabili che, in un momento di crisi, sono comuni a tutto il Paese, ovvero lavoro e assistenza”. La famiglia resta quindi “un elemento portante della comunità lucana – ha detto, attraverso l’ufficio stampa della giunta regionale, l’assessore alla sanità, Attilio Martorano – e la tutela di questo valore impone a tutti noi un’attenzione particolare e un impegno costante per definire e realizzare politiche regionali per la sua tutela”.

Formazione, alla Sicilia 45 milioni di euro
Un fondo da 28 milioni di euro a sostegno del personale in esubero e per favorire l’aggregazione di enti, che dovrebbe coinvolgere circa duemila dipendenti della formazione professionale nell'Isola. E poi interventi per ricollocare i lavoratori e riqualificare il personale
di RICCARDO VESCOVO
PALERMO. Un fondo da 28 milioni di euro a sostegno del personale in esubero e per favorire l’aggregazione di enti, che dovrebbe coinvolgere circa duemila dipendenti della formazione professionale in Sicilia. E poi interventi per ricollocare i lavoratori e riqualificare il personale. In tutto sono previsti 45 milioni di euro di investimenti che coinvolgeranno 7.500 operatori del settore. Eccole le misure per riformare uno dei settore più ingolfati dell’Isola, più volte al centro di polemiche per l’elevato numero di dipendenti, circa 8 mila e per i risultati raggiunti che non sempre garantiscono agli allievi l’inserimento nel mercato del lavoro.
Gli interventi sono stati messi nero su bianco all’interno del piano di azione da 2,3 miliardi per favorire lo sviluppo delle regioni meridionali. All’interno di queste misure è allegato infatti un altro piano dedicato interamente alla Sicilia che contiene misure specifiche per favorire l’inserimento lavorativo dei giovani. È stato lo stesso dirigente regionale della Formazione, Ludovico Albert, a rivendicarne la paternità, mentre il governo nazionale lo ha di fatto adottato riassegnando all’Isola 452 milioni di euro.
«Vogliamo riportare il settore ai livelli fisiologici di occupazione», ha detto l’assessore regionale Mario Centorrino, riferendosi a un settore che per la prima volta quest’anno sarà finanziato con 286 milioni di euro del Fondo sociale europeo e non con soldi della Regione.  Il piano prevede la riorganizzazione degli enti per migliorarne le procedure amministrative e di controllo. Quindi, sarà riqualificato il personale docente, tecnico e amministrativo per ottenere una «formazione di qualità». Tra gli obiettivi c’è anche l’aggregazione delle strutture in modo da costituire dei poli settoriali che collaborino con imprese e università. Previste pure azioni per certificare le competenze e migliorare il sistema di accreditamento delle strutture. Il testo, seppur breve, è molto dettagliato e stabilisce le somme da assegnare, il numero di soggetti che si presume saranno coinvolti e i risultati attesi.
 Con due milioni di euro saranno riorganizzi gli enti, con otto milioni e mezzo saranno riqualificati circa 2.500 lavoratori. Altri 3,5 milioni di euro sono destinati a 3.500 operatori per «interventi specialistici per il ricollocamento lavorativo».  Le azioni saranno spalmate nel periodo 2012-2015. Alla fine del triennio, si legge nel documento, la Regione si attende «la riduzione dei costi del sistema, modalità di gestione e standard qualitativi in linea con i livelli europei» e un sistema di valutazione «in grado di misurare il valore aggiunto della formazione e di assicurare gli elementi informativi necessari a conseguire finanziamenti pubblici fondati sul principio della condizionalità dei risultati quantitativi e qualitativi». Cioè un sistema dove solo gli enti virtuosi riusciranno ad ottenere contributi pubblici . Ed è questa la filosofia di fondo della nuova riforma del settore. Non a caso il piano per i giovani prevede anche bonus non solo per le imprese che assumeranno gli allievi al termine dei corsi, ma anche incentivi da 500 euro fino a mille euro per l’ente che alla fine del percorso, grazie a un’attività di accompagnamento all’inserimento lavorativo, riuscirà ad occupare il giovane per almeno un anno.

Eurostat: Italia maglia nera nel possesso dei derivati
Gianluca Iozzi
La crisi dei mutui subprime del 2008 che è iniziata negli Usa, e che successivamente si è diffusa in tutta Europa sembra non aver insegnato nulla.  La crisi ebbe inizio negli Usa grazie all'uso spregiudicato degli strumenti derivati e ora l'Europa ne sta ancora scontando gli effetti.
Secondo i dati diffusi dall'Eurostat, i derivati presenti nel portafoglio investimenti delle amministrazioni pubbliche italiane, tra il 2008 e il 2011 hanno prodotto debiti per 5,67 miliardi. Nel solo 2011 le passività ammontavano ad 1,96 miliardi.
Una situazione per niente allegra quella del nostro Paese che, nel 2011, ha riportato un rapporto debito/Pil pari al 120%, producendo quasi 2 miliardi di euro di interessi sul debito pubblico.
In base ai dati dell'Eurostat, l'Italia risulta prima in classifica sopra paesi come Germania, Francia, Spagna e Regno Unito.
Ma cosa sono esattamente i derivati? Sono strumenti finanziari il cui valore dipende dal valore di mercato dell'attività sottostante. L'attività sottostante può essere un'azione, un obbligazione, ma può trattarsi anche di merci.
Le strutture contrattuali nelle quali  è possibile incasellare gli strumenti derivati sono tipicamente le seguenti:
futures: contratti con i quali le parti si impegnano a scambiarsi alla scadenza un certo quantitativo di determinate attività finanziarie, ad un prezzo stabilito; opzioni: sono contratti che permettono ai possessori di acquistare o vendere il titolo sul quale l'opzione stessa è scritta, chiamato strumento sottostante, ad un determinato prezzo (prezzo di esercizio) e ad una data prestabilita.
Le opzioni a loro volta si dividono in call e put. Le opzioni call permettono di acquistare alla scadenza prestabilita, e ad un prezzo prefissato, l'attività sottostante (ad esempio un'azione).  All'acquirente converrà esercitare l'opzione quando il prezzo del sottostante sarà superiore al prezzo di esercizio.
Le opzioni put, invece, consentono all'acquirente il diritto, ma non l'obbligo, di cedere il titolo sottostante ad un prezzo e ad una data predeterminati. All'acquirente converrà esercitare l'opzione soltanto se il prezzo del sottostante risulterà inferiore a quello di esercizio.
Fatte queste dovute premesse, si può notare come il possesso di tali strumenti finanziari può garantire elevati guadagni, ma allo stesso modo può portare a perdite mostruose. Ed il motivo è semplice: tutto dipende dal prezzo di mercato dell'attività sottostante.
Ma tutto ciò non sembra preoccupare l'Italia, che, secondo quanto reso noto dal governo a metà marzo, ha costruito posizioni in derivati su 160 miliardi di debito pubblico, ovvero l'8% del totale.
Recentemente JP Morgan, grazie ad una sfrenata attività di trading effettuata tramite derivati, ha riportato una perdita di 2,3 miliardi di dollari. Le azioni della storica banca sono calate del 10%, subendo un vero e proprio crollo in Borsa.
Jamie Dimon, numero uno di JP Morgan ha promesso che avvierà un indagine sulla questione, per fare luce sulle eventuali responsabilità.
Il crollo in borsa di JP Morgan dovrebbe indurci a riflettere sul ruolo che svolgono questi strumenti della "fanta finanza", ma c'è da scommettere che si andrà avanti come se il problema non esistesse.

Crisi: Merkel, ritrovare forza in Ue. In Grecia dovevamo intervenire
14 Maggio 2012 - 13:37
 (ASCA) - Roma, 14 mag - In Europa ''bisogna riconquistare una certa forza. Alla crisi si e' giunti'' poiche' diversi Paesi hanno raggiunto ''deficit sempre piu' alti'' trascinando i mercati in una ''condizione difficile e poco tranquilla''. In Grecia dovevamo intervenire a causa ''del grande indebitamento accumulato''. Lo ha detto la cancelliera Angela Merkel oggi a Berlino nel corso di una conferenza stampa convocata in seguito al risultato delle elezioni in Nord Reno-Westfalia.
rba/red

Crisi: Merkel, non sono cambiati i compiti da affrontare
ultimo aggiornamento: 14 maggio, ore 13:23
Berlino, 14 mag. (Adnkronos) - "Dopo la giornata di ieri non e' cambiato nulla per quanto riguarda "i compiti che dobbiamo affrontare". A dichiararlo e' stata Angela Merkel nel corso di una conferenza stamopa tenuta all'indomani della sconfitta elettorale nel NordReno Westfalia. "Abbiamo fino ad agosto 2013 per applicare tutto quello che abbiamo visto e promesso".

Treviso, padania. Zaia traccia l'identikit di "Equiveneto"
«Riduzione dell'aggio e più cortesia»
Il governatore parla dell'ipotesi di trasferimento delle funzioni esattoriali ma avverte: non si può far credere ai cittadini che da domani non si pagheranno più tasse
RIESE PIO X (Treviso) - Le caratteristiche che dovrebbe avere l'agenzia che potrebbe subentrare ad Equitalia a livello regionale, convenzionalmente già definita «Equiveneto», dovrebbe consentire la riduzione dell'aggio, l'eliminazione delle «cartelle pazze», più cortesia e molta semplificazione: dono i tratti che il presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, ha delineato a margine di un incontro, sull'ipotesi di trasferimento su base regionale delle funzioni esattoriali. «Detto questo - ha proseguito - è bene ricordare che Equitalia oggi in Veneto vale 480 dipendenti, 700 mila pratiche. Ma non si può fare credere ai cittadini - ha concluso - che da domani con Equiveneto non si pagherà più». (Ansa)


Nessun commento: