mercoledì 16 maggio 2012

am_16.5.12/ Muoia Sansone con tutti i Filistei. - Ancora non e' corsa alle banche a ritirare i contanti ma poco ci manca in Grecia dove solo oggi sono stati ritirati 700 milioni di euro.---Per quanto possa risultarci comprensibile la valutazione che è stata effettuata sul contesto economico italiano, non appare giustificato il conseguente declassamento delle banche in Alto Adige. Ritengo che sia stata un’ingiustizia verso quelle banche che fino ad ora, sui mercati locali, non hanno fatto altro che contrastare la crisi finanziaria - afferma Peter Schedl, direttore generale della Cassa di Risparmio di Bolzano.

Bernalda, dove Forcillo non manda in pensione gli antichi carretti
Grecia nel caos: al voto a giugno
Grecia: Pil scende del 6,2% nel primo trimestre
Grecia: Presidente, ritirati 700 mln di euro solo oggi
Ticino. Spaccare l’euro non è soluzione praticabile
Bozen, oltrepadania. Moody’s declassa tre banche locali

Bernalda, dove Forcillo non manda in pensione gli antichi carretti
di ANGELO MORIZZI
I vecchi mestieri non sono del tutto scomparsi. In molti paesi della provincia lucana, compresi quelli più grandi, resistono ancora, coinvolgendo fasce d’età molto varie. È il caso di Bernalda, dove, a perpetuarli, sono imprenditori del luogo, animati dalla bravura artigianale e dall’innata passione per l’antico. Roberto Forcillo è un giovane falegname bernaldese, che da alcuni anni, con la sua attività commerciale, a gestione familiare, realizza, a mano, tutto ciò che ha a che fare con il legno. La sua bottega artigianale, ubicata in pieno centro storico, nella zona del cosiddetto “Muro della papera”, è sempre affollata, specie da coppie, affascinate dal gusto della lavorazione a mano. Roberto è diventato un punto di riferimento anche per chi ama la tradizione contadina, e vuole fare rivivere utensili, aggeggi e mezzi di trasporto, ormai quasi del tutto scomparsi. Alcuni anni fa Forcillo rivitalizzò ed espose in pubblico u n’antica trebbia dei primi decenni del Novecento. Da qualche tempo, nel suo bottegone sta lavorando alla ristrutturazione del tradizionale carretto dalle grandi ruote, che in vernacolo chiamano “' u traìn”.
«Un amico ha acquistato questo mezzo di trasporto rurale, da tempo in pensione - racconta Forcillo -. Poichè non se ne costruiscono più da oltre 60 anni a questa parte, abbiamo deciso di rinnovarlo, conservandone, però, i tratti caratteristici e i pezzi originali. Sarà presto rimesso in strada e utilizzato per gradevoli passeggiate in città o nelle campagne limitrofe, in ambito privato o, perfino, turistico. Molti di questi carretti sono andati perduti perchè i loro pezzi di legno venivano riciclati per la costruzione di strumenti rurali. Per la ristrutturazione ci atterremo fedelmente alle caratteristiche e alle misure del “traìno” originale. La parte strutturale è stata già realizzata. Adesso ci stiamo concentrando sulle cosiddette rifiniture, che non sono poche. Il carro acquistato aveva delle decorazioni che verranno restaurate con l’ausilio di artisti locali».
Sarà un lavoro d’equipe, coordinato dal capo mastro. Proprio come avveniva una volta. Il traìno è di piccola taglia, insomma un mezzo leggero. Il diametro delle ruote è di 183 cm., la larghezza dei cerchi varia dai 4 agli 8 cm., la lunghezza complessiva di 4 metri e 60 cm., il piano di carico di 2, 70 mt., la larghezza del piano di 71 cm.. Sarà lavorato e assemblato utilizzando bulloneria nuova. Il materiale ligneo è, invece, di rovere e le grandi ruote verranno in parte ricostruite. Un lavoro di grande impegno per l’artigiano bernaldese.
«La mia - confessa Roberto - è una passione infinita. Ritengo sia necessario rispolverare le nostre radici, ognuno nel suo ambìto di riferimento».

Grecia nel caos: al voto a giugno
Crolla Borsa. Fmi, l'uscita di Atene da euro e' opzione
16 maggio, 06:42
(ANSA) - ATENE, 16 MAG - Grecia nel caos dopo il no alla formazione di un governo tecnico di transizione che porta alla convocazione di nuove elezioni tra il 10 e il 17 giugno. E che ieri ha causato il crollo della Borsa di Atene, precipitata a un -4%. Mentre il direttore generale del Fmi Christine Lagarde ha detto che un'uscita della Grecia dall'euro 'fa parte delle opzioni'. Oggi riunione al palazzo presidenziale per decidere la formazione di un governo ad interim per portare la Grecia alle prossime elezioni.

Grecia: Pil scende del 6,2% nel primo trimestre
ultimo aggiornamento: 15 maggio, ore 16:16
Atene, 15 mag. (Adnkronos/Xinhua) - L'economia greca si e' ridotta del 6,2 per cento anno su un anno nel primo trimestre del 2012. La conferma arriva dall'Istituto statistico greco.Nel quarto trimestre del 2011 il Pil greco aveva subito una contrazione del 7,5 per cento.L'Unione europea ha previsto che il Pil greco si contrarra' del 4,7 per cento nel 2012.

Grecia: Presidente, ritirati 700 mln di euro solo oggi
(AGI) - Atene, 15 mag. - Ancora non e' corsa alle banche a ritirare i contanti ma poco ci manca in Grecia dove solo oggi sono stati ritirati 700 milioni di euro. Lo ha reso noto il presidente ellenico, Carolos Papoulias, avvertendo che la situazione potrebbe peggiorare nei giorni a venire visto il fallimento dei negoziati per formare un governo e quindi l'obbligo di tornare alle urne a 8 giorni dalle elezioni. Ad informare il presidente e' stato direttamente il governatore della Banca Centrale "George Provopoulos", secondo il quale, ha aggiunto Papoulias, "la situazione delle banche e' molto difficile e il sistema e' al momento molto debole".

Ticino. Spaccare l’euro non è soluzione praticabile
di Generoso Chiaradonna - 05/16/2012
Nel giorno in cui il neopresidente francese Hollande saliva all’Eliseo per poi partire alla volta di Berlino, da Atene arrivava la notizia che era nell’aria da due settimane: impossibile formare un nuovo governo in grado di implementare le misure imposte dalla Troika – Ue, Bce e Fmi – in cambio di aiuti finanziari. I greci verranno quindi chiamati nuovamente alle urne il prossimo mese di giugno.
La prospettiva di un abbandono incontrollato della moneta unica europea da parte di Atene si fa sempre più concreta. Gli scenari catastrofici disegnati da vari esperti non hanno intimorito i leader politici greci. Chiusura delle frontiere, blocco dei capitali e un disagio sociale crescente non sembrano spaventare chi dovrebbe essere chiamato a salvaguardare gli interessi dei propri cittadini che – esasperati da una crisi economica senza precedenti nella storia recente – potrebbero essere tentati ancora di più da sirene populiste. “Muoia Sansone con tutti i Filistei”, sembrano dire all’ombra del Partenone.
Un’uscita dall’euro non risolverebbe nell’immediato i problemi di assenza di crescita e di eccesso di debito che affliggono la società greca.
Che il debito pubblico sia denominato in euro, in dracme o in sesterzi poco cambia per i greci che si troverebbero nell’impossibilità di accedere ai mercati dei capitali internazionali per molti anni ancora. Si ovvierebbe a questo con il risparmio interno (esiguo) e la tipografia della Banca centrale. Si aggiungerebbe carta straccia ad altra carta straccia. Molto probabilmente la ritrovata e tanto esasperata sovranità monetaria si tradurrebbe in un isolamento internazionale del piccolo Stato balcanico che con l’abbandono della moneta unica dovrebbe abbandonare anche l’Unione europea. L’inflazione e la svalutazione la farebbero da padrone per i prossimi anni e prima che l’economia ritrovi un sentiero di crescita sostenibile passerebbe almeno un decennio. La cura sarebbe peggiore del male. Si creerebbe in questo modo un pericoloso precedente per gli altri Stati europei periferici, primi tra tutti quelli dell’Est ultimi arrivati nell’Ue e dove l’europeismo è meno sentito che altrove. Il sentimento antieuropeo che serpeggia in tutto il Vecchio continente e qua e là emerge in modo più o meno ampio in occasione degli appuntamenti elettorali, potrebbe diventare l’orientamento prevalente in Europa. Anche i cosiddetti Pigs potrebbero cogliere l’occasione per dire basta a politiche di rigore di bilancio giudicate eccessivamente punitive. Quello che è stato costruito in decenni di compromessi politici e di misurata cessione di sovranità si sgretolerebbe in pochi mesi. Ipotesi che soltanto alcune settimane fa suonavano come fantapolitiche rischiano di diventare drammatica realtà.
E ci sarebbero conseguenze anche per l’economia svizzera. Un impoverimento generalizzato dei Paesi europei non aiuterebbe sicuramente l’industria d’esportazione. Crescita economica asfittica e probabile recessione anche da questa parte del confine, quindi. Nessuno ha da guadagnare da una rottura della moneta unica e dalla disgregazione politica dell’Unione europea, nemmeno la potente Germania a cui verrebbe rinfacciata questa sconfitta epocale.
La linea dell’eccessivo rigore portata avanti dalla cancelliera Angela Merkel, sconfessata anche in patria, farebbe ulteriori vittime e creerebbe malumori crescenti tra i partner europei.
Da questa “impasse” si potrà uscire soltanto cercando di ammorbidire le posizioni tedesche sul rigore a favore della crescita: salvare i conti pubblici per riattirare gli investimenti esteri senza però uccidere il tessuto economico e sociale degli Stati membri. Una sfida apparentemente impossibile.

Bozen, oltrepadania. Moody’s declassa tre banche locali
Colpite Carispa, Popolare e Mediocredito. La replica: siamo solidi, un errore non distinguere tra noi e resto d’Italia
BOLZANO. La scure di Moody’s si abbatte su 26 banche nazione. Anche altoatesine, abbassando il rating della Banca Popolare da Baa1 a Ba1, della Cassa di Risparmio da Baa2 a Ba1 e di Mediocredito Trentino Alto Adige da A2 a Baa1. Per giustificare il downgrade Moody’s si rifersce alla recessione in corso in Italia e all’eccessiva austerità imposta dal governo Monti, che farebbe crollare la domanda interna. «Per quanto possa risultarci comprensibile la valutazione che è stata effettuata sul contesto economico italiano, non appare giustificato il conseguente declassamento delle banche in Alto Adige. Ritengo che sia stata un’ingiustizia verso quelle banche che fino ad ora, sui mercati locali, non hanno fatto altro che contrastare la crisi finanziaria - afferma Peter Schedl, direttore generale della Cassa di Risparmio di Bolzano -. Ciò si evince anche dalla nostra relazione di bilancio 2011, che fra le altre cose mette in luce un deciso rafforzamento della liquidità e del capitale sociale».
Sulla stessa linea Johannes Schneebacher, direttore generale di Banca Popolare: «La fase attuale - dice - è senz’altro contrassegnata dall’incertezza dell’economia, ma non appare senza speranza. Moody’s colloca le banche italiane in un contesto macroeconomico sovraordinato, che non ha direttamente a che vedere con l’andamento della singola banca». Alla base dei solidi risultati di bilancio conseguiti da Banca Popolare, aggiunge Schneebacher, c’è il nostro forte radicamento sul territorio. La situazione patrimoniale e di liquidità della banca sono solide. La quota di capitale proprio, il 9,2%, è un dato rassicurante. Per clienti e soci di Banca Popolare il declassamento non produce alcuna conseguenza diretta. La decisione di Moody’s non cambierà la nostra strategia». Schneebacher ribatte anche alle recenti accuse alle banche locali di non erogare credito all’economia: «Il problema è la qualità del credito, rispetto a qualche anno fa arrivano meno progetti, è calata la richiesta e noi eroghiamo di meno».
Tornando a Moody’s, anche Mediocredito tranquillizza: per il presidente Franco Senesi «la decisione è conseguenza del giudizio sui soci pubblici di Mediocredito, le Province di Trento e di Bolzano, e della difficoltà di provvista di cui soffre l’intero sistema bancario italiano». Moody’s esprime anche giudizi positivi sulla banca, ad esempio sulla struttura economico patrimoniale e il livello dell’utile: «Possiamo dare un messaggio tranquillizzante alla clientela, la banca conserva la sua solidità e la capacità di gestire l’operatività».

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